La ricerca ha trovato 1 risultato

Torna a “Leo”

Re: Leo

Ciao Marcello
E come si fa a commentare un racconto dell’ottimo Marcello? (Che non conosco gran che, tanto meno lui conosce me, ma so che scrive libri, gialli mi pare, ecc. ecc.). Però ci provo, e Marcello mi perdonerà eventuali (temo inevitabili) ingenuità.
Un bel racconto, con un bel ritmo, con uno stile impeccabile. (*)
L’inizio rimanda a un’atmosfera di inizio anni ‘70, credo; secondo quello che ricordo di quel periodo. Ma non c’entra, divago (è solo nostalgia).
Era alto e la magrezza gli dava un aspetto segaligno, pareva intagliato nel legno
(segaligno è “color segale”, o sinonimo di “magro”, ma allora è un surplus).
le Superga senza laccetti
(esistevano negli anni ’60?)
(Molto carina l’osservazione sullo zio che)
si rimette in carica
.
grigio-verde
(è giusto, perché “grigioverde” vorrebbe dire “militare”)
«Mi meraviglio che tu abbia pensato che io possa avere avuto qualcosa da spartire con quei ladroni.»
(non mi è chiaro: in quanto ostaggio, cosa avrebbe avuto da spartire?)
«Volevo essere sicuro che fosse un buon romanzo.
(quindi Leo scriveva libri?)
Che posso dire? Un bel ricordo (siamo quasi coetanei). Molte cose sottintese e lasciate immaginare (artificio narrativo che mi piace molto: ad esempio Matteo che ricorda benissimo Leo, ma a Leo il nipote dice di non ricordare; o che Leo scriveva).
Dal punto di vista compositivo, l’unica perplessità è: nel finale, chi non si è mai mosso sembra sicuramente Matteo. Ma, e se fosse stato Leo? ;)

(*) anche se qua e là qualche "abuso di virgole" mi è saltato all'occhio. Probabilmente perché ho appena finito un racconto lungo, e mi sono dovuto sforzare ad applicare le regole con il massimo impegno. Nel tuo caso, le poche “violazioni” passano inosservate, e sono praticamente irrilevanti. Comunque poi ci sono gli/le editors ;). Però un esempio te lo faccio:
Lo fissava, nei suoi occhi il verde aveva preso il sopravvento sul grigio.
Matteo chinò il capo, non sapeva cosa rispondere.
La voce proveniva dall'interno della vecchia casa padronale, probabilmente sua figlia pensava che la porta fosse chiusa…
Una volta mi hanno insegnato una regola secondo cui le proposizioni principali non vanno messe sullo stesso piano, separandole con una virgola; ma distanziate nel tempo (e allora ci vuole un punto e virgola o un punto), oppure una va subordinata all’altra. Aveva anche un nome, questa regola, ma l’ho dimenticato. Poi nel parlato (nei discorsi diretti) la regola si ignora tranquillamente, perché nel parlato effettivamente non c’è. E prima o poi il parlato scivola nello scritto (non sempre).

Torna a “Leo”