[N20-3] Mani tese

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Scritto a quattro mani con @bestseller2020

<<Sono l'Ufficiale giudiziario signor Stimberni>> disse l’uomo mostrando il faldone <<devo notificarle queste ingiunzioni di pagamento>>.
Giulio Stimberni annuì incredulo e gli fece cenno di posare sul banco della vendita il plico che a malapena era contenuto dalla cartella di pelle nera.
<<Ma sono tutti per me?>> chiese.
<<No no! Si tranquillizzi, non esageriamo adesso>> rispose l’ufficiale giudiziario. Poi prese a cercare tra i fogli, e a uno a uno, estrasse quattro atti formati da diversi fogli ciascuno.
L'intestazione del tribunale svettava in bella mostra sopra ognuno di loro, e i vari timbri di diversa forma e colore li rendevano terrificanti.
A Giulio prese a battere forte il cuore per lo spavento. Cercò di controllare l'ansia e il respiro, tanto per non correre il rischio di prendersi un infarto.
<<Dio mio adesso siamo arrivati al capolinea>> pensò tra sé.
L'ufficiale aveva preso a predisporre l'ultima pagina di ogni atto per eseguire la notifica mentre Giulio cercava di capire da chi venissero le richieste di pagamento. Sapeva di avere una montagna di debiti accumulati tra gli anni 2008 sino al 2020. L'inizio della crisi lo aveva investito con tanta di quella forza che era riuscito a reggere solo grazie agli aiuti economici della moglie Paola.
Senza l'intervento di quella massiccia dose di liquidità non avrebbero superato la crisi.
Aveva acquistato il capannone per allargare la produzione. Prima vendeva solo formaggi tipici. Dopo essersi ingrandito produceva anche prodotti freschi: mozzarelle, burro, mascarpone. Sapeva fare bene il suo lavoro, papà Ernesto gli aveva tramandato tutti i suoi segreti e le sue conoscenze, frutto di altrettanto tramandare dei nonni.
Aveva allargato il suo mercato ai rivenditori, proponendosi come fornitore di piccole catene di negozi alimentari a carattere familiare. L'investimento aveva prodotto un iniziale aumento degli introiti. Gli incassi coprivano le spese, tra cui le rate del mutuo per il capannone e le attrezzature. Ma le incertezze erano state come una nebbia spessa e pesante che aveva nascosto l'orizzonte. Non gli aveva dato la possibilità di capire cosa si celava dietro di esso.
Gli anni che ne erano venuti avevano falcidiato tutta una generazione di piccoli bottegai, quelli che portavano avanti un'attività a stretto contatto con la gente del posto. Il registro dei crediti da onorare era sempre pieno e stazionava tranquillo sotto ai banchi, ben nascosto agli sguardi indiscreti. Tra il bottegaio e il cliente c’era un rapporto di solida amicizia e una fiducia incondizionata. Tutto questo stava morendo ucciso dall'avvento, ancor prima, dei grossi ipermercati. Le nuove abitudini nel fare la spesa, la necessità di risparmiare sul carrello, la crisi generale, avevano messo al palo i piccoli negozianti.
Molti di loro avevano fallito. Per Giulio questo significava crediti irrecuperabili. Non ci aveva provato neanche; le procedure di partecipazione al fallimento erano costose e senza certezze. Ben presto gli era venuto a mancare il suo mercato principale e non era riuscito a rimpiazzarlo. La competizione era selvaggia e senza esclusione di colpi.
C’era chi distribuiva addirittura sotto costo i suoi stessi prodotti. Gente con l'acqua alla gola che pur di piazzare il prodotto non si faceva scrupoli a svendere: prendevano i soldi con l’idea di non pagare i fornitori. Sapevano di essere destinati al fallimento, ma poi avrebbero riaperto sotto altro nome.
Giulio si sentiva dentro un girone infernale, una situazione fuori controllo creata delle politiche comunitarie, alimentata da scandali vari, quote latte, concorrenza dei prodotti stranieri.
La caduta dei prezzi e dei margini di guadagno non permetteva più di stare sul mercato. Per giunta gli interessi della loro banca erano diventati insostenibili.
<<Mi dispiace per lei signor Stimberni e non me ne voglia, la situazione è generalizzata, io non faccio altro che portare decreti in giro>> .
<<Non è colpa sua, ma non è neanche mia. Questa non è l’epoca per noi che abbiamo scommesso sul lavoro duro, sulle nostre capacità, su quanto ci hanno lasciato i nostri genitori>>.
