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[CE2025] L'ultimo bignè

Posted: Wed Aug 06, 2025 6:08 pm
by aladicorvo
Traccia n1 - Le lettere ritrovate
[CE2025]  L'ultimo bignè


Un tiepido pomeriggio di ottobre, nel commissariato di Torre Sant’arcangelo, l’ispettore Guareschi dette un paio di colpetti alla porta, l’aprì e mise dentro la testa: «Dottore, c’è il signor Viscardi.»
«Grazie. Fallo entrare e resta qui.»
Guareschi si fece da parte e quello entrò. Alto, bello, abbronzato, con gli occhiali da sole e un sorrisetto alla Ciao, sfigato che gli faceva venir voglia di prenderlo a schiaffoni. Gli stavano sulle palle quelli così. Per principio, più probabilmente per rancore, dato che il commissario Nardelli era tracagnotto, calvo e con la gastrite.
«Si accomodi» gli disse invece.
Quello si accomodò sulla poltroncina davanti alla scrivania, tolse gli occhiali e gli piantò addosso uno sguardo smeraldino che sapeva di barca, calici di prosecco e di un Cazzo ci faccio qui? che non aveva alcun bisogno di essere pronunciato.
«Villa Mandarina, i coniugi Leonetti» fece Nardelli.
L’altro sporse un poco il mento e scosse la testa: «Sono i nuovi proprietari della casa di famiglia. C’è qualche problema?»
Il commissario aprì un cassetto e gli mise davanti una busta trasparente piena di lettere, tutte col timbro Rinviata al mittente: «Le hanno trovate nell’intercapedine di un muro durante i lavori di ristrutturazione. Vuole darci un’occhiata?»
«Per me può anche buttarle, bruciarle, ne faccia quello che vuole, non mi interessa.»
«E invece dovrebbe.»
«Devo dedurre che lei lo abbia già fatto.»
«Mi spiace, ma per come si sono messe le cose, non ne ho potuto fare ameno.»
«Di che sta parlando?»
Nardelli si passò le mani sulla faccia, le lasciò congiunte davanti alla bocca e alla fine decise di prenderla alla larga: «Intanto, condoglianze per suo zio.»
«Sì, grazie. E poi?»
L’altro prese una busta e gliela porse: «Legga, almeno questa. È l’ultima in ordine di datazione. Dopo, credo che sarà più facile parlare.»
Alberto Viscardi serrò la mascella, tolse dalla busta un foglio ingiallito e quando ebbe finito, pallido come un cencio, disse con un filo di voce: «Potrei avere un po’ d’acqua?»
Guareschi scattò in piedi e tornò con un vassoio dove, accanto al bicchiere, fumava un caffè. «Ci ho messo due bustine, lo zucchero aiuta» disse e tornò a sedere.
«Io non immaginavo…» sussurrò Viscardi.
«E come avrebbe potuto?» fece Nardelli. «Sua madre le ha scritto per vent’anni, ma lei non ha mai voluto ascoltarla. Per questo ha messo le lettere nel muro, perché sapeva, o sperava, che prima o poi qualcuno le avrebbe trovate.»
«Se solo avessi saputo…»
«Che avrebbe fatto? Magari sarebbe venuto al funerale. No, non credo, del resto non è venuto nemmeno a quello di suo zio.»
Viscardi abbassò lo sguardo.
«Ma io la capisco, sa? Certe ferite dell’anima non si rimarginano.»
«Anzi si infettano.»
«Già, come quelle di sua madre, che alla fine non ne ha potuto più e ha voluto mettere la parola fine.»
«Credevo fosse stato un incidente.»
«Lo abbiamo creduto tutti. La scogliera sotto la panoramica è una trappola mortale, un attimo e si vola di sotto. Adesso almeno sappiamo che non è stato né per un guasto, né per distrazione.»
Alberto Viscardi guardò le lettere, guardò fuori il cielo terso, prese dalla tasca un fazzoletto e ci soffiò dentro. E alla fine: «Anni, commissario. Che sono fatti di mesi, di settimane, di giorni, di ore» disse con la voce rotta. «E tutti questi, messi insieme, sono stati il mio inferno di bambino. Che sapeva, ma doveva tacere perché i Viscardi sono gente onorata e riverita e nessuno, mai e poi mai, avrebbe dovuto nemmeno sospettare cosa facessero veramente a certi ragazzini durante tutte quelle belle feste, picnic e gite in montagna. Mio padre e mio zio, cittadini esemplari, patroni di iniziative benemerite per la gioventù di Torre Sant’Arcangelo, erano due mostri.»
«È per questo che, appena ha potuto, è andato via.»
«Se lo ricorda Giuliano Moncaldi?»
«Il ragazzo scomparso negli anni ’90.»
«Non scomparso. Tolto di mezzo, appena mio padre ci sorprese nel fienile. Un figlio frocio? Inammissibile.» Viscardi vuotò il bicchiere, drizzò la schiena. «Ma questo lei lo sa già, no? È tutto scritto lì, nella confessione di mia madre.»
Nardelli annuì. L’altro guardò le buste. «Posso tenerle?»
«Guardi, mi piacerebbe tanto dirle di sì, ma non posso.»
«E perché? Ormai la faccenda è conclusa.»
«Non del tutto, purtroppo, non del tutto. È una trama complicata e ci sono ancora tanti fili sospesi.»
«Di che sta parlando?»
«Per esempio del fatto che, una volta cresciuto, avrebbe potuto denunciarli. Perché non lo ha fatto?»
