[N20-3] Una notte insonne

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Scritto da @Pulsar e @Lizz

Pacco 18
“Notte insonne”
Boa: non deve essere un racconto di genere horror.




Una notte insonne






Luca tamburella con le dita sul volante. Sbadiglia.
Uno scatto dell’avambraccio e il quadrante dell’orologio esce dal polsino.
Le undici e quaranta, ci siamo quasi!
Pigia sull’acceleratore e l’ago del contagiri schizza verso l’alto. L’Alfa 164 turbo non lo delude. Un’ultima sgasata e la lancetta torna ad indicare il minimo.
Ispeziona anche l’indicatore di carburante (lo ha già guardato almeno dieci volte, ma vuole essere sicuro): l’ago è oltre metà scala.
I fari di una macchina disegnano la facciata del palazzo davanti al quale ha posteggiato. Sull’insegna, in grandi caratteri colorati, si legge Banco Generale di Credito.
Luca segue la vettura con lo sguardo fino quando non svolta in fondo al Corso. Quando svanisce, torna a fissare l’ingresso.
E allora? Perché non arrivano?


Un furto: il costo del cibo da asporto è un furto! Però, pensa Zeno, per la sua dolce metà ne vale la pena: questa sera merita di mangiare come una regina, e se cucinasse lui rischierebbe di farle venire un’intossicazione alimentare. Non scherza, è successo.
Povera Alma, che anche oggi lavora fino a tardi! La ama tanto, anche se non glielo dimostra quanto dovrebbe. Ma una cena a lume di candela, anche se all'una di notte, è pur sempre una cena a lume di candela, no?
Zeno picchietta con le mani sul volante in attesa che il semaforo diventi verde, e il suo occhio si sofferma sul bazar all’angolo, aperto ventiquattr'ore su ventiquattro. Ma sì, giusto! Si merita dei fiori, la sua Almuccia, e magari anche qualche candela: le piacciono tanto, le cene a lume di candela! E oggi deve essere tutto perfetto. Non sa se è il momento giusto per quello che deve dirle, sa solo che non può più aspettare.


Mezzanotte e sette minuti.
«Ehi, mi sentite? Siete in ritardo!»
Silenzio.
Luca prova tutti i canali del walkie talkie, ma la risposta alla sua domanda resta un indistinto crepitio di fondo.
«E dai, ragazzi, dove siete?»
Una macchina si ferma davanti alla banca. È una berlina blu con a bordo due persone. Il passeggero parla al telefono, Luca ne intravede il volto al chiarore del display.
Tre minuti di ritardo. La sincronizzazione degli orologi è andata allegramente a farsi benedire.
Un rumoroso gruppo di giovinastri fa la sua comparsa sulla scena. Sono in sei e tutti indossano lo stesso chiodo di pelle decorato con teschi e pistole. Percorrono il marciapiede dal lato della banca e si arrestano in prossimità della berlina. Il tono di voce si alza.
«Ragazzi, c’è un po’ di traffico qui fuori…» dice al walkie talkie.
«E sta’ zitto, hai rotto!»
Walter! Quell’idiota.
«Che succede, Luca?»
«Dei motociclisti del cazzo, Pietro. Si sono messi a fare caciara proprio davanti all’ingresso della Banca».
Un attimo di silenzio.
«Va bene. Porta la macchina all’uscita posteriore: ce la svigniamo da lì.»
Luca innesta la prima e parte. Procede piano, l’obiettivo è di non attirare l’attenzione. Al semaforo svolta a destra fino a posizionarsi in corrispondenza di una porticina di metallo.
«Stiamo uscendo: tieniti pronto a partire.»
È nato pronto, Luca; lo dice alla radio, poi un riflesso nello specchietto retrovisore richiama la sua attenzione. La berlina blu si avvicina. Avanza a fari spenti fino ad accodarsi all’Alfa Romeo.
La porticina della banca si apre. Il primo a uscirne è Carlo “il tedesco”. Ha lavorato sei mesi nella pizzeria del cugino da qualche parte in Baviera e il nomignolo gli è rimasto appiccicato addosso. Regge due borsoni da viaggio ricolmi, uno per mano. Dietro di lui viene Pietro.
«Fermi, Polizia!» grida un biker con i capelli raccolti in un codino alla Roberto Baggio.
Come tutti gli altri è al riparo della berlina blu, la rivoltella spianata. Anche gli occupanti del veicolo puntano le loro armi sui suoi amici.
«Mani in alto! Lasciate la refurtiva!»
Dal vano di servizio della Banca, esce Walter. Ha una mitraglietta in mano e un ghigno feroce stampato in faccia.
Luca sente il crepitare dell’arma automatica, il rumore di cristalli infranti dell’auto civetta, il gemito di dolore dell’agente ferito. Non è come al cinema, non c’è nulla di epico: è solo rumore e puzza, quella della polvere da sparo che si confonde con quella della paura.
La polizia risponde al fuoco. “Il tedesco” viene crivellato di colpi, crolla sul selciato e rimane immobile. Anche Pietro viene colpito ad una gamba.
«Presto!» urla Walter.
E Luca s’affretta. Ingrana la retro e schiaccia l’acceleratore. Stridio di gomme, poi il clangore delle lamiere che si deformano. Nel rinculare, la berlina blu travolge i poliziotti.
«Sgomma!» Walter lancia un borsone attraverso il finestrino aperto dell’Alfa e tira la maniglia della portiera. «Che cazzo stai aspettando? Parti!»
«E Pietro?»
«Pietro è andato, vai!»
Luca guarda nello specchietto retrovisore. L’amico è in terra e si contorce; sullo sfondo, alcuni poliziotti si stanno rialzando.
«C’è ancora tempo, aiutalo» implora.
Walter lo scuote per il bavero. «Muoviti, ti ho detto!».
«Vallo a prendere». La pistola che è comparsa nella mano di Luca trema pericolosamente.
«Che cazzo credi di fare, eh? Mi vorrai mica sparare, femminuccia? Parti, oppure...»
Luca sente il grilletto cedere alla pressione. Walter ha un sussulto poi, lentamente, si accartoccia vomitando sangue sul velluto del sedile.
Pietro! Ma per Pietro è tardi: due poliziotti lo stanno ammanettando. Altri vengono verso l’Alfa.
Luca spinge fuori il cadavere e sgomma via.


