Come muoversi in un presente statico

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Scriveva l’immensa Alda Merini:
“Devo liberarmi del tempo
e vivere il presente giacché non esiste altro tempo
che questo meraviglioso istante.”

Un’ottima maniera di affrontare la vita, ma che succede quando il presente, come quello che viviamo da un anno a questa parte, è fatto di chiusura, distanziamenti, limitazione degli spostamenti, contatti sociali vietato o ridotti all’osso, interazioni confinate nell’ambito virtuale?
Si rifletteva nei giorni scorsi a come questa situazione nuoccia alla creatività e alla voglia di fare: vedere sempre gli stessi luoghi, lo stesso numero limitato di persone, compiere le stesse azioni ogni giorno, la mancanza di incontri, scambi, novità, scoperte condiziona, riduce, quando non soffoca, la nascita di nuove idee, progetti, forse perfino i sogni.
Parlo della mia esperienza, al primo lockdown, un anno fa, mi sono ritrovata completamente persa, svuotata di voglie ed energie. Accumulavo spunti di cose da poter fare, pur chiusi in casa, link, consigli, metodi… e poi non ne praticavo nessuno. Non riuscivo nemmeno più a leggere, quanto a scrivere, poi, nemmeno a parlarne. Poi la “chiusura” si è allentata, c’è stata la pausa estiva, poi nuove chiusure, ma tutte meno strette, o forse il solo fatto di non essere più né impreviste né sconosciute le rendeva meno dure da vivere. Ho ricominciato a leggere, ne ho anzi approfittato per colmare lacune o rileggere libri letti troppo tempo fa; ho imparato a passeggiare con la mascherina, a evitare i luoghi affollati, ad approfittare dei piccoli momenti di gioia e di svago.
Eppure.
Abito in Francia e qui, ufficialmente, di lockdown puri e duri non ce sono più stati, da maggio dell’anno scorso, però musei, cinema e teatri sono chiusi da ottobre, come bar e ristoranti. Non si può uscire dai confini nazionali (né quelli dipartimentali per i dipartimenti in lockdown) e il coprifuoco ci chiude in casa dalle ore 18 alle 6 del mattino. Ah, no, adesso dalle 19, grazie all’incombere dell’ora legale.
Inutile dire che il morale ne risente. Vorrei tornare a viaggiare, vorrei poter rientrare in Italia dai miei genitori, che in questo ultimo anno sono invecchiati più che nei dieci precedenti e la cui vitalità si spegne un po’ ogni giorno; vorrei rivedere gli amici, tornare ad abbracciare, dare pacche, buffetti, baci sulle guance. Io che ho sempre detestato la mania francese di sbaciucchiarsi ogni volta che ci si incontra e ci si congeda, ora ne sento la nostalgia.
Il mio non vuole essere uno sfogo personale, la mia pagina di lamentazioni – sì, insomma, non solo – ma un invito a riunire esperienze, consigli, idee o anche richieste di consigli e aiuto su come conservare morale, gioia di vivere, voglia di fare, in questi tempi grigi e stagnanti. Come continuare a muoversi, in un tempo che sembra immobile.

So che ci sono persone che ne hanno approfittato per fermarsi a riflettere sulla propria vita e deciso di cambiarla per sentircisi meglio. Altri hanno approfittato dei tempi rallentati e delle pause forzate per riprendere e terminare progetti o sogni abbandonati.
Personalmente non ho fatto grandi cose, cerco di andare avanti con piccoli obiettivi, progetti, soddisfazioni, per non annullarmi in attesa di un dopo, di un ritorno alla normale, che non si sa quando sarà né quanto sarà normale (ammesso che davvero sia auspicabile un dopo che assomigli tale e quale al prima). Per non sprecare questo tempo, che per quanto stagnante, è sempre tempo nostro e nessuno ce lo restituirà, se lo lasciamo scorrere senza viverlo perché non ci piace.

Concludo con i modi in cui ho cercato, e cerco, di rendere proficuo questo periodo “strano”:
- Mettere qualche soldo da parte. Dato che non si può viaggiare, né andare al ristorante al cinema o qualsivoglia luogo di svago, almeno questa vita di clausura forzata servirà a qualcosa.
- Leggere, guardare film e serie tv.
- Giardinaggio, cucina, bricolage. Fare cose con le proprie mani dà sempre grandi soddisfazioni, soprattutto per chi ha sempre lavorato di più “con la testa”.
- Sforzarsi di uscire a prender l’aria anche quando non se ne ha voglia. Passeggiare, anche quando lo si può fare solo intorno a casa. Fare “turismo” nelle vicinanze di casa. Non rimpiazza l’avventura esotica, ma se ci si concentra bene resta sempre qualcosa da scoprire anche nei luoghi che si credeva conoscere a menadito.
E come forma mentis di fondo, sforzarsi di considerare il lato positivo delle cose perché, come diceva non so chi, ma ne lodo la sagace filosofia: “se vedi sempre il bicchiere mezzo vuoto, versalo in uno più piccolo e smetti di rompere i cog*****”

Spero di leggere i vostri metodi per mantenere il bicchiere mezzo pieno.