«Me lo sono chiesto mille volte. Non lo so. Forse potrebbe risponderle uno psichiatra.»
«E poi c’è la faccenda di suo zio, la sua morte orribile.»
«Divorato dai maiali. Beh, ci vedo una specie di simmetria, lei no?»
«Simmetria, dice? Interessante. D'altra parte, sono disgrazie che possono succedere, specie a ottant’anni. Uno si affaccia un momento per dare un’occhiata, ha un malore e ci cade dentro.»
«Disgrazie, certo.»
«E infatti Tonio e Pietrino, troppo ubriachi per accorgersi di tutto quel trambusto nella porcilaia, se ne sono accorti il mattino dopo e solo allora ci hanno chiamato. Mi segue?»
«Tonio e Pietrino, sì, erano loro che curavano i maiali. E allora?»
«E allora qui c’è un problema. Eh sì, perché il medico legale, quando ha esaminato quello che restava delle mani e dei piedi di suo zio, ci ha trovato numerose fibre compatibili con una corda. Capisce? Come se fosse stato legato. E se questo fosse vero, sa cosa significa? Che suo zio non c’è caduto là dentro, ma ce lo hanno messo di proposito, sperando che le brave bestiole facessero piazza pulita.»
«Capisco.»
«Beato lei. Perché io invece no. E continuo a chiedermi chi può aver fatto una cosa così terribile? Lei non se lo chiede?»
«Potrei farlo, ma sarebbe inutile.»
«E certo, che ne può sapere lei? Se ne stava dall’altra parte del mondo, aveva tagliato i ponti con tutti da vent’anni. Non fosse per quelle lettere, non sarebbe nemmeno qui adesso.»
«Appunto. Quindi, se non c’è altro, la lascerei al suo lavoro» disse Viscardi e fece per alzarsi.
«Eh no, dell’altro veramente ci sarebbe.»
«Senta, mi dica quello che mi deve dire, ma in fretta se non le dispiace. Ho un aereo tra un’ora.»
«Vita convulsa la sua, mai un attimo di respiro. Non la invidio, sa?»
«Me ne farò una ragione» disse, di nuovo con quel sorrisetto a fior di labbra.
«Perché mi creda, andare sempre di corsa non è una buona cosa. Si superano i limiti senza accorgersene, magari si attraversa un paese, che tanto di notte non c’è nessuno, chi vuoi che ti veda? E invece non solo ti vedono, ma ti scattano pure una foto. Come questa.» E nel dirlo, il commissario aprì un fascicolo e mise sulla scrivania un foglio. «Ammetto che la qualità non sia ottima, però la targa si vede abbastanza bene. La vede?»
«Sì e la riconosco pure. È quella della mia macchina. Ma questo che significa? Non potevo esserci io alla guida, perché la mia macchina è rimasta a qui, io invece ero a Cannes.»
«Ne è proprio sicuro?»
«Certo! Vuole che non sappia dov’ero?»
«Lei sì. Ma io no. Anche perché, guardi è tutto così ingarbugliato che la gastrite mi fa dannare, insomma c’è anche un video.»
«Video, di che cazzo sta parlando?»
«Non si agiti, signor Viscardi, non ce n’è motivo. Lei era a Cannes la notte in cui suo zio è stato ucciso, quindi è tutto a posto. Perché lei era a Cannes, no?»
«Certo che ero lì! Ci sono centinaia di persone che possono confermarlo!»
«Ma sì, al salone nautico Yachting Festival. Abbiamo verificato ed effettivamente lei risulta tra i partecipanti. Non solo, risulta anche tra gli ospiti dell’hotel annesso alla manifestazione. Quindi, le ripeto è tutto a posto. Però… eh però c’è questo video… Gliela vogliamo dare un’occhiatina? Così, per toglierci ogni dubbio.»
Guareschi andò al suo tavolo, prese un portatile e lo mise sulla scrivania.
«È quello della telecamera di sorveglianza del distributore sulla statale» disse il commissario. «E questo…insomma, signor Viscardi, questo sembra proprio lei. Come lo spiega?»
«Lo spiego col fatto che quello è uno stronzo che ha preso la mia auto, i miei vestiti e mi vuole incastrare.»
«E perché dovrebbe?»
«Perché sono l'ultimo della famiglia rimasto in vita, dunque l'unico che da tutta questa faccenda ne trae vantaggio e a qualcuno la cosa non sta bene. Devo dirglielo io, commissario?»
«Qualcuno, eh, si fa presto a dire qualcuno, ma qualcuno chi?
«E che ne so io? Il commissario è lei, faccia il suo lavoro!»
Nardelli, con la fronte aggrottata, continuava a smanettare col mouse. «Comunque ha ragione, perché anche facendo un ingrandimento… Eh no, la faccia non si vede. Dev’essere proprio furbo quello lì, non le pare?»
«Furbo e criminale. Per questo dovrebbe darsi da fare invece di farmi perdere tempo.»
«Ah, ma ci stiamo lavorando, sa? Siamo a tanto così. Una mossa falsa e quello finisce dentro.»
«Bravo. Posso andare adesso?»
«Non la trattengo. Però, lo sa come funziona, devo chiederle di rimanere in zona.»
«Come sarebbe a dire? Non se ne parla nemmeno! Ho i miei impegni io, che crede?»
«E mi dispiace, ma dovranno aspettare. La saluto, signor Viscardi.»
Quello si alzò di scatto e uscì con un bofonchio tra i denti che finiva in ulo.
 
Il mattino dopo, nella sala ristorante dell’hotel Eden, Alberto Viscardi scese per la colazione, lo vide e si rabbuiò.
«Commissario, che ci fa qui?»
«Buongiorno!» disse quello festoso. «È per i bignè allo zabaione. Nessuno li fa come Ettore. Lo conosce?»
«No.»
«È il cuoco dell’hotel. Un mago, specie in pasticceria. Venga, si accomodi, faccia colazione con me.»
«Grazie, ma non…»
«Oh, non si faccia pregare. Si vede benissimo che ha bisogno di rifocillarsi. Non ha passato una bella nottata, vero?»
«Prendo solo un caffè» disse l’altro cercando con gli occhi il cameriere.
«Ma non va bene. Ci vuole qualcosa di più sostanzioso, dia retta.»
«Senta, commissario, ne ho abbastanza dei suoi giochetti. Che vuole da me?»
«Capire, sciogliere i nodi e rammendare i buchi di questa tela. Perché ce ne sono tanti, sa?»
«Buchi, tela, ma che dice?»
«Mi scusi, è colpa delle zabaione. Mi provoca un flusso di metafore senza controllo.» E nel dirlo addentò un bignè che gli colò sulla camicia. «Però sono interessanti, non trova? Le metafore, intendo. Perché colgono somiglianze tra cose che apparentemente non dovrebbero averne. Eppure non c’è da stupirsi, non più di tanto, almeno. Perché, a ben guardare, il mondo, le cose, perfino le persone, sembrano diversi, ma alla fine non sono altro che giochi combinatori. Prenda un volto, uno qualsiasi, può star certo che da qualche parte ce n’è almeno uno identico, forse più di uno. Basta cercarli. Me l’ha fatto notare mia moglie l’altra sera, mentre curiosava in rete: «Vieni a vedere» mi dice, «guarda che roba!» Era il sito di un fotografo canadese, un certo François Brunelle, lo conosce, vero?»
«Sì, lo conosco.»
«E quindi saprà che ne ha raccolti a centinaia. Non è straordinario? Persone che nemmeno si conoscono e che, senza saperlo, passano tutta la vita con la stessa faccia. Senza saperlo finché non arriva il signor Brunelle che li fa incontrare. E allora questi si guardano, si parlano e chissà cosa si dicono, magari s’intendono, fanno progetti insieme… »
«Non capisco dove vuole arrivare.»
«Arrivare, tornare direi, ai buchi nella trama di tutta questa faccenda. Quelli che devo ricucire. Non è stato facile, ma alla fine ce l’ho fatta. Perché, come dice Sherlock Holmes, Eliminato l'impossibile, ciò che resta, per quanto improbabile, deve essere la verità E di cose improbabili ce n’erano in abbondanza, mi creda. Come il fatto che lei potesse essere al salone nautico di Cannes e nello stesso tempo qui, alla stazione di servizio sulla statale, mezz’ora dopo aver mandato suo zio a cena dai maiali. Vuole un bignè?»
«No» ringhiò Viscardi.
«Non sa che si perde. Dicevo, sembra impossibile che lei possa essere in due posti contemporaneamente. E infatti non c’era. soprattutto non era a Cannes, perché ci ha mandato Hans Müller, il suo sosia, conosciuto nello studio di François Brunelle.»
«È un’idiozia e lei non…»
«Ah sì, a questo punto il sospettato grida sempre qualcosa tipo Lei non ha uno straccio di prova! Ma, vede, noi lo abbiamo trovato Hans Müller, un lavoraccio che non le dico, e quello ci ha confermato tutto. Pensava fosse uno scherzo.»
Nardelli guardò Alberto Viscardi abbandonarsi sullo schienale della poltroncina. Un po’ meno bello di come gli era sembrato in commissariato, un po’ meno Ciao sfigato, barche e Prosecco. Piuttosto esausto invece, come avesse corso tutta la vita, braccato fino allo sfinimento e solo adesso potesse fermarsi a tirare il fiato. Lo guardò e gli fece simpatia, ché tra vittime e carnefici è un attimo scambiarsi di posto. E allora avrebbe anche potuto mettergli una mano sulla spalla, tranquillo, è tutto finito, ma un commissario queste cose non le fa. Dunque finì il suo cappuccino e disse: «Adesso penserà che ho sollevato un polverone tremendo. E la capisco, sa? I polveroni visti da dentro fanno questo effetto. Ma le assicuro che da fuori è tutto diverso. Non devo spiegarglielo, vero?»
«No, non ce n’è bisogno.»
«Invece me la spieghi lei una cosa: perché adesso? Avrebbe potuto fare tante cose già vent’anni fa. Giustizia, per esempio.»
«È una bella domanda. Potrei dirle che è stato per i soldi, lei avrà sicuramente controllato la mia situazione, saprà che sono sull’orlo della bancarotta e potrebbe anche crederci. Ma alla fine, i soldi sono soltanto soldi.»
«Se vuole possiamo far finta di accontentarci di questa spiegazione, però sappiamo entrambi che è più complicato. Credo sia una questione che ha a che fare col dolore, sbaglio?»
«No, commissario, non sbaglia. Il dolore è un veleno molto potente, specie se somministrato a un bambino con l’ordine di tenerselo dentro. E lui lo fa, perché è un bambino ubbidiente. Lo fa per anni, venti per la precisione. Però quello, il veleno, nel frattempo si addensa, diventa rancore, e alla fine si è trasformato in odio allo stato puro. Immagino che, col mestiere che fa, sappia benissimo come funziona l’odio.»
«Sì, dà alla testa e può trasformare anche le brave persone in mostri capaci di fare cose orribili.»
«Una persona carica d’odio è una mina vagante, basta niente per farla esplodere. Una richiesta d’aiuto trattata con disprezzo, una minaccia di distruggere tutto ancora una volta. E quindi sì, commissario, sono tornato. Mi è costato molto, ma avevo bisogno di mio zio, dei suoi maledetti soldi. Volevo solo parlargli, convincerlo, ma lui mi ha riso in faccia. «Levatelo dalla testa, non vendo. La casa, i terreni, il bestiame, è tutta roba mia e tu non puoi farci niente.» Così mi ha detto. «E adesso vattene se non vuoi che dica a tutti chi sei, che da queste parti i froci non li trattano coi guanti.» Si è alzato, è andato a versarsi del gin. E ha fato l’errore di voltarmi le spalle. Non c’è voluto molto. Un vecchio di ottant’anni, lo capisce da sé.»
«Sì, è una storia interessante, ma devo dirle che la versione del raptus regge poco, dovrebbe rivederla. Se avesse voluto soltanto parlare, non avrebbe architettato tutta questa messa in scena. No, lei è venuto qui con l’intenzione di uccidere, convinto di cancellare definitivamente un passato di abusi e violenze. Chissà, se lui avesse accettato le sue richieste, se lo avesse trattato con più comprensione, magari le cose sarebbero andate in un altro modo. Ma in fondo lo sapeva che non sarebbe accaduto. Le persone non cambiano.»
«Già, una carogna resta sempre una carogna. E la sa una cosa? Pensavo che dopo sarei stato meglio, finalmente libero. Invece no. Non è così.
«Non lo è mai. Non per le brave persone.»
«Come mia madre.»
«Come lei, signor Viscardi.»
«Ma ormai è troppo tardi, vero?»
«Purtroppo sì.»
Alberto Viscardi guardò l’ultimo bignè allo zabaione. «Posso?»
«È tutto suo.»
 

