Re: Per le donne afghane

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Hai fatto bene a condividere. Io ho firmato, ma non so a quanto serva. Dei corridoi umanitari si sta già discutendo e francamente mi pare il minimo, dopo il casino che abbiamo combinato.  <_< Bisogna vedere però se la gente riuscirà ad andarsene...
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
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Re: Per le donne afghane

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post_id=20684 ha scritto: Bisogna vedere se la gente riuscirà...
[font="PT Serif", serif]sì, purtroppo questo è un problema terrificante e concreto. Speriamo comunque possa servire in qualche modo, anche minimo.[/font]

[font="PT Serif", serif] Come ha detto la promotrice della petizione,  Luisa Castellazzo: "Il nostro obiettivo era anche quello di avviare una mobilitazione generale ed è quello che siamo riusciti a fare. Dopo la nostra petizione ne sono nate altre a macchia d’olio". [/font]
[font="PT Serif", serif]E tante altre situazioni di diritti umani calpestati avrebbero bisogno di attenzione, purtroppo, in tutto il mondo e sempre. [/font]

Re: Per le donne afghane

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Già firmata, firmo sempre anche quelle di Amnesty, benché di tutte le petizioni penso ne vada in porto un decimo (ma meglio un decimo del nulla totale). Comunque un ulteriore problema di tutta la faccenda, come se non ce ne fossero già cinquemila, è che probabilmente i governi temono ritorsioni terroristiche a seguito di un'eventuale apertura ai profughi. E quindi non se ne esce.
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Re: Per le donne afghane

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Ovviamente ho firmato. Per l'apertura ai profughi i soliti noti sovranisti si sono già affrettati a porre il veto. Spero soltanto di avere notizie positive circa la resistenza del Panshir e l'ampliarsi della ribellione nelle città: la ripresa del potere da parte dei Talebani è meno solida di quello che sembra, perché la gente che ha sperimentato venti anni di quasi-libertà non ci sta a tornare indietro. Staremo a vedere.
Mario Izzi
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Re: Per le donne afghane