I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)

Re: Come muoversi in un presente statico

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Ciao @Bef ,
non c'è molto da aggiungere alle tue considerazioni che fotografano sia l'emergenza (che, a un anno di distanza dall'inizio, minaccia di durare ancora a lungo), che gli stati d'animo che essa genera in noi.
La cura che proponi mi pare l'unica possibile: aggiungerei di pensare, in positivo, alla fortuna che abbiamo avuto fino ad oggi a non prenderci il virus, o ad essere sopravvissuti, se l'abbiamo avuto, e di dedicare una parte degli stessi pensieri a chi si trova intubato e in "pronazione", e a chi non può approfittare dello stato delle cose per mettere da parte soldi, perché non ne ha, perché non ne ha mai avuti, o ne ha avuti e non ne ha più, e non può pagare l'affitto, le bollette, o mettere qualcosa nel piatto per sé e la famiglia. Sono situazioni sempre esistite e che attualmente dilagano e pensare positivo non dovrebbe escludere il prestarvi attenzione e, quando possibile, compiere azioni solidali.
Mario Izzi
2025 - Sopravvissuti
(in)giustizia & dintorni
Dea
[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]

Re: Come muoversi in un presente statico

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Per me è stato il contrario: il primo lockdown è stato super produttivo e creativo, ero piena di energie e di voglia di sfruttare al massimo una situazione nuova e inaspettata, non volevo rimanere passiva e ci sono riuscita. Questo lockdown è tutto il contrario, non riesco a fare niente, non ho voglia di fare niente. Leggere, leggo, ma scrivere sta diventando un problema.
È strano perché durante il primo lockdown ero in Italia, dove non vivo da anni, ma sono rimasta in ostaggio quasi sei mesi in una casa non mia, senza vestiti adatti alla stagione, in una parte di città che non conoscevo bene. Forse per questo è stato come essere in vacanza, una vacanza ben strana, ma pur sempre una situazione diversa dal solito.
Ora invece sono a casa mia, con tutto quello che mi serve e, vivendo in un'isola piccola, godo di libertà di movimento e passo il tempo che desidero nella natura e a passeggiare. Sono pseudo libera, ma non riesco più a concentrarmi per lavorare, non riesco nemmeno più a fare yoga che prima era una parte importante e stabile della mia giornata.
Sono insofferente e non so come scrollarmi di dosso questa sensazione. Vedevo il bicchiere mezzo pieno durante il primo lockdown, durante questo non so, per ora lo vedo mezzo vuoto.
Scusa, @Bef , non ho dati grandi imput :facepalm:
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Linda e la montagna di fuoco

Re: Come muoversi in un presente statico

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Ciao@Kikki, secondo una scuola di pensiero, che è anche la mia, chi vede il bicchiere mezzo pieno si contenta, mentre chi lo vede mezzo vuoto tende ad attivarsi per riempirlo. E' una visione buona come un'altra. L'importante è cercare di restare vivi e attivi. L'inerzia è madre di tutte le depressioni.
Mario Izzi
2025 - Sopravvissuti
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Re: Come muoversi in un presente statico

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È strano perché durante il primo lockdown ero in Italia, dove non vivo da anni, ma sono rimasta in ostaggio quasi sei mesi in una casa non mia, senza vestiti adatti alla stagione, in una parte di città che non conoscevo bene. Forse per questo è stato come essere in vacanza,
Credo che in realtà questo abbia aiutato: essere in un posto "nuovo", con cose e situazioni da scoprire stimola, spinge la curiosità, la voglia, il senso di novità, di scoperta, di creazione.
Infatti sono molto felice d'aver avuto l'occasione di cambiare appartamento tra primo e secondo confinamento: passare da un secondo piano con balconcino ingombro a un piano terra con giardino da inventare, spazio per l'amaca, per mangiare, leggere, giocare o pensare al sole è stato un toccasana, per il fisico e il morale.
La natura intorno è importante, ringrazio ogni giorno di abitare a due passi dal mare, dai colli, dai boschi, non so come farei in un appartamentino di una grigia periferia metropolitana; ma resta il fatto che il cambiamento è vita e questa monotonia di luoghi, azioni e interazioni è pesante da sopportare.
Ma ci riusciremo, eh?
Forza, @Kikki <3

@Cheguevara quello di pensare sempre "c'è chi sta peggio" è una filosofia che non mi ha mai convinto, anzi, essendo io quasi morbosamente empaticz, m'impedirebbe di vivere, dato che in ogni momento della storia umana e del mondo c'è stato, c'è e (probabilmente, purtroppo) sempre ci sarà qualcuno, anzi molti, che stanno peggio. Se passassi il tempo a pensare alle sfortune e ingiustizie della vita, in ogni momento, finirei con non fare più nulla e semplicemente deprimermi. Sia chiaro, sulla solidarietà non ci sono problemi, anzi, l'altro giorno ridevo della mia incapacità a diventare parsimoniosa, perché dopo aver ricevuto molto più rapidamente del previsto, il compenso per un incarico, ne ho speso la metà in collette, sottoscrizioni e elargizioni le più disparate, da associazioni per persone in situazione di handicap, a gatti randagi, ricerca scientifica e un paio di sconosciuti con gravi problemi finanziari. Paperone e il suo nichelino non mi hanno insegnato nulla, insomma :D
Ma, detto questo, non posso passare il tempo a dirmi "non lamentarti, c'è chi sta peggio" o mi annichilisco del tutto. Certo che sono felice di aver subito solo effetti leggeri del virus, di non avere subito perdite tra i miei cari... ma ho bisogno di trovare modi e ragioni di vivere appieno questo periodo, non solo dire "potrebbe andare peggio", o "passerà"; ho bisogno di renderlo proficuo e vissuto davvero, non ferma in attesa incrociando le dita perché non vada peggio.
Il concetto del "mezzo vuoto" è questo: non sopporto più la tendenza sempre più diffusa di passare il tempo a lamentarsi, additare gli altri o le situazioni, a urlare "era meglio prima", "noi eravamo meglio", "ai miei tempi" e tutto, il tralala. Ho bisogno di approfittare del bicchierino a disposizione, di fare il meglio che posso col poco che c'è. Il che non vuol dire non vedere i lati negativi, ma non soffermarsi solo su quelli, anzi cercare di migliorarli, o guardarli da una prospettiva in cui appaiano forse meno negativi.
Il segreto sta nella volontà di agire per quanto si riesce e non stare con le mani in mano.
@julia1983 sì, questo è abbastanza lapalissiano, il punto è come riuscirci in una situazione in cui molte attività sono prescritte, molte possibilità sospese, e l'attività si ritrova in gran parte circoscritta a un ambito virtuale.
Insomma, pure per una pigra, sedentaria, geek, a-socievole come me, questa assenza di interazione fisica con il mondo comincia a pesare assai. L'uomo è un animale gregario, esserlo solo virtualmente è un palliativo che non cura più di tanto. almeno per me, sono felice per chi lo vive meglio, sia chiaro :)

