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Re: La fabbrica

Kikki ha scritto: Intendi dire che la prima parte del racconto ti risulta meno chiara? Più fredda? Nella prima parte mi sento di essere partita più a freddo perché volevo rendere la freddezza anche del protagonista, la mia intenzione era renderlo "umano" piano piano, andando verso il finale in cui prende un nome, ma forse risulta in altro e ne perde tutto il racconto?
No, tranquilla, il racconto va benissimo così com'è impostato. La prima parte risulta forse un po' più rigida (anche per le frasi più brevi) ma serve a introdurre la storia e il protagonista, oltre che il tema (la vita monotona e standardizzata di queste persone) quindi ci sta bene. Mi riferivo solo a quei pochi punti che ti ho segnalato come migliorabili, che sono tutti nella prima metà del racconto, mentre nella seconda fila tutto più liscio.
Kikki ha scritto:
in che modo? Questo tuo commento mi fa un po' venire i brividi. Per quanto mi riguarda, io volevo rendere il desiderio di molti genitori di avere dei figli perfetti, che danno pochi problemi e che sono come li vuole il genitore. Ovviamente, tutto irrealizzabile ed estremizzato.
Sì, il tuo racconto è estremizzato, ma la tendenza alla perfezione a tutti i costi è già presente e fa paura. La definizione di cosa è "normale" si restringe sempre di più (nonostante l'apparente tolleranza per chi è "diverso" sembri invece estendersi), quindi un mondo distopico come quello che descrivi è improbabile ma non del tutto impossibile. Questo è ciò che fa funzionare il racconto così bene, rendendolo insieme spaventoso e triste, e facendo sì che resti impresso. Ottimo lavoro

Re: La fabbrica

Ciao! Sono contenta di poter commentare un tuo racconto per postare, e ricambiare così la gentilezza (sempre che tu possa considerare un mio commento una gentilezza, vista la mia pignoleria   :asd:   )
Kikki ha scritto: Punz punz punz fa il mio sangue
A senso, dovrebbe essere un suono onomatopeico, ma non riesco a coglierlo. Immagino più un "Tum tum tum" o simili (ma è complicato trovarne uno standard, in effetti)
Kikki ha scritto: Mamma si gira a guardarmi, qualche ruga sulla fronte sopra le sopracciglia sollevate.
Non mi suona benissimo, anche se si capisce. Per me ci vuole un verbo da qualche parte, tipo: "qualche ruga sulla fronte sovrasta le sopracciglia sollevate"
Kikki ha scritto: Metto in fretta le labbra a forma di sorriso
Piuttosto che "metto"  direi "atteggio" o "modello"
Kikki ha scritto: o e Bengi siamo stati comprati lo stesso giorno. Mamma e papà avevano raggiunto il punteggio massimo ed era stato recapitato loro il buono “Figlio perfetto + animale. Offerta valida per una settimana, solo per cittadini perfetti.”
Wow! Questo dettaglio giunge proprio a sorpresa, non me l'aspettavo. Brava
Kikki ha scritto: Mi chino, afferro la palla. Mi alzo, lancio la palla.
In questo passaggio la parola "palla" compare spesso, e in alcuni casi si può forse sostituire: "Mi chino, afferro la palla. Mi alzo, la lancio"
Kikki ha scritto: Mi scappa un sospirone che ha un sapore sconosciuto. Controllo che mamma non sia alla finestra.
Qui già si capisce che qualcosa non va, ma è un indizio messo al momento giusto
Kikki ha scritto: Una dieta varia ed equilibrata garantisce la crescita sana del bambino.
Bello. Mi sono piaciuti molto questi passaggi (anche prima e dopo) dove si dice cosa è "normale" per un bambino: rendono subito l'atmosfera inquietante del racconto
Kikki ha scritto: La Fabbrica dei Bambini Perfetti è un enorme rettangolo grigio senza finestre. Fuori non c’è niente. Chilometri di un bellissimo niente. Un niente piatto e vuoto, senza un albero o un cespuglio.
Dentro, la fabbrica trabocca di mensole. Le mensole traboccano di bambini: seduti, le gambe a penzoloni, le mani sul bordo. Come se stessero per saltare giù. Le labbra sistemate a sorriso. Lo sguardo diretto, franco.
Molto immediata e suggestiva questa descrizione
Kikki ha scritto: Controllo di essere solo, ma sta proprio arrivando un commesso con la divisa grigia.
Kikki ha scritto: «Sono qui,» dice la stessa voce.
Si capisce che è la stessa
Kikki ha scritto: Dietro le sbarre luccicano due occhi di un colore che non ho mai visto negli occhi di nessuno.
Un colore di solito non si vede negli occhi quindi la frase andrebbe messa in un altro modo, ma non aggiungerebbe niente
Kikki ha scritto: Salto all’indietro, casco col sedere a terra e i polmoni strizzati come spugne secche
L'immagine dei polmoni strizzati come spugne è originale e molto d'effetto, ma amplierei la frase per dare più spazio e risalto alle singole immagini: "Salto all'indietro e casco col sedere a terra. Mi sforzo di immettere aria, ma i polmoni sono strizzati come spugne secche" 
Kikki ha scritto: «Preciso Eccellente Responsabile Fenomenale Esemplare Totalmente impeccabile Temperato Ottimo.» Annuisce e mi sporgo in avanti perché mi pare che i suoi occhi abbiano dentro delle cose che luccicano. «Tu lo sai cosa significa IMPERFETTO?»
Carino  :lol:
Kikki ha scritto: Lo guardo, mi guarda. Sorride, sorrido.
«Andiamo, Perf!»
«Mi chiamo Tommi.»
Perfetto e del tutto in linea il finale, dove il protagonista dichiara la propria individualità attraverso il nome.

Nella seconda metà del racconto, tutto viene chiarito e non ci sono più passaggi ambigui o di troppo. Credo che, come succede spesso a me, nella prima parte tu sia partita un po' "a freddo" per poi farti coinvolgere di più nella seconda. 
Il racconto, distopico e inquietante, è secondo me molto ben riuscito.  Il protagonista (che forse non è poi così "perfetto"?) subisce una crescita e una presa di coscienza di se stesso e dei suoi simili.
Lascia un po' l'amaro in bocca che perfino la madre adottiva non riesca a superare i propri limiti e a mostrare un affetto per quel "figlio" ricevuto in omaggio.
Ma in fondo va bene così, è l'immagine di un mondo distorto che speriamo di non dover mai vedere, anche se per certi versi è già presente.
Una bella lettura, che oltre a coinvolgere fa riflettere.

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