<< Si faccia coraggio! Trovi una soluzione con la banca, magari … anche se vedo qui che anche la banca le fa un decreto >>.
<< Con la banca ho già parlato e non c'è speranza. Sono costretto a fallire. Ma la cosa assurda è che non riuscirò neanche con il fallimento a disfarmi dei debiti>>.
Quello di Giulio era stato uno sfogo, di certo non si aspettava di commuovere lì ufficiale giudiziario. Quello però si dimostrò sensibile alle sue parole.
Prese a rincuorarlo spiegandogli che c’era una procedura - di saldo e stralcio dei debiti – introdotta con la legge antisuicidi. Era una strada dolorosa, ma forse poteva essere una soluzione. Giulio scrollò le spalle, non ascoltò neanche. Niente poteva salvarli dalla rovina.
L'uomo rimase in silenzio e gli porse la penna indicandogli dove firmare. Le quattro firme presero le sembianze di condanna a morte, Giulio fu conscio di firmare la resa, la capitolazione.
L'ufficiale riordinò le sue carte e lasciò sul bancone i quattro decreti. << Prima di fare qualsiasi cosa>> disse <<o di prendere una decisione, vada a parlare con l’associazione “ Con te e per te “ della dottoressa Manzotti. Parli della sua vicenda e vedrà che la aiuteranno a venirne fuori: me lo prometta, glielo dico nel suo interesse>>.
Giulio a bassa voce rispose con un “ vedrò” ; a questo punto l'uomo prese la via dell'uscita e lo lasciò solo con i suoi pensieri.
<<Dio mio come faremo adesso?>>. Giulio avvicinò gli atti al volto come per guardare in faccia la realtà. Dietro apparve una donna con un camice bianco e la retina sui capelli: la moglie Paola: <<Alla fine si sono mossi tutti quanti assieme. Si preparano a banchettare con la nostra carne: avvoltoi>>.
Si diresse verso la porta d'ingresso e la chiuse a chiave dicendo
<<Abbiamo finito di lavorare per sempre>> .
Si avvicinò e prese a guardare i quattro decreti ingiuntivi mentre Giulio le sussurrò che avrebbero reagito, una soluzione sarebbe saltata fuori. Paola sfogliò decreti.
<<Duecentotrentamila la banca, centodiecimila la Agenzia delle Entrate, quarantamila l'INPS, e per finire settantamila il Consorzio del latte. Questi del Consorzio avevano detto che ci avrebbero dato respiro, ma alla fine si sono messi in fila. Questa è una pugnalata alla schiena>>.
Senza dire altro lasciò cadere il fogli sul banco e si allontanò verso il retrobottega. Giulio la sentì piangere e sentì che il mondo gli crollava addosso. A causa sua Paola avrebbe perso i beni messi a garanzia dell’impresa. Pensò a quando l'aveva coinvolta nel salvataggio dell’azienda. Lei si era offerta da subito con slancio. Ora pensava che era stato un enorme sbaglio, sarebbe stato meglio non illudersi, fermarsi ai primi danni.
Quel giorno il sole d'inverno tramontò prima del tempo, si affrettò come per pietà, nel porre termine a una tragica giornata. Giulio e Paola avevano chiuso il laboratorio ed erano ritornati a casa; lei stancamente si era gettata sul letto, dopo aver preso un tranquillante. Giulio invece si era rintanato nel suo ufficio e pensava, si malediceva. Già si vedeva buttato per strada, da solo sotto un ponte, in compagnia di altri barboni. La matematica gli appariva spietata. I debiti erano due volte il valore del capannone e delle attrezzature, oltre al valore della casa dove vivevano. Avrebbero perso tutto e non sarebbero nemmeno riusciti a ripianarli. Si sarebbero portati dietro centinaia di migliaia di euro di debiti, un peso che mai avrebbe permesso la ripresa di una vita normale. Sapeva bene che il suo capannone si era svalutato enormemente a causa della crisi. Ce ne erano una infinità già chiusi e messi all'asta per cifre irrisorie. Con il fallimento tutto sarebbe finito per essere svenduto. Per un attimo Giulio pensò di farla finita e la sua mente prese a dipingergli davanti la sua scomparsa. Con la sua morte sarebbe finito anche il calvario di Paola, l'avrebbero aiutata a rifarsi una vita. Lui avrebbe pagato il suo fallimento estromettendola dalle conseguenze.
Era perso in pensieri del genere quando Paola, mezzo addormentata, lo abbracciò da dietro:
<<Cosa pensi?>>
Giulio unì le sue braccia a quelle di lei: << Paola ho paura di non farcela>>.
