Traccia n.3 : il segreto
(il commento arriva a breve)
Ci aveva messo anni a accettarsi per ciò che era, dentro e fuori. Quel pomeriggio, fermo davanti allo specchio dell'ingresso, appena rientrato a casa, Andrew aveva constatato che era tutto come sempre. Sotto la t-shirt candida, sudata e sporcata da chiazze rosse, la sua figura lunga e secca era la solita.
Si sentiva sereno e rilassato, si buttò sulla poltrona e le molle cigolarono - è davvero vecchiotta - pensò.
Ci aveva messo anni a accettarsi per ciò che era, dentro e fuori. Era tutto come sempre anche il suo stato d'animo. Il suo occhio destro aveva smesso di palpitare perché aveva fatto ciò che doveva: compiere una missione che gli nasceva insita dalla sua stessa natura. Come gli eroi degli Avengers, solo che non era famoso e acclamato come loro.
Suonò il campanello e si ricordò che doveva passare un cliente, corse a cambiare almeno la t-shirt. Non poteva presentarsi così.
Era vero che la roba e il tempo lo avevano reso meno interessante, lo si capiva dal livello diminuito della sua clientela, ma aveva ancora giro e questo bastava. I soldi gli servivano e lui non sapeva fare nulla. Non era riuscito a crearsi un'istruzione adeguata né prima né dopo essere stato allontanato dalla famiglia. E quindi non se ne faceva una colpa. Il mestiere era quel che era, l'aspetto negativo stava solo nel fatto che non riusciva a tenersi una ragazza fissa, nessuna lo accettava.
Un uomo entrò e Andrew lo fece accomodare sulla poltrona di pelle consunta.
"No, ti prego, no, non li!" Urlava e piangeva la ragazza legata a pancia in giù al tavolo. Un uomo dietro di lei la stava violando con un grosso bastone e sorrideva satanico.
Andrew si toccò l'occhio destro per bloccare la palpebra in fibrillazione, prese la rincorsa e andò verso l'assalitore per sferragli un pugno.
Colpì qualcosa di duro e un inequivocabile rumore di vetri infranti lo risvegliò. Andrew capì che aveva fatto cadere il bicchiere dal comodino con un cazzotto violento.
Aveva la zazzera appiccicata al viso e ansimava.
Cercò in fretta nel cassetto: la roba era poca, troppo poca per calmarlo. Sentì che Andrew-Avenger si agitava. Decise di andare a fare un giro al porto.
Ormai aveva imparato ad accettarsi per ciò che era, dentro e fuori, quindi lo sapeva bene che quei sogni lo mettevano in un certo stato d'animo, ma sperava di trovare la roba che, a volte, gli dava sollievo.
Intanto l'aria fredda e umida un po' avevano placato l'occhio palpitante. Procedeva a grandi passi sui marciapiedi di Liverpool mentre si guardava a testa bassa le scarpe che marciavano. I lampioni illuminavano qualche pozza qua e là. Fu proprio in una pozza che vide il riflesso di un ragazzo. Lo sentì urlare contro una ragazza. La palpebra reagì con un sussulto.
Andrew bambino sbirciava da una piccola fessura della porta dello sgabuzzino i suoi genitori.
"Fallo uscire, è piccolo, non voglio che lo tratti così"
"È solo un piccolo bastardo, non ti mettere in mezzo, e tu sei una troia, capito!"
Il padre colpiva con un calcio al basso ventre la giovane donna, rendendola inoffensiva e poi la sdraiava per terra e le usava violenza in maniera feroce.
Il respiro si era fatto corto in Andrew e tutti i muscoli tesi e pronti ad agire.
Il ragazzo e la ragazza discutevano a tratti con livore, lui la strinse dalle spalle ma poi, come se avesse scaricato tutta la rabbia la trasse a sé e l' abbracciò.
Andrew allora si rilassò e proseguì dritto, verso la sua meta.
"Ehi, sali a fare un giro?", una testa spelacchiata che sporgeva dal finestrino di un' auto attirò l'attenzione di Andrew. Un vecchio stava cercando di rimorchiarlo. "Quanti soldi hai?" , gli chiese Andrew, consapevole che se voleva comprare la roba gli serviva almeno un centone.
Una volta sull'auto non percorsero molta strada per trovare un luogo buio e appartato. La zona del porto sembrava fatta apposta per queste cose.
Un paio di carezze sulle cosce e Andrew capì che il vecchio bastardo era già su di giri.
"Ora ti mostro delle cose che mi aiutano a eccitarmi": l'uomo sbavava mentre estraeva dal vano oggetti dell'auto delle foto orribili, immagini che non avrebbe mai dovuto mostrare al ragazzo - ma questo il vecchio non lo sapeva perché non conosceva Andrew dentro e fuori - le foto mostravano dei bambini.
Andrew ebbe un urto di vomito e si trovò catapultato nello sgabuzzino di casa sua. Ci finiva sempre dopo che suo padre lo riempiva di botte per un nonnulla e ci rimaneva alcuni giorni. Pane e acqua gli venivano portati dal padre solo a cena. L'uomo si richiudeva dietro la porta e, al buio, tra la fame e il dolore per le botte ricevute, lo assaltava da dietro.
Mentre il padre faceva ciò che voleva ringhiando, Andrew stava senza respirare e con le dita si serrava le palpebre. Spingeva forte per essere sicuro di non vedere altro che le scintille dorate create dalla pressione. Quando poi rimaneva di nuovo solo, le palpebre continuavano a vibrare per tanto tempo.
Caricato di rabbia, Andrew sapeva cosa doveva fare, non era certo la prima volta che massacrava uno stronzo.
In pochi minuti tutto finì, uscì dall'auto e corse via, sporco di sangue caldo, sudato ma con l'adrenalina ormai in calo.
Andrew aveva imparato ad accettarsi per ciò che era e sapeva che, di solito, dopo questi accadimenti, sentiva un senso di pace e desiderava solo farsi un bel riposino. Peccato che, questa volta, fatti pochi metri si imbatté in una volante in pattuglia che non poteva non notarlo in quello stato.
Andrew ha smesso di chiedere ai secondini di girarsi, tanto la risposta è sempre che non possono. Ormai ha imparato a fare i suoi bisogni in vetrina. È riuscito ad abituarsi anche alla luce artificiale tutto il giorno sulla testa. Anche a contare le ore che passano lente lente, ma il suo avvocato è finalmente riuscita a fargli concedere un po' di carta per disegnare e qualche rivista. Un vero sollievo per un Avenger forzato all'inattività.
Dopo aver tirato lo sciacquone si stende sul letto e accavalla le gambe.
Ormai Andrew ha imparato ad accettare la cella di vetro antiproiettile nel seminterrato della prigione, guardato a vista notte e giorno ogni secondo. È la sua casa da quasi due decenni e lo sarebbe rimasta per il resto della sua vita: trenta metri quadri luminosi, un monolocale dotato di tutto l'essenziale.
Se l'era guadagnato, certo: in istituto psichiatrico e poi in galera di bastardi pedofili ne aveva uccisi, di teste di violentatori ne aveva spaccate e di occhi ne aveva cavati. In quei posti di uomini maledetti, come lo era stato suo padre, ce ne sono a mamciate e ne aveva approfittato per perseguire la sua missione.Tanto che per i giornalisti nel tempo è diventato il cannibale del porto, perché i cadaveri degli stronzi venivano trovati con gli occhi cavati e il cranio aperto tanto che si poteva vedere la materia cerebrale. Tutti avevano pensato che si mangiasse materia grigia a cucchiaiate.
Alla fine si è davvero guadagnato la fama come un supereroe Marvel, con tanto di foto su tutti i quotidiani, ma non per una cosa vera: infatti non ha mai e poi mai nemmeno per sbaglio assaggiato la carne di quei fottuti bastardi e non ne ha mai avuto tentazione: gli facevano troppo schifo.
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- Argomento: [Mi 173] Come un Avenger
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- dom set 04, 2022 8:34 pm
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