Re: [CE2025] L'ultimo bignè

Posted: Thu Aug 07, 2025 8:43 am
by Almissima
@aladicorvo 
Delizioso!
Se ci pensi bene in ogni racconto c'è qualcosa di magico: pochi caratteri racchiudono tutta una vita di tragedie e dolori, di vendetta e riscatto.
Le lettere come punto focale per svelare un'omicidio, l'assassino figo e ricco e pure simpatico che un po' si fa il tifo per lui e il suo antagonista che ha la gastrite, ma non rinuncia ad un bignè. Per chi fare il tifo?
Il lettore sceglie la di fare il tifo per la storia, perché vuole sapere perché e per come il vecchio è finito nella porcilaia, vuole sapere come faceva ad essere qui e la l'assassino, e alla fine con un po' di dispiacere vuole sapere come prende il fatto di essere stato scoperto, così come niente.
E io, tua fan sfegatata, mi chiedo: che commento a fare?
Solo per dirti che non solo mi diverto un mondo a leggere le tue storie, ma che per me sono anche sempre di ispirazione. Penso:Ecco vedi quella soluzione lì potevi pensarla anche tu se solo avessi un pochino più di... e non so mai definire la qualità che porta a pensare e costruire mondi coerenti dove è bello raccontare quello che succede.

Grazie

Re: [CE2025] L'ultimo bignè

Posted: Thu Aug 07, 2025 10:04 am
by aladicorvo
Ommarò, @Almissima! Troppo incarognita per arrossire, mi vedessi come sto combinata mentre ti leggo: occhi sgranati e labbra all’indentro, con due tibie incrociate sarei buona per una versione scrittevole della Jolly Roger.
Perché, diciamocelo, siamo tutti pirati in giro per i sette mari di questo porco mondo, a razziare sogni, immagini e portarceli fino all’Isola che non c’è, l’unico posto dove riusciamo a curarci l’anima
  :rosa:

Re: [CE2025] L'ultimo bignè

Posted: Thu Aug 07, 2025 10:08 am
by Almissima
hahahahaha @aladicorvo è proprio questo mood che adoro con la voce roca e gli artigli in vista

Re: [CE2025] L'ultimo bignè

Posted: Thu Aug 07, 2025 10:32 am
by NanoVetricida
Piacevolissimo, ben calibrato, tutto al posto giusto
giallo classico che magari non stupisce per il colpo di scena, ma che scorre leggero con piacevolezza dall'inizio alla fine, senza intoppi regalando più di un sorriso
penna allenata, si vede, l'ispettore mi ha ricordato quello di delitto e castigo, e per tale ragione mi è piaciuto subito 
A rileggerti  

