Diversità invisibili

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Ciao a tutti,

Apro questa discussione perché mi piace(rebbe) scrivere di cose difficili.

Ultimamente ho notato che il tema della diversità/disabilità viene affrontato in sempre più libri, film o serie TV. Era ora!
Ma... perché limitarsi a raccontare solo le diversità/disabilità più apparenti? Perché non condividere anche quelle più piccole, più impercettibili? Insomma, perché non raccontare le diversità che restano inascoltate proprio perché sono quelle più facili da nascondere agli altri?

Io penso che tutti abbiamo una qualche diversità che ci differenzia dalla maggioranza. Tutti abbiamo qualcosa che, in un momento o l'altro della nostra vita, ci ha fatto sentire diversi, o ci ha messi a disagio.
Perché non parlarne, o scriverne? Perché non ci sono più opere che raccontano di quei problemi che possono, certo, sembrare un nonnulla paragonati a difficoltà più gravi, ma che comunque influenzano la vita di molte persone? 

Ecco, a me piacerebbe molto raccogliere la sfida di dare vita a dei personaggi che abbiano piccole (o grandi) diversità, e mi piacerebbe leggere più storie che parlano anche di questi aspetti, quindi vi chiedo se avete voglia di condividere qualcosa che vi fa sentire diversi e che vi piacerebbe vedere in un personaggio.


Inizio condividendo qualcosa anche io: ho scoperto da relativamente poco di essere una "persona altamente sensibile" (PAS), quindi (tra le altre cose) ipersensibile agli stimoli sensoriali. La luce intensa mi infastidisce da morire, così come il rumore troppo forte e lo stare con troppe persone: per me, andare in un bar rumoroso e troppo illuminato, con una decina di persone che si parlano una sopra l'altra, è una vera e propria agonia.
Se sono costretta a stare in un posto rumoroso e fastidioso per troppo tempo, mi sento "sovraccarica" e devo rifugiarmi per un po' in un luogo silenzioso e non troppo illuminato per ricaricare le batterie (mammamia, mi sembra di essere un pipistrello)... e non avete idea di quanto sia difficile spiegare questa necessità ad alcune persone, soprattutto a chi invece adora stare in mezzo alla gente e al casino. Si rischia di passare per asociali, quando semplicemente le proprie energie si esauriscono molto più in fretta del normale.


Un altro esempio è il daltonismo: è una cosa che tutti conoscono e che non viene considerata troppo invalidante. Invece è una vera rottura di scatole! Il mio ragazzo mi ha raccontato delle difficoltà che ha avuto nel prepararsi per l'esame della patente: se confondi il rosso e il verde, è un problema quando ti trovi di fronte a un semaforo orizzontale e vedi entrambi i colori come una specie di grigio. E se ti dicono di parcheggiare vicino alla macchina rossa, e tu invece le vedi tutte grigie?
Anche fare shopping diventa un problema: se già abbinare i colori è un problema per chi li vede così come sono, figuriamoci per qualcuno che li vede diversi! Si rischia di comprare un paio di occhiali rosa shocking pensando che siano di un sobrissimo grigio.



E voi, cosa mi raccontante?
Dài, creiamo personaggi più diversi!

Re: Diversità invisibili

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@Lizz Non so se la mia possa essere considerata una diversità: mi capita sempre più, col progredire dell'età, di fregarmene di cose che sembrano essere importanti per la maggior parte degli esseri umani che mi stanno intorno. Me ne frego, per esempio, della moda. Di tutto ciò che indica la moda del momento: come mangiare, come vestirsi, gli influencer, lo smartphone, l'intera casa reale inglese e gossip connessi, come e dove andare in vacanza, e via cazzeggiando. Mi rendo conto che un tale atteggiamento tende a tagliarmi fuori dalla vita di relazione, ma me ne frego anche di questo. Da ultimo, me ne frego dei quattrini, nel senso che quando ho da mangiare, da bere, da fumare e un tetto sulla testa per me, mia moglie e il mio cane, non desidero altro. Orizzonti limitati? Misantropia? Può essere ma, perdonatemi, non me ne frega un tubo.
Mario Izzi
2025 - Sopravvissuti
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[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]