Grazie a tutti dei proficui scambi :hug:
I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)

Re: Come muoversi in un presente statico

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Bef ha scritto: sì, questo è abbastanza lapalissiano, il punto è come riuscirci in una situazione in cui molte attività sono prescritte, molte possibilità sospese, e l'attività si ritrova in gran parte circoscritta a un ambito virtuale.
Sì ho scoperto l'acqua calda lo so, però ci tenevo a dire che anche se non si può fare quasi niente perché è sospeso e ci si riduce spesso al virtuale penso che non abusando troppo dell'online si possa comunque tirarne fuori qualcosa di buono.
Leggere, scrivere e giocare (per chi è nerd come me) aiuta anche la socializzazione per quanto sia limitata a uno schermo.
E poi rimane sempre farsi una passeggiata nelle zone limitrofe alla propria abitazione magari ascoltando un po' di musica che ti dia la voglia di andare avanti.
:)

Re: Come muoversi in un presente statico

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Oso intervenire anch'io. 😶
Dico che oso perché sono un privilegiato, nel senso che sia nel primo lockdown, sia ora, continuo a lavorare e a girare per tutta Italia, quindi potete tranquillamente insultarmi mentre leggete e mandarmi accidenti per il fatto che oso scrivere un commento qua. 😡🔫
Detto ciò, io più che la difficoltà della chiusura ho vissuto la difficoltà di mancanza di rapporti con gli amici o di potermi svagare liberamente fuori orario di lavoro (e soprattutto il fatto che sia più difficile incontrare ragazze da invitare fuori, quest'ultima mi pare una mancanza importante 🥴 ).
Nel primo lockdown, mi sono adagiato sul fatto che lavoravo e ritengo di aver perso tempo, cioè fuori dal lavoro non ho fatto veramente un tubo. 😖
In questa seconda chiusura, per evitare di ripetere la perdita di tempo della prima, ho attivato questa "strategia" che mi ha permesso di rendere più fruttuose le giornate e di raggiungere anche alcuni risultati importanti (ho finito il libro che stavo scrivendo 🥳🥳🥳 e ho letto un sacco di libri 🤓 alcuni talmente in fondo alla mia libreria di libri da leggere che quando li ho presi in mano mi hanno guardato male e mi han detto: "Ah ma quindi ci hai comprato anche per leggerci, non solo per riempire la libreria e far credere che leggi un sacco di roba!" 🤨🤨 ).
La strategia è stata questa. Ogni sera, prima di andare a letto, mi siedo alla scrivania, prendo un block notes che uso apposta per questo, e segno cosa farò il giorno dopo, ora per ora, anche le cose più sceme. Esempio: ora X mi alzo e faccio colazione, 15 minuti dopo rifaccio il letto e uso il bagno, mezz'ora dopo l'ora X in cui mi sono svegliato leggo il libro y per tot tempo, poi scrivo per tot tempo, alle ore Z mi guardo una puntata dei simpson, eccetera eccetera. 🤯🤯🤯
Si ok, è una cosa da pazzo, ma:
punto 1- non ho mai osato dire che sono normale 👻
punto 2- Seguire scrupolosamente l'orario che mi sono dato (senza perdermi in cose che appaiono durante la giornata come urgenti e, invece, ripensandoci le potevo tranquillamente fare poi 😕 ) permette di dare molti frutti durante la giornata. 🍍
punto 3- Creare uno schema di quel che si deve fare permette anche una sorta di "abbattimento" dell'apatia. Se devo fare x e y perché così dice lo schema, non c'è più spazio per il "ne ho voglia/non ne ho voglia". 👽

GRANDE NEMICO DI QUESTA STRATEGIA: I VIDEO SU INSTAGRAM! Non so voi, ma se mentre sto facendo una cosa programmata mi metto un attimo a guardare instagram, e per sbaglio vedo un video scemo di gattini o di Aldo Giovanni e Giacomo, mazza, vi assicuro che scorrerò instagram per decine di minuti prima di accorgermi che sono stato risucchiato dal mio cellulare in una ricerca spasmodica!

