80 anni di Miyazaki

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Okay, non è propriamente un autore letterario, ma di sicuro è un sognatore e nessuno può negare che sia un immenso creatore di mondi, quindi voglio dedicare una discussione a Hayao Miyazaki, nel giorno del suo ottantesimo compleanno, e alle sue meravigliose creazioni.

Inizio con Ponyo sulla scogliera, con la sola motivazione che è quello dei suoi film che mi è più caro, forse perché è il primo suo che ho visto, o semplicemente perché i paesaggi e i mondi subacquei che racchiude sono incredibili, luminosi e fantasmagorici.
Inserisco il link al trailer perché non sono riuscita a trovare quello a una scena in particolare, e pazienza.



Se vi va, continuate la discussione con le ragioni che vi fanno apprezzare l'arte di Miyazaki o i suoi film che preferite, o quello che volete.
I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)

Re: 80 anni di Miyazaki

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Amo Miyazaki e lo studio Ghibli in generale: quando sono andato in Giappone con un amico, una delle prime tappe è stato il Museo Ghibli a Mitaka, sobborgo a ovest di Tokyo.
Beh, è stato magico e non mi vergogno di dirlo, mi sono sentito una favola.
Mi piacciono quasi tutti i suoi film, ma il mio preferito è Il mio vicino Totoro, forse perché è uno dei primi che ho visto ed ero di una decina d'anni più giovane... :asd:
Domenico Russo - Editor
Gruppo Dedalo - Servizi editoriali

Re: 80 anni di Miyazaki

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Approfitto per ri-postare questa recensione (in buona parte contenuta in una discussione pubblicata a suo tempo sul wd). Grazie Bef.


Amo l’animazione cinematografica e in special modo quella giapponese. Certo, immondizia se n’è prodotta tanta anche lì, pornografica e non, ma io mi riferisco ai capolavori di Miyhazaky - "La città incantata, Il castello errante di Howl, Princess Mononoke" - o quelli di Mamoru Oshii - gli eccelsi "Ghost in the Shell" 1 e 2 -, tanto per citare i primi che mi vengono in mente.
L’animazione di questi film (e di molti altri) ha un linguaggio suo particolare, un suo modo di filtrare la realtà, come se le immagini provenissero da una dimensione parallela, analoga ma inafferrabile, come un sogno. L’animazione sembra cogliere, a volte, il senso più autentico delle storie e dei personaggi che mette in scena.
Non voglio confondere la fantasia con la realtà (ho già dato, in questo senso, e non è cosa buona, né per l’una e né per l’altra) ma nemmeno voglio esimermi dal bacchettare sulle dita (virtualmente parlando) tutti gli esimi professori che mi hanno fatto due palle così con "L’isola del tesoro" (senza nulla togliere a quel grande che è stato R.L. Stevenson e al suo grande romanzo) e poi si permettono di ignorare capolavori di questa portata soltanto perché cadono qualche metro più in là del loro orticello culturale.
Per non parlare poi, in questo senso, del grande potenziale educativo di certi bellissimi videogiochi di ruolo, ma questo è un altro discorso. Meglio non allargarsi troppo, per ora.
Certo è che i film che ho citato fanno parte di un mondo vastissimo in cui nemmeno io mi sono addentrato più di tanto, e nel quale mia figlia ci si destreggia senz’altro molto meglio. Un mondo dove i cosiddetti “cartoni animati” non sono soltanto le storie di animali parlanti umanizzati, ma parabole di vita straordinariamente significative.
Arriviamo al punto. "La città incantata". Insieme agli altri due di Miyhazaky che ho citato, l’ho sempre considerato arbitrariamente parte di una trilogia, credo perché nessuno di quelli precedenti mi aveva colpito così tanto (pur essendo a loro volta molto belli). Difficile dire dei tre quale sia il punto più alto. Non credo nemmeno abbia senso oltre un certo livello artistico. Io prediligo "Mononoke", perché la condanna dell’uomo che prevarica la spiritualità della natura in nome del progresso lì è molto dura, ma obbiettivamente credo che gli altri due siano più maturi e complessi.
Per tornare al discorso iniziale, a proposito del linguaggio dell’animazione, gli esempi sono moltissimi.
Penso all’avversione per il cambiamento della piccola Chihiro, alla sua insofferenza latente nei confronti degli adulti, quando si trova in macchina con i genitori verso la casa nuova in cui debbono trasferirsi. I disegni (perché tali sono, non va dimenticato. Dove qualcuno degli schiavetti di Hayao ha fatto scorrere la matita, prima c’era soltanto un foglio bianco) sono così fluidi, naturali, da rendere certe sensazioni estremamente tangibili, e credo che molti possano riconoscercisi, avendole a loro volta provate nel corso dell’infanzia e delle faticosissime vacanze familiari.
Penso alla metafora apparentemente innocente dei genitori che si ingozzano nella versione diurna della città incantata, quando è deserta e le pietanze sono messe in bella mostra per farli cadere in tentazione e trasformarli in maiali. Io la trovo straordinariamente attuale, critica e impietosa nei confronti della nostra società e delle responsabilità mancate dagli adulti. Basti dire che mi sono dovuto trattenere dal regalare il DVD del film alla figlia di una coppia di amici proprio per paura che potessero ritenerlo lesivo della propria autorità genitoriale.
Del film intero si potrebbe discorrere per ore e io l’ho rivisto almeno tre volte, per il momento, ma per finire voglio parlare di un piccolo particolare apparentemente ininfluente. Se avete visto il film, avete presente quando Chihiro si rimette le scarpe nella stanza delle caldaie? Quel leggero colpetto con la punta del piede per calzare meglio le scarpe, ve ne siete accorti? Non vi sembra un’incredibile testimonianza dell’amore che un artista possa nutrire per il proprio lavoro, della cura e dell’attenzione ai particolari necessarie per renderlo più vero del vero?
Meraviglioso, non trovate? Non occorre tornare bambini. Basta rimanerlo.

Re: 80 anni di Miyazaki

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Ho letto proprio oggi online un articolo che ne parlava. Io ho visto quasi tutti i suoi film, ma quello che me l'ha fatto amare e restare impresso è stato "Il castello errante di Howl". Subito dopo metterei "La città incantata". Mi piace come rielabora tradizione giapponese e occidentale in un modo del tutto personale. Mi piace che le sue opere stravolgano i canoni classici e i cliché di ruolo (spesso le sue protagoniste sono femminili, e sono loro a salvare prìncipi in pericolo, non il contrario), pur mantenendo un messaggio positivo molto classico, spesso contro la superficialità o la guerra. C'è un forte idealismo, una fantasia sconfinata e una buona dose di genio nelle sue opere. Insomma, se non si capisse, per me quest'uomo è un mito. :super:
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
Qualunque sia il tuo nome (HarperCollins)
La salvatrice di libri orfani (Alcheringa)
Il lato sbagliato del cielo (Arkadia)
Il tredicesimo segno (Words)

Re: 80 anni di Miyazaki

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Per un ex fumettaro come me, amante dei manga, Miyazaki rimane un mito, un genio assoluto.
Nessuno come lui riesce a creare opere fruibili a tutte le età e appassionare le persone più diverse al di là dei semplici appassionati di animazione.
Io sono particolarmente legato a Nausicaa, che ricordo di aver visto in uno speciale natalizio nei primi anni ottanta sulla Rai, quando gli anime imperavano con la loro maestosità.
Ho avuto il piacere di rileggerlo nell'unico manga realizzato dal Maestro, in cui ha ampliato alla grande il messaggio antimilitarista e ambientalista.
Inarrivabile.
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