Re: [CE2025] L'ultimo bignè

Posted: Thu Aug 07, 2025 11:17 am
by Modea72
Come sempre, gran bel racconto @aladicorvo, complimenti.
Hai una gran capacità nell'uso della scrittura e il racconto l'ho letto avidamente, immaginando i personaggi, gli sguardi, curiosa di leggere cosa sarebbe accaduto.
La prima lettura è andata così, lietissima di averlo letto, quando poi ho ripreso in mano dall'inizio per fornire un commento minimamente utile, mi sono resa conto che alcune cose non mi erano chiare, ma qui ho maggiormente apprezzato la qualità della tua scrittura: tenere appiccicato il lettore, tanto preso ad andare oltre, da sorvolare su eventuali anomalie (che non è detto che ci siano, probabilissimo che sia io a non aver capito).
Ti scrivo i miei dubbi:
Immagino che Viscardi abbia scoperto dall'ultima lettera che la madre si era suicidata e probabilmente lo ha fatto per il peso di -avere scoperto?-avere sempre saputo?- degli abusi subiti dal figlio. 
Però gli scriveva da venti anni... e lui non ha mai risposto né si è più fatto vedere, quindi, almeno per lui, la madre aveva sempre saputo.
Perché è così sconvolto e ha dei rimpianti, tanto da dire 
aladicorvo wrote: Wed Aug 06, 2025 6:08 pm«Se solo avessi saputo…»
Forse stai dando uno spunto per un prequel?

Altra cosa, dal momento che padre e zio abusavano amabilmente dei ragazzini, perché hanno ucciso il ragazzetto di Viscardi, quando li sorprendono nel fienile? 
Posso immaginare l'estrema distorsione -abuso sì, amore omosessuale no- ma perché ucciderlo?
Ho pensato che se fosse "semplicemente" scomparso, visto "l'hobby" di padre e zio, poteva essere uno spunto per il sequel... Forse Viscardi immaginava che fosse stato ucciso, invece non era così? Ma dice che anche nelle lettere della madre c'è la confessione a riguardo.

Questi sono solo miei dubbi e ci sta che delle situazioni le lasci all'interpretazione del lettore, te le evidenzio, sperando ti siano utili.

Una cosa che invece mi ha fatto rimanere un po' male è che alla fine, dopo tutto quel che ha passato Viscardi, dopo vent'anni, per un problema economico tenta di farsi aiutare proprio da uno dei suoi carnefici... Non mi è sembrato realistico, avrei preferito che fosse tornato per la prima volta alle sue proprietà di cui non ne aveva voluto sapere nulla per il passato, ma ora costretto per problemi economici, e avesse scoperto che l'odiato zio, si fosse impossessato di tutto.

Ribadisco comunque, che il racconto mi è piaciuto davvero molto.
Alla prossima tappa.

Re: [CE2025] L'ultimo bignè

Posted: Thu Aug 07, 2025 12:26 pm
by bwv582
Ciao @aladicorvo, buon divertimento con il contest.
Condivido con te che nella seconda parte del racconto, l'ispettore Guareschi è tanto tenente Colombo (e non solo perché una volta si riferisce alla moglie): questo me lo ha davvero fatto andare in simpatia, perché mi hai riportato alla mente momenti d'infanzia. Una lunga storia. :P
Tra l'altro, da amante dei racconti di Don Camillo, ho anche pensato all'autore Guareschi.
Nello specifico, però, ho notato una differenza tra l'ispettore Guareschi della prima e della seconda parte del racconto. Nella prima è quasi impersonale, comunque empatico anche se più freddo nel confrontarsi con Viscardi, nella seconda, come detto, diventa molto più alla mano e meno formale, con tante metafore, immagini e aneddoti come fosse un vecchio amico. Per me è uno stacco forte, visto il poco tempo che passa tra i due momenti.
Detto questo, a livello di sviste ho notato solo una cosa
aladicorvo wrote: Wed Aug 06, 2025 6:08 pm«Mi spiace, ma per come si sono messe le cose, non ne ho potuto fare ameno.»
un "a meno" attaccato.
Posso, dunque, darti un parere sul racconto.
A livello di stile, non posso suggerirti nulla. Il racconto si fa leggere molto bene e l'incipit con le immagini "pratiche" in corsivo l'ho trovato delizioso
aladicorvo wrote: Wed Aug 06, 2025 6:08 pmAlto, bello, abbronzato, con gli occhiali da sole e un sorrisetto alla Ciao, sfigato che gli faceva venir voglia di prenderlo a schiaffoni.
ed è anche molto piacevole alla lettura. Forse in qualche punto il dialogo rallenta il tutto e, secondo me, è un po' didascalico, tipo qui
aladicorvo wrote: Wed Aug 06, 2025 6:08 pm«Ma io la capisco, sa? Certe ferite dell’anima non si rimarginano.»
«Anzi si infettano.»
o nelle spiegazioni (necessarie per il lettore, comunque).
A livello di narrazione non posso e non so cosa dirti perché il giallo e il poliziesco non sono generi che leggo, quindi ti chiedo scusa per questo commento a metà. Nel complesso, però, un racconto piacevole e scritto bene secondo me, ho giusto trovato qualche ago nel pagliaio per rendermi antipatico cercare di fare un commento utile. :comedicitu:  
Alla prossima lettura.  :libro:

Re: [CE2025] L'ultimo bignè

Posted: Thu Aug 07, 2025 9:04 pm
by aladicorvo
Questo il link al commento:
viewtopic.php?p=77252#p77252

Spero di riuscire ad aggiungerne altri a breve.