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Sarebbe forse il caso di tornare in argomento, alla luce di quanto sta accadendo in Iran, dopo la brutale uccisione da parte della cosiddetta "polizia morale" di una giovane donna che aveva commesso il crimine di non indossare correttamente il prescritto velo. In quest'anno trascorso, in Afghanistan non solo i Talebani hanno ripreso e consolidato il potere, ma sono tornati alla pratica dell'imposizione radicale dei precetti dell'Islam, tra cui spiccano il divieto di istruzione superiore per le donne e la criminalizzazione di ogni forma di arte e svago, a partire dalla musica. Al momento i sommovimenti che il brutale assassinio ha scatenato tra la popolazione iraniana si stanno allargando a macchia d'olio, malgrado i morti causati dalla repressione di uno Stato che continua a commettere crimini in nome della religione. A noi occidentali sembra impossibile che intere popolazioni siano tenute sotto il tacco da una casta di religiosi, eppure, nel ventunesimo secolo, accade ancora questo e, visto che la tentata esportazione della democrazia, oltre che inefficace, ha esposto e continua a esporre l'Occidente alle critiche non solo esterne, ma anche interne da parte dei rigurgiti fascio-sovranisti, non resta che sperare che i popoli oppressi dal fanatismo religioso trovino la forza di ribellarsi una buona volta e buttare a mare i loro oppressori. Non la vedo facile.
Mario Izzi
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Cheguevara ha scritto: A noi occidentali sembra impossibile che intere popolazioni siano tenute sotto il tacco da una casta di religiosi, eppure, nel ventunesimo secolo, accade ancora questo e, visto che la tentata esportazione della democrazia, oltre che inefficace, ha esposto e continua a esporre l'Occidente alle critiche non solo esterne, ma anche interne da parte dei rigurgiti fascio-sovranisti, non resta che sperare che i popoli oppressi dal fanatismo religioso trovino la forza di ribellarsi una buona volta e buttare a mare i loro oppressori.
Non si può esportare la democrazia, questo è ormai ovvio, si finisce solo per causare ulteriori danni. Ma credo che sia utile incoraggiare le proteste interne. Ad esempio, mi ha fatto piacere sapere che gli USA stanno cercando di aggirare le loro stesse sanzioni per ripristinare internet e il collegamento degli iraniani col resto del mondo. Avranno di certo i loro interessi aziendali, ma in questo caso coincidono con una volontà popolare che si ribella contro un regime ingiusto.
Quando sono stata in Iran il cambio euro-rial era appena raddoppiato, in conseguenza di nuove sanzioni. Gli iraniani erano arrabbiati, ma la nostra guida (un ragazzo davvero in gamba) ci ha detto che nessuno voleva una rivolta sanguinosa solo per compiacere gli americani. Avrebbero stretto la cinghia e sarebbero andati avanti. La rivolta è scoppiata invece spontanea di fronte all'ennesima ingiustizia.
È significativo che non siano solo le donne a ribellarsi, ma anche gli uomini, sebbene subiscano meno restrizioni. Non è una battaglia contro l'obbligo del velo, ma contro tutti i soprusi governativi immotivati. Come può accadere che una ragazza di vent'anni venga arrestata per un motivo banale e muoia a causa della polizia? È evidente che tutto il sistema non funziona, non protegge nemmeno i diritti basilari dei suoi cittadini, è normale ribellarsi. Molti iraniani non attendevano altro che un segnale. Che la rivoluzione vada bene o no, lo scontento popolare è palese, e chi governa farebbe meglio a farci i conti finché ha ancora la testa attaccata al collo.
L'ho già scritto altrove, ma lo ribadisco qui: gli iraniani "comuni" hanno idee molto diverse dalle leggi religiose in vigore, avevano solo bisogno della scintilla che infiammasse tutto il paese per trovare il coraggio di protestare.
La situazione in Afghanistan purtroppo la vedo più ardua (e ne so anche meno, non essendoci mai stata). Lì la situazione economica e sociale è disastrosa, e forse rende più difficile alle nuove generazioni conoscere i propri diritti e trovare il coraggio di protestare (se a stento hai da mangiare, la tua preoccupazione principale è quella, gli ideali utili domani non riempiono la pancia oggi).
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@Silverwillow Non sono mai stato in Iran (per la verità l'Italia l'ho girata in lungo e in largo per lavoro, ma all'Estero sono stato soltanto in Svizzera e a Montecarlo per lavoro e in Croazia e in Grecia in vacanza) ma ho conosciuto donne iraniane che lavoravano in  Italia, figlie di fuoriusciti dopo la cacciata dello Scià, ed erano persone di grande cultura e di larghe vedute. Il popolo iraniano non ha tradizioni integraliste islamiche e spero che questo governo fondato sull'imposizione di rigidi dettami religiosi venga abbattuto: i tempi forse sono maturi. La situazione in Afghanistan è come tu dici in un Paese alla fame, però è gente che, in un ventennio di occupazione americana, ha sperimentato la libertà, pur senza imparare a gestirla direttamente, quindi avrebbero dovuto almeno provare a ribellarsi ai Talebani e alle loro anacronistiche imposizioni, invece così non è stato, a parte qualche flebile protesta all'inizio. Il fatto è che i Talebani hanno sempre trovato appoggio presso la popolazione delle zone rurali e montuose, dove la tradizione religiosa, sostenuta dall'ignoranza, è ben radicata. Perciò, in definitiva, è anche possibile ritenere che il popolo afgano  abbia il regime che, tutto sommato, vuole e che, quindi, merita. 
Mario Izzi
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Re: Per le donne afghane

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Cheguevara ha scritto: Non sono mai stato in Iran (per la verità l'Italia l'ho girata in lungo e in largo per lavoro, ma all'Estero sono stato soltanto in Svizzera e a Montecarlo per lavoro e in Croazia e in Grecia in vacanza) ma ho conosciuto donne iraniane che lavoravano in  Italia, figlie di fuoriusciti dopo la cacciata dello Scià, ed erano persone di grande cultura e di larghe vedute.
Nemmeno io in realtà viaggio chissà quanto (magari potessi) ma avevo usato la cultura persiana come base per un mio libro fantasy, quindi ci tenevo molto ad andarci.

