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Re: Ho messo i miei tre gioielli in fila

Ciao @Ippolita,
non è mica bello che una poesia stia qui senza che nessuno la legga e la commenti. Allora lo faccio io.
Intanto mi colpiscono i quattro endecasillabi finali, che vorranno dire, se non altro, che ci hai messo una certa cura metrica, e il fatto non sarà casuale ma voluto. Come avrai capito a me piacciono molto le forme metriche, forse perché amo tanto la musica, e per me la poesia è bella soprattutto quando evoca, ad esempio un ritmo, una danza, una canzone. Formalmente sono tutti perfetti (complimenti!), con qualche incertezza solo per il primo che ha uno iato in mezzo, e che forse si potrebbe rendere più scorrevole semplicemente invertendo le parole: 
Restate qui: con i suoi raggi il sole 
che ha anche gli accenti sulla 4a, 8a e 10a sillaba, secondo lo schema ritmico che fa più risonanza (sugli esempi di Leopardi, Gozzano ecc.). 
Quanto al contenuto, giochi con i sentimenti: mentre le parole diffondono colori accattivanti (il faraone, la luce che brilla, il prato fiorito, il cielo, i gioielli con i loro riflessi che si immaginano dorati), in realtà qui parli della morte (io devo andare), e anche di una tua certa predisposizione (se non vado troppo in là con l'interpretazione) ad affrontarla con serenità, anzi quasi con un pizzico di curiosità e di avventura (vado troppo in là? Forse sì).
In ogni caso, per affrontare questo viaggio bisogna prima di tutto un abbigliamento leggero e funzionale, da viaggio appunto, senza inutili orpelli. E allora via collane e bracciali ed anelli, che impacciano l'andare e anzi potrebbero causare qualche equivoco al momento dell'accettazione, al termine del viaggio. 
Rimane la curiosità di sapere perché tre, e quali siano questi tre. Ma è solo curiosità.
Il verso più bello:
fino al prato fiorito del mio cielo.
Ciao!

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