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Re: Differenze tra narrativa "di genere" e "non di genere"

Fabioloneilboia ha scritto: La verità, a mio modo di vedere, è che i grandi autori del passato hanno raccontato vicende proprie e della propria epoca e cultura, oggi molti scrivono, ma non hanno nulla da raccontare. Possono scrivere nel genere che gli pare, ma resteranno comunque opere vuote.
Completamente d'accordo.

Re: Differenze tra narrativa "di genere" e "non di genere"

Wanderer ha scritto: Nella letteratura "non di genere" vale in parte la stessa cosa - perché, come detto, nella nostra epoca si sta cristallizzando su temi, modelli e tendenze precostituite - ma almeno in potenza c'è un maggiore spazio per autori fuori dal coro e per voci uniche e originali.
Io credo che si possa essere fuori dal coro scrivendo qualsiasi cosa, dentro o fuori dai "generi". Chiunque, se è in grado di farlo affascinando e coinvolgendo il lettore, può esprimersi con un linguaggio fuori dagli stereotipi. I modelli, secondo me, bisogna essere capaci di buttarli all'aria. Tanto, il successo commerciale non dipende né da quello che scrivi, né da come lo scrivi: sappiamo bene che i fattori in gioco sono altri.

Re: Differenze tra narrativa "di genere" e "non di genere"

Wanderer ha scritto: Dato che tu hai lavorato sulla mia opera, approfitto per chiederti: secondo te è "di genere"?
Secondo me, no. Intanto si tratta di racconti che, sia pure inquadrati in uno spazio circoscritto di luogo e tempo e avendo personaggi e luoghi in comune, sono comunque diversi. Volendo a tutti i costi catalogarli come genere, andrebbero divisi tra rosa, noir, gothic e altro. Volendo per forza catalogarli in un genere che li comprenda tutti, conierei il genere I remember.
Ma io non sono pratico.  Come dicevo qualche post addietro, scrivo come me la sento: poi chi vuole attribuisca al risultato il genere che preferisce.

Re: Differenze tra narrativa "di genere" e "non di genere"

@Wanderer Credo che la mancanza di universalismo dipenda anche dal periodo che stiamo vivendo, dall'evoluzione delle tecnologie e dei costumi che taglia fuori il passato, per cui anche i temi esistenziali finiscono per diventare moda del momento, catalogabile in generi e sottogeneri. Personalmente, quando ho scritto un romanzo poi classificato come fantascienza distopica, mi sono soltanto guardato intorno, pensando come un mondo dominato dalla finanza improduttiva potesse crollare a seguito di un crollo globale, appunto, della finanza. E i legal-thriller (una trilogia, di cui soltanto il primo pubblicato) non sono altro che la trasposizione romanzata di una vicenda da me vissuta come involontario testimone del malfunzionamento della giustizia in questo Paese: il genere in cui inquadrarla non era un obiettivo, ma una conseguenza. Alla fine, ognuno scrive, o almeno dovrebbe scrivere, elaborando con la fantasia temi che hanno radici nel proprio vissuto, piuttosto che decidere a priori il genere attribuibile a ciò che si accinge a fare. Se poi il risultato sia inquadrabile in un genere, piuttosto che un altro, dovrebbe essere irrilevante.

Re: Differenze tra narrativa "di genere" e "non di genere"

Wanderer ha scritto: Altra questione: secondo voi è più facile avere successo con un'opera "di genere" o "non di genere"?

Per come la vedo, scrivere narrativa di genere è più facile, ma c'è più concorrenza, ed è più difficile realizzare opere di qualità.
Scrivere narrativa "non di genere" è più impegnativo, ma è più facile risultare originali, e la concorrenza è minore.
Non saprei. In questo nostro mercato malandato, mi pare che abbiamo già assodato che il successo dipenda da fattori estranei al tipo di opera pubblicata. Io ho pubblicato qualcosa, due opere e un racconto, che potrebbero essere definite di genere (fantascienza distopica e legal-thriller) e sono tra i vincitori di altri due concorsi (uno di poesia, l'altro con un racconto animalista) per i quali ho rifiutato di firmare i contratti di edizione. In tutti quei casi non mi è stato difficile scrivere perché ho scritto come mi sentivo di scrivere, come è mia abitudine. La qualità? Se deve desumersi dalle vendite, molto scarsa; buona secondo il mio giudizio, che però non conta, per quanto mi sforzi di essere obiettivo: ogni scarrafone è bello a mamma soia.

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