Lei lo strinse ancora più forte sussurrandogli di avere coraggio. La sua mano scivolò lentamente nella tasca della vestaglia e tirò fuori il cellulare. Lo porse a Giulio.
<<Perché? Cosa ci faccio?>> chiese.
<<Adesso chiami l'associazione che ha nominato l’ufficiale. Con te e per . Ti ho cercato il numero. Chiama>>.
Giulio tentennò per niente convinto, ma lo sguardo di Paola, caldo e deciso, lo convinse. Gli parve caldo, bello come non mai. Allungò la mano e afferrò il telefono.
Il cellulare si illuminò. Una voce rispose al quarto squillo.Si presentò come la dottoressa Manzotti. Lo invitò a esporre la sua vicenda che ascoltò senza interromperlo. Giulio confessò i suoi fallimenti e le sue paure. Parlò della montagna di debiti che neanche non la messa all'asta avrebbe ripianato. Avrebbe perso tutto e gli sarebbero rimasti pure i debiti a vita. Ma le parole intrise di amarezza non parvero scalfire la sicurezza della donna: <<Signor Stimberni ascolti. La situazione sua e di sua moglie è oramai la consuetudine, questa crisi ha travolto tante famiglie. Non bisogna lasciarsi andare così, bisogna reagire. La legge antisuicidi può aiutarla a estinguere i suoi debiti una volta per tutte. Serve proprio a questo; chiudere per sempre una situazione debitoria.>>
<<Se non ho soldi sufficienti per chiudere tutto come faccio? Mi verranno sempre addosso!>>
<<Allora non ci siamo capiti signor Stimberni; mi lasci spiegare. La legge stabilisce un principio e cioè che un essere umano non può essere perennemente perseguitato dai debiti. Per accedere alla procedura ci sono alcuni presupposti: i debiti non devono essere frutto di speculazioni andate male o di azioni di malaffare. Il debito deve essere causato da questioni di crisi di mercato a cui non si è riusciti a far fronte. Insomma ci deve essere il principio di meritevolezza, per il quale il debitore ha avuto un comportamento corretto nei confronti dei suoi creditori, una condotta esemplare>>.
<<Certo dottoressa, noi siamo sempre stati corretti con tutti, abbiamo pagato le conseguenze di altri fallimenti tra i nostri debitori, soldi che non abbiamo potuto recuperare>>.
<<Vede che ci sono tutti i presupposti per ottenere una sentenza favorevole! Le spiego come funziona: prima di tutto dobbiamo predisporre la pratica. In questa pratica da portare al giudice della esecuzione noi dichiariamo tutte le nostre sostanze, consegniamo conti correnti, libretti postali, qualsiasi introito che abbiamo, dichiariamo i beni immobiliari e mobiliari e li mettiamo in mano al giudice. In quel momento si bloccano tutte le procedure esecutive e il giudice valuterà se nel vostro caso ci sono i presupposti di meritevolezza di cui parlavo prima, decide poi nel merito di affidare ad un consulente la valutazione del compendio dato come pagamento del debito, dando anche la possibilità di avere noi stessi l'incarico di procedere alla vendita dei beni immobili senza per questo svenderli attraverso l'asta. Questa procedura dura quattro anni e in questi anni voi potete continuare a lavorare e mettere dei soldi nel compendio. Le somme raccolte dalle vendite verranno messe assieme ai soldi accumulati durante i quattro anni. Alla fine il totale sarà diviso tra i creditori, senza più dovere altro. Con questa procedura si mette una pietra tombale sulla vostra situazione debitoria. Il successo di questa procedura dipende dalla vostra buona fede e correttezza, perché se durante questi quattro anni voi nascondete un bene sottraendolo alla vendita, il giudice non vi concederà tale perdono debitorio. State anche attenti che se decidete di aprire questa procedura non potrete sgarrare minimamente>>.
<<Ho capito dottoressa! Mi pare una legge buona, anche se dovremmo liberarci di tutto e ricominciare da capo>>.
<<Signor Stimberni, lei valuti bene la sua situazione, ma se mi da detto onestamente dei suoi conti, non le rimane altro da fare. Almeno tra quattro anni potrà ricominciare, sempre che i tempi cambino in meglio. Magari riesce a tenersi o l'azienda o la casa. Non sarà indolore certo, ma è la via migliore per venirne fuori>>.
Giulio ringraziò la donna e si salutarono mentre Paola prese a piangere e stringere ancora più forte il suo adorato compagno di sventura. La notte calò con dolcezza.