Re: [CE2025] L'ultimo bignè

Posted: Fri Aug 08, 2025 1:02 pm
by aladicorvo
@NanoVetricida, @Modea72, @bwv582  grazie!  Del tempo e delle belle parole che mi avete dedicato, ma soprattutto delle osservazioni e i dubbi, metri preziosi dello scarto tra quello che dico e quello che arriva.
Vediamo se riesco a colmarlo con qualche spiegazione, se pure tardiva,.
Modea72 wrote: Thu Aug 07, 2025 11:17 amImmagino che Viscardi abbia scoperto dall'ultima lettera che la madre si era suicidata e probabilmente lo ha fatto per il peso di -avere scoperto?-avere sempre saputo?- degli abusi subiti dal figlio. 
Però gli scriveva da venti anni... e lui non ha mai risposto né si è più fatto vedere, quindi, almeno per lui, la madre aveva sempre saputo.
Perché è così sconvolto ?
In realtà, il vero mostro di casa Viscardi è il silenzio. Quello imposto all’Alberto bambino, come quello passivamente accettato da sua madre. Quel silenzio dove non c’è verità, ma solo fantasmi. Per questo Alberto è sconvolto, perché ha sempre creduto che fosse stato il destino a condannare i suoi genitori (l’incidente) e solo ora viene a sapere che invece è stata sua madre a cercare un estremo riscatto precipitandosi dalla scogliera insieme al marito.
E sì, questo non è chiaro. Mi ero appuntata di aggiungerlo e invece… me ne sono dimenticata :arrossire:
Modea72 wrote: Thu Aug 07, 2025 11:17 amperché hanno ucciso il ragazzetto di Viscardi, quando li sorprendono nel fienile?
Perché i morti non parlano e dunque l’onore è salvo.
Credo che l’omofobia sia uno specchio implacabile, vibra di un terrore che sa di colpa e che induce alla distruzione. 
Ma per sapere cosa sia effettivamente successo al fidanzatino di Alberto, forse bisognerebbe aspettare il sequel… Chissà, potrebbe tornare ricco e spietato come il conte di Montecristo   :diavolo2:
Modea72 wrote: Thu Aug 07, 2025 11:17 amdopo tutto quel che ha passato Viscardi, dopo vent'anni, per un problema economico tenta di farsi aiutare proprio da uno dei suoi carnefici... Non mi è sembrato realistico, avrei preferito che fosse tornato per la prima volta alle sue proprietà di cui non ne aveva voluto sapere nulla per il passato, ma ora costretto per problemi economici, e avesse scoperto che l'odiato zio, si fosse impossessato di tutto
Lo zio sarà pure un mostro, ma in questo caso non ha commesso un illecito.
Però hai ragione; anche qui manca la spiega. Sarebbe bastato dire che  era socio dell’azienda di famiglia e che l’assenza del nipote gli aveva permesso di gestirla da solo. 
Alberto torna, ma non con un mazzo di fiori. Ha architettato la sua vendetta e questo il commissario l’ha capito.
bwv582 wrote: Thu Aug 07, 2025 12:26 pml'ispettore Guareschi è tanto tenente Colombo (e non solo perché una volta si riferisce alla moglie):
Felice che ti sia piaciuto, ma Guareschi è un ispettore e la moglie tirata in ballo è del commissario Nardelli. Ruvido solo all’inizio, poi sempre più umano. E sì, ci hai visto giusto: si piazza proprio in modalità tenente Colombo, incassa i nervosismi del povero Viscardi e alla fine gli lascia l’onore delle armi (e l’ultimo bignè)
 

Re: [CE2025] L'ultimo bignè

Posted: Fri Aug 08, 2025 1:54 pm
by NanoVetricida
tra l'altro il tenente colombo (che in realtà non ho mai visto) è ispirato proprio a Porfirij Petrovič, l'ispettore di Delitto e castigo. Tutto torna, cazzo, tutto torna.

Re: [CE2025] L'ultimo bignè

Posted: Fri Aug 08, 2025 9:00 pm
by sbatti
Ciao! Il racconto mi è piaciuto: è scorrevole e piacevole da leggere. Ho apprezzato soprattutto gli elementi visivi, per esempio nella descrizione di Viscardi, e il fatto che il narratore sia ben costruito e trasmetta istintiva simpatia. 

Ci sono solo un paio di aspetti che mi risultano poco chiari:

- La questione delle lettere. Sono state spedite e lui le ha lette man mano? Non le ha mai lette? Oppure non sono mai state spedite, e le ha trovate tutte insieme una volta tornato e poi le ha nascoste? Se le ha nascoste intenzionalmente, magari come dice il commissario con lo scopo di farle trovare, come mai lo shock?

- Il nucleo del conflitto narrativo: l'omosessualità di Viscardi, gli abusi subiti dal padre e dallo zio, o entrambe le cose, diciamo in un trauma senza priorità? E l’espressione “tolto di mezzo”, rispetto al ragazzo con cui è stato "beccato" Viscardi, cosa implica concretamente? Se si tratta di omicidio, cosa che l'espressione richiama, mi chiedo come mai Viscardi avrebbe coperto eventi così gravi una volta andato via di casa. Ovviamente cose del genere non sono mai così lineari nella realtà, ma non potendo vedere il suo punto di vista e apprendendo che i problemi economici sono emersi anni dopo, mi rimane il dubbio.