Re: Diversità invisibili

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Lizz ha scritto: Ecco, a me piacerebbe molto raccogliere la sfida di dare vita a dei personaggi che abbiano piccole (o grandi) diversità, e mi piacerebbe leggere più storie che parlano anche di questi aspetti, quindi vi chiedo se avete voglia di condividere qualcosa che vi fa sentire diversi e che vi piacerebbe vedere in un personaggio.
Insomma, stai facendo un'indagine sociologica...  :lol:  
Lizz ha scritto: ho scoperto da relativamente poco di essere una "persona altamente sensibile" (PAS), quindi (tra le altre cose) ipersensibile agli stimoli sensoriali. La luce intensa mi infastidisce da morire, così come il rumore troppo forte e lo stare con troppe persone: per me, andare in un bar rumoroso e troppo illuminato, con una decina di persone che si parlano una sopra l'altra, è una vera e propria agonia.
Se sono costretta a stare in un posto rumoroso e fastidioso per troppo tempo, mi sento "sovraccarica" e devo rifugiarmi per un po' in un luogo silenzioso e non troppo illuminato per ricaricare le batterie (mammamia, mi sembra di essere un pipistrello)... e non avete idea di quanto sia difficile spiegare questa necessità ad alcune persone, soprattutto a chi invece adora stare in mezzo alla gente e al casino. Si rischia di passare per asociali, quando semplicemente le proprie energie si esauriscono molto più in fretta del normale.
Ho letto poco sulle persone altamente sensibili, sebbene tutti gli argomenti di psicologia mi interessino (sono sempre un po' scettica quando qualcuno cerca di categorizzare le persone)  però mi ritrovo molto. A me da fastidio qualunque cosa sia troppo: luci, rumori, affollamento, ecc. Anche quando sto in mezzo ad amici, se sono tanti e in uno spazio troppo ristretto, dopo un po' mi manca l'aria. Non mi ritengo asociale, semplicemente ho bisogno di tracciare i miei spazi (moolto ampi). Interagisco volentieri per un po', poi ho bisogno di una pausa.

Altre diversità ho più difficoltà a delinearle. Ma restando in tema di "vista" io ho circa tre decimi in un occhio e quattro in un altro. Portavo gli occhiali da bambina, ma poi li ho lasciati. Non per l'estetica, ma per il fastidio. Non riconosco una persona (neanche un familiare) se non è a due-tre metri. Però magari riconosco una giacca, o altro (se uno ha i capelli fucsia lo riconosco da lontano). Una volta cercavo il mio compagno, che era lì in giro, e siccome aveva una giacca rossa mi sono diretta verso una cassetta postale... È divertente, in parte, ma è soprattutto sintomo della mia indifferenza al dover vedere a tutti i costi: finché noto i semafori, tutto ok. Da vicino vedo benissimo, per quello che è lontano sarà quel che sarà  :P

Una cosa per cui mi sento sempre diversa (in questo caso come donna, non come persona) è il fatto che tante vedono i vestiti nuovi, la parrucchiera, la manicure, il trucco, ecc. come cose necessarie (cioè inserite addirittura nel budget mensile). Io di tanto in tanto mi sistemo i capelli, una volta ho fatto le unghie (per provare) ma davvero non riesco a trovare il piacere in tutto ciò. Quando ci vado lo faccio per obbligo (cerimonie di famiglia, di solito). Magari non è un problema obiettivo, ma credo che possa esserti utile: ci sono donne che detestano certe cose tipicamente femminili, magari solo perché hanno una mentalità diversa e considerano queste cose superficiali e inutili.
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
Qualunque sia il tuo nome (HarperCollins)
La salvatrice di libri orfani (Alcheringa)
Il lato sbagliato del cielo (Arkadia)
Il tredicesimo segno (Words)