Giulio si svegliò. Di anni ne erano passati otto. Paola era sempre lì, accanto a lui, nella loro casa.
Non c’era più un’azienda. Non c’erano più clienti da servire né fornitori da pagare o dipendenti con cui dividere speranze e timori. Non c’era niente di quello per cui avevano lavorato per tanto tempo. Ma c’era altro.
Nella stanza accanto dormiva Carlo, che aveva quattro anni: tanti quanti la loro nuova vita. Una vita finalmente senza debiti, con un buon lavoro per Giulio.
Gli anni della liquidazione non erano stati facili. Avevano sofferto; provato la vergogna e la paura. Ma in mezzo a tante difficoltà c’erano state anche le mani tese. Quella della dottoressa Manzotti, che lo aveva seguito passo passo nella sua vicenda giudiziaria, incoraggiandolo, consigliandolo, spiegandogli quel che gli stava accadendo. E poi quella di Matteo, il suo amico d’infanzia, che lo aveva presentato al cavaliere Poggi, un grosso produttore di formaggi della Val padana e il suo principale, oggi. L'imprenditore gli aveva offerto un lavoro con l’aria di chi riceve un favore, non di chi lo fa. E Giulio aveva fatto in modo che non se ne pentisse. Aveva lavorato con entusiasmo e serietà, mettendo tutta la sua competenza al servizio del caseificio. Oggi poteva dire che entrambi ci avevano guadagnato.
Si alzò e rimase seduto sul letto, ascoltando sua moglie respirare placidamente. Ancora certe notti sognava i debiti. Si svegliava inquieto, ma gli bastava uno sguardo alla donna che gli dormiva accanto per tranquillizzarsi.
Era uscito da quella storia più povero, con qualche ferita, molti rimpianti. Ma ne era uscito anche più sereno, pronto ad affrontare qualsiasi cosa, sicuro che nessuna tempesta sarebbe mai riuscita a spazzarlo via, perché l’amore di sua moglie e dello scricciolo che dormiva di là, lo tenevano saldamente ancorato a terra.

