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Re: Casa Editrice o Self-publishing? È questo il problema

Marcello ha scritto: Oh, sì che basta vincere lo Strega, @Cheguevara : da ex libraio posso garantirtelo, le eccezioni sono quasi irrilevanti. 
Molti sono diventati anche long-seller: da' un'occhiata ai romanzi che lo hanno vinto negli ultimi quarant'anni, a cominciare proprio da quello del 1981, di un certo Umberto Eco...
Ti ringrazio per la precisazione. Intendevo riferirmi ai concorsi e premi vari sparsi in giro e sicuramente menzionare lo Strega è stato inappropriato. Resta il fatto che, Strega e, magari, Calvino a parte, vincere un concorso, per partecipare al quale è spesso richiesto un obolo, non è garanzia di successo, come testimoniato da più di un aderente a questo forum. 

Re: Casa Editrice o Self-publishing? È questo il problema

Ethan ha scritto: E perché non ce li hai mandati?

Quando gli editori, invece di essere tali, tentano di fare network marketing con gli autori vanno blastati.
Me lo ha impedito la consapevolezza che sarebbe stato solo un mio sfogo, ma non avrebbe cambiato di una virgola il loro modo di operare. E se si eliminassero tutti i sedicenti editori il cui unico obiettivo è fare business con gli autori, sul mercato resterebbero  solo le big e le poche piccole ce oneste: sarebbe una gran cosa, ma impossibile a realizzarsi in un sistema liberal-democratico.

Re: Casa Editrice o Self-publishing? È questo il problema

@Silverwillow Io credo che stiamo dicendo, in sostanza, le stesse cose: pessimismo in ordine alle possibilità di vero successo, ma anche speranza, perché se si smette di scrivere per via di un motivato scoraggiamento, cosa resterà quando i fenomeni da baraccone saranno stati cancellati dal tempo inesorabile e galantuomo? Ovviamente mi riferisco agli scritti di valore, che rappresentano un'esigua minoranza tra ciò che arriva oggi sia alle CE, che al self, ma che pure esistono e non riescono a emergere. A proposito del modo di operare di certe cosiddette case editrici, mi va di parlare un attimo di cosa mi è capitato di recente: invio una sinossi a una CE che, sul proprio sito, colloca un "manifesto" in cui, in sintesi, dichiara di puntare alla qualità e originalità dei testi selezionati. Nel giro di 24 ore mi rispondono, invitandomi a inviare un estratto di 50 cartelle. Provvedo: entro altre 24 ore ricevo una mail, prestampata e valida erga omnes, in cui mi dicono che il testo inviato ha superato la prima lettura, cosa che capita a meno di un quarto dei manoscritti ricevuti. Allegati alla mail, due manifesti autocelebrativi, aventi il fine di motivare l'autore così velocemente selezionato alla pre-vendita in rete del libro tramite crowdfunding, propagandato e quasi spacciato come una loro invenzione, segue contratto con royalties al 50%. Inutile dire che ho declinato, ma ho faticato a farlo con gentilezza: la mia reazione spontanea sarebbe stata un sonoro vaffanculo.  

Re: Casa Editrice o Self-publishing? È questo il problema

@Silverwillow Mi riferivo alla molla dentro di noi che ci spinge a scrivere, E' ovvio che scriviamo sperando di essere letti e, magari, apprezzati, e che essere letti da molti sia meglio che da pochi. Ma, non essendo scrittori famosi, anche se dovessimo essere scrittori eccelsi, difficilmente riusciremo a emergere in un mercato come quello con cui siamo costretti a misurarci, a meno di non avere accesso ai media di massa, e in merito social e blog vari contano poco. Smetteremo di scrivere per questo motivo? Non credo, io non smetterò e sono certo  che neanche tu lo farai, a prescindere dal numero di copie vendute.

Re: Casa Editrice o Self-publishing? È questo il problema

@Sissy Io penso che si scrive per mettere fuori ciò che abbiamo dentro. Che ad apprezzare una nostra opera siano in tanti o in pochi farà differenza per il nostro portafogli ma non possiamo farci condizionare dal risultato economico atteso per quanto riguarda la voglia di scrivere. Oltre tutto, per un autore esordiente o comunque poco noto la differenza economica tra successo e flop si misura in qualche centinaio di Euro: che si parli di autopubblicazione o piccole CE, le duecento copie vendute rappresentano un traguardo difficilmente raggiungibile. Come mi è capitato di sottolineare in diverse altre occasioni, in Italia si pubblicano ogni anno oltre sessantamila titoli e la media di copie vendute per titolo si aggira intorno a duecento. Se consideriamo che a formare questa media concorrono anche i best seller che vendono da centinaia di migliaia a milioni di copie, è evidente e innegabile l'abbattimento della media medesima per quanto riguarda gli altri libri: venti copie? Cinquanta? Fate voi.  

Re: Casa Editrice o Self-publishing? È questo il problema

@Ilaris Io credo che per fare del proprio libro un best seller, ammesso che lo meriti qualitativamente, non sia sufficiente essere pieni di follower che, oltretutto, non puoi stare sempre a sollecitare per le eventuali pubblicazioni successive. E non credo che basti neanche ottenere premi prestigiosi come lo "Strega".  A far sì che un libro venda centinaia di migliaia di copie sono i mezzi di informazione di massa, in primo luogo le comparsate nelle tv a dimensione nazionale: vedi Vespa, Carofiglio, Scansi, Veltroni e tanti altri. Se non sei abituale frequentatore di talk-show, hai voglia a sbatterti, resterai sempre nell'ombra. Anche nel caso dei cosiddetti influencer, chi riesce una volta a fare il botto difficilmente riuscirà a non essere dimenticato/a in breve tempo: i seguaci di tali soggetti sono persone psicologicamente fragili, pronte a seguire il pifferaio di turno, quindi non certo fedeli. E' questo il mondo in cui oggi viviamo e il problema, purtroppo, non riguarda solo l'editoria: basta essere capaci di guardarsi intorno con occhio critico per trarne le ovvie conseguenze.

Re: Casa Editrice o Self-publishing? È questo il problema

Scusa @bore_ale, se stavolta non sono d'accordo: sognare si può sempre, in particolare uno scrittore non famoso può benissimo sognare di raggiungere il successo scrivendo ciò che pare e piace a lui, in barba alla moda del momento, a quello che vogliono le CE, alle indicazioni non sempre valide degli editor, alle promozioni, alle interviste spesso ridicole sui social, e a tutto ciò che oggi ruota intorno al mondo dell'editoria. Sognare, per chi ancora ci riesce, è anche un modo per darsi la carica, mentre a volte i compromessi, specialmente se significa svendersi per un piatto di lenticchie, possono risultare, alla fine, inutili umiliazioni.

Re: Casa Editrice o Self-publishing? È questo il problema

@bore_ale  Il diritto di sognare è fuori discussione e le ambizioni sono il motore che spinge all'azione. E' giusto non farsi bloccare dallo scetticismo di chi, come me e tanti altri, è stanco di confrontarsi con un sistema balordo e malato. Magari quelli come te riusciranno a cambiarlo, me lo auguro e te lo auguro sinceramente.

Re: Casa Editrice o Self-publishing? È questo il problema

@Andrea D’Angelo La tua è un'analisi che spiazza per lucidità e realismo. Chi non ha sognato, iniziando a scrivere, di avere un tale successo da vivere, magari molto bene, di scrittura, scagli la prima pietra. Poi arriva il confronto con la realtà, che è un'altra cosa. Hai ragione, l'unica è scrivere quello che ti pare e che ti fa star bene con te stesso, il resto può andare a farsi benedire.

Re: Casa Editrice o Self-publishing? È questo il problema

@Ethan Hai ragione su tutta la linea e, in particolare, sull'editing. Come già detto, se avessi un pacco di anni in meno mi rimboccherei le maniche, come ho fatto tante volte in passato, e mi tufferei nel self, considerandone stimoli le difficoltà. Purtroppo, per me e quelli come me non è più il tempo delle sfide: pazienza, posso solo limitarmi a fare il tifo per te e quelli come te.

Re: Casa Editrice o Self-publishing? È questo il problema

Hai ragioni da vendere, @Cacciugo. Ho avuto esperienze simili alle tue: in un caso ho dovuto precipitarmi a correggere un testo pieno di refusi, omissioni ed errori non miei, che altrimenti l'editore avrebbe pubblicato in quelle condizioni, fregandosene del suo buon nome (affari suoi) e del mio (affari miei); in un altro caso sono dovuto intervenire, a pubblicazione avvenuta, per far riemettere un testo in cui la punteggiatura era andata a pallino e in quarta di copertina erano sparite le quattro righe di presentazione dell'autore. Se avessi vent'anni di meno e qualche soldo da investire, opterei anch'io per il self. Purtroppo, stando le mie cose come stanno, non ho altra scelta che pubblicare il mio prossimo libro con una piccola CE, pur sapendo come andrà a finire.

Re: Casa Editrice o Self-publishing? È questo il problema

@Wanderer, non penso che tu sia un fan del self-publishing e le tue osservazioni sono condivisibili. Siccome, tra l'altro, è un po' che faccio anche l'editor free-lance (senza pretese, senza il supporto di titoli accademici, senza la presunzione di imporre regole o osservanza di mode omologanti), di recente mi è capitato di esaminare l'opera di un neo-scrittore che finora ha pubblicato solo qualcosa in self e di trovarla, così com'è e prima di ogni intervento, migliore di altre che sono state pubblicate dopo aver superato la cosiddetta valutazione di qualche CE ed essere state sottoposte ad editing. Penso, però, che si tratti di un'eccezione perché, a prescindere dal canale percorso, la qualità media di ciò che oggi arriva ad essere pubblicato, si tratti di piccole CE o self-publishing, è davvero scadente. Neanche la pubblicazione da parte di una big è garanzia di qualità: ne abbiamo abbondantemente discusso ed è inutile starne ancora a spiegare i motivi. E' il presente, e temo che sarà anche il futuro di questo mercato col quale, volenti o nolenti, siamo tutti costretti a convivere.

Re: Casa Editrice o Self-publishing? È questo il problema

Carlo73 ha scritto: A me sembra chiaro che le case editrici siano aziende che vogliono fare profitto al pari delle piattaforme di self publishing. Le prime non cercano necessariamente un buon romanzo, ma un romanzo vendibile.
Se le CE cercano un romanzo vendibile, le piattaforme di SF neanche quello, visto che guadagnano comunque sull'autore, in ciò non dissimili da tante delle stesse CE che, come ben sappiamo, pubblicano senza selezionare, né editare, puntando sulle vendite che l'autore piazzerà ad amici e parenti.
La pubblicazione da parte di una delle tantissime piccole e micro CE non è di per sé garanzia di qualità e men che meno lo è la pubblicazione in self, e la situazione attuale non lascia intravedere vie d'uscita. Purtroppo, la qualità media degli scritti, indipendentemente dalla circostanza che pervengano in proposta agli editori o direttamente pubblicati in self, è bassa. Nel nostro Paese, in cui l'analfabetismo di ritorno è elevato, non risparmiando diplomati e laureati, gente che non legge e che, quando legge, fatica a capire ciò che ha letto, pensa di poter scrivere un libro, lasciandosi così sfruttare dagli azzecca-garbugli che nel settore abbondano. Bisognerebbe che venisse istituito un albo nazionale degli aspiranti scrittori a cui accedere sostenendo un esame, ma in un Paese che si dibatte tra ben altri problemi è utopia il solo pensarlo.

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Nedo ha scritto: @Miss Ribston  Ho pubblicato quattro romanzi con piccole CE (assolutamente NO EAP) e, salvo che in un singolo caso, l'editore non ha quasi per nulla curato la pubblicizzazione, la distribuzione, e anche l'editing poco professionale o mancante e una disattenta correzione di bozze (che ho in pratica dovuto rifare da solo). Rendiconti delle vendite richiesti numerose volte, richiesti, sollecitati e alla fine avuti (nei casi in cui li ho avuti) in forma aggregata, e pagamenti dei diritti sulle copie vendute ritardati e in più casi mai pervenuti. Insomma, un disastro. Per questo sto prendendo in considerazione il self, per pubblicare almeno in ebook il prossimo romanzo.
Sul WD avevo aperto una discussione, in verità non molto frequentata, sulle CE che non pagano le royalties. Visto che si tratta, in genere, di pochi soldi, è difficile che un autore si imbarchi in una costosa causa, che rischierebbe di aggiungere al danno la beffa di costi giudiziari elevati: d'altronde non è un mistero che la giustizia, in questo Paese, sia cosa da ricchi. Proprio per questo motivo credo che sarebbe importante stilare un elenco delle CE inadempienti, sulla base di segnalazioni degli autori turlupinati, che siano, ovviamente, veritiere e supportabili da prove. Significherebbe contribuire ad alleggerire il mercato eliminando i marpioni dell'editoria, che non sono pochi.

Re: Casa Editrice o Self-publishing? È questo il problema

Aggiungo due cose, la prima, che @Miss Ribston, nel suo impareggiabile excursus, non poteva menzionare in ossequio al suo ruolo, è: escludere You Can Print, in quanto di proprietà del gruppo che ha deciso di eliminare una realtà cara a tutti noi come il WD. La seconda è: tra tanti cognomi possibili, dovevi proprio scegliere per il tuo commissario quello di Siffredi? Corri il rischio che il tuo romanzo venga scambiato per un porno! Perdonami, scherzavo.
Un saluto.

Re: Casa Editrice o Self-publishing? È questo il problema

No @aladicorvo, non c'è bisogno di infognarsi nel self. Se il tuo romanzo è valido, prima o poi una CE che ti pubblichi la trovi, a prescindere dalle tue precedenti pubblicazioni. Le copie vendute saranno più o meno nello stesso ordine di grandezza, ma non ti costerà niente: basta rifuggire dalle EAP ed evitare chi inizia a pagare le royalties solo dopo x copie vendute. Bisognerebbe anche assicurarsi che sia una CE che le royalties, per poche che siano, le paga, ma questo potrai saperlo solo vivendo.

Re: Casa Editrice o Self-publishing? È questo il problema

Ringrazio @Miss Ribston per la disamina altamente professionale. I motivi per i quali non pubblicherei mai in self sono ben chiari: troppe le incognite, mentre le certezze riguardano soltanto il tempo e il denaro da spendere in editing, impaginazione, marketing, eccetera. Come neo autore ho pubblicato con tre piccole case editrici: la prima - oltretutto "costola" di una media ex-fallita ma titolata - era una "sòla", da cui sono riuscito a svincolarmi dopo aspra battaglia e da cui, malgrado le copie vendute, non ho avuto rendiconti, né tampoco royalties; le altre due si sono comportate onestamente, con i limiti imposti dalle poche risorse a disposizione. Questo è l'orizzonte a nostra disposizione: cerchiamo di evitare le trappole informandoci prima e analizzando - o facendo analizzare da persone competenti - i contratti da firmare.

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