A tutte le unità, scontro a fuoco alla banca di Corso Eremitani. Chiediamo rinforzi.
È uno scherzo. Deve essere uno scherzo.
«Siamo in zona, arriviamo. Passo e chiudo.»
Marco rimette a posto la ricetrasmittente e Giorgia, grigia in volto, evita il suo sguardo.
Un furto in banca il suo primo giorno di servizio? Conflitto a fuoco? Le viene da vomitare.
Arrivano giusto in tempo per vedere un'auto rossa che sgomma via, lasciandosi dietro mezzo parafango e dei poliziotti a terra.
Marco non dedica nemmeno uno sguardo ai colleghi e, con un'espressione dura in volto, accelera per rimanere alle calcagna dell'Alfa Romeo. Ci sarà tempo in seguito, per sincerarsi delle loro condizioni.
Giorgia vorrebbe essere come lui: implacabile. Al momento, però, può solo fare finta. Afferra la ricetrasmittente: «A tutte le unità, abbiamo un fuggitivo dalla Banca. Targa BS634NZ, modello Alfa Romeo 164 turbo, rossa. Si avvia sulla Giolitti, direzione est. Gli stiamo alle calcagna, servono unità di rinforzo.»


Prima, seconda, terza; il rombo del V6 Alfa riempie l’abitacolo mentre le ruote pattinano fumando.
Luca si lancia sul viale a tutta velocità. Nello specchietto retrovisore, l’auto della Polizia è un puntolino lontano.
Il piano è semplice: l’unico modo che hanno per prenderlo è circondarlo, quindi deve scomparire alla loro vista.
Scala in terza e affronta la curva tenendo un piede sul freno e l’altro sull’acceleratore. Quando rilascia il freno, l’Alfa si avventa in avanti con nuova furia.
Il semaforo all’incrocio scatta dal giallo al rosso.
Luca affonda sul gas e sfila davanti ad un’utilitaria i cui freni stridono per l’inchiodata.
C’è un altro incrocio. Stavolta è verde; nessun contrattempo.
Il cuore continua a battergli forte ma sta cominciando a convincersi di potercela fare; del resto sta andando tutto bene. All’improvviso il sangue gli si gela nelle vene.
Coglione! Coglione! Finché resterò in centro tracceranno il mio percorso con i photored e gli autovelox!
Deve lasciare i viali, prendere vie traverse. Per raggiungere il covo non potrà usare la strada più corta, quella diretta.
Rallenta l’andatura e imbocca un vicolo piastrellato di sanpietrini. Dalla traversa sbuca un pallone.
Al fischio dei freni, un bambino gli lancia coloriti improperi dal marciapiede.
«Fanculo, moccioso!»
Luca riparte facendo pattinare le ruote.
«Questo lo vedi?» alza il dito medio della destra e si volta per accertarsi che il pargolo lo veda.
Poi il rumore dell’impatto e la massa scura che colpisce il parabrezza spruzzandolo di rosso e riempiendolo di crepe.


A tutte le unità impegnate nell’inseguimento: la macchina è stata intercettata da due autovelox in zona San Carlo. Stiamo predisponendo i posti di blocco, ma tenete gli occhi aperti. Ripetiamo, il modello è un’Alfa Romeo 164 turbo rossa, targa BS634NZ.


«Non crederai mai a cosa ho visto in corridoio» Alma scalcia via le scarpe non appena entra in casa. C'è un profumino delizioso.
