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Re: [Lab1] Una seconda possibilità

Ciao @Monica.

Il racconto mi è piaciuto. Due vecchi amanti si ritrovano in un bar, il locale è come un'anticamera dell'aldilà.

Qui si possono rivalutare ricordi e sensazioni, cose che forse sono proibite in vita. Parlarsi senza omissioni, con l'anima scoperta, ci resta difficile.

Ho colto un senso di rimpianto nelle voci di entrambi i personaggi.

Anche se in certi punti mi sono persa, anche rileggendolo.
@Monica ha scritto: «Io, di te, ho conservato solo un’emozione.»
Arrossisci. La fossetta delle tue guance è più evidente quando sorridi. Che strano. Non so sia reale o solo un ricordo. 
«Non ho detto che sia una bella emozione» ti dico.
Ti rabbui all’istante.
«La tua indifferenza. Questo è ciò che mi è rimasto di te.»

Ora cerchi con insistenza le mie mani. «Non dire così, lo sai cosa sei stata per me.»
Lei. Io, di te, ho conservato solo un'emozione

Lui o lei? Arrossisci. La fossetta delle tue guance è più evidente quando sorridi. Che strano. Non so sia reale o solo un ricordo. 

ancora Lei «Non ho detto che sia una bella emozione» ti dico.

Ti rabbui all’istante.

Sempre Lei«La tua indifferenza. Questo è ciò che mi è rimasto di te.»

Ora cerchi con insistenza le mie mani.

Lui «Non dire così, lo sai cosa sei stata per me.»

questa parte per esempio, non mi è chiara. Se è sempre lei a parlare non bisognerebbe andare a capo. Poi bisogna tenere conto che i gesti dei personaggi servono introdurre la battuta di chi fa l'azione.
@Monica ha scritto: gio mag 12, 2022 12:14 pm«L’indifferenza è una ladra silenziosa. Ruba qualsiasi altra emozione. Non riesci a pensare ad altro, ti domandi di continuo dove hai sbagliato, è un tormento che non dà pace.»

Mi guardi in silenzio. Ora sei tu a non avere più le parole.

«Una volta scrivevo per te. Solo per te. Era bello.»

«Sì, Scintilla. Posso ancora chiamarti così, vero?»

«Già… mi chiamavi così» rispondo con un filo di voce «mi fa piacere, Pink.»
Lei dice «L’indifferenza è una ladra silenziosa. Ruba qualsiasi altra emozione. Non riesci a pensare ad altro, ti domandi di continuo dove hai sbagliato, è un tormento che non dà pace.» Mi guardi in silenzio. Ora sei tu a non avere più le parole.( Quindi lei  continua e lui sta zitto) «Una volta scrivevo per te. Solo per te. Era bello.»
«Sì, Scintilla. Posso ancora chiamarti così, vero?»


Quindi è lei che scrive poesie? qui mi sono davvero persa. 
@Monica ha scritto: gio mag 12, 2022 12:14 pm«Una volta ero in cima al pianoro della Rosetta, poco sotto quota tremila metri. Non tirava vento, la temperatura era mite. In quello scenario millenario mi sentivo a mio agio, estraneo, ma a mio agio. La giornata era tersa e luminosa e c’era un silenzio rotto solo di tanto in tanto dal gracchiare delle cornacchie. Mi sentivo calmo, i pensieri scivolavano pigri tra la bellezza limpida attorno a me. Ti stavo pensando da un po’, avrei voluto parlarti come si parla alla nostra coscienza, senza voler prevalere o far capire. Eri entrata piano piano nei miei pensieri assieme a tante altre cose che oscillavano confuse. Mi chiedevo quando e dove mi avevi pensato l’ultima volta.»

Ritraggo la mano. Dio, quanto fanno male i ricordi.

«Scintilla, ti sei mai chiesta perché per alcune anime è necessario avere la consapevolezza di essere nei pensieri di un’altra persona?  Sapere che in un certo istante di un certo giorno tu sei intensamente nei pensieri di una persona che stimi, dà un piacere estremo, una sensazione di potere. O forse è proprio quello l’amore?»
Anche qui, Descrivi un'azione di lei ma poi è di nuovo lui a parlare. Per non creare confusione avrei messo l'azione senza andare a capo quando lui continua a parlare.
Insomma, credo che la formattazione sia stata complice del mia interpretazione sbagliata del testo.
L'idea mi è piaciuta molto, belle le descrizioni, i personaggi soffrono un po', manca qualche dettaglio concreto che li definisca meglio, l'ambientazione onirica si svela alla fine, come deve essere, visto il luogo dove sono i due.
Alla prossima.

 

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