Re: Diversità invisibili

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Silverwillow ha scritto:
Una cosa per cui mi sento sempre diversa (in questo caso come donna, non come persona) è il fatto che tante vedono i vestiti nuovi, la parrucchiera, la manicure, il trucco, ecc. come cose necessarie (cioè inserite addirittura nel budget mensile). Io di tanto in tanto mi sistemo i capelli, una volta ho fatto le unghie (per provare) ma davvero non riesco a trovare il piacere in tutto ciò. Quando ci vado lo faccio per obbligo (cerimonie di famiglia, di solito). Magari non è un problema obiettivo, ma credo che possa esserti utile: ci sono donne che detestano certe cose tipicamente femminili, magari solo perché hanno una mentalità diversa e considerano queste cose superficiali e inutili.
E anche estremamente costose. Al punto che oggi, per potersele permettere, è necessario un reddito adeguato. Conosco qualcuna che, non potendovi più accedere per peggioramento della situazione economica, è andata in depressione. A me non capiterebbe.
Mario Izzi
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Re: Diversità invisibili

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Silverwillow ha scritto: Una cosa per cui mi sento sempre diversa (in questo caso come donna, non come persona) è il fatto che tante vedono i vestiti nuovi, la parrucchiera, la manicure, il trucco, ecc. come cose necessarie (cioè inserite addirittura nel budget mensile). Io di tanto in tanto mi sistemo i capelli, una volta ho fatto le unghie (per provare) ma davvero non riesco a trovare il piacere in tutto ciò. Quando ci vado lo faccio per obbligo (cerimonie di famiglia, di solito). Magari non è un problema obiettivo, ma credo che possa esserti utile: ci sono donne che detestano certe cose tipicamente femminili, magari solo perché hanno una mentalità diversa e considerano queste cose superficiali e inutili.
Anch'io sono così! Non do importanza all'abbigliamento, per me i vestiti devono essere soprattutto comodi e li scelgo in base a quello. Quindi pantaloni d'inverno e gonne d'estate, biancheria senza pizzi o robe che stringono. Niente trucco, anche se ora ho comprato una matita per gli occhi (per le presentazioni che dovrò fare... non so, ho pensato che magari era il caso 😄) e detesto le unghie lunghe con i disegnini (soprattutto quelle quadrate, se le vedo a qualcuno distolgo lo sguardo perché mi fanno impressione). Non ho mai considerato queste mie caratteristiche come una diversità, però. L'abbigliamento, il trucco e l'acconciatura devono far sentire a proprio agio. Ho amiche che non uscirebbero senza trucco perché si sentono a proprio agio così, ma andiamo d'accordo lo stesso. È vero che risparmio un sacco. Comprando la matita ho visto che i trucchi costano un botto, anche se ci sono prezzi diversi a seconda delle marche.
Ah, però sono fissata con creme e robe naturali e un po' di soldi li spendo per quello...

Re: Diversità invisibili

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Cheguevara ha scritto: Non so se la mia possa essere considerata una diversità: mi capita sempre più, col progredire dell'età, di fregarmene di cose che sembrano essere importanti per la maggior parte degli esseri umani che mi stanno intorno. Me ne frego, per esempio, della moda. Di tutto ciò che indica la moda del momento: come mangiare, come vestirsi, gli influencer, lo smartphone, l'intera casa reale inglese e gossip connessi, come e dove andare in vacanza, e via cazzeggiando.
Mi trovo sulla tua stessa linea: cerco di mangiare quello che mi piace, non quello che piace agli altri. E una cosa la cambio se è rotta.
Una cosa che mi ha reso diverso da molti è stato il piacere della lettura: questo mi ha fatto guardare anche male, come se leggere libri fosse qualcosa di alieno. Altra cosa è che gli alcolici non hanno mai avuto attrattiva per me, infatti non mi sono mai ubriacato, e non ho mai comcepito come occorre sfondarsi nel bere per divertirsi (vomitare anche l'anima e poi il giorno dopo essere degli zombi col mal di testa l'ho sempre trovato stupido). Anche fare solo coi soldi che si ha senza fare debiti mi ha fatto vedere come diverso.
Esistono molti mondi: reali, immaginari. Non importa la loro natura: da ognuno di essi si può apprendere qualcosa.
https://www.lestradedeimondi.com/