🐋💨
Sono un creatore di mondi fantasy più bravo di Tolkien, almeno finché non suona la sveglia

Re: Come muoversi in un presente statico

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Qualsiasi ricetta va bene, purché funzioni. Bisogna sempre fare i conti con se stessi: gregari sono tanti animali, per esempio il lupo e il suo discendente cane, che seguono l'istinto naturale e possono essere condizionati solo dall'ambiente esterno. Se le condizioni dell'ambiente sono favorevoli si riproducono di più, se sfavorevoli di meno o, addirittura, si estinguono. Gli umani sono diversi, stanno insieme per utilità e più sono avverse le condizioni ambientali, più si riproducono. E, nell'intimo, siamo tutti, chi più, chi meno, opportunisti, egoisti, egocentrici. E' per questo motivo che ogni società organizzata, a partire dalla tribù, ha bisogno di darsi delle leggi: altrimenti, homo homini lupus. Sarò un filosofo da strapazzo, ma è quello che la vita mi ha insegnato. Certo, i rapporti con i miei simili sono importanti, lo sono sempre stati, specialmente nei cinquant'anni di lavoro ormai alle spalle, ma ridurli al minimo indispensabile causa Covid non mi deprime, semmai mi stimola.
Mario Izzi
2025 - Sopravvissuti
(in)giustizia & dintorni
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Re: Come muoversi in un presente statico

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Io credo che le emozioni, soprattutto quelle altrui, non vadano sindacate. Il massimo che possiamo fare è cercare di comprenderle e, se ci riusciamo, aiutare chi le prova a ridimensionarle.
La scorsa primavera/estate ho guardato cento film, letto mille libri, sistemato casa. Mi sono tenuta in contatto con amici e parenti, ho festeggiato compleanni in videoconferenza, spedito regali. Ho fatto la mia piccola parte di volontariato.
Oggi devo ammettere che, dopo un anno di incertezza, comincio a accusare il colpo. Sono stanca e (complice qualche problema extra-covid) un po' demoralizzata. Sono stanca dei funerali, di scoprire ogni giorno che un amico ha perso il lavoro, sono stanca di aver paura ogni volta che starnutisco (potrei aver contagiato qualcuno?).
Cerco di non lamentarmi, è ovvio che potrebbe andare peggio.
Però mi spaventano, più del coronavirus, la rabbia e l'irrazionalità che mi vedo crescere intorno.

Non riesco più a leggere (scrivere neanche parlarne, ma probabilmente questo non è un problema), mi irritano i film (e a tratti anche i giochi).

Per fortuna ho molto da lavorare. Mi drogo di lavoro e poi mi consumo le articolazioni correndo.
Spero che il piano vaccinale proceda in fretta.
Qui ci dedichiamo alla ricerca della verità, non dei fatti. Se vi interessano i fatti, il dipartimento di storia è al terzo piano.
(semicit.)

Re: Come muoversi in un presente statico

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mercy ha scritto: Io credo che le emozioni, soprattutto quelle altrui, non vadano sindacate. Il massimo che possiamo fare è cercare di comprenderle e, se ci riusciamo, aiutare chi le prova a ridimensionarle.
Sono d'accordo con te, anche perché spesso sai benissimo cosa potresti fare per smuoverti un po', ma non lo fai. Ognuno si sente come si sente, c'è poco da fare, si può ascoltare, comprendere non è da tanti. Tante volte il sentire altrui ci è troppo estraneo, opposto al nostro modo di sentire e di vivere per riuscire a provare empatia con la situazione che sta vivendo l'altra persona. Ascoltare fa sempre bene :)
mercy ha scritto:Non riesco più a leggere (scrivere neanche parlarne
Con la lettura non ho problemi, anzi, direi proprio che è la mia fuga preferita da tutto, però sulla scrittura sto provando anche io molte difficoltà, così negli ultimi tempi sto provando la digitazione vocale. Strana cosa, ti senti scema del tutto e capisci poco di quello che fai, però sono dell'opinione che cambiare certi dettagli quando le cose non funzionano bene sia la mossa giusta. Sono partita da questo, vediamo che altro trovo.
Bef ha scritto: che il cambiamento è vita e questa monotonia di luoghi, azioni e interazioni è pesante da sopportare.
proprio così :) Infatti, credo che si debba partire dalla quottidianità, operando lì piccoli cambiamenti che ti risvegliano la testa. La routine uccide, ti appiattisce il cervello, non c'è niente da fare, almeno per me funziona così.
Certo che ce la faremo, @Bef (y)
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Re: Come muoversi in un presente statico

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Emozioni. Negative o positive che siano, ognuno ne ha. Esempio: arriva la nave di una onlus carica di profughi. C'è chi si commuove (emozione positiva) alla vista di gente emaciata, infreddolita, affamata, piena di cicatrici, non sempre visibili, che denunciano i maltrattamenti subìti nel corpo e nell'anima, chi si commuove, dicevo, e, potendo, si precipita ad aiutare ed assistere. E c'è chi si incazza (emozione negativa) perché qui ormai non riusciamo ad andare avanti neanche noi, figurarsi se possiamo accogliere gente disperata, che ha bisogno di tutto, e approva incondizionatamente il fatto che sovvenzioniamo la Libia con soldi, navi, armamenti, perché trattenga più gente possibile nei suoi lager di tristissima fama.
Altro esempio: la routine vissuta negativamente da @Kikki, per altri, come @Enrico e me, rappresenta un'ancora di salvezza. Certo, tutte le emozioni, positive o negative che siano, vanno rispettate, perché vanno rispettati gli individui che le provano, come pure encomiabili sono coloro che offrono supporto psicologico a chi cade preda del male oscuro.
L'importante è resistere e, se possibile, partecipare.
Mario Izzi
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Re: Come muoversi in un presente statico