«C’era un tipo dall’aria loschissima che stava entrando al numero 7», è grata di avere un argomento di conversazione neutro, visto che da giorni non sa bene come parlare col marito, «e teneva una targa della macchina sottobraccio. Una targa, non ti pare strano?»
Entra in sala da pranzo armeggiando sotto i vestiti per sfilare il reggiseno, malefico arnese di tortura, e si blocca all’istante.
Zeno la aspetta sulla soglia della cucina, teglia in mano ed espressione tesa. «Sorpresa!»
Malgrado sia l'una passata, la stanza è illuminata a lume di candela, e il tavolo apparecchiato con il loro servizio migliore.
«Ti ho preso i fiori.»
«No.»
Zeno, che non le ha neanche mai preso una rosa per San Valentino, che è più tirchio di Ebenezer Scrooge, posa la teglia e si fa avanti con un mazzo di fiori che deve essergli costato come almeno dieci pacchetti delle sue adorate sigarette.
«Non ci credo…»
Non ci aveva creduto, quando la sua migliore amica le aveva suggerito che Zeno negli ultimi tempi si comportasse in modo strano perché la tradiva.
«Sei contenta?»
Lui aveva iniziato a farsi la doccia molto più spesso, e lei si era ritrovata il doppio delle mutande da lavare, ma cosa voleva dire, magari si era solo deciso, dopo cinque anni di matrimonio, a curarsi di più, e...


Sirene. Un’ambulanza. È la terza questa notte.
Luca inspira a fondo, esasperato.
Chissà che ore sono?
Un bip per ogni volta che preme i tasti di questo stramaledetto orologio, ma mai che s’illumini il quadrante. Ah, ecco, l'una e mezza di notte.
Dio, Cristo! Carlo e Walter morti, e Pietro in prigione. Ma non farà il suo nome alla pula, gli parerà il culo… almeno lo spera.
Alcol, ci vuole dell’alcol.
Per fortuna ne hanno lasciato un po’ nel covo. Per festeggiare la riuscita del colpo, dicevano. Puah, vita di merda. Festeggiare.
Jack Daniel’s. Il suo colore ambrato l'attrae; l’odore, invece, è un pugno in pieno volto.
Walter gli direbbe che è una femminuccia.
Fanculo! Stai bene dove ti trovi, stronzo.
Luca butta giù di stizza e l'alcool scende come fuoco liquido... Oh, Signore! Comincia a lacrimare.
Ha investito un uomo, cazzo, e l'ha lasciato secco sul bordo della strada. CAZZO! E ha quasi tirato sotto un cazzo di gruppo di poliziotti travestiti da bikers… Ma almeno loro se lo meritavano.
E se pensa che solo due settimane fa Pietro sorseggiava Jack Daniel’s a questo tavolo (che fosse la stessa bottiglia?), potrebbe cominciare a piangere davvero.
Pietro era in gamba, lo metteva a suo agio. E sapeva sempre cosa fare. Non come lui, che… Ma che cazzo ci fa, lui, qui? Una borsa colma di denaro, una pistola, e non uno straccio di idea su come salvare la pelle.
E adesso anche i vicini che urlano dall'altra parte del muro. A quanto pare, lui l'ha tradita e poi ha cercato di farsi perdonare portandole dei fiori. Che errore da pivello. Lei gli ha ferventemente augurato un cancro al colon. Oh be’, almeno ha trovato un modo per passare il tempo, visto che sonno proprio non ne ha. Beve un altro sorso di Jack Daniel's. Non è così male, una volta che ci si fa l'abitudine...