Re: Diversità invisibili

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Ho appena appreso di una cosiddetta influencer specializzata in lusso, avvocata, il cui nome ho già dimenticato, forse per intimo rigetto, che ha dichiarato pubblicamente "i poveri? che brucino all'inferno". Diversamente umana, diversamente intelligente, diversamente viva. E diversamente perbene sono tutti i suoi follower.
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Re: Diversità invisibili

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Cheguevara ha scritto: Ho appena appreso di una cosiddetta influencer specializzata in lusso, avvocata, il cui nome ho già dimenticato, forse per intimo rigetto, che ha dichiarato pubblicamente "i poveri? che brucino all'inferno".
è parente di Briatore?  :D (certe mamme in certe sere dovrebbero limitarsi solamente a leggere libri).
Aggiungerei che anche avere a che fare con grandi masse non mi ha fatto vedere di buon occhio: concerti, stadi, non hanno avuto attrattiva su di me.
Pure l'essere responsabili mi ha alienato simpatie (qualcuno ipotizzò che più che italiano sembravo un tedesco... ma dove sta scritto che tutti gli italiani devono essere cazzoni, ciarltroni e furbetti?)
Esistono molti mondi: reali, immaginari. Non importa la loro natura: da ognuno di essi si può apprendere qualcosa.
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Re: Diversità invisibili

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M.T. ha scritto: Altra cosa è che gli alcolici non hanno mai avuto attrattiva per me, infatti non mi sono mai ubriacato, e non ho mai comcepito come occorre sfondarsi nel bere per divertirsi (vomitare anche l'anima e poi il giorno dopo essere degli zombi col mal di testa l'ho sempre trovato stupido). Anche fare solo coi soldi che si ha senza fare debiti mi ha fatto vedere come diverso.
In questo per me è andata in modo differente. Probabilmente anche in dipendenza della lunghezza della vita fino a oggi vissuta, sono andato avanti per fasi: diversamente prodigo per i primi quarant'anni, diversamente tirchio e morigerato nella fase centrale della maturità (in altri termini, mi sono dato alla pazza gioia), di nuovo diversamente prodigo negli ultimi tre lustri. Non c'è stata, però, una sola fase in cui io non sia stato pienamente responsabile nei confronti del lavoro e delle persone che dipendevano dalle mie azioni. In definitiva, né rimorsi, né rimpianti.
Mario Izzi
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Re: Diversità invisibili

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Lizz ha scritto: Ultimamente ho notato che il tema della diversità/disabilità viene affrontato in sempre più libri, film o serie TV. Era ora!
Ma... perché limitarsi a raccontare solo le diversità/disabilità più apparenti? Perché non condividere anche quelle più piccole, più impercettibili? Insomma, perché non raccontare le diversità che restano inascoltate proprio perché sono quelle più facili da nascondere agli altri?

Ottimo discorso! Soprattutto se pensi che, secondo il WHO, la "stragrande" maggioranza delle disabilità sono invisibili. Se inserisci un disabile invisibile, mostrando i suoi deficit, in un tuo libro fai una importante opera di giustizia. Il caso più frequente è quello di chi sperimenta sintomi invisibili e visibili contemporaneamente. Per la verità c'è anche un altro caso, ma qui non conta.
Poi c'è, o almeno secondo me, il rovescio della medaglia: chi un po' se ne approfitta favorito dall'eccesiva medicalizzazione tipica del nostro tempo. Ti faccio un esempio. Recentemente è stato medicalizzato il caso di chi la mattina non vorrebbe alzarsi dal letto. Adesso non ricordo il nome, ma chiamiamola scherzosamente "nonvolersialzaredallettite" ;-) Così oggi c'è chi si definisce disabile in quanto affetto dalla sindrome del "nonvolersialzaredallettite", che naturalmente viene descritta come gravissima. Io semplicemente direi che uno è pigro, fannullone, "comodista", lazzarone… o disabile invisibile immaginario, fai tu.
Ecco, un romanzo in cui c'è un confronto tra un vero "disabile invisibile" e uno immaginario lo comprerei all'istante :-)
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Re: Diversità invisibili

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Cheguevara ha scritto: @dyskolos E la "divanite", che secondo la presidenta colpisce tutti gli "occupabili" che percepiscono il reddito di cittadinanza? Vuoi vedere che in questo Paese deindustrializzato il futuro è dei costruttori di divani?