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Io credo che le emozioni, soprattutto quelle altrui, non vadano sindacate.
Sono assolutamente d'accordo e spero che nulla nei miei interventi facesse pensare che ritengo le mie emozioni o sensazioni migliori o più importanti di quelle degli altri. Il mio post iniziale era proprio un invito a chiacchierare, raccontare, confrontare il proprio vissuto del momento attuale e in che modo lo gestiamo; o proviamo a farlo. Non per fare scale di valori o pretendere di imporre il proprio modello agli altri, ma proprio per il piacere dello scambio e del confronto tra individui e "sentire" diversi.
Anche la boutade sul bicchiere mezzo pieno è soprattutto un'esortazione a me stessa, che non sono di natura propriamente ottimista e ho una spiccata tendenza a "smontarmi" moralmente e immalinconirmi.
Chiudo con una postilla: ho letto, e sentito tanti in questi mesi rispondere con sufficienza "stavano peggio quelli di 14-18" a chi solleva la situazione abbastanza desolante dei ragazzi in questo momento storico. Ecco, sminuire i problemi che pesano sugli altri perché non ci sembrano abbastanza gravi, o perché potrebbero essere più gravi, è un modo di fare che trovo sbagliato. Ognuno sente e soffre a modo proprio le situazioni che lo toccano, sminuire quelle situazioni dicendo "non è poi così grave, guarda chi sta peggio e non fare la vittima" credo che non aiuti, anzi, forse contribuisce a fare sentire la persona ancora peggio. Ascoltare ed essere ascoltati è sempre una buona cosa, secondo me. Una delle basi dei rapporti umani.
(Naturalmente la postilla non si riferisce a nessuno, è una riflessione generale, a partire da "le emozioni non vano sindacate")
I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)

Re: Come muoversi in un presente statico

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@Bef, tranquilla, nulla nei tuoi interventi lasciava intendere che consideri poco importanti le emozioni altrui.
E anzi ti ringrazio per questa discussione (e ringrazio tutti quelli che sono intervenuti). è un angolo utile, anche solo potersi sfogare un po' è un sollievo. :text-thankyouyellow:
Mi riferivo, genericamente, al luogo comune secondo cui la tristezza si debba combattere "tirandosi su" o pensando a chi sta peggio.
Il mio bicchiere in questo momento è mezzo vuoto, ma sono sicura, anzi sicurissima, che ce la faremo.

Aggiungo anch'io una postilla che non si riferisce a nessuno dei presenti, ma fa un po' di off-topic sul commento di @cheguevara. Se ritengo le emozioni non sindacabili, ritengo invece che queste non debbano essere usate per giustificare qualsivoglia comportamento violento o, peggio, criminale. Venire a patti con le proprie emozioni e imparare a non farsene travolgere, fregandosene delle conseguenze (soprattutto se questo danneggia gli altri) è quello che distingue gli adulti dai bambini piccoli. Sentirsi minacciati dai profughi, insomma, è legittimo (anche se per me difficile da comprendere), picchiarli o augurare loro di annegare proprio no.
Qui ci dedichiamo alla ricerca della verità, non dei fatti. Se vi interessano i fatti, il dipartimento di storia è al terzo piano.
(semicit.)

Re: Come muoversi in un presente statico

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Bella questa discussione!
Mi pare che una tendenza generale sia stata che alcuni sono stati attivi nel primo lockdown per poi demoralizzarsi nel secondo periodo e altri nvece hanno fatto il contrario. Io faccio parte della seconda categoria. Primo lockdown: presa alla sprovvista ho passato gran parte del tempo ad aggiustare la mia vita tra quattro mura (appartengo alla categoria sfortunata che non ha non solo guardini o terrazzi ma neanche un balcone e deve dividere uno spazio ristretto con una famiglia numerosa ) e a contemplare il mondo trasfigurato nelle poche occasioni di uscita. Con l'esperienza del primo periodo ho affrontato il secondo con più slancio, anche perché ho vissuto l'esperienza della quarantena da covid (un mese a casa senza mai uscire nemmeno per buttare la spazzatura, quello sì che lo vissuto male!). Adesso va meglio, ho ripreso a leggere e a scribacchiare e a fare altre cose che mi piacciono. Ogni tanto avverto il peso della situazione, alcuni attimi in cui sento letteralmente un macigno sul petto al pensiero di quanto ci vorrà perché tutto finisca, ma poi ormai ho una mia routine. Il lavoro mi aiuta (insegno alle superiori e adesso sono in dad ma vado lo stesso a scuola e mi collego da lì perché alzarmi presto, prepararmi e uscire mi dà un senso alla giornata, se resto a casa, ormai lo so, rimango in pigiama dalla vita in giù e mi lascio andare piano alla sciatteria).

Re: Come muoversi in un presente statico

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E come forma mentis di fondo, sforzarsi di considerare il lato positivo delle cose perché, come diceva non so chi, ma ne lodo la sagace filosofia: “se vedi sempre il bicchiere mezzo vuoto, versalo in uno più piccolo e smetti di rompere i cog*****”