Marco guida lentamente, e Giorgia scruta le auto parcheggiate ai lati della strada. I posti di blocco non hanno funzionato: la macchina sembra scomparsa nel nulla. Ma la fortuna del principiante la assiste, ed eccola lì, sull’angolo: una Alfa Romeo 164 turbo rossa a cui manca il parafango.
«A tutte le unità, avvistata macchina sospetta in via Bolla. Ci avviciniamo per ispezionarla e controllare i dintorni, chiedo rinforzi. Non usate le sirene, ripeto, NON usate le sirene!»
La macchina non ha targa. Ma deve essere quella giusta: il finestrino destro è rotto e ci sono schizzi di sangue sulla fiancata. Il fuggitivo deve essere nei paraggi.


Lei è arrabbiata, ovvio, ma lo perdonerà. Zeno doveva confessarglielo, quel tradimento, non poteva mica tenerselo dentro: ci soffriva troppo.
Seguendola in camera, le sciorina tutta l'apologia che si è preparato: è stata la sua collega ad averlo sedotto, e la carne è debole, non è colpa sua, ma lui l'ama ancora ed è pentito. Gli sembra di averglielo dimostrato con la cena, no?
Passa la notte appoggiato allo stipite della porta, a osservare Anna che, silenziosa e furente, il viso rigato di lacrime nere di mascara, raccoglie le sue cose. Adesso non ha senso cercare di fermarla, la farebbe solo arrabbiare di più. Si merita di poter fare una scenata come si deve, la sua Almuccia. Oh be’, non gli resta che aspettare che lei lo perdoni.
Lei se ne va verso le cinque del mattino, portando con sé due valigie e lasciando una decina di scatoloni che manderà a prendere.
Dalla finestra al piano terra, Zeno la segue con lo sguardo fuori dall’edificio e vede due persone avvicinarla (che figura, chissà cosa penseranno del suo viso tutto impiastricciato di trucco); qualcosa che sembra un distintivo balugina nella notte, e lei indica il condominio. Tiene aperta la porta per loro e li lascia entrare nell’edificio.
Un taxi arriva. Lei sale, e Zeno si allontana dalla finestra; dopo la notte insonne, il suo stomaco brontola, ma la cena che aveva preparato non lo attira più… lo ispira una colazione anticipata.
Entra in cucina e fa per prepararsi un bel caffelatte: tra un paio di ore deve andare al lavoro, e ha bisogno di svegliarsi. Però manca lo zucchero.
Accidenti.
Per un attimo pensa che se lo sia portata via Alma: se non avrai me, non avrai dolcezza nella tua vita!, ma non riesce a crederla così meschina.
Ora che ci pensa, però, quando ha seguito Alma in corridoio poco fa, ha visto della luce trapelare da sotto la porta dell’appartamento numero sette. Non conosce la persona che ci abita, un nuovo inquilino dell’appartamento, ma chissà, magari è un tipo notturno ed è ancora sveglio, e magari ha dello zucchero da prestargli. O magari si è addormentato con la luce accesa e ha un caratteraccio.
Zeno rimane immobile al centro della stanza, cercando di decidersi sul da farsi.