Quella ormai non sa più che fare per andare avanti. Spero di aver capito male, ma mi pare di aver sentito questo governo dire che tutti i cittadini italiani di età compresa tra 18 e 60 anni sono "occupabili". Maschi e femmine. Sani e malati. Ricchi e poveri. Così, senza nessun criterio.
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Re: Diversità invisibili

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dyskolos ha scritto: Quella ormai non sa più che fare per andare avanti. Spero di aver capito male, ma mi pare di aver sentito questo governo dire che tutti i cittadini italiani di età compresa tra 18 e 60 anni sono "occupabili". Maschi e femmine. Sani e malati. Ricchi e poveri. Così, senza nessun criterio.
Credo che siano in molti, soprattutto nello schieramento Meloni-Salvini-Berlusconi, i parlamentari che hanno perso il collegamento con la realtà, nel senso che, a parte la spasmodica ricerca di consensi nei maledetti sondaggi, il mondo esterno appare loro attraverso il velo di Maya dei privilegi di cui godono, spesso immeritatamente. Vorrei vederli, senza le loro clientele, cercare a 50-60 anni un lavoro da mille Euro al mese, abituati ai 15/20.000 Euro mensili intascati a spese dei contribuenti.
Mario Izzi
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Re: Diversità invisibili

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Cheguevara ha scritto: Credo che siano in molti, soprattutto nello schieramento Meloni-Salvini-Berlusconi, i parlamentari che hanno perso il collegamento con la realtà, nel senso che, a parte la spasmodica ricerca di consensi nei maledetti sondaggi, il mondo esterno appare loro attraverso il velo di Maya dei privilegi di cui godono, spesso immeritatamente. Vorrei vederli, senza le loro clientele, cercare a 50-60 anni un lavoro da mille Euro al mese, abituati ai 15/20.000 Euro mensili intascati a spese dei contribuenti.

Purtroppo il mondo esterno ormai è distante anni luce dalla realtà, anzi dalla loro realtà. Adesso la prendo sul piano personale. Voglio vedere che fanno con me. Se riescono a dichiarare anche me "occupabile" sono dei geni assoluti :-)
Il Sommo Misantropo

Re: Diversità invisibili

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@Lizz ma ciao, sai che una mia cara amica (ci conosciamo da più di vent'anni) ha "fondato" un gruppo sui social dal nome "Le disabilità invisibili", proprio per sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema? Lei ha diverse patologie croniche di cui una, insorta nel 2019, l'ha resa disabile. Artrite reumatoide, spondilite anchilosante, lupus, non si sa ancora bene cos'è; fatto sta che ha forti dolori ovunque e fatica a camminare, si stanca subito se si muove più del dovuto e dopo deve trascorrere la giornata a letto. La sua è una diversità invisibile perché comunque non ha bisogno della sedia a rotelle, e si è dovuta scontrare con la sospettosità della gente che vede i disabili in maniera stereotipata. 
Lei per fortuna ha un'indole super positiva ed è più attiva perfino di me: fa un sacco di cose, lavora, studia, prende lezioni di canto e batteria, compie viaggi intorno al mondo (prima però deve preparare il terreno in modo che l'accolgano come si deve), ha moltissimi hobby e in più, come detto, fa l'attivista (organizza convegni, aiuta le persone come lei, realizza video, elabora proposte ed è attiva nella politica locale). In confronto io sembro uno zombie... :P 

L'argomento che hai inaugurato è interessante e sterminato. In questi ultimi decenni stanno scoprendo tante di quelle diversità (che coincidono proprio con diversità a livello anatomico, non soltanto funzionale) prima misconosciute e fonte di immensa sofferenza e disagio. La neurotipia era lo standard; il resto era out, discriminato, messo alla berlina: ritardati, scemi, stupidi, asociali, imbranati, pigri, idioti ecc. Era colpa loro. E non parlo di medioevo, parlo di pochi decenni fa. Adesso si rischia di cadere nel problema opposto, cioè quello della sovradiagnosi (credo si dica così). Bisogna stare molto attenti.
L'esempio più eclatante è quello delle DSA. Ma ce ne sono così tante... 