Spero di leggere i vostri metodi per mantenere il bicchiere mezzo pieno.
Devo dire che a me non è cambiato moltissimo a causa del lock down. Ho sempre vissuto in un luogo abbastanza defilato, per scelta. Il mio lavoro si svolgeva già in massima parte da casa, l'unica variazione sono stati i corsi, che ora tengo on-line (e la cosa non mi dispiace affatto, perché così non devo perdere ore di lavoro per spostarmi e raggiungere le varie sedi in cui li tengo solitamente in presenza) e le presentazioni, ora sul web. Questa seconda cosa è quella realmente più deprimente e limitante: non permette di avere un contatto diretto con il pubblico, guardarlo negli occhi quando si presenta un libro, ascoltare le domande e rispondere in maniera diretta, personalizzare le copie, stingere le mani, ricevere critiche e complimenti. E in ultimo, cosa comunque non di poco conto, non consente di capire il reale andamento delle vendite, non essendoci copie fisiche a disposizione da promuovere.
La stessa cosa dicasi per le fiere, con tutto ciò che questo comporta a livello di relazioni dirette con colleghi e editori, opportunità di creare nuove possibilità pofessionali, eccetera.
Il mio bicchiere, però, è mezzo pieno; perché proposte editoriali ne ho ricevute comunque, la mia mente non si è fermata e sta ugualmente trovando fonti di ispirazione e strategie di promozione. Insieme alla persona che mi sopporta ogni giorno :D , inoltre, abbiamo colto l'occasione per fare più cose insieme, trovato il tempo di sperimentare ricette più salutari, gestire l'orto e la tribù dei quattrozampe in maniera più costante.
Mi manca la "normalità"? Certamente, ma non butterei via tutto di questa esperienza di "clausura" e se potessi continuerei a integrare alcune cose di questo periodo anche in futuro (come la formazione a distanza per me, lo smartworking della persona su citata, la facilità di incontrarsi con i colleghi in videoconferenza senza spostarsi e cose simili).
Non è un bel momento per tanti, penso a chi ha avuto perdite in famiglia, a chi sta andando economicamente in perdita con la propria attività o la sta addirittura chiudendo, a chi sta riscontrando problemi nel seguire delle cure specialistiche (cosa vissuta anche in famiglia), ai danni che in alcuni casi sta producendo la convivenza forzata. Ma nel mio modo di vedere le cose, in ogni esperienza, anche pessima, c'è sempre un briciolo di positività e del buono da conservare o da cui apprendere.
Per cui, se pure il bicchiere non fosse mezzo pieno ma a riempirsi dovesse essere solo il fondo, cerchiamo di trattenere almeno quel poco dopo esserci scrollati di dosso il peggio.
Questo è il mio metodo, magari per me è efficace e per qualcun altro non è detto che lo sia, ma al momento sopravvivo così. Non so se può essere un punto di vista utile. :)

Re: Come muoversi in un presente statico

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Vorrei dire anche io qualcosa. Qualcosa.
Pandemie e pesti nere hanno sempre invaso il mondo, sono durate anni, hanno causato milioni di morti, ma il mondo non si è mai fermato. Le quarantene un tempo duravano quaranta giorni davvero, in totale isolamento, e si vedeva chi aveva problemi da dover essere curato e chi invece non ne aveva. Oggi si riduce tutto, anche la quarantena.
Come l’ho vissuta e la vivo io? Male, ma non per me: l’isolamento non è mai stato una novità per me. Mi dispiace per i miei parenti e per le persone che non conoscono l’isolamento. Mio fratello vive e lavora in Germania, l’anno scorso non è potuto venire con la sua famiglia e penso nemmeno quest’anno. Forse l’anno prossimo, chissà, dopo la quindicesima o diciottesima ondata e ulteriori cambi di colore alle zone interdette. Dovrebbero mettere l’arcobaleno.
Ma non voglio scherzare, non più di tanto; chi mi conosce dal WD sa che il mio umorismo rasenta il grottesco. Più che altro è amarezza.
Io posso resistere in isolamento dai miei simili altri no e mi dispiace se soffrono per questo: la verità è che non m’importa nulla di socializzare, girovagare, fare scampagnate, feste, drink, spritz e quant’altro.
In molti racconti ho descritto bambini assurdi e solitari che guardavano il mondo con altri sogni, altri Dei. Quel bambino di massima ero io. E da grande non sono cambiato. Il non aver mai avuto bisogno dell’assoluto e impellente contatto con i miei simili mi ha aiutato talvolta nel passato e anche nel mio lavoro, in situazioni che ora non sto a descrivere, ma vi assicuro che c’era in ballo la Vita e la Morte. La Morte guarda diversamente chi non ama, chi non ha paura di lasciare il mondo; gli permette di vivere ancora ma vi assicuro che è una punizione quando ti fa morire chi ti sta attorno: affetti, cari, amici.
Ma questo è qualcosa di tutto e solo mio. Ripeto: non m’importa dell’isolamento per me, che poi io vivo all’aperto: passo intere giornate in campagna, i lavori della vigna, potatura alberi e siepi e sono solo in un mare di erba e di pietra sotto il cielo e quando sono a casa esco e davanti ho il mare, lungo il quale faccio lunghe camminate e se anche sto a casa ho un terreno di duemila metri davanti pieno di erbe e piante ed esco sempre quando voglio.
Possono dirmi di non uscire dai miei confini: non esco mai, non ho dove andare e non voglio andare da nessuna parte. Non voglio vedere nessuno, ma non da adesso: da sempre. Non ho mai avuto felicità o soddisfazioni dal contatto con i miei simili. Non è una cosa bella da dire ma per me è stato così. Non posso farci niente. Mi sarebbe piaciuto anche vivere.
Mi possono togliere la luce, mi arrangio. Mi tolgono l’acqua, mi arrangio.
Mi riscaldo con la legna del camino, ho il pozzo, cucino in un forno di pietra, riesco a coltivare, conosco altri che vivono così da sempre e stanno bene. Ho una stanza piena di libri fino al soffitto: bastano per più di una vita. Se devo scrivere e non ho computer posso scrivere a mano, l’ho sempre fatto e per me non è una tragedia. Scrivere per cosa poi? C’è qualcuno che ama leggere, specie in un paese come l’Italia, che una volta era la patria di Dante e ora, degli illustri studiosi pubblicano la sua Commedia epurata di parti che possono essere “offensive” per certe categorie di persone di altri stati? Vale la pena scrivere per gente che osanna l’insegnamento a distanza come massima conquista da proseguire anche “dopo”, fingendo di non vedere le facce di quei bambini pallidi in un video, con alle spalle il letto disfatto della loro cameretta? Ha un senso tutto questo? E non mi si dica la pandemia. L’Europa ha avuto la peste bubbonica, il colera, il tifo, la lebbra, il vaiolo, la spagnola, l’asiatica.
Ricordo negli anni Settanta il colera che colpì la Campania. Non se ne fece un dramma nonostante le vittime, gli isolamenti e le vaccinazioni circoscritte alle zone di contagio. I telegiornali e i giornali ne parlavano certo, e poi passavano ad altre notizie, eppure si aveva più senso della teatralità allora. Cosa è successo oggi? Ci sono molte spiegazioni e non tutte soggettive per chi conosce bene la storia, non quella patinata ma quella vera e i suoi antefatti, tendenti da secoli allo sviluppo odierno.
In definitiva mi dispiace tanto per tutto quello che sta succedendo, per tutta quella povera gente che sta subendone le conseguenze di morte, di salute e di lavoro. Mi dispiace e provo dolore sincero.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: Come muoversi in un presente statico