Il litigio tra i due vicini è finito troppo presto… e anche il Jack Daniel’s, a dirla tutta.
Luca fissa sconsolato la bottiglia: come farà, adesso, a passare il tempo senza diventare matto? Certo, potrebbe… potrebbe sempre giocare con… la… pistola…. ma sarebbe un po’ scemo a farlo, no? No? dire che non regge l’alcool sarebbe un eufemismo.
Gli manca Pietro, cavolo. Batterlo a carte era il suo sport preferito. Chissà, magari… magari per il suo prossimo corto… no, il suo prossimo corpo… no, il prossimo colpo, visto… che questo è andato così bene… potrebbe far evadere Pietro. Sempre se è sopravvissuto.
Si guarda le mani, e non gli sembrano neanche sue. Sembrano le mani di Walter: insanguinate e spietate... Non gli piacciono quelle mani, come si fa a cambiarle?
Sirene. Ancora sirene. Ma quante ce ne sono? Come fa una persona a dormire? Ma poi, sirene dell’ambulanza o della polizia? Chissà se il barbone che ha investito è su un’ambulanza. Gli dispiace, cazzo. Tutta colpa… colpa del bambino.
Una porta sbatte in corridoio. O forse è il portoncino. Che sia tornata la donna del cancro al colon? Forse non è troppo sperare in un secondo round tra moglie e marito. Magari questa volta ci scappa anche qualche botta.
Un forte bussare alla sua porta lo fa sobbalzare. Si guarda intorno spaventato, poi abbassa lo sguardo: le mani stringono ancora la pistola.
Stanotte le sue mani sono le mani di Walter.
Si alza e si avvicina alla porta.

Re: [N20-3] Una notte insonne

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Bel racconto d'azione e scritto molto bene, sembra quasi di guardare un film. Mi sono piaciute le storie dei vari personaggi che si intrecciano. Ma mi è piaciuto ancora di più il finale, che lascia col dubbio se a bussare sia la polizia o lo sfortunato Zeno, rimasto senza moglie e senza zucchero :lol:
Ben riuscita la costruzione della tensione, che parte lenta e aumenta un po' alla volta fino al movimentato finale.
Un unico appunto: che ci fa un bambino col pallone in giro a mezzanotte passata? I suoi genitori sono da rinchiudere...
Complimenti, comunque. Un racconto coinvolgente e piacevole da leggere!
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
Qualunque sia il tuo nome (HarperCollins)
La salvatrice di libri orfani (Alcheringa)
Il lato sbagliato del cielo (Arkadia)
Il tredicesimo segno (Words)

Re: [N20-3] Una notte insonne

3
Naturalmente il primo racconto che ho voluto leggere è quello d cui abbiamo proposto la traccia io e @Kiarka
Una notte insonne dal ritmo incalzante. Le immagini scorrono veloci davanti agli occhi e le scene prendono vita.
L’uso del presente indicativo, i periodi brevi , i dialoghi serrati rendono immedesimarsi e amplificano il pathos.
Mi pare solo che ci sia un uso un po’ sovrabbondante dei punti di sospensione, ma in una narrazione di questo tipo ci possono stare.
Una storia nella storia. Vite che si intrecciano e condividono un destino avverso. Nella lettura si avverte lo stop & go. Tanto sono rapide e fluide le scene di azione dei rapinatori, tanto sono misurati i movimenti degli altri personaggi Zeno e Anna (a proposito perchè Almuccia? - Alma, Anna e Almuccia sono la stessa donna? - mi sono un po’ incartata leggendo.

“Luca s’affretta. Ingrana la retro e schiaccia l’acceleratore. Stridio di gomme, poi il clangore delle lamiere che si deformano. Nel rinculare, la berlina blu travolge i poliziotti.“.
Davvero accurata la gestione dei “suoni”. Il racconto si vede e si sente.

“Marco guida lentamente, e Giorgia scruta le auto parcheggiate ai lati della strada. I posti di blocco non hanno funzionato: la macchina sembra scomparsa nel nulla.”
Questo passaggio mi ha fatto inceppare un attimo durante la lettura. Sono rimasta inchiodata sulla domanda: Chi sono Marco e Giorgia? Sono dovuta tornare indietro per rileggere.

Stanotte le sue mani sono le mani di Walter.
Ottima questa scelta. La chiusa finale è perfetta

Scusate, non ho ancora imparato a “quotare”.
In totale la storia è ben costruita e l’intreccio funziona. Ci sono degli aspetti sui quali lavorare. Ad esempio gli orari (non tutto risulta plausibile a quell’ora di notte, compreso il bambino che gioca a pallone) e i nomi dei personaggi. Questi aspetti creano delle interruzioni nella lettura.
Una notte insonne in cui capita davvero di tutto.
Amrileggerci @Pulsar e @Lizz !

