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Re: Oltre il 50% degli editori non promuove gli autori

Miss Ribston ha scritto:
Fare l'editore non è propriamente meno costoso rispetto al passato, se l'obiettivo è produrre libri di qualità. 
@Miss Ribston Su questo non sono d'accordo, oggi c'è un risparmio oggettivo rispetto alla situazione editoriale prima dell'avvento di Internet.
Faccio tre esempi per chiarire meglio cosa intendo dire.

1. Copie stampate per le librerie.
Oggi, anche gli editori di qualità in genere non stampano più di 100 copie a edizione, questo perché ormai gli store online sono diventate le nuove librerie e quindi non c'è bisogno di inviare tante copie alle librerie fisiche che, un tempo, erano il punto di riferimento dei lettori.
Ma in passato, l'editore poteva forse limitarsi a 100 copie?
Ne dubito fortemente; penso che per una diffusione accettabile bisognasse stampare almeno 150 copie in più, quindi 250 copie, altrimenti il libro, con sole 100 copie diffuse, sarebbe stato inesistente in confronto agli altri e i lettori avrebbero avuto difficoltà a trovarlo, perché ripeto che stiamo parlando di quando la presenza nelle librerie fisiche era fondamentale.
In Costi di pubblicazione spieghi che all'editore stampare una copia di un libro costa 3-4 euro.
Faccio il conto su 3 euro; attualmente, stampando solo 100 copie, l'editore investe 300 euro a libro, e su 15 libri all'anno (le CE di qualità, di solito, pubblicano circa 15 libri all'anno) spende circa 4.500 euro.
In passato, la stessa CE, stampando 250 copie avrebbe speso 750 euro a libro, quindi 11.250 euro all'anno per tutti e 15 i libri.
Quindi, oggi risparmia quasi 7.000 euro all'anno (6.750 euro per le 150 copie in più) grazie agli store online.

2. Gestione dei testi e personale.
Oggi, quasi tutte le CE accettano l'invio di proposte di pubblicazione in formato digitale, quindi all'editore basta avere una email per ricevere, senza spese, anche più di 400-500 testi da prendere in considerazione per la pubblicazione.
In passato l'editore riceveva solo copie cartacee, e questo aveva un costo di gestione, così come avevano un costo le telefonate e le lettere da inviare agli autori, per non parlare dei comunicati stampa da inviare a giornalisti e altri contatti utili.
Tutto ciò aveva un costo anche dal punto di vista del tempo, per cui mi sembra giusto dire che una CE di qualità, in passato, per gestire questa situazione doveva assumere un dipendente, perché magari oggi può essere lo stesso editore a leggere le email con le centinaia di proposte, a rispondere alle chiamate, a inviare lettere e via dicendo, ma in passato bisognava dedicarci molto più tempo e quindi un dipendente ci voleva.
Quindi, volendo stare proprio bassi, parliamo di almeno 12.000 euro all'anno risparmiati evitando di assumere un dipendente e circa 1.000 euro all'anno di costi di gestione.

3. Dimensione della CE.
Oggi, le piccole CE sono davvero piccole, proprio dal punto di vista fisico; basta avere un piccolissimo locale per fare tutto, ma in passato non si poteva fare editoria di qualità senza un locale più grande anche solo a causa dei punti 1 e 2 (serviva più spazio per la gestione del cartaceo e per avere almeno un dipendente in più).
Volendo dare una cifra restando comunque bassi, possiamo calcolare un locale con un affitto di 150 euro mensili in più, quindi 1.800 euro in più all'anno.

6750 + 12.000 + 1.000 + 1.800 = 21.550 euro all'anno.
Anche togliendo la spesa più grossa, cioè il dipendente (che mi sembra indispensabile, comunque), restiamo intorno ai 10.000 euro in meno all'anno e dubito si possa scendere sotto questa cifra, soprattutto tenendo conto che stiamo parlando solo dei primi tre esempi che mi sono venuti in mente, pensandoci bene ci sarebbero chissà quante altre spese da prendere in considerazione (quindi, anche supponendo che alcune cifre elencate siano superiori a quelle reali, gli altri esempi non presi in considerazione andrebbero comunque a far salire la cifra totale portandola ad almeno 10.000 euro all'anno).