Ti racconto la mia. Io come te soffro di ipersensibilità, però inserita in una diversità più ampia. La chiamano giftedness, plusdotazione, termini secondo me infelici perché non ci azzeccano una ceppa con la complessità della cosa. Che non è un plus, è proprio una diversità. Ci sono cervelli con una quantità di connessioni neuronali più alte rispetto alla media, da cui si può trarre benefici (QI elevato, creatività, intuito ecc.) ma anche svantaggi (confusione mentale, sovraesposizione agli stimoli, pensiero arborescente anziché lineare, difficoltà sociali, depressione esistenziale, iper-emotività, iper-empatia, ipersensibilità e altri iper). Chi ha la fortuna di crescere in un contesto comprensivo può esprimere grandi potenzialità, e poi ci sono gli sfigati come me per cui gli inglesi hanno coniato un termine, underachieved, che significa pressappoco "hanno conseguito meno di quanto ci si aspettava da loro" :P 
(Scusate i termini stranieri, ma questi tipi di diversità sono sconosciuti in Italia perfino agli addetti ai lavori, mentre in Francia, America e Inghilterra sono avanti da un bel pezzo).

Anch'io condivido con te l'intolleranza alle situazioni rumorose e affollate: fatico a farlo capire alla mia amica che è totalmente il contrario e mi invita a cene, feste ecc.
"Sai che preferisco le occasioni più intime..."
"Ma sì, dai, siamo solo in sette..." Ah beh :D :D 
dyskolos ha scritto: "nonvolersialzaredallettite"
Io ho la "seggiolite": quando mi siedo sulla poltroncina del PC poi non riesco più a schiodare il sedere e me ne vado in giro per casa spingendomi a destra e a sinistra... :P 
There's no dark side of the moon, really: matter of facts it's all dark...
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Re: Diversità invisibili

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@Antares Io credo che, siccome siamo tutti individui tra noi diversi, scavando e ri-scavando di diversità sconosciute potrebbero venirne fuori a migliaia ma, prima di certificarle tali, necessiterebbero accurati, interminabili studi statistici intesi ad accertare lo stato di normalità da cui la diversità in discussione si discosterebbe. Polemiche a parte, penso che sia da considerarsi diversamente abile chi sia impossibilitato a impiegare in tutto o in parte il proprio corpo, cervello in primis, per svolgere tutte le funzioni per cui Madre Natura l'ha programmato. Il resto è fuffa: io durante la notte mi sveglio decine di volte, mi giro e mi rigiro, dormo a rate, quindi sono disabile al sonno. Io mi mangio le unghie, quindi non riesco poi a grattarmi, quindi sono disabile al prurito. Io mi incazzo ferocemente ogni volta che qualcuno esprime un'opinione in contrasto con la mia, quindi sono disabile all'empatia. E via disabileggiando.
Mario Izzi
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Re: Diversità invisibili

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@Cheguevara ma infatti ogni diversità e disabilità deve avere confini e requisiti dimostrabili, non si tratta di un semplice comportamento fuori norma, di anticonformismo ecc. Non so se l'autrice del post volesse comprendere anche questi ultimi o se parlasse soltanto di diversità vere e proprie (che poi per me va bene parlare di tutto ;) ).
Per quanto riguarda le neurodiversità, per esempio, esse sono legate a vere e proprie difformità anatomiche e funzionali del cervello presenti in una piccolissima percentuale della popolazione. Quella che ho io per esempio è nell'ordine del 2%. 
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Re: Diversità invisibili

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Antares ha scritto: una mia cara amica (ci conosciamo da più di vent'anni) ha "fondato" un gruppo sui social dal nome "Le disabilità invisibili"

Forse la conosco :P



Antares ha scritto: Per quanto riguarda le neurodiversità, per esempio, esse sono legate a vere e proprie difformità anatomiche e funzionali del cervello presenti in una piccolissima percentuale della popolazione. Quella che ho io per esempio è nell'ordine del 2%. 

