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Re: [CP7] In eterno paura di morire

Talia ha scritto: Ma si può anche interpretare il titolo con un altro significato (e che suppongo sia quello giusto per la poesia). Cioè considerare "in eterno" un modo diverso per dire "in continuazione per tutta la vita". E infatti le protagoniste della tua poesia cominciano da bambine a fuggire da una paura (dalla valle vento di terrore) andando incontro a qualcosa di altrettanto spaventoso (la montagna innevata).
Sì, esatto, è proprio come scrivi, cara @Talia. Grazie mille per il bel commento e a presto. E scusami per il ritardo!
bestseller2020 ha scritto: Cosa a cui io non credo, perché la misericordia di Dio è infinita come il suo creato
Tocchi un problema teologico di grande importanza, cui però non so dare risposta. Grazie, come sempre, per le tue interessanti considerazioni, caro @bestseller2020, e scusami tanto per il ritardo nella risposta.

Re: [CP7] In eterno paura di morire

@Poeta Zaza@Adel J. Pellitteri, grazie per i vostri bei commenti. 
Jole, con "misteriosa necessità", riferito a "la voce del vento", intendevo la morte, quindi sì, la "voce del vento" si collega in qualche modo al precedente "vento di terrore". Grazie ancora per l'attenta lettura.

Re: [CP7] In eterno paura di morire

Ciao, @Kuno.

Grazie a te per essere qui con noi.
Kuno ha scritto: mer ago 24, 2022 11:07 amTu forse sai che non so nemmeno commentare la poesia.
Io so soltanto che quando ti leggo non mi annoio mai, siano commenti o racconti.
Kuno ha scritto: mer ago 24, 2022 11:07 amE in questa vastità senza fine si perdono delle creature piccole e mortali: le bambine. Un contrasto molto forte a mio avviso. 
Molto forte, è vero. Grazie per averlo notato. Senza volerlo ho tirato fuori dalla Deledda un tema assente dal brano e collegato alle riflessioni sull'episodio di cronaca che ha generato il mio componimento per lo scorso contest. In qualche modo vado sempre a parare lì: a Dostoevskij, alla sofferenza, a Dio.
Kuno ha scritto: mer ago 24, 2022 11:07 aml'eterno fa paura perché non ci parla, Dio non si spiega.
Infatti. Il Dio della Bibbia è un Deus absconditus. La fede non deve violare la libertà dell'uomo: per quanto un salto nel vuoto, la fede è una scelta, non un dato di fatto che la ragione non può confutare.
Kuno ha scritto: mer ago 24, 2022 11:07 amMi viene quindi naturale soffermarmi sulla scelta di queste parole.
Hai fatto benissimo, e io ti ringrazio molto.
A presto.

[CP7] In eterno paura di morire

Traccia 2. “Comincia a nevicare” (Grazia Deledda)

