“Devo liberarmi del tempo
e vivere il presente giacché non esiste altro tempo
che questo meraviglioso istante.”
Un’ottima maniera di affrontare la vita, ma che succede quando il presente, come quello che viviamo da un anno a questa parte, è fatto di chiusura, distanziamenti, limitazione degli spostamenti, contatti sociali vietato o ridotti all’osso, interazioni confinate nell’ambito virtuale?
Si rifletteva nei giorni scorsi a come questa situazione nuoccia alla creatività e alla voglia di fare: vedere sempre gli stessi luoghi, lo stesso numero limitato di persone, compiere le stesse azioni ogni giorno, la mancanza di incontri, scambi, novità, scoperte condiziona, riduce, quando non soffoca, la nascita di nuove idee, progetti, forse perfino i sogni.
Parlo della mia esperienza, al primo lockdown, un anno fa, mi sono ritrovata completamente persa, svuotata di voglie ed energie. Accumulavo spunti di cose da poter fare, pur chiusi in casa, link, consigli, metodi… e poi non ne praticavo nessuno. Non riuscivo nemmeno più a leggere, quanto a scrivere, poi, nemmeno a parlarne. Poi la “chiusura” si è allentata, c’è stata la pausa estiva, poi nuove chiusure, ma tutte meno strette, o forse il solo fatto di non essere più né impreviste né sconosciute le rendeva meno dure da vivere. Ho ricominciato a leggere, ne ho anzi approfittato per colmare lacune o rileggere libri letti troppo tempo fa; ho imparato a passeggiare con la mascherina, a evitare i luoghi affollati, ad approfittare dei piccoli momenti di gioia e di svago.
Eppure.
Abito in Francia e qui, ufficialmente, di lockdown puri e duri non ce sono più stati, da maggio dell’anno scorso, però musei, cinema e teatri sono chiusi da ottobre, come bar e ristoranti. Non si può uscire dai confini nazionali (né quelli dipartimentali per i dipartimenti in lockdown) e il coprifuoco ci chiude in casa dalle ore 18 alle 6 del mattino. Ah, no, adesso dalle 19, grazie all’incombere dell’ora legale.
Inutile dire che il morale ne risente. Vorrei tornare a viaggiare, vorrei poter rientrare in Italia dai miei genitori, che in questo ultimo anno sono invecchiati più che nei dieci precedenti e la cui vitalità si spegne un po’ ogni giorno; vorrei rivedere gli amici, tornare ad abbracciare, dare pacche, buffetti, baci sulle guance. Io che ho sempre detestato la mania francese di sbaciucchiarsi ogni volta che ci si incontra e ci si congeda, ora ne sento la nostalgia.
Il mio non vuole essere uno sfogo personale, la mia pagina di lamentazioni – sì, insomma, non solo – ma un invito a riunire esperienze, consigli, idee o anche richieste di consigli e aiuto su come conservare morale, gioia di vivere, voglia di fare, in questi tempi grigi e stagnanti. Come continuare a muoversi, in un tempo che sembra immobile.
So che ci sono persone che ne hanno approfittato per fermarsi a riflettere sulla propria vita e deciso di cambiarla per sentircisi meglio. Altri hanno approfittato dei tempi rallentati e delle pause forzate per riprendere e terminare progetti o sogni abbandonati.
Personalmente non ho fatto grandi cose, cerco di andare avanti con piccoli obiettivi, progetti, soddisfazioni, per non annullarmi in attesa di un dopo, di un ritorno alla normale, che non si sa quando sarà né quanto sarà normale (ammesso che davvero sia auspicabile un dopo che assomigli tale e quale al prima). Per non sprecare questo tempo, che per quanto stagnante, è sempre tempo nostro e nessuno ce lo restituirà, se lo lasciamo scorrere senza viverlo perché non ci piace.
Concludo con i modi in cui ho cercato, e cerco, di rendere proficuo questo periodo “strano”:
- Mettere qualche soldo da parte. Dato che non si può viaggiare, né andare al ristorante al cinema o qualsivoglia luogo di svago, almeno questa vita di clausura forzata servirà a qualcosa.
- Leggere, guardare film e serie tv.
- Giardinaggio, cucina, bricolage. Fare cose con le proprie mani dà sempre grandi soddisfazioni, soprattutto per chi ha sempre lavorato di più “con la testa”.
- Sforzarsi di uscire a prender l’aria anche quando non se ne ha voglia. Passeggiare, anche quando lo si può fare solo intorno a casa. Fare “turismo” nelle vicinanze di casa. Non rimpiazza l’avventura esotica, ma se ci si concentra bene resta sempre qualcosa da scoprire anche nei luoghi che si credeva conoscere a menadito.