Pensa che la mia malattia neurogenetica è unica in Sicilia da quando esistono dati in merito. Né oggi né in passato ci sono (stati) casi come il mio. Sono il primo nella storia e ironicamente direi "evvai"! :-)



Cheguevara ha scritto: Polemiche a parte, penso che sia da considerarsi diversamente abile chi sia impossibilitato a impiegare in tutto o in parte il proprio corpo, cervello in primis, per svolgere tutte le funzioni per cui Madre Natura l'ha programmato. Il resto è fuffa

Esatto, Che, anche se esistono diverse definizioni di "disabilità". In ogni caso, devono essere medici specialisti a dire se uno è disabile o meno. Io, per esempio, ho fatto decine di esami e visite da diversi neurologi (una bella spesa economica, a dirla tutta). Inoltre mi sono rivolto a un centro specializzato in malattie neuromuscolari rare. Ho fatto risonanze magnetiche, elettromiografie, elettroneurografie, prove di riflessi, potenziali evocati, ecc… Il neurologo del centro mi ha detto che non potevano occuparsi di me in quanto la mia malattia non è rara… ma ultra-rara. Spero che scherzasse :-)
Poi alla fine ho fatto una visita presso il centro medico-legale dell'INPS e la commissione medico-legale ha confermato tutto.
Voglio dire, non è che mi sono alzato la mattina e ho deciso di dichiararmi disabile. Ho seguito una lunga e costosa trafila. La prima risonanza magnetica, per esempio, mi è costata 400 euro.
Ora a chi lamenta disabilità inesistenti come la "nonvolersialzaredallettite" consiglio di fare la stessa trafila (con spesa di migliaia di euro annessa). Se alla fine lo dichiarano disabile, per me va bene, ma se non lo dichiarano… :-)
Il Sommo Misantropo

Re: Diversità invisibili

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dyskolos ha scritto: Forse la conosco :P
Ebbene sì ;) 
dyskolos ha scritto: La prima risonanza magnetica, per esempio, mi è costata 400 euro.
Caspita :o , ma non era convenzionata col SSN?
dyskolos ha scritto: consiglio di fare la stessa trafila
Ecco, eppure ci sono persone che riescono a scansarla questa trafila, e anche di anni e anni, senza che nessuno si accorga di nulla... Sì, la connivenza, ma come fanno? 
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Re: Diversità invisibili

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Antares ha scritto: Io ho la "seggiolite": quando mi siedo sulla poltroncina del PC poi non riesco più a schiodare il sedere

Mi sa che presso i politici la "seggiolite" è molto comune. Antares for president! :P



Antares ha scritto: Caspita :o , ma non era convenzionata col SSN?

In effetti una risonanza a 400 euro sembra molto strana. Il problema è che non riesco a distendermi oltre un certo limite e quindi devono farmi l'anestesia prima di alcuni esami. 400 euro è diviso così: 120 per il rachide cervicale, 130 per l'encefalo e 150 per l'anestesia. Come vedi, l'anestesia costa più degli esami. Che poi non ho capito una cosa: la risonanza all'encefalo e le risonanza al rachide cervicale sono lo stesso esame, allora perché ne devo pagare due? Mistero! :-)
Poi non capisco nemmeno un'altra cosa. Se dico che non riesco ad alzare un braccio, è un sintomo o segno di malattia; se dico che non riesco a piegarmi, è una mia invenzione. Mistero-bis! Intanto, siccome non riesco a piegare la testa all'indietro, il dentista non può fare niente e infatti due denti mi sono già caduti e un terzo… "balla" pericolosamente :-)


Antares ha scritto: Ecco, eppure ci sono persone che riescono a scansarla questa trafila, e anche di anni e anni, senza che nessuno si accorga di nulla... Sì, la connivenza, ma come fanno? 

