Ho letto e riletto, e in un primo momento ho immaginato una interpretazione cristologica dei tuoi versi. Considero interessante il fatto che, fra i tanti termini in maiuscolo, non vi sia "parola". Qui si ferma la mia attenzione: se intendiamo con "parola vera" il Cristo, in quanto, appunto, Logos, non possiamo non riflettere sul fatto che secondo il cristianesimo il Logos, Gesù Cristo, ha già bussato alle porte della morte, ne è passato attraverso ed è risorto.
Pertanto la domanda che mi pongo è la seguente: se il Logos ha già aperto la strada, e, come leggiamo nella Prima ai Corinzi, la morte è stata inghiottita nella vittoria e il pungiglione sconfitto, chi è il detentore della parola vera che bussa alle porte di Ade? Dobbiamo prescindere, quindi, da un'interpretazione cristologica.
L'io lirico chiede all'Eterno di poter entrare nel regno di Ade (con Ade s'intende sia il luogo fisico in cui il mondo classico immagina siano raccolti i morti, sia il dio che lo governa, Ade appunto, fratello di Zeus) e riceverne un bacio. Non mi sembra che qui il bacio vada inteso come desiderio di morte, ma, al contrario, come desiderio di pacificazione con essa: è un tema che, se non vado errata, ricorre nei tuoi scritti.
Va notato, però, che il bacio agognato non proviene dalla Morte, ma da Ade, che la mitologia non identifica con essa (né il greco Ade, né il corrispettivo romano Plutone): egli è solo il guardiano degli inferi.
Vuol forse dire che con la Morte autentica, prima del tempo stabilito, non si può avere a che fare in nessun modo?
Insomma, un testo che pone tanti interrogativi interessanti.
Grazie e un saluto, @milarepa.
- Forum: Poesia
- Argomento: il servo di una parola vera
- Risposte: 9
- Visite : 1767
- mer mag 05, 2021 11:17 am
- Vai al messaggio