Del resto, negli ultimi dieci anni gli editori sono spuntati come funghi, e questo come si spiega?
Di certo non si può spiegare dicendo che fare impresa in Italia sia facile, né si può spiegare dicendo che ci siano molti lettori; il motivo principale, a mio avviso, è proprio Internet e i suoi vantaggi, dagli store online agli stessi editori e autori che possono pubblicizzarsi più facilmente facendosi conoscere in tutta Italia; in assenza degli store online e senza gli autori che possono pubblicizzarsi su web, penso proprio che molte CE, anche di qualità, non resisterebbero molto tempo, perché di base, proprio contando sulle nuove tecnologie, si mettono a fare impresa con meno soldi rispetto alla cifra minima che avrebbero dovuto mettere da parte in passato per pensare di mettersi sul mercato.

Re: Oltre il 50% degli editori non promuove gli autori

bore_ale ha scritto: volevo chiedere a @Silverwillow e @Francesco Avella: cosa intendete con un editore che "fa abbastanza"?


@bore_ale  Sto discutendo di questo argomento con una editrice che in passato mi ha assunto per aiutarla nella promozione dei libri e ha dato una percentuale che trovo giusta per stabilire il "fare abbastanza", e cioè, citando le sue parole: "Diciamo che la legge di Pareto si applica bene con un 80% autori e 20% CE." (per i mod: è una citazione di un commento pubblico sul mio profilo Linkedin, quindi penso di poterla riportare).

Se la CE riesce a vendere (tramite pubblicità sui social, sui giornali, con contatti vari, ecc.) il 20% delle copie totali, penso che sia sufficiente per poter dire che stia facendo abbastanza, il problema è che non penso di sbagliare nel dire che molte CE arrivino al massimo al 5-10%... ed è questo il problema, il 20% mi sembra il minimo per poter dire di avere un editore decente alle spalle.
Detto in breve, su ogni 100 copie vendute, almeno 20 dovrebbero essere frutto degli sforzi della CE.

Oltre il 50% degli editori non promuove gli autori

Qualche giorno fa, su LinkedIn, ho creato questo sondaggio.


Ho chiesto ai miei contatti scrittori "I vostri editori si impegnano nel promuovere i vostri libri?", e i risultati evidenziano una situazione abbastanza deprimente.
Su 36 autori, solo 2 (il 6%) hanno votato "Sì, vedo ottimi risultati.", 5 autori (il 14%) hanno votato "Diciamo che fanno abbastanza." e 29 autori (l'81%) hanno votato "No, faccio quasi tutto io.".

Ovviamente, a livello statistico 36 persone sono poche per rappresentare la grande mole di scrittori ed editori, ma anche nei vari forum di scrittori presenti in rete (pensiamo all'ormai scomparso WD) si possono leggere tante testimonianze di autori insoddisfatti, per questo ritengo corretto affermare che oltre il 50% degli editori faccia una promozione pressoché inesistente.

Del resto molti editori evitano di pubblicare autori esordienti proprio per poter sfruttare i contatti e la visibilità che gli autori si sono costruiti tramite le pubblicazioni precedenti, con la conseguenza che, troppo spesso, la capacità dell'autore di promuoversi da solo non è vista come dovrebbe essere vista - e cioè come un semplice supporto alla promozione dell'Ufficio Stampa dell'editore - ma è vista come qualcosa di imprescindibile, come se spettasse all'autore vendere la maggior parte delle copie, al punto da essere determinante nella scelta di pubblicare un autore.

Aggiungo che, al giorno d'oggi, fare l'editore è decisamente meno costoso rispetto al passato dato che internet ha facilitato e velocizzato molte cose; le piccole CE, oltre a risparmiare migliaia di euro evitando di dare l'anticipo sui diritti d'autore, risparmiano molto anche grazie alla stampa digitale (che permette di stampare meno copie a un costo accessibile) e al fatto che non devono inviare migliaia di copie alle librerie come si faceva un tempo, limitandosi più che altro alla presenza sugli store online che ormai sono le nuove librerie, questo giusto per fare qualche esempio, quindi lo scarso investimento nella promozione diventa ancora più discutibile se pensiamo al fatto che c'è già un risparmio importante su altri fronti, in primis nei riguardi dello stesso scrittore con la mancanza dell'anticipo sui diritti d'autore.

Cosa ne pensate?

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