Re: [N20-3] Mani tese

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Ciao @ViCo e @bestseller2020
E' un racconto intenso e, sì, drammatico e commovente. E' molto bello che abbiate pensato di scrivere proprio questa storia, e con questo finale. Il mondo è brutto: soprattutto con la competizione internazionale sfrenata sui prezzi, la crisi finanziaria, l'oppressione della burocrazia anche quando vorrebbe essere a fin di bene (es. i requisiti di sicurezza, che nelle imprese casearie da soli hanno distrutto aziende). Però è anche giusto pensare che le soluzioni ci siano o si possano trovare.
Oddìo, questa legge sul suicidio c'è davvero, spero; non mi avrete mica preso in giro?
In una discussione tempo fa ci si chiedeva di cosa deve parlare la letteratura, e qualcuno diceva: di realtà. E io sono del tutto d'accordo. Ci vorrebbero più storie così e meno chiacchiere a vanvera ecc. ecc.
Bravissimi davvero.
Nello spirito dei C.d.M., segnalo i pochi refusi:
lì ufficiale giudiziario
lasciò cadere il fogli sul banco
l’ufficiale. Con te e per . Ti
al quarto squillo.Si presentò
che neanche non la messa all'asta avrebbe ripianato
Ciao :)

Re: [N20-3] Mani tese

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Ciao @bestseller2020 e @ViCo
Avete scelto un argomento tosto e importante. Le parti in cui i personagi agiscono e interagiscono sono riuscite.
Secondo me il difetto del racconto risiede in qualcosa di cui siete consapevoli, tanto da autodenunciarvi nel testo (non riesco a capire come si cita, copio-incollo)

"Quello di Giulio era stato uno sfogo, di certo non si aspettava di commuovere lì ufficiale giudiziario. "

Questa cosa capita spesso anche a me, e non solo a me. Ne parlavamo anche con altri utenti, se non ricordo male con @Bef (sei tu, befana profana, vero?): può capitare di pensare, mentre si scrive, "oddio, non è che sto riportando uno sfogo? adesso metto le mani avanti e me ne scuso col lettore".
è senza dubbio un errore, bisognerebbe avere il coraggio di rimediare al difetto che si è individuato, perché l'autodenuncia è un difetto ulteriore. Eppure una strana forza ci spinge a perseverare nonostante una parte di noi sia consapevole della magagna. Ripeto, pure a me capita e è capitato.
La parte che precede l'autodenuncia, in effetti, è molto pesante. è un riepilogo molto realistico di dinamiche che tuttavia sono note al lettore. Il risultato è un appesantimento notevole del testo.
A mio parere, uno snellimento gioverebbe molto al racconto e alla sua fluidità. In particolare qui, nella lunga parte che segue e vi copio incollo, ridurrei a due righe, o forse eliminerei proprio, perché è un riepilogo della situazione che ammazza davvero il ritmo

