Francesco Avella ha scritto: Pubblicare un libro significa aver fatto un lavoro autonomo di stampo artistico che ha prodotto una vera e propria opera commerciale, quindi è qualcosa da citare nel curriculum al pari di qualsiasi altro lavoro autonomo che ha generato un risultato, poi è chiaro che se vogliamo vedere la cosa dal punto di vista della "carriera dello scrittore in quanto artista", allora quello che hai scritto è giusto, ma io non parlavo di questo tipo di curriculum, ragionavo vedendo lo scrittore come un lavoratore autonomo che, tramite il suo lavoro intellettuale, contribuisce a creare qualcosa.
Comunque mi fermo qui dato che siamo anche fuori argomento del topic.
Beh, dipende... quello che dici può valere per il Self Publishing, in cui l'autore diventa commerciante delle proprie opere, ma secondo me non vale per l'editoria "tradizionale", dato che in quel caso la parte commerciale viene gestita dall'editore, a cui sono stati ceduti i diritti di sfruttamento economico. Meno che mai può valere per la EAP, dato che in quel caso l'autore sta pagando per un servizio editoriale, quindi a mio avviso non si può definire "lavoro" nemmeno in senso lato: l'autore è solo un committente dell'editore, e chi guadagna è soltanto l'editore.
Piuttosto, quello che dici vale molto più per i traduttori, i correttori di bozze, i grafici, dato che rientrano in categorie professionali, e vengono effettivamente pagati per il loro lavoro.
Silverwillow ha scritto:Io ce l'ho avuta, ma nonostante ciò sono ancora qui a chiedermi se dovrei autopubblicare il mio ultimo libro.
A me sembra un suicidio, nel tuo caso. Magari guadagni qualcosina in più, ma il rischio di bruciarsi è altissimo...