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Re: Persona non grata

Non sono in grado di competere culturalmente, mancando di studi approfonditi sull'argomento lingue-dialetti. Chiamiamoli parlate o modi di esprimersi, non fa differenza. Il nostro Paese dopo la caduta dell'Impero romano è stato dominato praticamente da tutti i popoli possibili, ma anche prima, per la sua posizione geografica (v. greci, fenici, eccetera), e tutte queste mescolanze hanno lasciato evidenti tracce nel nostro DNA, così come in ogni parlata caratteristica di una certa zona sono presenti vocaboli mutuati, a volte pari-pari, a volte per assonanza, da lingue e/o dialetti diversi, come oggi accade per l'inglese. Tutte queste parlate-dialetti-lingue locali, che comunque sono soggetti come ogni cosa all'evoluzione naturale, rischiano di estinguersi, come sta accadendo da quando mamma tv ha iniziato il vero processo di unificazione nazionale, e meritano ogni sforzo per essere salvati, perché non esiste storia senza memoria. La diversità, checché ne dica una certa frangia di populisti, è ricchezza.    

Re: Persona non grata

Marcello ha scritto:
Non c'ero ancora, sorry: sono vecchio, ma non fino a questo punto.  ;)

Uh, qui il discorso si fa complesso e interessantissimo, purtroppo non ho tempo per affrontarlo... Comunque da noi c'è una fiorente tradizione di teatro dialettale: esistono diverse compagnie che producono e recitano testi in dialetto.
E il romagnolo non esiste in realtà: c'è il forlivese, il cesenate, il ravennate, il riminese, il cattolichino... Io e Fraudolente siamo entrambi romagnoli, ma se ci mettiamo a conversare nei rispettivi dialetti facciamo fatica a capirci...
Succede ovunque: più che l'Italia dei dialetti, dovremmo chiamarla l'Italia dei campanili, ottomila mi pare.
A me, come meridionale e zingaro, capita di parlare il napoletano (quello degli anni 70, diverso da oggi), il pugliese-viestano (diverso da altre decine di dialetti parlati alle diverse latitudini cui si estende la Puglia), l'abruzzese Teramano e Pescarese (diversi dall'Aquilano) il ciociaro del basso Lazio (cambia da un paese all'altro della ex-provincia di Caserta) e naturalmente il romanesco, visto che sono nato nella caput mundi, quartiere Prati. Credo, però, che tutti questi dialetti abbiano delle radici comuni e diffuse in tutto il Centro-Sud, visto che mi risulta abbastanza facile capire siciliani, calabresi e lucani quando parlano in dialetto. Al contrario, nell'Emilia, in cui la vita mi ha portato a stabilire l'ultima dimora, se qualcuno mi parla in dialetto stretto non capisco un'acca e non so se mi stia facendo un complimento o mi stia mandando a quel paese.

Re: Persona non grata

@Alberto Tosciri Ovviamente conoscevo il pezzo degli Inti Illimani: la loro esibizione a Teramo nel 1980 è, tra l'altro, una delle poche a cui ho assistito "in presenza" nella mia vita. Non avevo mai visto il video, molte delle foto che lo compongono sì, anche se manca l'ultima, quella del Che morto steso su un tavolaccio, prima che gli tagliassero le mani. Un Uomo nell'accezione fornita da Sciascia per bocca del boss mafioso ne "Il giorno della civetta", coerente fino alla fine con i suoi principi, a differenza dei tanti, troppi quaquaraquà che da noi, e non soltanto da noi, affollano l'universo mondo. Mantenendomi colpevolmente nell'OT in cui ci siamo cacciati, invito a fare una passeggiata in Wikipedia e raffrontare l'escursus di Ernesto Guevara con quello del nostro osannato "Eroe dei due mondi". Io l'ho fatto, pensando che ci fossero tra i due personaggi molte affinità: niente di più sbagliato.

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