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Ciao @Alberto Tosciri, ciao @dyskolos, credo che, pur partendo da presupposti diversi per tipo di vita vissuta ed età, potremmo creare il club dei misantropi. Nel senso che in noi non c'è la brama di contatti ad ogni costo con i nostri simili, contatti fisici, intendo, al di là di quelli normalmente indispensabili: la famiglia, il vicino che incontri quando porti fuori il cane, la cassiera del supermercato (anche se io preferisco pagare alla cassa automatica).
A noi, e anche ad altri come noi che presumo parti di un'esigua minoranza, la segregazione da Covid ci fa un baffo (per non dire la volgarissima parola che mi è realmente venuta in mente). Io poi, come Alberto, potrei fare a meno perfino di corrente elettrica e gas, perché riesco a industriarmi in tanti modi. Anche a me basta la natura e l'orto, ma mi manca il mare, dove sono cresciuto e vissuto per gran parte della mia vita, in posti diversi perché è stata una vita da zingaro: Formia, Gaeta, Napoli, Vieste, Giulianova, San Benedetto del Tronto e la parte Nord della Sardegna, dove ho lavorato per un anno tra Alghero, Sassari, Castelsardo, La Maddalena. Nessuno dei miei è stato, fino ad oggi, toccato dal virus, e in questo mi reputo fortunato, ma capisco chi, pur non avendo subito lutti o danni diretti, non ce la fa a sopportare le regole del lock-down, perché gli manca il bar, il ristorante, lo shopping e, soprattutto, il contatto fisico con la gente. E poi i bambini, che con le scuole e gli asili chiusi sono costretti in casa, in spazi ristretti, a giocare da soli magari rincretinendosi davanti alla tv o alle playstation. E' per tutti gli altri che sono addolorato: io sto bene anche così.
Ultima modifica di Cheguevara il sab mar 27, 2021 1:21 pm, modificato 1 volta in totale.
Mario Izzi
2025 - Sopravvissuti
(in)giustizia & dintorni
Dea
[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]

Re: Come muoversi in un presente statico

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Cheguevara ha scritto: sab mar 27, 2021 12:31 pm Dopo il messaggio di Alberto e prima del mio ce n'era uno di Dyskolos, che ora è sparito. Misteri della piattaforma.
L'ho cancellato io. Mi era sembrato troppo tragico, e in questo periodo non aiuta. Sono d'accordo con te e con @Alberto Tosciri! Una cosa che è cambiata tra il prima e il dopo è il numero di commenti che scrivo e poi cancello. Negli ultimi giorni mi succede anche su FB: forse sto impazzendo :asd:

Per me non è cambiato niente. Quello che faccio ora lo facevo anche prima del primo confinamento. Anzi, per me non c'è neppure distinzione tra il primo e il secondo. Nella "pausa estiva" sono uscito di casa solo tre volte e non ho visto spiagge se non a distanza :)

A me non è diminuita la creatività. Certo, non riesco più a leggere e a scrivere, e questo mi pesa, però ascolto molta più musica e poi ci sono molte cose da studiare e approfondire. Inoltre mi sono gettato a capofitto sulla questione del ponte sullo Stretto di Messina. Ci tengo a precisare che l'unico stretto del mondo che scrivo con la maiuscola ("Stretto") è quello di Messina :)
Ne parlano sempre più spesso in televisione, ma più ne parlano più mi convinco di avere ragione: rimango "nettissimamente contrarissimo" al ponte. Mi dispiace notare che in questi dibattiti non ci sono quasi mai Siciliani e Calabresi. Li hanno dimenticati? A un noto ministro, quando venne a Caltanissetta, chiesero: "Ministro, come si chiamano gli abitanti di Caltanissetta?" e lui rispose sicuro: "Caltanissettesi!" :asd: . No, per dire! Queste cose mi aumentano l'ingegno creativo.

Mi dispiace tantissimo e sinceramente per quelli che hanno sofferto. Anche nella mia famiglia il Covid-19 ha colpito con forza.
Il Sommo Misantropo

Re: Come muoversi in un presente statico

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Io non so se, in quanto eterna pessimista, posso produrre un contributo positivo (per me il periodo che stiamo attraversando è solo una voragine in una strada già dissestata). Ma siccome "l'ottimista inventa l'aereo e il pessimista il paracadute", mi sto ingegnando nel ritagliarmi un angolino in una vita che non ho chiesto, un po' come le felci che si sono ritagliate il loro posticino all'ombra dopo l'avvento delle "piante superiori". D'altronde questo periodo a quanto ho capito andrà avanti un bel po', con annessa paura per me e i miei cari (specie per mio padre, cardiopatico), le morti, la perdita del lavoro da parte di molti, la crisi economica e sanitaria...

