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Re: Torneo IoScrittore 2021 [8/04/2021]

Io la penso così: dopo quattro partecipazioni al torneo (con due testi diversi) e un solo accesso alla fase finale, mi sono chiesto quali fossero i (reali) parametri utilizzati per le selezioni. Porsi la questione era lecito: le recensioni ricevute (sempre, ma quest’anno in particolare) erano ottime. Certo, qua e là opinioni e sensibilità personali, ma, escludendo i troll e chi ha scritto tre righe senza aver letto nulla, tutti avrebbero voluto leggere il romanzo completo. Eppure...
Su mia sollecitazione la segreteria del premio (prima con una risposta preconfezionata, poi con un umano, anche lui preconfezionato) ha tenuto a precisare che tutte le recensioni sono lette da chi di dovere e che la graduatoria si profila da una media tra recensioni e voti espressi. Poi, non c'era nemmeno da chiederlo, tutta l’attività è costantemente monitorata dagli editor delle varie editrici del gruppo.
Io non lo credo.
Quest’anno i partecipanti sono stati più di 3000, con una decina di incipit a testa arriviamo a più di 30.000 recensioni. Vogliamo darglieli cinque minuti a lettore per leggere ed elaborare una media tra giudizi e voti espressi? Come fanno? A quanto tempo di elaborazione arriviamo? Di quanti schiavi lettori competenti si dovrebbe avvalere l’organizzatore per assolvere tale compito?
Ritengo che la cosa sia molto più semplice e molto più automatica: secondo me esiste un algoritmo (ancora lui, l’algoritmo che ci definisce...) che mette in relazione età, genere (M o F), informazioni personali, genere del romanzo e voti espressi (solo i voti), con quelli che sono i parametri stabiliti (leggi tendenze di vendita) delle varie editrici. Tutto qui. Non credo nella maniera più assoluta che qualche editor legga (almeno in questa fase) le sinossi e gli incipit, tantomeno le recensioni, scritte (spesso male e controvoglia) solo a vantaggio (o svantaggio) dei partecipanti.
D’altra parte è un torneo gratuito, e l’idea (romantica ma, perché no, possibile) che qualche editrice del prestigioso gruppo editoriale possa mettere gli occhi sul proprio scritto è allettante. In più la sfida con altri sfigati aspiranti autori ti fa rendere conto del livello di quello che gira e di come gli altri accolgano quello che scrivi. Costa un po’ di impegno, ma ne vale la pena. A patto di non rimanerci male.
Certo, la strategia c’è e un po’ di incompetenza pure (magari anche la nostra). E vuoi mettere la soddisfazione di sentirsi per una volta giudice (inflessibile, intransigente, competente, peraltro in forma anonima) e tenere alla sbarra una decina di nostri pari, per avere la possibilità di rendere parte delle ‘angherie’ subite nel corso della nostra avventura letteraria? Anche i più puri di cuore (come me) sarebbero tentati.
In conclusione, per me i concorsi seri sulla piazza sono due, e con quelli ci si dovrebbe confrontare: il Calvino (ma cacci la cento euro per una scheda così così) e Neri Pozza (ma devi saper scrivere narrativa non di genere a ottimo livello). Poi ci sarebbe Dea Planeta, il concorso da un milione di dollari (leggi 150.000 euro), che vincono solo scrittori già affermati in generi di tendenza e già con un loro pubblico. E poi? Dove 'pescano' le grandi editrici? È possibile per un autore con un buon testo (magari in revisione da anni) ma fuori dal giro ambire a una pubblicazione senza contributo, senza copie in conto vendita o senza garanzie social di copertura minima alle spese di pubblicazione? (leggi prevendita: oggi va per la maggiore) 
Difficile, ma non impossibile, a patto che ci si faccia carico di competenze che non sono solo autoriali. (leggi piazzista, organizzatore di eventi, ecc.)
Per rimanere sul pezzo, non penso che il torneo di GEMS abbia una formula utile per arrivare ad alcunché, ma crea delle motivazioni, delle aspettative, e ci costringe al confronto. È questo il suo (unico) bello.

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