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Re: La morte di Amazon

Silverwillow ha scritto: Quello che dicevo è il penultimo, che al di là dei problemi con editing, cover, contratto, ecc. sto promuovendo da sola, mandando a mie spese il libro ai blog, ai concorsi e cercando di organizzare presentazioni. Può darsi che il marchio faccia una prima impressione migliore che se mandassi un libro autopubblicato, ma alla fine ciò che valutano dovrebbe essere solo la qualità del libro...
Sì, ricordo che ne avevi parlato nel thread dedicato. Peccato. Ma secondo me non dovresti sbracciarti troppo. Se l'editore non fa bene il suo mestiere, una volta che ha investito nell'opera, dovrebbero essere soprattutto problemi suoi... se poi ci sono i presupposti, dovresti valutare di rescindere il contratto. Comunque, capisco che questo tipo di esperienze possano indurre verso il Self e Amazon, anche se personalmente non opterei mai per questa soluzione, che a mio avviso priva le opere letterarie di "dignità di stampa", mentre è adatta per opere tecniche, manuali, e così via. 

Re: La morte di Amazon

Silverwillow ha scritto:
Gli editori hanno dei preconcetti verso chi fa invii spontanei: danno per scontato che se valessi davvero qualcosa avresti trovato un agente, o avresti vinto un concorso prestigioso.
Questa è un'amarissima verità.
Il problema è che anche gli agenti hanno dei preconcetti verso chi fa invii spontanei, quindi è un circolo vizioso  :facepalm:
Silverwillow ha scritto: I miei ultimi libri li hanno letti soprattutto amici e conoscenti, quindi immagino che molti di loro leggeranno anche il prossimo. Che esca con una CE o in self farà poca differenza.
Leggo tra le righe molta rassegnazione... ma il Self non dovrebbe essere adottato con questo spirito, e dovrebbe fare la differenza! 
Silverwillow ha scritto:
Impossibile in questo caso. Il romanzo è uno spin-off di un altro già pubblicato... La cosa migliore sarebbe stato pubblicarlo con lo stesso editore, ma visti i rapporti con detto editore ho dovuto lasciar perdere  
Ti riferisci all'ultimo editore con cui hai pubblicato? Pensavo ti fossi trovata bene... 

Re: La morte di Amazon

Silverwillow ha scritto:
Se nessuno di loro risponde forse il libro non è pubblicabile, o è troppo lungo, o il mio curriculum è troppo altalenante. Insomma, possono esserci mille motivi, ma resta il fatto che non intendo passare un'altra esperienza pessima e stressante, solo per avere un libro con un marchio buono ma che non conoscerà quasi nessuno...
Non sottovaluterei l'aspetto in grassetto. Ma se così fosse, con il Self lo renderesti ancora più altalenante... con tutte le possibili conseguenze del caso. Se il tuo obiettivo è approdare (o tornare) a una big, il Self potrebbe farti allontanare dall'obiettivo. Inoltre, sei sicura che con il Self non avresti un'esperienza ancora più stressante rispetto al medio-piccolo editore? Comunque, dovresti considerare la possibilità di utilizzare uno pseudonimo. 

Re: La morte di Amazon

@Silverwillow

Sono d'accordo sul fatto di evitare le piccole CE, ma il Self non va adottato come un ripiego perché finora non hai trovato l'editore o l'agente giusto (magari c'è ma non lo sai)... lo dici tu stessa, che non ha senso pubblicare a tutti i costi, e questo vale anche e sopratutto per il Self. Forse il tuo "problema" è che sei troppo prolifica! 

Re: La morte di Amazon

Francesco Avella ha scritto: Pubblicare un libro significa aver fatto un lavoro autonomo di stampo artistico che ha prodotto una vera e propria opera commerciale, quindi è qualcosa da citare nel curriculum al pari di qualsiasi altro lavoro autonomo che ha generato un risultato, poi è chiaro che se vogliamo vedere la cosa dal punto di vista della "carriera dello scrittore in quanto artista", allora quello che hai scritto è giusto, ma io non parlavo di questo tipo di curriculum, ragionavo vedendo lo scrittore come un lavoratore autonomo che, tramite il suo lavoro intellettuale, contribuisce a creare qualcosa.
Comunque mi fermo qui dato che siamo anche fuori argomento del topic.
Beh, dipende... quello che dici può valere per il Self Publishing, in cui l'autore diventa commerciante delle proprie opere, ma secondo me non vale per l'editoria "tradizionale", dato che in quel caso la parte commerciale viene gestita dall'editore, a cui sono stati ceduti i diritti di sfruttamento economico. Meno che mai può valere per la EAP, dato che in quel caso l'autore sta pagando per un servizio editoriale, quindi a mio avviso non si può definire "lavoro" nemmeno in senso lato: l'autore è solo un committente dell'editore, e chi guadagna è soltanto l'editore. 

Piuttosto, quello che dici vale molto più per i traduttori, i correttori di bozze, i grafici, dato che rientrano in categorie professionali, e vengono effettivamente pagati per il loro lavoro. 
Silverwillow ha scritto:Io ce l'ho avuta, ma nonostante ciò sono ancora qui a chiedermi se dovrei autopubblicare il mio ultimo libro. 
A me sembra un suicidio, nel tuo caso. Magari guadagni qualcosina in più, ma il rischio di bruciarsi è altissimo... 

Re: La morte di Amazon

@Francesco Avella

Il punto non è quante copie vendi, o quale notorietà raggiunge la tua opera, ma come - e soprattutto con chi - la pubblichi. Il detto "dimmi con chi vai e ti dirò chi sei" purtroppo è spietatamente vero in questo campo. In molti casi, pubblicare con certi editori (o in Self senza averne le competenze) è molto peggio che non aver pubblicato, perché fa curriculum solo in negativo, ed è un vero e proprio danno d'immagine. Ci sono esordienti che riescono a pubblicare con Mondadori, senza avere alcun curriculum, mentre una big (ma nemmeno una media) non prenderà mai in considerazione un autore cha ha un "curriculum" di pubblicazioni con editori squalificati. Le pubblicazioni fanno a prescindere curriculum soltanto in ambito accademico, quindi a limite nella saggistica e nella manualistica tecnica, mentre in ambito letterario è tutt'altra cosa, e fa curriculum soltanto la qualità, non la quantità. Less is more. 

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