Re: [N20-3] Una notte insonne

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Storie parallele che si ricongiungono nella verticalità di un palazzo. Un po' mi ha ricordato "Il giorno perfetto" della Mazzucco. Nessuno dei personaggi ha dormito quella notte, e credo che molti non riusciranno a dormire neanche nei giorni futuri, Forse Zeno sì, mi è sembrato ottimista, tifo per lui: Almuccia, 'sta casa aspettaatte!
Bel racconto :)@Pulsar e @Lizz
Se sorridi, per me va bene; se sorridi per me, va benissimo.

Re: [N20-3] Una notte insonne

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Un racconto mozzafiato (in verità al genere horror ci siete arrivati vicino) con tante vicende e tantissimi personaggi, però siete stati bravi a non farmi perdere il filo e a incastrare tutto alla perfezione. Ho due sole obiezioni: sul bambino che va a recuperare il pallone in strada, se non sbaglio all'una della notte, e su Zeno, che forse conveniva rendere più antipatico fin dall'inizio; sia perché la prima impressione è quella che conta, sia perché le precisazioni successive, giungendo fra l'altro nel bel mezzo di una vicenda intricata, sanguinosa e che prendeva molto emotivamente, queste precisazioni, dico, sembravano quasi appiccicate e non riuscivano a scalfire l'idea iniziale che mi ero fatto di Zeno. D'altra parte mi piacciono sempre molto i finali aperti, come avete fatto qui, in cui è il lettore che si deve immaginare il seguito (anche se qui rimane un solo seguito possibile).
Ciao @Lizz e @Pulsar

Re: [N20-3] Una notte insonne

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@Lizz e @Pulsar ciao. la vostra è proprio una notte insonne che darà vita a troppe notti insonni... Un racconto frenetico di una rapina finita male nel bel mezzo della notte. Un bel contrasto quello di raccontare una tarda ora della notte, dove si dovrebbe dormire, e dove invece va in scena un insieme intrecciate di vite. L'unico elemento che non mi piace è che Luca appare piuttosto imbranato quando pensa di portarsi via la targa dell'auto( le targhe sono due) senza tener conto che al proprietario ci si arriva dalla matricola, a meno che sia stata rubata. Un piccolo ma irrilevante buco che non cambia la bontà del racconto... ciao a tutte e due
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [N20-3] Una notte insonne

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Ciao ragazzi.
Comincio da quello che mi è sembrato davvero buono: la storia, anzi l'incrociarsi delle storie, su binari paralleli che si sfiorano e si toccano, forse solo visivamente e con le voci, forse di più nel finale. Il finale aperto è un altro aspetto che ho apprezzato molto, come le strutture sintattiche diverse perché diverse sono le vicende e i ritmi di Zeno e di Luca.
Quello che mi ha convinto meno è un uso per me eccessivo di termini che fanno molto cliché da vecchio film in bianco e nero: "ce la svigniamo" "refurtiva" "crivellato di colpi" "femminuccia", idem per le frasi fatte "il sangue gli si gela nelle vene." "stare alle calcagna" "salvare la pelle". Qualcuno ci sta, ma sono tanti nel testo, secondo me gli tolgono un po' d'efficacia. Forse servono a datare il fatto, ma già ci sono il modello dell'auto, i "pula" "sgommata", il paragone con Baggio. Non credo serva.
A proposito, mi avete fatto venire il dubbio: il photored c'era già negli anni 90? e a me che sembrava una cosa moderna :D
Del bambino che gioca a pallone in strada a mezzanotte passata ve l'hanno già detto in tanti, non insisto (adulti sciagurati! :asd: )
L'ultimo aspetto che secondo me è migliorabile è sullo stile nelle scene concitate. Il ritmo spezzettato, a frasi brevi, va benissimo, ma mi è sembrato che non sempre il contenuto di quelle frasi ci si adattasse.
I fari di una macchina disegnano la facciata del palazzo davanti al quale ha posteggiato
Luca è teso, agitato, io lo renderei anche in queste frasi che seguono il suo sguardo, togliendo i dettagli evidenti:
I fari di una macchina disegnano la facciata del palazzo di fronte.
Luca segue la vettura con lo sguardo fino quando non svolta in fondo al Corso. Quando svanisce, torna a fissare l’ingresso.
Segue la vettura fino a che non svolta. Torna a fissare l'ingresso.
Luca sente il crepitare dell’arma automatica, il rumore di cristalli infranti dell’auto civetta, il gemito di dolore dell’agente ferito. Non è come al cinema, non c’è nulla di epico: è solo rumore e puzza,
qui, poi, la scena è ancora più concitata, rapida, toglierei tutti i dettagli inutili: "sente il crepitare dell'arma, il rumore dei cristalli infranti, il gemito dell'agente ferito. Non è come la cinema: è solo rumore e puzza
Idem per i due poliziotti che si lanciano all'inseguimento:
Marco non dedica nemmeno uno sguardo ai colleghi e, con un'espressione dura in volto, accelera per rimanere alle calcagna dell'Alfa Romeo. Ci sarà tempo in seguito, per sincerarsi delle loro condizioni.
"Marco accelera, non dedica nemmeno uno sguardo ai colleghi a terra. Non c'è tempo. Deve inseguire l'alfa (o quello che volete, ma senza incisi, spiegazioni...)
Insomma mi fermo qui con i quote, era per esplicitare quello che intendevo.

Ho ancora un paio di dubbi: uno su Luca, okay che è principiante, che è agitato, nel panico... però ha pensato a togliere la targa (per quel che serve, c'è il numero nel telaio) e poi lascia l'auto sporca di sangue, coi fori di proiettile eccetera a due passi dall'appartamento che gli serve da covo?
Credo anche che la polizia abbia delle espressioni precise, tipiche, per cose come inseguimenti, chiedere rinforzi. Delle frasi ben precise. So che mio marito e i colleghi le hanno quelle e solo quelle per dire "individuato il target", "li seguiamo a un'auto di distanza" eccetera, non credo che sia una cosa solo dei francesi, penso che anche i poliziotti italiani abbiano un gergo specifico. Gli siamo alle calcagna mi suona strano. Cercherei qualcosa, se non di tecnico, di più scenografico, per rendere più "vero" l'effetto da inseguimento guardie-banditi.

@Lizz @Pulsar, vi ho fatto pulci e contropulci perché sono tediosa, è risaputo e perché leggo i racconti dei contest come rileggo i miei. Ora, di tutto questo, prendete quello che, eventualmente, vi sembra utile e interessante e buttate tutto il resto, anche tutto il papiro.
:ciaociao:
I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)

Re: [N20-3] Una notte insonne

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@Pulsar, @Lizz: bentrovati. Mi è piaciuto molto questo ritmo folle che tiene il lettore incollato alle parole, ed è sicuramente uno dei punti di forza del racconto. L'altro sono i personaggi, uno su tutti Zeno. Non ho alcuna certezza che sia lui davanti alla porta di Luca, ma l'ho sperato sin dalla prima lettura, ed è proprio per questo motivo che ho apprezzato tanto il finale volutamente ambiguo. A me l'uscita del bambino non ha disturbato, forse perché appartengo a una generazione che giocava in strada fino a tardi, anche dopo la mezzanotte, ma basta alzare l'età un pochino per correggere il tiro. Non vi dirò nulla nemmeno per le frasi fatte, sono la prima ad abusarne a volte e quindi sono solidale. :D Tuttavia, il gergo poliziesco in alcuni punti secondo me poteva essere limitato. Un bel racconto ad alto adrenalinico — lo so, non si dice, ma non mi veniva in mente un'altra parola xD — che ho letto con il fiato sospeso e un piacere immenso. Bravi!
Piccoli Grandi Sognatori

 Without faith, without hope, there can be no peace of mind. [cit.]

Re: [N20-3] Una notte insonne

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E bravi, il miglior pezzo del giro letto finora (ma ne mancano ancora un bel po', che vi crogiolate...). Avevo aspettative alte da voi due e non mi avete per nulla deluso: scritto benissimo, originale lo sviluppo duale della traccia, personaggi interessanti, gestione della tensione e delle mini scene ottima e finale che ve possino... Bravi! P. S. Una chicca lo stile "alcolico" verso il finale su Luca...
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