- Monologo del detective: sicuramente nei gialli è una convenzione il momento in cui il detective ricostruisce tutto, ma in questo caso il passaggio mi è sembrato un po’ artificioso per il numero di metafore, domande retoriche e costruzioni. Questo tipo di “pattern” l’ho percepito anche in altri dialoghi, e a volte può ridurre la naturalezza del parlato. Forse ha anche a che fare con lo spazio ridotto del racconto, dove per forza di cose la rivelazione avviene relativamente presto.
aladicorvo wrote: Wed Aug 06, 2025 6:08 pm«Già, una carogna resta sempre una carogna. E la sa una cosa? Pensavo che dopo sarei stato meglio, finalmente libero. Invece no. Non è così.
Qui ti è sfuggita una caporale di chiusura! 

La mia frase preferita: [font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]«Mi scusi, è colpa delle zabaione. Mi provoca un flusso di metafore senza controllo.»[/font]

Nel complesso, il testo funziona bene! Forse approfondire un po' le motivazioni di Viscardi, chiarire alcuni passaggi chiave (come quello delle lettere) e calibrare certi dialoghi solidificherebbe il tutto.

Grazie per la bella lettura, buon contest e a rileggerti   :sorrisoidiota:

Re: [CE2025] L'ultimo bignè

Posted: Sat Aug 09, 2025 9:49 am
by aladicorvo
Ciao @sbatti. Il tuo commento è uno dei più interessanti che mi siano capitati di recente e dunque grazie per il materiale di riflessione che mi hai offerto.
Detto questo, cercherò di fugare i dubbi che il mio racconto ti ha suscitato.
 
La questione delle lettere. È detto da più parti che sono la confessione di sua madre, per altro inascoltata, come indicato dal timbro Riviato al mittente. E la collocazione nel muro è sempre opera di lei, prima di tentare l’estremo riscatto con l’omicidio/suicidio, suo e del marito, giù per la scogliera.
 
Il nucleo del conflitto narrativo non è l'omosessualità di Viscardi né gli abusi subiti, ma gli effetti devastanti dell’ipocrisia perbenista che trova nella sopraffazione il rimedio al terrore di essere smascherata. Gente miserabile e pericolosa, ostaggio dell’idea che l’identità sessuale sia più importante della personalità, etica e cultura.
 
L’omicidio del fidanzatino di Alberto, come già detto in risposta al commento di @Modea72 , è un sospetto e dunque il silenzio e la fuga invece della denuncia, al netto dei danni psichiatrici, sono vissuti come unica via di salvezza.
 
Per quanto riguarda il pattern dei dialoghi che riduce la naturalezza del parlato, è un argomento davvero interessante. Non ci avevo fatto caso.
Ciao!

Re: [CE2025] L'ultimo bignè

Posted: Sat Aug 09, 2025 8:23 pm
by Poeta Zaza
Ciao, @aladicorvo    :)

Lieta di trovarti a scrivere con me e gli altri amici di penna in questa calda estate.  :libro:

Come da par tuo, hai scritto un bel racconto, profondo e avvincente.

Ci sono per me, però, due pecche nel testo.

Uno, sulla traccia delle lettere ritrovate: non ne racconti l'essenza, non ne citi dei pezzi, è troppo poco lo spazio che dedichi loro, mentre
avrebbero dovuto essere l'elemento portante del racconto.

Due, la figura di questa madre, respinta dal proprio figlio perché ritenuta complice o succube pavida del coniuge. Non ha protetto il figlio piccolo
e lui non l'ha mai perdonata, respingendo le sue lettere al mittente, non volendo più avere nessun contatto con lei. Trovo sia poco presente tra le righe del racconto.

Qui ti cito e capisco meglio il tuo messaggio:
aladicorvo wrote: Sat Aug 09, 2025 9:49 amIl nucleo del conflitto narrativo non è l'omosessualità di Viscardi né gli abusi subiti, ma gli effetti devastanti dell’ipocrisia perbenista che trova nella sopraffazione il rimedio al terrore di essere smascherata. Gente miserabile e pericolosa, ostaggio dell’idea che l’identità sessuale sia più importante della personalità, etica e cultura, e dell'amore.
Ti ho aggiunto l'amore, perché è quello paterno e materno, in primis, che è mancato al protagonista.
aladicorvo wrote: Thu Aug 07, 2025 10:04 amPerché, diciamocelo, siamo tutti pirati in giro per i sette mari di questo porco mondo, a razziare sogni, immagini e portarceli fino all’Isola che non c’è, l’unico posto dove riusciamo a curarci l’anima
  :rosa:
Vero!  :pirata3:

Re: [CE2025] L'ultimo bignè

Posted: Sun Aug 10, 2025 11:09 am
by bestseller2020
Ciao @@aladicorvo , come va ex socia? Eccoti col tuo satirico pezzo, a cui cerco di commentare cercando di farti coccole pulci assieme. :D


 Alto, bello, abbronzato, con gli occhiali da sole e un sorrisetto alla Ciao, sfigato che gli faceva venir voglia di prenderlo a schiaffoni. Gli stavano sulle palle quelli così. Per principio, più probabilmente per rancore, dato che il commissario Nardelli era tracagnotto, calvo e con la gastrite.
«Si accomodi» gli disse invece.
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Fa sempre effetto l'uso smodato del benessere.. noblesse oblige,