Siamo tutti in casa? – domandò mio padre, rientrando una sera sul tardi, tutto intabarrato e col suo fazzoletto di seta nera al collo. E dopo un rapido sguardo intorno si volse a chiudere la porta col paletto e con la stanga, quasi fuori s’avanzasse una torma di ladri o di lupi. Noi bambine gli si saltò intorno curiose e spaurite.
– Che c’è, che c’è?
– C’è che comincia a nevicare e ne avremo per tutta la notte e parecchi giorni ancora: il cielo sembra il petto di un colombo.
– Bene – disse la piccola nonna soddisfatta. – Così crederete a quello che raccontavo poco fa.
Poco fa la piccola nonna, che per la sua statura e il suo viso roseo rassomigliava a noi bambine, ed era più innocente e buona di noi, raccontava per la millesima volta che un anno, quando anche lei era davvero bambina (nel mille, diceva il fratellino studente, già scettico e poco rispettoso della santa vecchiaia), una lunga nevicata aveva sepolto e quasi distrutto il paese.
– Quattordici giorni e quattordici notti nevicò di continuo, senza un attimo d’interruzione. Nei primi giorni i giovani e anche le donne più audaci uscivano di casa a cavallo e calpestavano la neve nelle strade; e i servi praticavano qualche viottolo in mezzo a quelle montagne bianche ch’erano diventati gli orti ed i prati. Ma poi ci si rinchiuse tutti in casa, più che per la neve, per l’impressione che si trattasse di un avvenimento misterioso; un castigo divino. Si cominciò a credere che la nevicata durasse in eterno, e ci seppellisse tutti, entro le nostre case delle quali da un momento all’altro si aspettava il crollo. Peccati da scontare ne avevamo tutti, anche i bambini che non rispettavano i vecchi (questa è per te, signorino studente); e tutti si aveva anche paura di morire di fame.
– Potevate mangiare i teneri bambini, come nel mille – insiste lo studentello sfacciato.
– Va via, ti compatisco perché sei nell’età ingrata, – dice il babbo, che trova sempre una scusa per perdonare, – ma con queste cose qui non si scherza. Vedrai che fior di nevicata avremo adesso. Eppoi senti senti…
D’improvviso saliva dalla valle un muggito di vento che riempiva l’aria di terrore: e noi bambine ci raccogliemmo intorno al babbo come per nasconderci sotto le ali del suo tabarro.
– Ho dimenticato una cosa: bisogna che vada fuori un momento – egli dice frugandosi in tasca.
– Vado io, babbo – grida imperterrito il ragazzo; ma la mamma, bianca in viso, ferma tutti con un gesto.
– No, no, per carità, adesso!
– Eppure è necessario – insiste il babbo preoccupato. – Ho dimenticato di comprare il tabacco.
Allora la mamma si rischiara in viso e va a cercare qualche cosa nell’armadio.
– Domani è Sant’Antonio; è la tua festa, ed io avevo pensato di regalarti…
Gli presenta una borsa piena di tabacco, ed egli s’inchina, ringrazia, dice che la gradisce come se fosse piena d’oro; intanto si lascia togliere dalle spalle il tabarro e siede a tavola per cenare.
La cena non è come al solito, movimentata e turbata da incidenti quasi sempre provocati dall’irrequietudine dei commensali più piccoli; tutti si sta fermi, quieti, intenti alle voci di fuori.
– Ma quando c’è questo gran vento, – dice la nonna – la nevicata non può essere lunga. Quella volta…
Ed ecco che ricomincia a raccontare; ed i particolari terribili di quella volta aumentano la nostra ansia, che in fondo però ha qualche cosa di piacevole. Pare di ascoltare una fiaba che da un momento all’altro può mutarsi in realtà.
Quello che soprattutto ci preoccupa è di sapere se abbiamo abbastanza per vivere, nei giorni di clausura che si preparano.
– Il peggio è per il latte: con questo tempo non è facile averlo.
Ma la mamma dice che ha una grossa scatola di cacao: e la notizia fa sghignazzare di gioia il ragazzo, che odia il latte. Gli altri bambini non osano imitarlo; ma non si afferma che la notizia sia sgradita. Anche perché si sa che oltre il cacao esiste una misteriosa riserva di cioccolata e, in caso di estrema necessità, c’è anche un vaso di miele.
Delle altre cose necessarie alla vita non c’è da preoccuparsi. Di olio e vino, formaggio e farina, salumi e patate, e altre provviste, la cantina e la dispensa sono rigurgitanti. E carbone e legna non mancano. Eravamo ricchi, allora, e non lo sapevamo.
– E adesso – dice nostro padre, alzandosi da tavola per prendere il suo posto accanto al fuoco – vi voglio raccontare la storia di Giaffà.
Allora vi fu una vera battaglia per accaparrarsi il posto più vicino a lui: e persino la voce del vento si tacque, per lasciarci ascoltare meglio. Ma la nonnina, allarmata dal silenzio di fuori, andò a guardare dalla finestra di cucina, e disse con inquietudine e piacere:
– Questa volta mi pare che sia proprio come quell’altra.
Tutta la notte nevicò, e il mondo, come una grande nave che fa acqua, parve sommergersi piano piano in questo mare bianco. A noi pareva di essere entro la grande nave: si andava giù, nei brutti sogni, sepolti a poco a poco, pieni di paura ma pure cullati dalla speranza in Dio.
E la mattina dopo, il buon Dio fece splendere un meraviglioso sole d’inverno sulla terra candida, ove i fusti dei pioppi parevano davvero gli alberi di una nave pavesata di bianco.
Traccia 2. “Comincia a nevicare” (Grazia Deledda)



bambine

tutta la notte ancora
      in mezzo a quelle montagne bianche

in eterno
      paura di morire
dalla valle
      vento di terrore

bambine

ansia di clausura
     misteriosa necessità 
             è la voce del vento

silenzio e inquietudine 
      in questo mare bianco
            di sogni 
                  pieni di Dio

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