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[CPQ 25] Tempus fugit

Posted: Tue Apr 22, 2025 7:58 pm
by Claire1987
Non ti resta che un soffio di fiato. L’ultimo respiro, l’ultimo sbuffo di vita. Sei riverso a terra, lordato del tuo stesso sangue, i muscoli immobili, la vista offuscata. Intorno a te, il vociare di una città che brulica e continuerà ad andare avanti, ignara della tua assenza. È stata una lama, o un colpo di pistola, una spinta accidentale che ti ha spappolato il cranio: non importerà a nessuno, non per davvero. O comunque, non importerà a te. Non più.
La vita finisce e lascia a malapena la puzza di marcio del tuo corpo in decomposizione. Puoi solo sperare che l’odore di putrido perduri, lasciando di te un ricordo sgradevole, ma lungo abbastanza da penetrare nella testa di quelli che passeranno. Poi, tutto finisce lo stesso. Inesorabilmente, anche quel poco che resta svanisce e il vento torna a soffiare, portando con sé altri odori, altre voci, altri ricordi, cancellando il passato e promettendo un futuro diverso, in una truffa che non avrà mai fine.
Chi lo vedrà quel futuro? Altre persone, altre vite, non tu.

«Di cosa hai paura?» mi chiese lei, prima di uscire dal nostro minuscolo linkflat. La porta scorrevole già aperta, in un rumore metallico appena accennato, la voce dell’IA impallata nel ripetere quel suo arrivederci stridulo e difettoso. Avrei dovuto farla riparare mesi fa, ma non ci rimanevano abbastanza crediti.

«Ho paura che si rovini, è nuovo» mi giustificai. Marion mi aveva regalato uno splendido orologio vintage per il mio compleanno. Sul quadrante, si potevano vedere non solo le lancette, ma anche gli ingranaggi in quarzo e rame, scintillanti e perfettamente sincronizzati. Doveva esserle costato un occhio della testa. «Si potrebbe rompere» non potevo pensare a uno scenario del genere.

«Una cosa che usi si rovina» mi rispose lei, con fare paternalistico «ma una cosa che non usi si perde». La sua saggezza spesso mi lasciava spiazzato come un octomorpho che attraversa la strada e si blocca all’improvviso davanti ai fari di un’auto, lacerando il buio della notte. Restavo inerte, consapevole che non ci fosse null’altro da fare. Lei vinceva sempre e io perdevo, felice. Al sicuro di un amore sincero.

«La prossima volta lo metto, promesso. Ora devo andare» le sorrisi, consapevole che al mio rientro l’avrei trovata lì, intenta a dare il cibo al nostro vecchio Kirk, un cagnaccio ossuto e con lunghi baffi grigi. Spesso mi guardava chiedendomi chi fossi, nella sua buffa demenza, ma aspettandosi comunque una carezza e una lieve grattata d’orecchie. Era con me da oltre quindici anni, nel bene e nel male, avevamo attraversato insieme la vita. A volte affamati, a volte infreddoliti, ma sempre consapevoli che saremmo sopravvissuti. Mi chiesi a quali ricordi si aggrappa un cane, prima di addormentarsi.

La porta del linkflat si chiuse con uno sbuffo. Davanti a me solo il pianerottolo in plastica e acciaio e una rampa di scale strette che si snodavano per il fitto complesso di appartamenti di Metaphor. La città era cresciuta a una velocità vertiginosa dopo il boom economico conseguente al Primo Contatto. A quanto pare, gli abitanti possedevano delle qualità difficili da trovare in altre contee e il terreno era ricco di minerali utili ai viaggi spaziali, cosa che non guastava mai durante negoziazioni commerciali con esseri provenienti da altri mondi.
Scesi gli scalini a due a due. La città si stava appena risvegliando e solo qualche sporadico taxi sfrecciava sulle vie principali. Si sarebbe potuto pensare che le auto sarebbero evolute velocemente come il resto della tecnologia, una volta condivise le scoperte scientifiche con i Primaxi. Invece, evidentemente, un motore a scoppio rimane un motore a scoppio. Quello elettrico non era né più conveniente né meno inquinante, ma in fondo non fregava più niente a nessuno dell’ambiente. I Primaxi avevano riscritto tutte le nostre prospettive.
Una lieve pioggia calava dal cielo plumbeo. Le luci al neon dei locali notturni sfarfallavano intermittenti nei loro colori sgargianti.
Oggi avrei dovuto consegnare quattordici pacchi e ottantasette lettere. La tecnologia aveva preso il sopravvento nella maggior parte dei settori, ma per qualche motivo la posta non aveva smesso di fluire tra le vie della città. La burocrazia piace agli esseri umani, dà loro quell’illusione di essere in controllo. Con le sue date stampate, i suoi francobolli, le sue buste con gli indirizzi dichiarati; c’era ancora qualcosa che doveva ostinarsi ad essere fisico, non solo virtuale.
Salii sul mio Kawasaki scalcagnato, un modello ancora in validità per pochi anni. Probabilmente l’amministrazione sarebbe passata a Kove, molto più affidabile e innovativo in quanto prodotto cinese, ma per il momento dovevo farmelo andare bene. Nel baule avevo già stivato tutto il necessario. Era mia abitudine farmi consegnare la posta a fine turno, la sera precedente, per partire di buona lena la mattina successiva. Forse non proprio ortodosso, ma era così che a me piaceva lavorare. Preciso, puntuale, professionale. Le comunicazioni potevano essere di vitale importanza per le persone. Tante cose dipendevano da me, dalla mia attenzione, dalla regolarità imprescindibile che attribuivo a questo lavoro.
Chissà, forse per questo mi piacevano tanto gli orologi.

Misi in moto lo scooter sotto la pioggia sottile e mi diressi tra le vie trafficate del centro. La prima consegna era un piego libri destinato alla signora Rosanna Trent. Chi leggeva ancora libri cartacei? Quel pensiero mi fece sorridere. In fondo, una storia da tenere tra le mani dava un senso di realtà che i mondi virtuali non avrebbero mai potuto sostituire.

Parcheggiai sul limitare del marciapiede. Un ologramma di divieto di sosta lampeggiava fluttuando di fronte al portone. Mi avvicinai al campanello e lo sfiorai. La voce dell’IA si attivò all’impronta del pollice e mi chiese di attendere. Stavo già cominciando a pensare all’ora di pranzo. Avrei potuto mangiare in quel ristorante fusion cino-cileno che avevo visto un mese prima, passando nel quartiere oltre la miniera. Il mio sguardo perso nel vuoto mentre la signora Trent mi gracchiava di aspettare solo un secondo. La sentii interagire con l’IA per aprire la porta e scendere qualche rampa di scale. Fischiettai, non sapevo nemmeno io perché. Forse la giornata era partita troppo bene per odiare il lunedì.

Non lo vidi nemmeno arrivare. Sentii qualche suono, forse il mio grido di dolore, forse le sue frasi allucinate e sconclusionate, disturbate dal Ludox che si era iniettato poco prima. Mi accasciai a terra. Una sensazione di impotenza che non avevo mai provato prima. Il mio pensiero scavalcò ogni altra paura e se ne volò da Marion, sola a casa, in attesa del nostro primo figlio. Chissà come lo chiamerà.

Io sarò già svanito. Rimarrò solo nelle vecchie foto, in qualche album che avevamo deciso di stampare prima che un accordo coi Primaxi impedisse l’uso di carta e stampanti ai privati. Sarei rimasto come un quadro in una cornice, come una storia da raccontare.

Mentre la vita evaporava dalla mia pelle capii che quella sarebbe stata la mia rinascita. Un uomo nuovo, nato dai ricordi e dai racconti di Marion. Un’altra possibilità, pura e indistruttibile. Possibile solo grazie all’amore che resta quando non c’è stato il tempo dell’odio, del dolore, del biasimo e del cambiamento. Il mio amore per mia moglie e mio figlio sarebbe diventato eterno, impossibile da confutare. Mi rilassai, solo, nell’inizio del giorno. Mi sentii interminabile, ora che nulla sarebbe più cambiato.

Nel mio ultimo respiro mi dissi che sarei diventato immortale nella memoria. Espirai, avvertendo per un attimo un vagito distante.

Re: [CPQ 25] Tempus fugit

Posted: Tue Apr 22, 2025 7:58 pm
by Claire1987

Re: [CPQ 25] Tempus fugit

Posted: Thu Apr 24, 2025 5:12 pm
by Poeta Zaza
@Claire1987 Benvenuta nei Contest del CdM! :flower:

Un altro buon acquisto per noi, a leggere questo racconto sulla "rinascita", se ho capito bene finisce con la "reincarnazione" del protagonista.
Anche se l'ho visto "attraversato dall'I.A., che a me non piace, e da un fatto di sangue, causa della morte del protagonista.

Mi piace come scrivi, per lo stile e la sintassi e la costruzione delle frasi, corrette e ben costruite, con ricchezza di lessico.
Ti suggerisco un cambio di tempo verbale qui:
Claire1987 wrote: Tue Apr 22, 2025 7:58 pm«Di cosa hai paura?» mi chiese aveva chiesto lei, prima di uscire dal
Ti faccio un'altra annotazione, per una cosa che a me non piace: ricorrere a termini stranieri quando non ce n'è alcun bisogno, e, inoltre, il termine usato non è compreso dal lettore italiano medio come sono io, che pure un inglese da cultura media superiore ce l'ho). 

Mi riferisco a questo termine:
Claire1987 wrote: Tue Apr 22, 2025 7:58 pmLa porta del linkflat si chiuse con uno sbuffo
Posso intuire cosa sia, ma, credimi, non trovarne la traduzione sul Web non mi è mai successo, e la dice lunga sull'opportunità dell'averlo usato. Scusami ma te lo faccio notare per aiutarti, ed è davvero la sola pecca per me nel tuo brano, quindi: Brava!  :)

Re: [CPQ 25] Tempus fugit

Posted: Thu Apr 24, 2025 5:39 pm
by bwv582
Ciao @Claire1987.
Ti lascio un commento breve perché il tuo racconto non è semplice e tra le righe offre interessanti spunti di pensiero o di visione della vita. Interessante e negativo questo pensiero
Claire1987 wrote: Tue Apr 22, 2025 7:58 pmil vento torna a soffiare, portando con sé altri odori, altre voci, altri ricordi, cancellando il passato e promettendo un futuro diverso, in una truffa che non avrà mai fine.
Chi lo vedrà quel futuro? Altre persone, altre vite, non tu.
che condivido in pieno, tra l'altro la tua chiusa finale e anche poetica sotto questo punto di vista (il ricordo resterà eterno). Anche all'interno, però, ci sono piccole perle di disillusione (es. "quello che non usi si perde" o "agli uomini piace la burocrazia perché dà l'illusione che tutto sia sotto il loro controllo") molto interessanti da leggere che colorano di grigio la già grigia atmosfera del racconto. Ti dico anche, forse influenzato dalla tua discussione in ingresso, mentre leggevo del sangue, della morte, ho pensato al "tu sei la prova che ho vissuto" tra Zack e Cloud. Anche in questo caso, una rinascita spirituale, nei ricordi e nei racconti di chi resta.

Comunque ho provato a cercare "linkflat" senza trovare nulla, poi ho letto Metaphor e Primaxi e ho immaginato un'ambientazione fantascientifica e, quindi, ho interpretato e ho smesso di farmi domande in tal senso.
Un saluto e alla prossima lettura. :libro:  

Re: [CPQ 25] Tempus fugit

Posted: Thu Apr 24, 2025 6:04 pm
by Claire1987
@Poeta Zaza e @bwv582 intanto vi ringrazio tantissimo per essere passati di qui e aver lasciato le vostre impressioni.
In effetti, essendo io una divoratrice di fantascienza, ormai a certe cose non faccio più caso e do per scontato che valga anche per gli altri  :aka: confermo che linkflat è un termine inventato (un composto tra link - connessione - e flat - appartamento). Non amando gli spiegoni, ho solo contestualizzato e lasciato correre. Ma mi rendo conto che in un racconto così breve sarebbe stato più opportuno dare maggiori indizi.

Me lo ricorderò certamente per i prossimi contest!
Poeta Zaza wrote: Thu Apr 24, 2025 5:12 pmTi suggerisco un cambio di tempo verbale qui:
Mi piace questo suggerimento, grazie mille! E grazie anche per le tue belle parole, sono contenta che il racconto ti sia piaciuto, nonostante le tinte fosche. Per quanto riguarda l'IA, essendo un racconto di fantascienza ambientato in un futuro imprecisato, direi che sarebbe stato anacronistico non metterla  :angelo:
bwv582 wrote: Thu Apr 24, 2025 5:39 pmTi dico anche, forse influenzato dalla tua discussione in ingresso, mentre leggevo del sangue, della morte, ho pensato al "tu sei la prova che ho vissuto" tra Zack e Cloud. Anche in questo caso, una rinascita spirituale, nei ricordi e nei racconti di chi resta.
Ma lo sai che io non ci avevo pensato, invece? Però ora che me lo citi hai perfettamente ragione. E piango come piansi allora  :asd:
A dire il vero, la mia ispirazione è stata la poesia di Neruda presente nelle tracce e la canzone Dolcenera di De Andrè.

Grazie anche a te per le belle riflessioni, speriamo di partecipare ancora insieme a questi contest che sono super divertenti  :flower:

Re: [CPQ 25] Tempus fugit

Posted: Fri Apr 25, 2025 10:48 am
by Kasimiro
Ciao@Claire1987 molto piacere di leggerti.
   
Un racconto molto cupo a mio avviso, che lo trasmetti in pochi passaggi intensi. Bella scrittura. Complimenti.
L'incontro immagino con alieni con i quali si stabilisce una nuova organizzazione è un po' destabilizzante per me (che non sono un cultore di fantascienza anche se sono attratto dal tema)
Lascia intuire al lettore tutto un immaginario forse un po' troppo vasto.
Sono convinto anch'io che alcune cose non potranno mai cambiare nonostante la tecnologia e che a fasi alterne si riscopriranno quelle tradizioni che hanno illuminato l'uomo. Mi viene in mente, scrivere con il pennino a china su pergamena, dipingere con i colori a olio, i ferri per la maglia, un torchio per acqueforti, e migliaia di altre cose.
Il finale di rinascita è per niente edificante, un segnale anche che in futuro le cose non miglioreranno.
A rileggerti.

Re: [CPQ 25] Tempus fugit

Posted: Fri Apr 25, 2025 11:42 am
by Claire1987
Ti ringrazio molto @Kasimiro per il pensiero e per le tue parole.
L'immaginario vasto è intenzionale, dovrebbe arrivare quasi a destabilizzare e a dare un senso ancora più enorme della vita. In fondo, anche il nostro mondo è vasto e brulicante (non solo questo immaginario), ma spesso una vita non è altro che un attimo sfuggente. Uno sguardo accennato da cui gli altri non sapranno granché di noi, se non per quel poco tempo che ci hanno incrociati.

Il racconto voleva dare la stessa impressione: affacciarsi a una finestra di un mondo lontano e coglierne un singolo attimo. In cui una vita si spegne.
Kasimiro wrote: Fri Apr 25, 2025 10:48 amIl finale di rinascita è per niente edificante, un segnale anche che in futuro le cose non miglioreranno.
Ti chiedo: cosa ti ha portato a interpretare una rinascita non edificante, in particolare in un futuro che non migliorerà?

Ho volutamente lasciato il finale all'interpretazione, ci mancherebbe, poiché quello che resta di noi quando moriamo è anch'esso lasciato a chi guarda, a chi resta, a chi ricorda. In questo senso, una rinascita nei ricordi altrui (o forse in una reincarnazione, come ha interpretato @bwv582) in che modo non è edificante? O perché comunque non potrà migliorare?

Sono davvero curiosa e ti ringrazio tanto per avermi dato ulteriori spunti di riflessione  :love:

Re: [CPQ 25] Tempus fugit

Posted: Fri Apr 25, 2025 12:43 pm
by Kasimiro
Ciao @Claire1987

Claire1987 wrote: Fri Apr 25, 2025 11:42 amTi chiedo: cosa ti ha portato a interpretare una rinascita non edificante, in particolare in un futuro che non migliorerà?
Una morte insensata cruenta e una madre sola con un figlio mi sembrano una tragedia, anche se la memoria vivrà per sempre. Così ho interpretato.

Riguardo al futuro questa tua frase mi ha colpito.
Claire1987 wrote: Tue Apr 22, 2025 7:58 pmInesorabilmente, anche quel poco che resta svanisce e il vento torna a soffiare, portando con sé altri odori, altre voci, altri ricordi, cancellando il passato e promettendo un futuro diverso, in una truffa che non avrà mai fine.
Sicuramente il tuo racconto offre tanti spunti e apre tante porte all'immaginazione.

Alla prossima

Re: [CPQ 25] Tempus fugit

Posted: Fri Apr 25, 2025 5:22 pm
by Simona M.
quell’illusione di essere in controllo. wrote:
@Claire1987 
Io direi: quell'illusione di avere tutto sotto controllo. 

È un racconto con un'ambientazione futuristica. La prima cosa che mi sono domandata è quindi perché il titolo in latino? E qual è il nesso col racconto?  Il racconto è anche una fiaba cupa e pessimista con una morale rovesciata. Ma andiamo per gradi.
Il racconto è una cartolina (beh, il protagonista fa il postino) di un mondo futuro post primo contatto. Non si dice molto su questo primo contatto, solo che è avvenuto. E a quanto pare non è cambiato poi molto. E questo è indicativo, direi. Una coppia che vive forse non bene in un "linkflat?" immagino un piccolo appartamento e che sembra sopravvivere, non vivere. Per un momento la moglie, col suo fare positivo, è sembrata quasi l'antagonista del tuo protagonista, ma è durato un attimo. Nonostante il primo contatto, dicevo, nonostante l'arrivo di astronavi aliene, sembra che il modo di produzione e sfruttamento capitalista non possa essere cambiato. È indicativo, dicevo, di come il sistema mediatico dominante abbia inculcato nelle menti l'incontrovertibilità del sistema economico capitalista. Sfruttati e sfruttatori, darwinismo sociale, lo dice la natura stessa. E sembra che persino gli alieni siano venuti sulla Terra per sfruttare i terrestri per i loro viaggi. Viaggiare uguale sfruttare, bella uguaglianza anche questa. Beh, per un Ryanair delle stelle senza dubbio. Viaggiare per trovare terre rare per poter viaggiare, l'autopotenziamento del sistema. Indicativo anche questo. Detto ciò, ecco, mi sarei aspettata più fantasia, più utopia, non dico speranza, ma almeno un futuro dissimile dal presente. L'ambientazione futurista quindi lascia stare la società così com'è. E perciò mi sembra solo una maschera, una maschera per nascondere un presente quasi indicibile. Anche il motore a scoppio è solo un motore a scoppio nel tuo mondo. Mi sono chiesta come mai hai utilizzato questa parabola e la similitudine con l'elettrico. Oh, io non sono una fan dell'elettrico, non temere. La svolta green europea mi pare solo l'ennesima trovata per farci stare tutti peggio e continuare a sfruttarci. 
Alla fine il protagonista muore, viene ucciso. A causa di un drogato in cerca di denaro o forse neanche quello, mi pare. Quindi hai scelto un'ambietazione futuristica per descrivere un tempo fin troppo presente, da cronaca nera. Nessun passato, scrivi, nessun futuro, nessun presente. 
La rinascita, infatti, non c'è proprio. Il protagonista muore e amen. Dunque immagino che l'autore implicito (quello che il lettore reale che io sono immagina debbe essere l'autore del racconto) non abbia un credo che lo proietta al di là di questa vita. E infatti il protagonista potrebbe vivere solo attraverso il ricordo della moglie e del figlio. Forse. Lasci il lettore con questo dubbio.
In realtà vale ciò che scrivi in principio: il futuro è una truffa, la vita è solo decomposizione. Nessun futuro, nessun presente, nessun passato.
Beh, non un bel viatico per la rinascita o anche solo per la nascita. 
Questo è il racconto più cupo e pessimista che abbia mai letto, devo essere sincera. La vita pare non essere nulla. 
Ma per me invece la vita vive e non si decompone mentre vive. E dalla vita nasce vita, non morte, non decomposizione. Beh, adesso la morale l'ho fatta io. 
Pur nel suo cupo pessimismo comunque l'apprezzo. È un racconto valido se si entra in ques'ottica. 
Spero di leggere qualcos'altro in futuro. Alla prossima.

Re: [CPQ 25] Tempus fugit

Posted: Fri Apr 25, 2025 6:44 pm
by Claire1987
Ciao @Simona M. e grazie per essere passata di qui.
Ti rispondo per punti:

Simona M. wrote: Fri Apr 25, 2025 5:22 pm @Claire1987 
Io direi: quell'illusione di avere tutto sotto controllo. 
Verissimo, hanno due accezioni diverse. A volte ascoltare troppo l'inglese mi devia certe espressioni. Grazie!

Simona M. wrote:È un racconto con un'ambientazione futuristica. La prima cosa che mi sono domandata è quindi perché il titolo in latino?
Per una connessione con il passato, che non muore mai. Che poi è parte del tema del racconto.

Simona M. wrote:Per un momento la moglie, col suo fare positivo, è sembrata quasi l'antagonista del tuo protagonista, ma è durato un attimo

Una curiosa interpretazione, la apprezzo.
Simona M. wrote:Nonostante il primo contatto, dicevo, nonostante l'arrivo di astronavi aliene, sembra che il modo di produzione e sfruttamento capitalista non possa essere cambiato. È indicativo, dicevo, di come il sistema mediatico dominante abbia inculcato nelle menti l'incontrovertibilità del sistema economico capitalista. Sfruttati e sfruttatori, darwinismo sociale, lo dice la natura stessa. E sembra che persino gli alieni siano venuti sulla Terra per sfruttare i terrestri per i loro viaggi. Viaggiare uguale sfruttare, bella uguaglianza anche questa. Beh, per un Ryanair delle stelle senza dubbio. Viaggiare per trovare terre rare per poter viaggiare, l'autopotenziamento del sistema. Indicativo anche questo.
Ci sono tantissime teorie differenti sul motivo per cui una razza aliena dovrebbe decidere di intraprendere un viaggio di migliaia di anni luce per raggiungere la terra. E curiosamente nessuna parla di onlus o benefattori dello spazio  :asd: spoiler: la realtà è che nessuno verrebbe, perché non ne varrebbe la pena. Troppo rischioso. Ma tant'è che, essendo noi una razza estremamente egocentrica, tendiamo a immaginare tutto l'universo come la nostra società su vastissima scala.

E nei racconti di fantascienza, molto spesso, serve solo a questo:
Simona M. wrote:L'ambientazione futurista quindi lascia stare la società così com'è. E perciò mi sembra solo una maschera, una maschera per nascondere un presente quasi indicibile.
Ed è così. Ti suggerei di leggere un po' di narrativa distopica, se ti fa piacere. Spesso la fantascienza distopica è il pretesto per raccontare un'odierna realtà e questo serve a disorientare il lettore all'inizio, facendogli credere che quel mondo sia distante da lui, per poi togliergli la terra sotto i piedi all'improvviso  :asd:


Simona M. wrote:Anche il motore a scoppio è solo un motore a scoppio nel tuo mondo. Mi sono chiesta come mai hai utilizzato questa parabola e la similitudine con l'elettrico.
Perché lavoro nel settore automotive e conosco i motori, nonché tutto quello che ci gira dietro.

Simona M. wrote:La rinascita, infatti, non c'è proprio. Il protagonista muore e amen. Dunque immagino che l'autore implicito (quello che il lettore reale che io sono immagina debbe essere l'autore del racconto) non abbia un credo che lo proietta al di là di questa vita. E infatti il protagonista potrebbe vivere solo attraverso il ricordo della moglie e del figlio. Forse. Lasci il lettore con questo dubbio.
Come dici tu alla fine, lascio il lettore con questo dubbio perché la vita ci lascia con questo dubbio. La rinascita non ci sarebbe senza la morte, ma allo stesso tempo non sappiamo davvero cosa sia, nessuno è mai tornato dall'aldilà. Perciò sta a noi scegliere. Qualcuno ha interpretato che il protagonista si sia reincarnato e non è sbagliato: è una possibilità.


Simona M. wrote: Beh, non un bel viatico per la rinascita o anche solo per la nascita.
Questo è il racconto più cupo e pessimista che abbia mai letto, devo essere sincera. La vita pare non essere nulla
Come dicevo, per arrivare alla rinascita è necessario morire. E morire non è bello, fa paura (e fa anche schifo, in una certa misura fisica). Non si può ignorare la morte se si vuole rinascere, ma questo è parte di ogni cambiamento, di ogni vita.


Simona M. wrote:Ma per me invece la vita vive e non si decompone mentre vive. E dalla vita nasce vita, non morte, non decomposizione. Beh, adesso la morale l'ho fatta io.
E hai fatto bene! Un racconto come questo nasce appositamente per far riflettere o, meglio ancora, per ribellarsi. Si dovrebbe arrivare a gridare "io ho voglia di vivere!". Ed ecco qui un altro tipo di rinascita.




Sono contenta che, nonostante tutto, tu sia riuscita ad apprezzare qualcosina di questo racconto.

Però credimi, ci sono testi molto più cupi e spaventosi là fuori, il mondo del distopico è di una creatività senza confini  :super:

Re: [CPQ 25] Tempus fugit

Posted: Fri Apr 25, 2025 7:58 pm
by Ippolita
Hai una scrittura eretta, vigorosa. Sei riuscita nel breve spazio di un racconto a dare sostanza non solo all'ambientazione distopica, ma anche alla morte, con cui si apre e si chiude la tua accuratissima "composizione ad anello":  
Claire1987 wrote: Tue Apr 22, 2025 7:58 pmIo sarò già svanito. Rimarrò solo nelle vecchie foto
Mi viene da pensare, ed è un complimento, che il desiderio di fondo fosse proprio quello di parlare della morte, quasi come una eco ribaltata de Il mondo nuovo di Aldous Huxley.
Grazie per la lettura e un saluto.  

Re: [CPQ 25] Tempus fugit

Posted: Sat Apr 26, 2025 11:00 am
by Claire1987
@Ippolita ti ringrazio tantissimo per le tue splendide parole  :buhu:
Ippolita wrote: Fri Apr 25, 2025 7:58 pmMi viene da pensare, ed è un complimento, che il desiderio di fondo fosse proprio quello di parlare della morte, quasi come una eco ribaltata de Il mondo nuovo di Aldous Huxley.
E hai proprio ragione. La riflessione che ho fatto è che non possa esserci rinascita senza prima morire. Non è necessariamente una cosa brutta, ma tendiamo spesso a dimenticarcene. Aneliamo sempre al "dopo" sperando di accantonare il passaggio che ci ha veramente portati a qualcosa di nuovo.

Ma non è giusto, a mio avviso: morire, lasciar andare, è importantissimo. Altrimenti non c'è una vera rinascita, non ci sarà realmente qualcosa di nuovo se prima non "muore" ciò che è stato. Parlare della morte, in questo senso, mi è parso fondamentale.

Non è forse anche questo il significato della Pasqua?

Comunque davvero grazie di essere passata di qui e del tuo bel commento  :love: