Ippolita ha scritto: Ciao, @Alberto Tosciri. In questo genere di racconti sei imbattibile. Attento a ogni particolare, prendi il lettore per mano e lo conduci a osservare da vicino i colori delle uniformi, le abitudini dei cavalli, lo sconquasso postbellico. Tocchi tasti che risuonano potenti in ognuno: personalmente, ricordo pomeriggi interi, da ragazzina, a riflettere sulle frasi de La guerra di Piero. Così come è sempre struggente leggere la bella descrizione di un tramonto, anche se ne abbiamo visti tanti, allo stesso modo è utile e terribile insieme leggere pagine come la tua, pure se la dinamica è conosciuta. Non conosceremo mai abbastanza da vicino, noi che la guerra corpo a corpo la leggiamo solo sui libri di storia e nei romanzi, cosa significa stare in un campo di battaglia dopo uno scontro. L'uomo è un essere meraviglioso, ed è chiamato a sopportare l'indicibile. Tu descrivi benissimo tutto ciò.Toh, guarda un po' chi ha pensato alla stessa canzone e poi mi ha citato pure!
Cadesti a terra senza un lamento
E ti accorgesti in un solo momento
Che la tua vita finiva quel giorno
E non ci sarebbe stato un ritorno Qui mi pare di scorgere una significativa connessione col racconto di @edu, di cui mi permetto, sperando di non fare cosa vietata, di riportare qui lo stralcio che tocca il tuo stesso argomento:
"Adesso, almeno, posso abbracciarlo, Alfredo. Questo bastardo che mi è morto a fianco. Prima no, mai sia, mai che due uomini maschi vivi possano esprimere fisicamente un sentimento. Figurarsi, due combattenti. Da morti, da morti sì, si può rimanere veri uomini anche a lasciarsi andare ai sentimentalismi".
Ho molto gradito il testo, Alberto. Grazie per la lettura.
Quella di Albano e Romina
Non avevo ancora letto, giuro