Ho l'impressione che molte disabilità non si vedono perché in realtà non ci sono. Prima parlavi di sovradiagnosi: parola azzeccatissima :-)
Poi, per come la vedo io, le disabilità invisibili sono di due categorie: quelle in cui i sintomi non sono visibili e quelle in cui il disabile in toto è invisibile nel senso che è messo così male che non può nemmeno uscire di casa e quindi, di fatto, non lo vede nessuno e pertanto è come se non esistesse. Io ne conosco alcuni di quest'ultima categoria ed effettivamente è un "guaione". La tua amica :P quale categoria considera? Entrambe? Allora okay ;-)
Il Sommo Misantropo

Re: Diversità invisibili

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dyskolos ha scritto: In effetti una risonanza a 400 euro sembra molto strana. Il problema è che non riesco a distendermi oltre un certo limite e quindi devono farmi l'anestesia prima di alcuni esami. 400 euro è diviso così: 120 per il rachide cervicale, 130 per l'encefalo e 150 per l'anestesia. Come vedi, l'anestesia costa più degli esami. Che poi non ho capito una cosa: la risonanza all'encefalo e le risonanza al rachide cervicale sono lo stesso esame, allora perché ne devo pagare due?
Scusa il francesismo, ma la mia prima reazione è stata "e stic**zi". Cioè, paghiamo le tasse anche per la sanità pubblica per poi avere questi risultati? C'è da sperare di non ammalarsi mai.
dyskolos ha scritto: Poi non capisco nemmeno un'altra cosa. Se dico che non riesco ad alzare un braccio, è un sintomo o segno di malattia; se dico che non riesco a piegarmi, è una mia invenzione.
Eh, si sa, la scienza procede per tentativi...  :facepalm: 
Antares ha scritto: Chi ha la fortuna di crescere in un contesto comprensivo può esprimere grandi potenzialità, e poi ci sono gli sfigati come me per cui gli inglesi hanno coniato un termine, underachieved, che significa pressappoco "hanno conseguito meno di quanto ci si aspettava da loro" :P 
Be', siamo in due, allora. Io sono cresciuta in una famiglia dove qualsiasi cosa che uscisse un po' dall'ordinario era malvista. Ma non mi sento un underachieved né un underdog (per riprendere le parole della nostra premier). Non ho raggiunto i traguardi che volevo solo perché non ero certa di quel che volevo. Con un po' più di anni ed esperienza, sono convinta che qualunque cosa si può raggiungere, basta averne le capacità e volerlo davvero. Ma va notato che ciò che qualcuno considera un traguardo importante può essere inutile per altri (uno scrittore considera un traguardo la pubblicazione di un libro con un grande editore, mentre altri pensano piuttosto a un buon lavoro stabile), quindi alla fine il discorso è molto soggettivo.
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
Qualunque sia il tuo nome (HarperCollins)
La salvatrice di libri orfani (Alcheringa)
Il lato sbagliato del cielo (Arkadia)
Il tredicesimo segno (Words)

Re: Diversità invisibili

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Silverwillow ha scritto: cusa il francesismo, ma la mia prima reazione è stata "e stic**zi". Cioè, paghiamo le tasse anche per la sanità pubblica per poi avere questi risultati? C'è da sperare di non ammalarsi mai.
Un anno per una visita oculistica. In presenza di un visus di 1/10 in un occhio e 4/10 nell'altro, dieci mesi per un intervento di cataratta. In una regione virtuosa come l'Emilia - Romagna. Ma se paghi, si risolve tutto nel giro di una settimana: 120 Euro per la visita oculistica, 1.450 Euro ad occhio per la cataratta. Nella stessa struttura che ti fa aspettare se a pagare è il SSN. Altrove è anche peggio. Ma Salvini sbandiera come una grande conquista il futuro ponte sullo stretto, e chissenefrega di sanità, scuola, povertà, disoccupazione, ambiente. E' la politica, bellezza.
Mario Izzi
2025 - Sopravvissuti
(in)giustizia & dintorni
Dea
[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]
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