"
Aveva allargato il suo mercato ai rivenditori, proponendosi come fornitore di piccole catene di negozi alimentari a carattere familiare. L'investimento aveva prodotto un iniziale aumento degli introiti. Gli incassi coprivano le spese, tra cui le rate del mutuo per il capannone e le attrezzature. Ma le incertezze erano state come una nebbia spessa e pesante che aveva nascosto l'orizzonte. Non gli aveva dato la possibilità di capire cosa si celava dietro di esso.
Gli anni che ne erano venuti avevano falcidiato tutta una generazione di piccoli bottegai, quelli che portavano avanti un'attività a stretto contatto con la gente del posto. Il registro dei crediti da onorare era sempre pieno e stazionava tranquillo sotto ai banchi, ben nascosto agli sguardi indiscreti. Tra il bottegaio e il cliente c’era un rapporto di solida amicizia e una fiducia incondizionata. Tutto questo stava morendo ucciso dall'avvento, ancor prima, dei grossi ipermercati. Le nuove abitudini nel fare la spesa, la necessità di risparmiare sul carrello, la crisi generale, avevano messo al palo i piccoli negozianti.
Molti di loro avevano fallito. Per Giulio questo significava crediti irrecuperabili. Non ci aveva provato neanche; le procedure di partecipazione al fallimento erano costose e senza certezze. Ben presto gli era venuto a mancare il suo mercato principale e non era riuscito a rimpiazzarlo. La competizione era selvaggia e senza esclusione di colpi.
C’era chi distribuiva addirittura sotto costo i suoi stessi prodotti. Gente con l'acqua alla gola che pur di piazzare il prodotto non si faceva scrupoli a svendere: prendevano i soldi con l’idea di non pagare i fornitori. Sapevano di essere destinati al fallimento, ma poi avrebbero riaperto sotto altro nome.
Giulio si sentiva dentro un girone infernale, una situazione fuori controllo creata delle politiche comunitarie, alimentata da scandali vari, quote latte, concorrenza dei prodotti stranieri.
La caduta dei prezzi e dei margini di guadagno non permetteva più di stare sul mercato. Per giunta gli interessi della loro banca erano diventati insostenibili.
<<Mi dispiace per lei signor Stimberni e non me ne voglia, la situazione è generalizzata, io non faccio altro che portare decreti in giro>> .
<<Non è colpa sua, ma non è neanche mia. Questa non è l’epoca per noi che abbiamo scommesso sul lavoro duro, sulle nostre capacità, su quanto ci hanno lasciato i nostri genitori>>.
<< Si faccia coraggio! Trovi una soluzione con la banca, magari … anche se vedo qui che anche la banca le fa un decreto >>.
<< Con la banca ho già parlato e non c'è speranza. Sono costretto a fallire. Ma la cosa assurda è che non riuscirò neanche con il fallimento a disfarmi dei debiti>>.
"

Insomma, è un racconto che ha delle potenzialità, ma secondo me sarebbero meglio espresse dopo una cura dimagrante
Scrittore maledetto due volte

Re: [N20-3] Mani tese

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ciao @Edu . Mi accodo a @Vico e ti ringrazio per il passaggio. Io vorrei aggiungere che non vi è nessun limite affinché la voce narrante si prenda il compito di dare una morale al racconto o che aiuti il lettore a comprenderla. Un certo Martin Buber scrisse a riguardo «Una storia», disse egli, «va raccontata in modo che sia essa stessa un aiuto» nella massima conclusiva: «così vanno raccontate le storie». Ciao e grazie e attento alle maledizioni, alla fine non portano bene... ;)
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [N20-3] Mani tese

7
Ciao @ViCo e @bestseller2020 .
Un racconto che è quasi un'indagine giornalistica sull'Italia che non ce la fa, su piccoli imprenditori e artigiani che sempre più spesso non riescono a restare sul mercato.
Racconto duro e drammatico, per questo, ma non solo, di non digeribilissima lettura. Confesso, e non me ne pento, che la lettura che cerco è preferibilmente d'evasione e qui siamo distanti anni luce dai miei desiderata.
In una parola: documentaristico.

Re: [N20-3] Mani tese

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L'imprenditore gli aveva offerto un lavoro con l’aria di chi riceve un favore, non di chi lo fa. E Giulio aveva fatto in modo che non se ne pentisse.
Apprezzata, tra tante, questa espressione.

Una storia verosimile e di conforto per chi si trova - tantissimi oggi - in gravi emergenze economiche, senza obiettive colpe proprie.
Una storia di "Mani tese" che riescono a sorreggere e salvare.

Ben sviluppata la traccia che verteva sul riprendere in mano la propria vita, @ViCo e @bestseller2020 :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [N20-3] Mani tese

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Buonasera @ViCo e @bestseller2020 ,
interessante racconto, direi attualissimo.
Sono felice di sapere che la Legge 3/2012 esiste davvero (sono andata a leggerla).
Bellissima questa moglie Paola che sostiene il marito dall'inizio alla fine. Finalmente una storia di complicità anche nella disgrazia.
L'unica cosa, ma è un problema mio, non del racconto... mi ero immaginata questa coppia più grande di età.
Il fatto che solo quattro anni fa abbiano avuto un bambino mi ha sorpreso.
anche io l'avrei snellita un po', ma evidentemente io e
bestseller2020 ha scritto:Un certo Martin Buber
non la vediamo alla stessa maniera ;), ah no, sono andata a cercare anche lui (oh, pensavo di leggere un racconto, non un'enciclopedia!) e forse forse... non dice cose così sbagliate. In ogni caso... evviva le mani tese. ;)
Nessun timore, nessun favore, nessun rancore.