Nel mio caso il tutto è coinciso con la disoccupazione e un calo d'umore bello tosto. Da un lato sono contenta di potermi riposare dopo anni di un lavoro che mi stava esaurendo, dall'altro dovrò rimettermi in gioco e ricominciare tutto da capo... Tra l'altro mi sento le pile scariche, non ho voglia di fare niente, neanche cose che prima mi stimolavano. In fondo alla mia via inizia un bel parco naturale, ma non ho nemmeno lo sbatti di mettermi le scarpe e fare 50 metri. Non mi piace incontrare persone, sentire gli sguardi su di me perché cammino da sola, pensare agli spacciatori che frequentano le zone del parco vicino a casa mia oppure a potenziali assalitori nascosti fra gli alberi... Per questo ho sempre con me lo spray al peperoncino e un piccolo allarme portatile che se attivato fa un casino allucinante, ma capirai che goduria uscire con tutte 'ste paranoie... :facepalm: Però mi sono imposta di farlo, uno di questi giorni: non posso mica lasciarmi sfuggire le prime fioriture!
Ho ricominciato da poco a leggere. Prima quasi mi forzavo e mi veniva la nausea; adesso ordino in biblioteca (che grazie al cielo è aperta) solo quel poco che mi attira. Scrivo nell'ambito di qualche lavoretto e poi esaurisco le energie mentali, quindi ho salutato le mie storielle in attesa di tempi migliori. Con gli amici ci si sente in videochiamata; come molti di voi la solitudine non mi pesa, ma ovviamente preferirei vederli dal vivo. Se ho bisogno di anestetizzare il cervello mi faccio una scorpacciata di video demenziali, oppure a tema gattini o con persone che esplorano case abbandonate. Anche per me la musica è una salvezza in questo periodo. Infine passo svariate ore a letto nel mio bozzolo di coperte, anche se mi sento un po' in colpa per i miei amici che lavorano al "secondo fronte" dopo l'ospedale: il supermercato.
Ah, e poi i dolci! Quanti ne sto mangiando! Però in compenso riesco a fare dei pasti decenti, rispetto a quando lavoravo tutto il giorno.
Spero di leggere i vostri metodi per mantenere il bicchiere mezzo pieno.
Insomma, io nel bicchiere mezzo pieno/vuoto mi ci sono persa, ma l'importante è che per ora sto a galla. Magari un giorno riuscirò pure ad arrampicarmi.
Conosco invece persone per cui questo periodo ha rappresentato un giro di boa, uno stop che ha imposto una riflessione su come stavano spendendo la propria vita (quasi sempre nel superlavoro o comunque lontani dalle loro vere aspirazioni).

Quindi, riassumendo:
- riflettere sulla propria vita (ma non troppo, se no è peggio...);
- non obbligarsi a fare le cose come prima;
- non vergognarsi se si passa più tempo a letto o sul divano;
- concedersi qualche sfizio in più;
- la musica.
There's no dark side of the moon, really: matter of facts it's all dark...
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Le Fronde del Salice https://www.thegenesispublishing.com/le ... del-salice

Re: Come muoversi in un presente statico

24
@Antares sai come si dice « un pessimista è un ottimista ben informato » ;)
Io ho sempre detto che il mio pessimismo è uno strumento per tirare avanti: preferisco aspettarmi il peggio ed essere sorpresa positivamente che prevedere rose e fiori e cadere su un banco di spine.
D’altra parte cerco anche di non rimuginare troppo in anticipo su eventuali mali futuri, avrò già abbastanza tempo per soffrirne quando saranno, inutile che mi rosa il fegato anche prima. (Naturalmente tutto ciò in teoria, in pratica vivo in ansia perenne :facepalm: )
Sulla solitudine, non crea problemi nemmeno a me, ho la fortuna di vivere con un compagno e due figli che amo e con cui mi sento bene, e negli ultimi anni non avevamo una vita sociale frenetica, anzi. Però mi mancano i musei, i viaggi, le mostre, le settimane medievali, i cinema, gli spettacoli, i ristoranti. Non vedo i miei genitori e gli amici più cari dal Natale del 2019, non ceno con amici da quest’estate... tutto questo pesa.
Ma i miei genitori hanno appena ricevuto la seconda dose di vaccino, quando potrò rivederli, almeno potrò toccarli e baciarli, cerco di consolarmi così. E con la scorpacciata di mostre e spettacoli che farò, quando si potrà.
Intanto leggo, cucino e costruisci il giardino :)

(E in bocca al lupo per il lavoro, @Antares :handgestures-fingerscrossed:)
I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)

Re: Come muoversi in un presente statico

25
preferisco aspettarmi il peggio ed essere sorpresa positivamente che prevedere rose e fiori e cadere su un banco di spine. ha scritto:
È il mio stesso ragionamento! :D "You're really on your knees when you're standing tall" cantavano i Bon Jovi, ma invidio comunque gli ottimisti resilienti che ragionano nel modo opposto. Però che ci vuoi fa', ognuno è fatto a suo modo. :rolleyes:
Bef ha scritto: mar mar 30, 2021 7:45 pmNon vedo i miei genitori e gli amici più cari dal Natale del 2019
Ecco, così è brutto; io in questo io sono stata più fortunata.
Bef ha scritto: mar mar 30, 2021 7:45 pm(E in bocca al lupo per il lavoro, @Antares :handgestures-fingerscrossed:)
Grazie mille <3 e un abbraccio generale a tutti!
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