L'impressione che ho avuto è la stessa tua: la prima cosa che ci è stata detta dalla guida è che gli iraniani non sono arabi, anzi, hanno tuttora un certo rancore verso l'invasione araba (sebbene risalga a secoli fa), quindi ci ha raccomandato di non definire mai "arabe" la gente o la lingua. È un tentativo di difendere la propria lingua e cultura dall'essere inglobate del tutto da un governo aggressivo. Ho colto un grande orgoglio per il loro paese, per la sua lingua e le sue attrattive turistiche (spesso ci fermavano per strada per chiederci da dove venissimo e se fossimo contenti dei posti visitati, ed erano sempre felici delle risposte, come se la civiltà persiana l'avessero fondata di persona). Fino a fine anni '70 avevano una monarchia, ma era molto simile alle nostre qui in Europa (mia mamma si ricorda con affetto di Soraya, come molti si erano affezionati alla regina Elisabetta) e col tempo si sarebbe probabilmente modernizzata. La rivoluzione religiosa di Khomeini ha riportato indietro il tempo. Su internet si trovano foto dell'Iran negli anni '70 dove le donne hanno i capelli sciolti e la minigonna, proprio come in Italia o negli USA. Chi è nato prima non ha mai accettato questo cambiamento, perché non era affatto in linea con la loro cultura.

Consiglio a chi volesse capire un po' di più di leggere Azar Nafisi, che era all'estero nel 1978 ma è voluta tornare per cercare di fare una differenza insegnando letteratura (ha resistito per ben 18 anni, trovando mille sotterfugi per insegnare ciò che voleva, prima di rassegnarsi all'esilio). "Leggere Lolita a Teheran" è il suo resoconto personale di quegli anni e della resistenza sommersa del popolo iraniano.
Cheguevara ha scritto: La situazione in Afghanistan è come tu dici in un Paese alla fame, però è gente che, in un ventennio di occupazione americana, ha sperimentato la libertà, pur senza imparare a gestirla direttamente, quindi avrebbero dovuto almeno provare a ribellarsi ai Talebani e alle loro anacronistiche imposizioni, invece così non è stato, a parte qualche flebile protesta all'inizio
Se per gli iraniani il tempo può essere maturo per una rivolta, non credo sia così per gli afghani. Sì, hanno avuto vent'anni in cui intravedere un futuro diverso e migliore, ma non c'è mai stata una vera pace, un senso di benessere e di sicurezza stabile che permettesse di considerare altre questioni. Non so se conosci la piramide dei bisogni umani di Maslow, ma alla base ci sono i bisogni primari come cibo, cure mediche, ecc. Subito sopra c'è la sicurezza. Le questioni sociali e l'autorealizzazione stanno in cima, ma non possono svilupparsi senza la base.
Se hai la pancia vuota o sei malato e non puoi curarti, non puoi pensare a una rivoluzione. Purtroppo il regime dei Talebani ha ulteriormente impoverito la popolazione, e non è da escludere sia stato fatto apposta, per controllarli meglio. Non è da escludere nemmeno che siano davvero incapaci di governare. Ora ci troviamo nella condizione assurda per cui, pur condannando il regime, potremmo essere costretti ad aiutare dei fanatici per impedire che gli afghani muoiano di stenti. Le ong che sono rimaste sono coraggiose ma insufficienti. Purtroppo non mi aspetto grandi rivolte lì nei prossimi anni, ma spero che i talebani siano almeno abbastanza intelligenti da mediare con l'estero per aiutare se stessi e il proprio popolo.
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@Silverwillow Conosco bene la piramide dei bisogni di Maslow: era uno dei pilastri della formazione per chi, come me, era venditore, manager di rete e formatore di venditori. Il mio punto di vista è, però, differente dal tuo. Io penso che quando i bisogni primari vengono negati, il popolo insorga, perché non ha più niente da perdere se non la vita, che è destinata comunque ad andarsene per fame o malattia. Vero è che in tutte le rivolte, a partire dalla madre di tutte, la Rivoluzione Francese, a motivare e organizzare il popolo c'è la classe intermedia di chi riesce ancora a sopravvivere e dispone di un buon livello culturale, ma vede sfumare ogni giorno una parte cospicua dei propri privilegi: forse è questo che manca in Afghanistan, visto che tra il popolo affamato e la casta religiosa dominante non c'è una classe intermedia. Il popolo dovrebbe trovare in se stesso le motivazioni per ribellarsi e forse lo farà quando la situazione di fame e miseria avrà toccato il fondo.
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