Re: [N20-3] Mani tese

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ciao @paolasenzalai . Grazie anche a te per il tuo commento. La citazione di Martin Buber era indirizzata a quel maledetto di Edu :D abbiamo calcato la mano nel prenderci in carico una morale? se la pensate così pazienza.. io credo che il narratore non debba per forza di cose essere un grande assente, o essere asettico al racconto. Comunque è una questione che è sempre stata dibattuta e certamente non ne vogliamo fare una metria di scontro. Anzi ti ringrazio ancora per le tue interpretazioni. ciao :D
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [N20-3] Mani tese

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@ViCo e @bestseller2020 avete scritto davvero un buon racconto che offre un messaggio di speranza. A causa della mia professione, conosco tanti piccoli imprenditori che si trovano nelle necessità che voi avete così ben rappresentato. Non è semplice ammettere il fallimento, dare un colpo di spugna sul lavoro e il sacrificio e non tutti hanno la fortuna di avere una compagna comprensiva e di incontrare brave persone in grado di tendere loro una mano. È stato bello leggervi e dovrebbero leggervi in molti.
Ottima prova 👍👏👏

Re: [N20-3] Mani tese

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Buongiorno @ViCo e @bestseller2020! Un racconto che trae spunto dalla vita reale, dal contenuto crudo e triste che però invita alla speranza. Per com'è scritto, sembra più un articolo di cronaca, che una vera e propria storia. Lo stile è un pochino pesante, a mio avviso (e per i miei gusti), e non aiuta nella lettura, che risulta ostica in più riprese. Con qualche sforbiciata ne verrebbe fuori un gioiellino. Una buona prova, comunque.
Piccoli Grandi Sognatori

 Without faith, without hope, there can be no peace of mind. [cit.]

Re: [N20-3] Mani tese

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Cari Vico e bestseller, ho trovato il vostro racconto molto interessante, come si trova interessante un reportage.
Tanti dettagli utili, forse troppi per rendere davvero scorrevole la lettura. Ho trovato molto ben delineate le figure dei due protagonisti, forse avrei dato più peso alle figure della d.ssa Manzotti e dell'ufficiale giudiziario.
Il preambolo é molto articolato, così che la fine mi é sembrata troppo sbrigativa rispetto a tutto il resto. Sembrava che i due protagonisti fossero completamente isolati dal mondo senza altri personaggi che magari avrebbero potuto aiutare ad alleggerire tutta la prima parte.
Il tema é estremamente interessante anche di questi tempi e lo avete affrontato in maniera chiara e utile.
Complimenti!

Re: [N20-3] Mani tese

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@Almissima -@Emy -@monica grazie per il passaggio! come ha risposto@ViCo sopra, abbiamo pensato di improntare la storia mettendo in primo piano la legge antisuicidi. Questa legge si è persa in questi anni e quasi nessuno la conosce. Eppure è l'unico modo per uscirne da una situazione nella quale l'alternativa sarebbe proprio il suicidio. Io devo confessare che trovo appagante leggere e interessarmi della più cruda realtà, anche se mi fa stare male. Che ci posso fare? grazie a tutte...
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [N20-3] Mani tese

