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Re: Gli incubi dello scrittore

Floriana ha scritto: mer gen 20, 2021 6:40 pm Buonasera ragazzi, ad oggi, il mio incubo è pubblicare. Ossia come scrittrice è strano dire questo , ho paura che un contratto editoriale mi possa obbligare ad andare in ufficio tutti i giorni....Lo so, se sono strana non mi volete ... Ho lasciato un lavoro per questo

Non devi preoccuparti per questo, Floriana, un contratto di edizione è solo una cessione di diritti patrimoniali su una singola opera specifica. Non è un contratto di lavoro e non potrà mai constringerti a un'attività di ufficio.
Con il contratto per la narrativa, tu stai cedendo all'editore la possibilità di sfruttare economicamente (dietro pagamento a te della tua percentuale di autore) il tuo libro già scritto. Quindi il lavoro è già stato fatto da te in autonomia e con i tuoi tempi.
Diverso, invece, è il caso della scrittura su commissione di un editore (realizzazione di un romanzo su richiesta, un saggio, una traduzione). In tal caso dovresti rispettare delle tempistiche e organizzarti il lavoro da fare, come in ufficio. Ma fisicamente resteresti nella tua abitazione. Sta a te darti un'organizzazione cadenzata del lavoro, fino alla data di consegna.
Qualcosa di analogo avviene, per esempio, nel mio campo. Nel fumetto non si presenta (quasi) mai a un editore l'opera già completa, ma si fa una proposta editoriale; se l'editore è interessato, l'autore (o gli autori) provvede alla realizzazione dell'opera entro i termini pattuiti. Sempre organizzando da sè il proprio lavoro, da casa propria, con l'impegno di rispettare le consegne (e talvolta il contratto prevede anche penali in caso di slittamento).
In questo caso, l'incubo è non rispettare le tempistiche. :asd:

Re: Gli incubi dello scrittore

Il mio incubo peggiore è la banalità.
Ho sempre paura che ciò che scrivo possa risultare banale o peggio ancora patetico.
Cerco sempre spunti diversi e nuovi punti di vista per affrontare un argomento, ma inevitabilmente questo timore sopraggiunge.
Un altro incubo non di poco conto (sempre per me) è la "replica". Nel senso che temo sempre di scrivere qualcosa di già scritto da altri, già sentito, gia visto.
Parto da un caso concreto: sto scrivendo proprio in questi giorni una biografia, su richiesta di una CE. Sul personaggio in questione esistono già tre libri, due documentari, un film. Nel mio caso si tratta di un graphic novel, ma il fatto di usare un mezzo narrativo diverso non cambia la sostanza: la vita è sempre quella, gli eventi che l'hanno caratterizzata pure. Tutto questo materiale è per me utile documentazione, ma il timore è quello di subirne l'influenza e replicare, appunto, le stesse cose.
Non mi piacerebbe romanzare per differenziarmi, mi piace la fedeltà alla storia se si tratta di una biografia (benché sia un romanzo biografico e non una "cronaca" biografia). Di contro ho notato che uno dei libri romanza abbastanza determinati eventi, per non parlare poi del film. Questo prende l'insieme della vicenda ma poi la rielabora davvero molto. Anche cronologicamente ci sono sfasamenti non indifferenti.
Però in un fumetto, non essendoci descrizioni narrative che possano essere rese in maniera differente e personale (è tutto lasciato all'immagine), quanto piuttosto inquadrature e dialoghi, ciò che temo è una narrazione ripetitiva, nella sostanza, rispetto agli altri media.

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