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Re: [MI 180] Uomini colpiti

Alberto Tosciri ha scritto: Erano uomini colpiti, come noi. Eravamo tutti uomini. Ci unimmo alle loro squadre soccorso, come già fatto tante altre volte e tirammo fuori dalle macerie i morti; venivano accatastati come legna e i tedeschi dopo averli cosparsi di benzina li mettevano fuoco. Impossibile seppellire tutta quella gente. Impossibile.
Ciao @Alberto Tosciri

che bel racconto, con un messaggio forte che è ben rappresentato dalla frase che ho citato qui sopra. 
In certe situazioni si perde del tutto il senso del “male” e del “bene” . La frase vale da sola la lettura della storia, una storia in cui la parola nemico sbiadisce di fronte alla assurda distruzione “fuori tempo massimo” della città di Dresda e una carneficina che poteva e doveva essere risparmiata. 
Le tue descrizioni sono sempre pennellate di grande piacevolezza di lettura anche se in questo caso sono il classico pugno allo stomaco e trovo particolarmente centrato il tema riferito alla traccia proposta.
Solo una piccola considerazione sulla temporalità di questo dialogo tra padre e figlio. È vero che se ti fai due conti si intuisce più o meno l’epoca, oggi un ragazzo diciassettenne ben difficilmente porrebbe domande simili e meno che mai si troverebbe al mare insieme ai genitori. Ti sottolineo questo aspetto perché secondo me potresti evidenziarlo di più per esempio facendo una zoomata su quel giornale che il padre arrotola. Che ne so, magari un titolo che faccia riferimento a un fatto storico avvenuto negli anni in cui hai immaginato la scena.
Grazie, come sempre, perché i tuoi racconti offrono sempre spunti di riflessioni e n9n si ha mai la sensazione di aver perso del tempo leggendoli.

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