E come forma mentis di fondo, sforzarsi di considerare il lato positivo delle cose perché, come diceva non so chi, ma ne lodo la sagace filosofia: “se vedi sempre il bicchiere mezzo vuoto, versalo in uno più piccolo e smetti di rompere i cog*****”
Spero di leggere i vostri metodi per mantenere il bicchiere mezzo pieno.
Si rifletteva nei giorni scorsi a come questa situazione nuoccia alla creatività e alla voglia di fare: vedere sempre gli stessi luoghi, lo stesso numero limitato di persone, compiere le stesse azioni ogni giorno, la mancanza di incontri, scambi, novità, scoperte condiziona, riduce, quando non soffoca, la nascita di nuove idee, progetti, forse perfino i sogni.
Parlo della mia esperienza, al primo lockdown, un anno fa, mi sono ritrovata completamente persa, svuotata di voglie ed energie. Accumulavo spunti di cose da poter fare, pur chiusi in casa, link, consigli, metodi… e poi non ne praticavo nessuno. Non riuscivo nemmeno più a leggere, quanto a scrivere, poi, nemmeno a parlarne. Poi la “chiusura” si è allentata, c’è stata la pausa estiva, poi nuove chiusure, ma tutte meno strette, o forse il solo fatto di non essere più né impreviste né sconosciute le rendeva meno dure da vivere. Ho ricominciato a leggere, ne ho anzi approfittato per colmare lacune o rileggere libri letti troppo tempo fa; ho imparato a passeggiare con la mascherina, a evitare i luoghi affollati, ad approfittare dei piccoli momenti di gioia e di svago.
Eppure.
Abito in Francia e qui, ufficialmente, di lockdown puri e duri non ce sono più stati, da maggio dell’anno scorso, però musei, cinema e teatri sono chiusi da ottobre, come bar e ristoranti. Non si può uscire dai confini nazionali (né quelli dipartimentali per i dipartimenti in lockdown) e il coprifuoco ci chiude in casa dalle ore 18 alle 6 del mattino. Ah, no, adesso dalle 19, grazie all’incombere dell’ora legale.
Inutile dire che il morale ne risente. Vorrei tornare a viaggiare, vorrei poter rientrare in Italia dai miei genitori, che in questo ultimo anno sono invecchiati più che nei dieci precedenti e la cui vitalità si spegne un po’ ogni giorno; vorrei rivedere gli amici, tornare ad abbracciare, dare pacche, buffetti, baci sulle guance. Io che ho sempre detestato la mania francese di sbaciucchiarsi ogni volta che ci si incontra e ci si congeda, ora ne sento la nostalgia.
Il mio non vuole essere uno sfogo personale, la mia pagina di lamentazioni – sì, insomma, non solo – ma un invito a riunire esperienze, consigli, idee o anche richieste di consigli e aiuto su come conservare morale, gioia di vivere, voglia di fare, in questi tempi grigi e stagnanti. Come continuare a muoversi, in un tempo che sembra immobile.
So che ci sono persone che ne hanno approfittato per fermarsi a riflettere sulla propria vita e deciso di cambiarla per sentircisi meglio. Altri hanno approfittato dei tempi rallentati e delle pause forzate per riprendere e terminare progetti o sogni abbandonati.
Personalmente non ho fatto grandi cose, cerco di andare avanti con piccoli obiettivi, progetti, soddisfazioni, per non annullarmi in attesa di un dopo, di un ritorno alla normale, che non si sa quando sarà né quanto sarà normale (ammesso che davvero sia auspicabile un dopo che assomigli tale e quale al prima). Per non sprecare questo tempo, che per quanto stagnante, è sempre tempo nostro e nessuno ce lo restituirà, se lo lasciamo scorrere senza viverlo perché non ci piace.
Concludo con i modi in cui ho cercato, e cerco, di rendere proficuo questo periodo “strano”:
- Mettere qualche soldo da parte. Dato che non si può viaggiare, né andare al ristorante al cinema o qualsivoglia luogo di svago, almeno questa vita di clausura forzata servirà a qualcosa.
- Leggere, guardare film e serie tv.
- Giardinaggio, cucina, bricolage. Fare cose con le proprie mani dà sempre grandi soddisfazioni, soprattutto per chi ha sempre lavorato di più “con la testa”.
- Sforzarsi di uscire a prender l’aria anche quando non se ne ha voglia. Passeggiare, anche quando lo si può fare solo intorno a casa. Fare “turismo” nelle vicinanze di casa. Non rimpiazza l’avventura esotica, ma se ci si concentra bene resta sempre qualcosa da scoprire anche nei luoghi che si credeva conoscere a menadito.
E come forma mentis di fondo, sforzarsi di considerare il lato positivo delle cose perché, come diceva non so chi, ma ne lodo la sagace filosofia: “se vedi sempre il bicchiere mezzo vuoto, versalo in uno più piccolo e smetti di rompere i cog*****”
Spero di leggere i vostri metodi per mantenere il bicchiere mezzo pieno.