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Ho letto il vostro racconto con lo stesso gusto con cui seguo le inchieste della Gabanelli. Ben vengano, in un testo ispirato alla realtà, tutti i minuti particolari di cui lo avete corredato. La storia qui sopra narrata ha la genuinità della vita vera, elemento a mio avviso sempre apprezzabile e coraggioso. In spoiler vi lascio tre saggi di cui rileggo spesso ampie sezioni e a cui ho pensato subito leggendo il vostro racconto. Dal punto di vista formale, il testo presenta incertezze nella punteggiatura; le doppie uncinate utilizzate erroneamente per i dialoghi andrebbero sostituite con le virgolette caporali. Complimenti e grazie, @ViCo e @bestseller2020 .
Nunzia Penelope, Caccia al tesoro; Roberta de Monticelli, Al di qua del bene e del male; Chiara Volpato, Le radici psicologiche della disuguaglianza.
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Re: [N20-3] Mani tese

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Ciao @ViCo e @bestseller2020
avete scelto un tema importante e attuale. Il modo in cui è narrata la vicenda si adatta bene al contenuto, ossia avete raccontato una storia triste ma comune, senza cercare trame particolari. Le spiegazioni tecniche, con l'uso anche della terminologia adeguata conferiscono veridicità alla storia ma danno anche una certa staticità. Ecco, cercherei un equilibrio tra questi due elementi, tra la volontà di fornire spiegazioni tecniche e la scorrevolezza della storia, che di queste ne risente.
Avevo sentito parlare di questa legge e il passaggio in cui viene spiegata nel racconto è molto forte, si sente proprio un nodo in gola, il che significa che avete colto nel segno.
Ciao!

Re: [N20-3] Mani tese

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Ciao! Ho apprezzato davvero questa storia: intrattiene e insegna allo stesso tempo. Questa cosa della legge antisuicidi non la sapevo, e adesso che grazie a voi la conosco, farò in modo di spargere la voce. Inoltre, mi ha fatto piacere leggere una storia che parte piena d'ansia, di paura, di tristezza e di sconfitta, ma che per fortuna poi raggiunge un lieto fine!
Ho apprezzato particolarmente l'incipit, che mi ha subito tirata dentro alla storia, facendomi immedesimare con il protagonista. Mi è piaciuto anche che abbiate scelto di umanizzare l'Ufficiale Giudiziario: cavolo, chissà come si sente una persona che va in giro a portare di queste notizie ogni giorno...!
Ci sono alcuni punti un po' pesanti, che tendono quasi al tema argomentativo, nel voler spiegare tutta la situazione in modo chiaro: vi consiglierei di rileggerli a mente fresca e alleggerirli. Per quanto mi riguarda, non mi hanno comunque privata del piacere della lettura :)

Re: [N20-3] Mani tese

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Ragazzi, con sincerità devo ammettere che a me il racconto non è piaciuto. L'ho trovato pesante e "pedante" se mi passate il termine per l'eccessiva attenzione ai dettagli burocratici, alle spiegazioni legali ecc. che a mio parere hanno trasformato il racconto in una cronaca (che di questi tempi se ne trovano eccome, purtroppo). Si tratta di gusto personale, naturalmente, visto che avete ricevuto feedback positivi, ma spero possiate apprezzare l'onestà. Il tema è di quelli importanti, e ho apprezzato la volontà di colpire con il pugno da un lato e di accarezzare con la speranza finale dall'altro, però come ho detto è nella realizzazione che ho trovato qualcosa che non mi ha convinto. A rileggerci.

Re: [N20-3] Mani tese

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:) @Joyopi ciao e grazie per il tuo onesto commento. Ognuno legge a seconda le tematiche o il genere che gli interessa. Hai detto bene: è un pugno nello stomaco di cui si farebbe decisamente a meno, considerato pure i tempi. Infatti, quello che si preannuncia vedrà molta gente fare ricorso a tale legge, semmai saranno edotte. Io e @ViCo abbiamo deciso di puntare sulla fredda e cinica descrizione tecnica proprio per far capire il senso della legge. Grazie a te e anche a @Talia -@Loscrittoreincolore -@Lizz per gli apprezzamenti.. :hug:
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio
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