Quello si accomodò sulla poltroncina davanti alla scrivania, tolse gli occhiali e gli piantò addosso uno sguardo smeraldino che sapeva di barca, calici di prosecco e di un Cazzo ci faccio qui? che non aveva alcun bisogno di essere pronunciato.
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classica macchietta dell'imprenditore riuscito nella vita.
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i una busta trasparente piena di lettere, tutte col timbro Rinviata al mittente: «Le hanno trovate nell’intercapedine di un muro durante i lavori di ristrutturazione. Vuole darci un’occhiata?»
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Quando le lettere sono in mano agli inquirenti sono cazzi! Però hanno solo valore indiziario..
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«E come avrebbe potuto?» fece Nardelli. «Sua madre le ha scritto per vent’anni, ma lei non ha mai voluto ascoltarla. Per questo ha messo le lettere nel muro, perché sapeva, o sperava, che prima o poi qualcuno le avrebbe trovate.»
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«Già, come quelle di sua madre, che alla fine non ne ha potuto più e ha voluto mettere la parola fine.»
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La madre mette per iscritto l'assassinio del marito. Il classico modo per farsi fregare.. Non capisco il perché abbia voluto informare il figlio. D'altronde entrambi sapevano, e credo che anche lui poteva avere un'idea diversa dell'incidente.. Quindi, non credo veritiero che lui ci avesse creduto
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«E perché? Ormai la faccenda è conclusa.»
«Non del tutto, purtroppo, non del tutto. È una trama complicata e ci sono ancora tanti fili sospesi.»
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ma la morte del padre quando sarebbe avvenuta? Non riesco a collocarla.
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«Tonio e Pietrino, sì, erano loro che curavano i maiali. E allora?»
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Io lo dico sempre, sono i porci che fanno sempre il lavoro sporco! :asd:
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 fibre compatibili con una corda. Capisce? Come se fosse stato legato. E se questo fosse vero, sa cosa significa? Che suo zio non c’è caduto là dentro, ma ce lo hanno messo di proposito, sperando che le brave bestiole facessero piazza pulita.»
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Altro indizio, ma che non costituisce prova. Immagino quei reperti contaminati da ogni sorta di sporcizia presente a terra nella stessa porcilaia..
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. «Ammetto che la qualità non sia ottima, però la targa si vede abbastanza bene. La vede?»
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Una foto è qualcosa di più serio, a livello investigativo.
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«Ma sì, al salone nautico Yachting Festival. Abbiamo verificato ed effettivamente lei risulta tra i partecipanti. Non solo, risulta anche tra gli ospiti dell’hotel annesso alla manifestazione. Quindi, le ripeto è tutto a posto. Però… eh però c’è questo video… Gliela vogliamo dare un’occhiatina? Così, per toglierci ogni dubbio.»
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Ecco saltare fuori il classico alibi di ferro.
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Guareschi andò al suo tavolo, prese un portatile e lo mise sulla scrivania.
«È quello della telecamera di sorveglianza del distributore sulla statale» disse il commissario. «E questo…insomma, signor Viscardi, questo sembra proprio lei. Come lo spiega?»
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Qui si rivela un Viscardi poco accorto. Oramai con le telecamere in ogni luogo, chi progetta un assassinio deve assolutamente escluderle.
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«Vieni a vedere» mi dice, «guarda che roba!» Era il sito di un fotografo canadese, un certo François Brunelle, lo conosce, vero?»
«Sì, lo conosco.»
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Ma allora Viscardi è proprio un allocco, a riconoscerlo.. :si:
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dice Sherlock Holmes, Eliminato l'impossibile, ciò che resta, per quanto improbabile, deve essere la verità 
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bella questa citazione, non la conoscevo
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Vuole un bignè?»
«No» ringhiò Viscardi.
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Mi piace questo uso del dolcificante per mandare giù la pillola amara... :D
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Nardelli guardò Alberto Viscardi abbandonarsi sullo schienale della poltroncina. Un po’ meno bello di come gli era sembrato in commissariato, un po’ meno Ciao sfigato, barche e Prosecco. 
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Questo Viscardi di certo non ha idea su come si deve dibattere alle accuse. Appare da subito vinto dal piano indiziario. Anche perché, non glielo fa fare nessuno a riconoscere che era lui al distributore.. Le ammissioni del sosia non sono così vincolanti. Poteva giocare di astuzia e negare ogni cosa..
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«Levatelo dalla testa, non vendo. La casa, i terreni, il bestiame, è tutta roba mia e tu non puoi farci niente.» Così mi ha detto. «E adesso vattene se non vuoi che dica a tutti chi sei, che da queste parti i froci non li trattano coi guanti.» Si è alzato, è andato a versarsi del gin. E ha fato l’errore di voltarmi le spalle. Non c’è voluto molto. Un vecchio di ottant’anni, lo capisce da sé.»
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In effetti, quel grande porco, è finito assieme ai suoi simili, senza offesa per i porci.
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«Come lei, signor Viscardi.»
«Ma ormai è troppo tardi, vero?»
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«Purtroppo sì.»
Alberto Viscardi guardò l’ultimo bignè allo zabaione. «Posso?»
«È tutto suo.»
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Che dire? Mi pare un giallo classico di altri tempi, dove la soluzione avviene e la sentenza vengono emesse dentro al commissariato e di fronte al grande investigatore. Niente processi, tutto finisce lì, tra gli stessi protagonisti che sembrano quasi condividere i fatti, con un atteggiamento di umana  comprensione. Condito il tutto da una buona dose di ironia..  Come sai di certo fare tu, cara Manuela  :asd: