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Re: Perché si scrive?

Marcello ha scritto: Per scrivere il romanzo che ho di dentro
Perché la vita mi ha già messo al muro
(cit. Facchinetti - Negrini)
L'ho ascoltata proprio ieri... (è nella mia playlist "Meglio ignorare il mondo e cantare a squarciagola belle canzoni tristi di trent'anni fa", titolo che l'ha spuntata su "Canzoni da giornate no", perché leggermente più ottimista) :asd: Comunque il mio verso preferito è quello subito dopo "o perché in un mondo falso è un uomo vero".
Fawks ha scritto: qual è il motivo per cui avete iniziato a scrivere?
Una bella domanda, perché quasi tutti quelli che scrivono riescono bene o male a dire perché, ma spesso è difficile trovare la motivazione originaria  :) 
Nel mio caso il motivo probabilmente è che sono una rompi**lle. Spesso anche nei libri altrui c'erano dettagli che avrei cambiato. Quindi a un certo punto ho pensato che avrei potuto scriverne uno io, non dico migliore ma più vicino ai miei gusti. Dall'idea alla messa in pratica sono passati molti anni, ma la traccia era lì, nel proverbiale cassetto (in realtà una scatola di cartone), e appena ho avuto un pc ho iniziato a scriverla. In realtà, in seguito, mi sono chiesta spesso non perché avessi iniziato a scrivere, ma perché mai non l'avessi fatto prima.

Re: Perché si scrive?

Io ho pensato a Kafka solo perché ho letto di recente un romanzo che ne parlava. Non lo conosco bene, se non per qualche lettura scolastica. Ma l'idea di lasciare che siano i posteri a decidere cosa fare dei propri scritti, che sono nel bene o nel male parti di sé (è chiaro che se li avesse davvero odiati o ripudiati li avrebbe bruciati lui stesso) mi sembra sempre più sensata.
L'autore "puro" (Levi ne parla nel punto 1 dell'articolo riportato) scrive quel che vuole, si esprime come vuole, non ha lo stress di dover piacere a qualcuno. Una volta morto non gli importerà più in che modo i suoi lavori verranno giudicati. Forse verranno buttati, o forse qualcuno li apprezzerà, magari anche senza capirli o dandogli significati distorti, ma non sarà più un problema suo. L'autore in questo caso guadagna una libertà superiore che la maggior parte di chi scrive non ha, perché si sente sempre tirato da una parte o dall'altra: può essere autentico e soddisfatto di sé o scendere a compromessi e ricevere approvazione dagli altri. Se si cerca di andare nelle due direzioni contemporaneamente si rischia di restare fermi.
Nell'articolo che ho citato si parla di grandi autori che scrivevano soprattutto per denaro, come Dostoevskij. Possiamo vedere i suoi romanzi come capolavori, ma a me viene spontaneo chiedermi: quante altre cose avrebbe potuto dire se non fosse stato legato al pensiero corrente e alla necessità di essere compreso e accettato (e pagato)? Quanti altri autori geniali avranno magari lasciato scritti che sono stati distrutti per loro volere o perché i loro discendenti li hanno giudicati cartaccia senza valore?
Chi è nel settore dell'editoria vede gli autori come persone che fanno qualcosa che permette anche a loro di vivere. Io scrivo, qualcuno guadagna editando, qualcun altro facendo il grafico, qualcun altro l'editore (spesso improvvisato), qualcun altro l'esperto di marketing. Ma scrivere (come qualunque altra attività creativa) non dovrebbe avere niente a che fare con le logiche di mercato. Finisce inevitabilmente per entrarci, come tutto il resto, ma non significa che sia un sistema sano o sostenibile. È un'opinione mia, ma preferisco i tempi in cui autori geniali chiedevano di bruciare i loro scritti a quelli in cui autori improvvisati e superficiali si affannano a far sembrare i propri come capolavori a colpi di statistiche di vendita.
Di sicuro sono nata nell'epoca sbagliata

Re: Perché si scrive?

Antonella Andreta ha scritto: Credo che ogni scrittore, al di là della pulsione del momento, scriva per questo motivo; e che i grandi scrittori siano quelli che nello scrivere si rivolgono al lettore dal quale vorrebbero essere letti, per essere compresi.
Molti autori in realtà scrivono soprattutto per se stessi. Il primo esempio che mi viene è Kafka (che ha lasciato disposizioni di bruciare gran parte di ciò che aveva scritto), ma ce ne sono altri. Non tutti scrivono per comunicare con altre persone, forse perché ritengono che non sempre ne valga la pena. Non è il mio caso, ovviamente, dato che ho pubblicato tutto ciò che ho scritto, ma sto iniziando a invidiare la saggezza di Kafka
JD WOLF ha scritto: Poi, naturalmente, inizierebbe anche ad insegnare a leggere alla fauna autoctona...
Io alla fauna autoctona insegnerei piuttosto a fare qualche acrobazia divertente, in modo da passare il tempo tra uno scribacchiamento inutile e l'altro :asd:

Re: Perché si scrive?

bestseller2020 ha scritto: io pensavo a un ulteriore motivo: perché è diventato più semplice scrivere e pubblicare..
Di sicuro la maggior facilità a pubblicare spinge a scrivere anche persone che normalmente non ci proverebbero neanche, ma non lo vedo come il motivo principale. D'accordo, si può scrivere un libro in due mesi e pubblicarlo immediatamente, ma il fine di solito è vantarsi di aver scritto un libro o guadagnare qualche entrata extra. C'è sempre un altro motivo alla base, secondo me

Re: Perché si scrive?

bestseller2020 ha scritto: @Silverwillow ciao. Pensavo al 13 motivo: si scrive per sputtanare qualcuno...
Ho riguardato tutto, e il 13 c'era già ("comunicare"), quindi questo è il 14. Devo dire che a me non sarebbe venuto in mente... Oppure l'avrei inserito nella categoria cambiare il mondo, tipo "sputtanarne uno per educarne cento" :asd: 
È un motivo in cui probabilmente non mi troverò mai (se qualcuno o qualcosa proprio non mi va non ci perdo tempo, mi prendo il disturbo solo se ho il dubbio che meriti una reazione di qualche tipo) ma mi pare valido.
bestseller2020 ha scritto: Come fece al suo tempo Baudelaire con " i fiori del male"
L'ho letto anni fa, eppure non ho colto comunque il riferimento. Con chi ce l'aveva Baudelaire? Mi sembrava un tipo così tranquillo (un  po' depresso ma tranquillo)

Re: Perché si scrive?

Andrea D’Angelo ha scritto: Il 4 è una spinta interiore e non importa che sia un'illusione: ci si crede lo stesso. Nel 2021 aiuta illudersi di poterlo fare, visto il panorama
Giusto. Tutti hanno le loro illusioni, alcune sono addirittura collettive. Non vedo perché quella di migliorare il mondo dovrebbe essere più ingenua o pretenziosa delle altre
Andrea D’Angelo ha scritto: La scrittura è curativa, ma a me non ha mai curato angosce, perché l'angoscia è uno stato d'animo relativo al futuro. A me la scrittura ha guidato fuori dal pantano della depressione, che invece è il passato.
In realtà credo che nel punto 6 Levi si riferisca proprio a questo. L'angoscia è un malessere interiore. Scrivere non è una cura, ma aiuta a fare chiarezza. È come quando si racconta un incubo a qualcuno: man mano che si racconta ci sembra sempre più ridicolo esserci spaventati per così poco. Mettere un'emozione in parole aiuta a definirla e a gestirla
Andrea D’Angelo ha scritto: L'1 e il 2 da soli non basterebbero a reggere il nulla cosmico come orizzonte sempiterno che spetta a noi scrittori di belle speranze…
Infatti secondo me i motivi sono sempre più di uno, almeno tre o quattro. Per affrontare quell'orizzonte minaccioso però potrebbe non bastare l'intera lista :lol:

Re: Perché si scrive?

Nessuno ha scritto: Deve essere odiato per dare i migliori risultati. I collegamenti emotivi col lavoro sono rovina
Io non scrivo per lavoro (e per fortuna, o finirei con l'odiarlo). Quindi posso odiare allegramente il mio lavoro quotidiano e considerare la scrittura come uno svago, dove posso essere emotiva fin che mi pare :si: 
Nessuno ha scritto: Perciò scrivo i drammatici e thriller gialli. 
Nessuno ha scritto: Perdonami @Silverwillow , ero bevuta.  
Be', in effetti il nesso causale è un po' vago, ma a me quando bevo succede di peggio (tipo perdermi in tirate sentimentali), quindi ti va anche bene  :P
Comunque sono bei generi, che non passano mai di moda. Io ho provato a scrivere un giallo, ma non ci sono portata: mi interessano troppo poco i morti ammazzati e la suspence e ha finito per diventare una storia di redenzione   :facepalm: 
Antares ha scritto: tempo fa avevo scovato un documento che descriveva la narrazione come uno dei tanti modi di comunicare e di condividere i propri sentimenti: una sorta di connessione emotiva con altre persone.
Comunicare credo sia un motivo importante e valido per molti scrittori (anche per me, che sono una frana a comunicare a voce) lo aggiungerei alla lista col numero 13.
Il riferimento alla preistoria è molto interessante, perché anche a me affascina molto capire come e perché l'uomo ha iniziato a trasformare la vita quotidiana in storie da raccontare. Si direbbe che le storie siano un bisogno, quanto il cibo o un posto sicuro. Secondo alcune teorie psicologiche noi comprendiamo la realtà e le diamo un senso proprio creandoci una storia (anche se ciò che ci capita è magari casuale, il nostro cervello tende a metterlo in un ordine logico e significativo), quindi forse l'impulso a raccontarla è solo il passo successivo
Nessuno ha scritto: + due bottiglie di champagne,
Per la serie, se si deve suicidarsi meglio farlo con classe...   :D
Vabbè, ci scherzo su per alleggerire, spero che non ti offendi. Pensa che io alle medie ho provato a suicidarmi con un miscuglio di valium, aspirine e non so cos'altro. Il risultato è stato che mi è venuta una crisi allergica e ho starnutito per diverse ore (i miei pensavano che avessi un raffreddore). Da quel giorno me ne sono ben guardata. Fra l'altro non ricordo nemmeno più il motivo, doveva essere qualcosa di molto banale. Con l'andare degli anni mi sono accorta che c'erano cose peggiori nella vita (al peggio di solito non c'è fine), ma che bene o male riuscivo a superarle. Sono passata dal pensare "Non ce la farò mai" a "Il mondo è bastardo? Bene, io lo sono di più. Non vi libererete di me facilmente". Un po' di rabbia a volte fa miracoli.
Comunque se mai avessi voglia di parlare di qualsiasi cosa che non c'entra con l'argomento del topic scrivimi pure in privato. A me fa sempre piacere conoscere altri scrittori (e se sono più strani di me, meglio )

Re: Perché si scrive?

Nessuno ha scritto: [OT] Su cosa scrivi, Silver?  
Su molte cose. Quando inizio non penso mai al dopo, scrivo quel che mi ispira in quel momento. Ho iniziato con il fantasy, poi sono passata al giallo, allo storico e al romance. Nei racconti brevi invece mi piace molto il genere comico. Scrivo anche fiabe e articoli per riviste.
Però considero solo i romanzi come "scrivere". Un racconto lo finisco in due ore e mi lascia poco (sebbene a volte li rilegga volentieri). Un romanzo di solito mi fa compagnia per mesi, richiede ricerche, riflessioni e impegno che mi tengono carica e in movimento.
Oggi, per esempio, ho colto per caso un accenno alle olimpiadi di Londra del '48 , e ho subito aperto google. Mi è passata mezz'ora che neanche mi sono accorta. Il dettaglio aveva a che fare con l'ultimo romanzo, e poteva essere importante, visto che lì ho ambientato una scena, nella stessa estate. L'effetto che mi fa la scrittura è questo: tutto il resto del mondo si ferma, finché quel piccolo dettaglio non viene chiarito, come fosse questione di vita o di morte. So di avere un rapporto troppo emotivo con la scrittura, e di sicuro non è un bene (visto anche come funziona il mondo editoriale italiano), ma se non ce l'avessi non scriverei per niente, quindi mi tocca conviverci

Re: Perché si scrive?

Nessuno ha scritto: Dal punto di vista patologico, ho iniziato a scrivere per creare gli amici immaginari.
Se entriamo nel campo patologico credo di poter competere per una medaglia :D Anch'io spesso preferisco la compagnia dei miei personaggi a quella delle persone vere. A volte mi dimentico che non sono reali e penso cose tipo "oh, guarda, questo ragazzo ha la stessa età del mio X", oppure "questa cosa piacerebbe tantissimo a Y". Non è il motivo per cui ho iniziato a scrivere, ma è comunque un buon motivo. Potrebbe diventare il punto 11: "Per circondarsi di amici fidati" o anche "Per vivere molte vite anziché una sola".

Me ne è venuto in mente anche un altro, che ho citato praticamente in tutte le interviste, ma poi l'ho dimenticato: almeno due dei miei libri sono stati scritti solo per vedere se ci riuscivo, quindi aggiungerei il punto 12: "Per mettersi alla prova". Tra l'altro è un punto che vale anche per chi partecipa a contest e concorsi vari

Re: Perché si scrive?

bestseller2020 ha scritto: @Silverwillow io a otto anni scrissi il mio primo  reportage sulla guerra in Vietnam.... secondo te cosa mi spinse a farlo? O_o
Non posso saperlo con certezza, ma immagino che qualcosa di ciò che avevi sentito raccontare su quella guerra ti avesse colpito. A me di solito succede così: mi rimane impresso un dettaglio che suscita la voglia di approfondire e capirne di più. Quindi può rientrare nel punto uno "perché se ne sente l'impulso", ma possiamo aggiungerne un decimo (così fa anche più decalogo bello tondo):  "Per dare testimonianza"  (y)

Secondo me comunque nessuno scrive col proposito cosciente di cambiare il mondo, il più delle volte si scrive e basta, senza avere in testa un motivo, ma solo una storia che ci sembra interessante. Analizzare i motivi non è indispensabile, ma può essere un aiuto in più: se sappiamo perché abbiamo scritto qualcosa è più facile decidere cosa farne. Per esempio, se ci accorgiamo di aver scritto per la fama, la ricchezza o il tentativo (stupidamente idealista) di migliorare il mondo, è del tutto inutile pubblicare con piccole CE, che per forza di cose lasceranno insoddisfatti. Ma se uno scrive per divertirsi, per necessità, per liberarsi di qualcosa, allora la pubblicazione è un di più, e comunque vada non si resterà delusi (questo ovviamente tralasciando le brutte esperienze con CE poco serie, che danno fastidio a prescindere).

Re: Perché si scrive?

Nessuno ha scritto: Scommetto, sono antipatica anche a te
Ma no, perché?  Anzi, capisco benissimo il tuo punto di vista, perché io oscillo molto tra l'idealismo più estremo e il cinismo più totale (tipo: estinguiamoci, che il pianeta ci guadagna) e dopo un po' mi viene il mal di mare  :lol:  Comunque credo che l'idealismo sia una malattia subdola da cui non si guarisce mai del tutto. È un tratto del carattere, lo si può mettere a tacere per un po', o anche prenderlo in giro, ma alla minima distrazione ecco che salta fuori...
bestseller2020 ha scritto: penso che il motivo che spinge un cronista o uno scrittore come Solgenitzin sia diverso dai motivi in elenco... certo, vi è una forte componente idealista, ma raccontare " Arcipelago Gulag" è diverso da raccontare Harry Potter...
Io in realtà ci vedo diversi punti in elenco: di sicuro l'1, il 3, il 4 e il 6. Tra l'altro immagino che anche Levi inserisse il suo libro sul lager in questi motivi. Dietro Harry Potter ci saranno motivi diversi, ma potrebbero anche averne alcuni in comune. Non bisogna guardare il genere: anche se è un fantasy per ragazzi e non una testimonianza drammatica, non significa per forza che i motivi per cui è stato scritto siano meno nobili di quelli di Solgenitsin.

Io leggo libri di ogni genere, e ne ho trovati di buoni in generi molto diversi. Ci sono libri "impegnati" che annoiano e non lasciano niente e altri con meno pretese che invece lasciano messaggi importanti. Non sempre chi ha qualcosa da dire è anche capace di dirlo, altrimenti sarebbero tutti grandi scrittori. E non sempre chi sa scrivere ha cose importanti da dire. Il connubio ideale si ha quando necessità di raccontare e capacità di farlo si incontrano, allora nascono capolavori. "Se questo è un uomo" è uno di essi, perché non racconta gli orrori del lager in modo banale e volto ad attirare facile compassione, ma in modo lucido e letterario: ogni cosa che viene detta ha un significato più ampio. Non ci sono banalità, non c'è odio gratuito, c'è solo un tentativo di capire e di spiegare, e di inserire un'esperienza estrema in un contesto universale.
Questo è ciò che riescono a fare i grandi autori. I piccoli si limitano a gridare a gran voce le loro opinioni o la loro rabbia, ma a nessuno piace sentirsi urlare in faccia, quindi facilmente vengono ignorati.

La testimonianza pura comunque non esiste, esiste solo l'esperienza soggettiva. Due persone diverse racconteranno lo stesso evento in modo diverso, a seconda del carattere, della provenienza, delle idee, ecc. Per avere una visione abbastanza realistica bisognerebbe leggere almeno dieci versioni della stessa storia (cosa molto improbabile, quindi va da sé che qualunque testimonianza va presa con le pinze e non come il Vangelo)

Re: Perché si scrive?

Sono contenta di vedere che escono interessanti spunti di riflessione. È una domanda che ultimamente mi sono fatta spesso, specie perché faccio sempre più fatica a scrivere e non ne capisco bene il motivo. Ne avrei di cose da dire, ma nel momento in cui prendo in mano una penna mi chiedo se ne valga la pena e spesso lascio perdere.
Alberto Tosciri ha scritto: Io penso che si suicidò perché si era reso conto, nel 1987, che della sua esperienza nei lager non importasse più nulla a nessuno, nonostante le buone accoglienze alla sua testimonianza scritta.
Il caso di Levi è estremo, ma credo che valga un po' per tutti gli artisti (scrittori, musicisti, ecc.) che hanno una visione e una motivazione forte, oltre a una grande sensibilità che li porta ad analizzare le cose in profondità: prima o poi sono costretti a fare i conti con una realtà per lo più indifferente e superficiale, che non guarda a quello che hanno da dire ma solo al successo che hanno raggiunto. Avere un sacco di cose importanti da dire e accorgersi che in fondo non importano davvero a nessuno (nonostante premi e riconoscimenti vari) è scoraggiante, e con l'andare del tempo logora le energie.
L'avanzare dell'età non aiuta, perché oltre ai tormenti interiori si aggiungono magari quelli fisici, e diventa normale chiedersi per cosa di preciso si va avanti. Se non c'è una risposta certa (come qualcuno che abbia assoluto bisogno di noi, non gli ammiratori casuali ed effimeri) allora si può capire perché alcuni decidono di averne abbastanza.
Alberto Tosciri ha scritto: non vale la pena insegnare niente a nessuno, perché si ricevono solo cocenti delusioni e amarezze
Dipende. Io ad esempio scrivo fiabe per bambini (anche con argomenti difficili come la guerra o la vecchiaia) e mi piace pensare di insegnare loro qualcosa: il rispetto per la vita umana, l'importanza della famiglia e degli amici, la tolleranza, ecc. Le stesse cose potrebbero impararle altrove, ma quando scrivo quelle fiabe mi piace pensare di poter dare, nel mio piccolo, un contributo (poi magari non interesseranno a nessuno, ma il motivo per cui le scrivo resta valido per me). Insegnare agli adulti invece è una causa persa, concordo  :lol:
Alberto Tosciri ha scritto: Non sogno di migliorare il mondo: in quest’umanità è un compito inutile, impossibile
È vero, ma molti ci provano lo stesso. Se nessuno facesse almeno lo sforzo di provarci, il mondo sarebbe ancora più triste. Vedere persone che si impegnano in qualsiasi modo (per quel poco che possono fare) è di ispirazione e conforto per gli altri.
È ovvio che non si può cambiare il mondo con un libro, ma anche solo riuscire a suscitare una riflessione è un ottimo risultato. Questo di sicuro Levi l'ha fatto (e Se questo è un uomo è il miglior libro che sia stato scritto sull'olocausto). E anche Pavese (La casa in collina è un altro libro che mi ha lasciato moltissimo). Forse erano comunque delusi perché si aspettavano troppo e subito. La scrittura è forse il mezzo più lento con cui cambiare la mentalità, ma non significa che sia inutile, bisogna solo avere la pazienza e la resistenza di continuare a tentare qualcosa che forse (se va bene) causerà effetti solo molto tempo dopo, e nel frattempo evitare di farsi sopraffare dalla delusione. Non è facile, ma neanche impossibile.
bestseller2020 ha scritto: Detto questo, io vorrei aggiungere alla lista questo motivo: Per dare testimonianza.
Credo che possa rientrare in "migliorare il mondo". :) Perché si darebbe testimonianza di qualcosa se non per provocare un cambiamento positivo? Cercare di dire la verità non è mai fine a se stesso, lo scopo ultimo è che quella verità porti a un miglioramento. Almeno così la penso io (e ammiro molto chi scrive libri per portare alla luce verità sconosciute o dimenticate)

Perché si scrive?

Un paio di giorni fa ho trovato un articolo che riportava il pensiero di Primo Levi su questo argomento, e mi è sembrato molto interessante. Credo che spesso si scriva senza fermarsi ad analizzare il motivo, ma sapere cosa ci spinge a farlo può essere d'aiuto anche per chiarire i propri obiettivi.
In questo articolo  (tratto da "L'altrui mestiere") Levi fornisce nove motivi, che ovviamente non sono una lista definitiva, ma solo la sua opinione. Mi ha attirata soprattutto la frase riportata all'inizio:
"non è facile rispondere: non sempre uno scrittore è consapevole dei motivi che lo inducono a scrivere, non sempre è spinto da un motivo solo, non sempre gli stessi motivi stanno dietro all’inizio ed alla fine della stessa opera".

Riassumo qui i punti principali  (ma vale la pena leggere anche la sua spiegazione):

1. Perché se ne sente l'impulso o il bisogno
2. Per divertire o divertirsi
3. Per insegnare qualcosa a qualcuno
4. Per migliorare il mondo
5. Per far conoscere le proprie idee
6. Per liberarsi da un'angoscia
7. per diventare famosi
8. Per diventare ricchi
9. Per abitudine

Io mi sono ritrovata, prima o poi, in tutti i primi sei (e credo che Levi abbia lasciato per ultimi quelli in cui lui stesso non si riconosceva). Trovo che abbia ragione anche sul fatto che spesso i motivi per cui si inizia uno scritto non sono gli stessi per cui lo si finisce, e che possano essere più di uno.

Riporto anche una bella frase di De Andrè (che immagino scrivesse anche altro oltre alle canzoni): 
«Perché scrivo? Per paura. Per paura che si perda il ricordo della vita delle persone di cui scrivo. Per paura che si perda il ricordo di me. O anche solo per essere protetto da una storia, per scivolare in una storia e non essere più riconoscibile, controllabile, ricattabile».

E voi perché scrivete? Siete d'accordo con la lista di Levi, o aggiungereste qualcos'altro?

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