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Re: L'erudita edizioni

Paroladopoparola ha scritto: ven gen 20, 2023 9:46 amIn più, il contratto e le liberatorie si firmano con la Perrone, a ulteriore dimostrazione del fatto che si è a tutti gli effetti dentro ad una delle case editrici indipendenti più prestigiose sul panorama attuale italiano. Il che, personalmente, non mi pare proprio una cosa da niente. 
Grazie per aver condiviso la tua esperienza e in bocca al lupo per la tua pubblicazione.
Quello che scrivi è da un lato un po' più confortante, ma dall'altro non riesco allora a capire una cosa: se il contratto è a nome di Perrone, perché non è la stessa CE a doversi assumere il "rischio d'impresa" o a "metterci la faccia" (o il marchio) dinanzi al pubblico? Perché creare un'etichetta editoriale con prassi simili a quelli di un piccolo/micro editore, se sei un editore con una certa forza e visibilità sul mercato? 
Se una delle "case editrici indipendenti più prestigiose dell'attuale panorama" crea un'etichetta apposita per comportarsi come una piccolissima e neo nata CE, qualcosa suona male (a me, perlomeno).
Perrone non è l'unica a utilizzare questa prassi, altre di fascia medio alta lo fanno, sia chiaro. Ma personalmente mi pongo il perché questi editori si siano sentiti in diritto di dover creare etichette apposite verso cui dirottare libri su cui con il loro marchio non punterebbero in toto. 
Forse per sfruttare quella fascia di mercato, oggi ampia, in cui si collocano centinaia di autori potenzialmente validi ma non pronti e già belli confezionati da immettere subito sul mercato senza sforzi? 
Molti editori oggi lo fanno: accettano manoscritti "preconfezionati" su cui non c'è granché da investire in editing e i cui autori hanno anche una certa fan base personale, per cui il libro si vende da sé. E lo fanno anche i big. 
Ma questo significa che al giorno d'oggi le CE medio alte e le big non hanno più voglia di agire come normali imprese, non si assumono il rischio e soprattutto hanno scelto di ridurre i costi del personale interno come editor e marketing (e il ricorrere sempre più alle agenzie è un'altra delle riprove), ma al tempo stesso vogliono salvare "capra e cavoli" cercando di pescare nel mare magnum sfruttabile. Tuttavia lo fanno con etichette che non vadano a impattare sul marchio primario a livello di notorietà, perché sarebbe una caduta di stile lasciar capire che un editore ormai consolidato nel panorama librario si poggia totalmente sulle spalle dell'autore (che è costretto a fare editing esterno a sue spese se vuole apparire al meglio, e puntare sulle sue conoscenze e possibilità, anche economiche, per la promozione). Autore magari valido, tra l'altro, ma sul quale non fa lo sforzo iniziale di investire.

Re: L'erudita edizioni

Quoto in toto @Miss Ribston, stiamo anche lavorando (benché un po' a rilento per svariati motivi) sui criteri per la nuova lista unica di CdM.
Nel frattempo, ricordo ad alcuni che siamo in un forum di scrittura, per cui, anche in sezioni diverse da "Officina", è gradito l'uso corretto del linguaggio scritto, senza ricorrere ad abbreviazioni e gergo da chat. 
Grazie.  :)

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