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Re: Mara

AnnaL. ha scritto: L'ho postato perché voglio sistemarlo, ampliarlo con calma e vedere se può essere buono per un concorso (ammesso che il racconto sia buono).
Secondo me la storia merita di essere raccontata. Leggerei volentieri la versione revisionata per il concorso.  :)

Re: Mara

Ciao, @AnnaL. 
torno a commentare in officina dopo, boh, mille anni? Lo dico perché sono davvero fuori allenamento ed è probabile che il commento ne risentirà. La verità e che ho un sacco di cose da dire, ma non so se riuscirò a metterle in fila.

Dato che ho visto un paio di refusi, te li segnalo subito. Così potrai correggerli:
AnnaL. ha scritto: L'erba sbuffa sotto i pesanti scarponi di cuoio . A ogni passo i polpacci sisi contraggono nello sforzo della salita.
AnnaL. ha scritto: Gancio i calzoni con due mollette e butto fuori l'aria dalla bocca per scacciare il nervosismo; esco e inforco la bicicletta.
Ho controllato. Il verbo "ganciare" non esiste. Forse intendevi "agganciare" o forse è una forma dialettale. Nel dubbio, lo segnalo.
Non riesco più a quotare:

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]«Ascolta, chiedi allaMara di sposarti e portala qui.[/font]

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]«Dunque, mi lasci per amore?»[/font]

Altri refusi non ne ho visti, ma aggiungo un paio di considerazioni "stilistiche" (cioè del tutto personali).
1) Metterei degli stacchi di paragrafo, in alcuni punti, leggendo, ne ho proprio sentito il bisogno. Dato che non riesco a quotare, copio/incollo i passaggi:
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]«Ce l'abbiamo fatta, Elmo!» esclamo, ma il mio entusiasmo si spegne subito. Mio fratello, bianco come la neve, è appoggiato contro il montante del portone, il corpo scosso da colpi di tosse che gli tagliano il fiato.[/font]
qui
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Da due giorni la pioggia scroscia incessante; fa così buio che dobbiamo sempre tenere accese le lampade a olio e la stufa è tornata a ardere. Ho messo Guglielmo a letto con il prete, quello che c'è da fare lo sbrigo da solo.[/font]

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Mi scocca uno sguardo che farebbe accapponare la pelle a un brigante e mi lascia lì come un allocco, in mezzo agli uccellini che ciangottano.[/font]
qui
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]I mesi seguenti sono lenti. Torno dai Dell'Eva solo una volta, a ottobre, prima che arrivi la neve. Voglio assicurarmi che fra me e Ada sia tutto a posto, ci conosciamo da una vita e non vorrei mai che ci guastassimo. [/font]

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Lo trovo inerte sulla sua poltroncina all'ingresso del tabià. Lo ricompongo e salgo a piedi fino da Guerrino, ho bisogno di camminare per tenere a bada il temporale che ho nella pancia.[/font]
qui
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Passo il resto dell'estate da solo e quando Guerrino torna sono solo uguale[/font]

2) Ci sono dei passaggi in cui (secondo me) il linguaggio che usi stride con la voce narrante che hai scelto. In alcuni casi mi sembra troppo "tecnica", in altri troppo lirica. Intendiamoci, io non ho ho idea di quale potesse essere il vocabolario di un abitante delle montagne del Trentino negli anni '50 , ma ho l'impressione che l'uso della voce narrante in prima persona imponga allo scrittore di assumere (insieme al punto di vista) gli occhi, le orecchie e i pensieri del narratore. Credo che Gualtiero sia un personaggio ben riuscito, credibile e coerente. Quello che non mi convince del tutto, insomma, non è la voce narrante, ma la forma delle sue riflessione.
In questo senso, a rischio di sembrare pedante, ti consiglio anche di tagliare qualche piccolo infodump e qualche considerazione che mi sembra fatta per il lettore. Faccio qualche esempio, giudicherai tu se possono esserti utili (a volte i "quote" ritornano):
AnnaL. ha scritto: Siamo a luglio e l'estate è oltre la metà per noi.
AnnaL. ha scritto: Scrollo forte come fa il Nero, il nostro cane che ha accompagnato mio fratello Guerrino su all’alpeggio.
AnnaL. ha scritto: La terra dove viviamo non ammette né debolezza e né sentimentalismi.
AnnaL. ha scritto: Il telefono lassù non ce l'abbiamo. Giusto l'albergo delle Terme ne ha uno, ma è solo per gli ospiti, o le questioni di vita o di morte.
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]"Io e Ada siamo alti uguali, ma lei potrebbe spedirmi a terra con un pugno. Se io sono esile, lei è una donnona. Tutto il contrario di sua sorella che è piccola e minuta."[/font]

"[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]prendo l'acqua alla [/font][font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]roggia3[/font][font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif], falcio il prato, guido il furgoncino, che condividiamo in sei famiglie, fino alla malga da Guerrino per prendere il latte e portarlo giù al caseificio". (in questo caso, dato che l'informazione è caratteristica, cercherei di presentarla nei termini in cui la pensa Gualtiero. Qualcosa tipo: "nei giorni in cui ho il furgoncino a disposizione, guido...")[/font]

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif][font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]"Guerrino corre giù all'albergo e chiede di chiamare il dottore; non hanno il cuore di dirgli di no visto che si è fatto sei chilometri a piedi con due metri di neve. E poi d'inverno sono chiusi, e non hanno ospiti che possano vedere quel pastore sporco e stanco che è sceso dalla montagna."[/font][/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif][font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]A voler essere pignoli, Gualtiero non era presente quando il fratello è andato all'albergo e quindi non può sapere quali siano state le considerazioni degli albergatori. Anche se Guerrino (che è così taciturno) gli avesse riferito tutto, sarebbero queste le parole con cui Gualtiero penserebbe all'episodio?[/font][/font]

Ho letto con piacere, affascinata dall'ambientazione altoatesina, dalle valli e dai pascoli montani. I paesaggi delle Dolomiti, li conosco e li amo, quindi ho letto sentendo l'odore dell'erba, il sole che brucia nell'aria fredda, i piedi appesantiti dagli scarponi e i polpacci contratti dalla salita. 
Poi c'è il quando. Un passato non troppo lontano che però sembra remotissimo. Uomini in lotta con il tempo e le stagioni, biciclette, comunicazioni incerte e difficili, malattie sconfitte dagli antibiotici. 
Ecco, credo che solo per il "dove" e il "quando" questo racconto meriti un respiro più ampio. Diciamo venti cartelle, una novella. 
Non per aggiungere storia, ma per aggiungere particolari. 

Ho l'impressione che tu abbia dovuto stringere tenendo conto dei caratteri consentiti dall'officina. Lo dico perché mi sembrano "riassunti" alcuni passaggi "importanti": il passaggio delle stagioni, la morte di Guglielmo, il suo funerale. Ecco, ti do il consiglio che mi è stato dato (da un commentatore più bravo di me): la prima persona può fregarsene della coerenza, della sequenzialità temporale, delle spiegazioni. La prima persona è fatta apposta per essere soggettiva, per rallentare e accelerare il tempo, per concentrarsi sui particolari. Del maso cui Gualtiero tiene così tanto, delle vacche che languiscono a aprile, del vestito che Mara aveva al funerale di Guglielmo. Nomino le prime cose che mi vengono in mente, ma sono sicura che se vorrai potrai fare di meglio.

Spero di aver detto qualcosa di utile. In ogni caso, ho letto volentieri. :sss: 

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