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Re: Lili (3di?)

Bob66 ha scritto:Avere un consolidato equilibrio psichico dovrebbe impedirmi di scrivere dell'eventualità di togliersi la vita? Non credo.
Perfettamente d'accordo. Non volevo dire questo.
E, però, quando si sceglie di farlo (intendo: scriverne), si deve mettere in conto che si vanno a toccare corde che certe associazioni di pensiero le possono far risuonare davvero forte. Il testo, mai come in questo caso, smette totalmente di essere dell'autore, di seguirne gli intenti. E diventa del lettore.
 
Bob66 ha scritto:Ah, e se comunque un giorno dovessi decidere di togliermi la vita, sarà con una quantità spropositata di cappelletti.  :P
Oh, sì: anch'io sceglierei senz'altro di finire così goduriosamente. E penso che sarebbe il maiale (in tutte le sue parti commestibili, che, notoriamente, sono tutte le sue parti :asd: ) lo strumento che userei.

Re: Lili (3di?)

Bob66 ha scritto:sotto il fascio di luce che in tarda mattinata scende obliquo dal sopraluce sopra la vecchia porta d’ingresso dalla vernice scrostata (...)
Ecco una frase che mi mette in crisi (come lettore che talvolta tenta anche di scrivere e che, quindi, non riesce a fare a meno di pensare - molto presuntuosamente - come avrebbe scritto quella frase).
Mi s'è inceppata la lettura in quel "sotto - che scende - dal sopraluce - sopra la porta".
Però, talvolta, proprio perché non mi piace, e per un istante mi stacco dal flusso della narrazione, mi capita di notarne in modo particolare l'efficacia. Qui, mentre m'inceppavo (e vagamente iniziavo a pensare che non lo avrei scritto così nemmeno...), mi si formava davanti agli occhi l'immagine dell'ambiente. E... che devo dire? Forse anziché pensare a come scriverei io una frase, a come descriverei io un'ambientazione, a come (eccetera...) farei meglio a lasciarmi trasportare dalla lettura.

Molto efficace anche il seguente scatenarsi del ricordo sensuale totalmente (o... apparentemente...?) fuori tema.

Capitolo breve: aprendo lo spoiler mi aspettavo già un approfondimento-digressione particolarmente... "invasivo".
E, in effetti, basta un piccolo pretesto: un'accusa di quelle che per lo più non hanno peso e possono essere formulate quasi senza impegno, senza l'intento di ferire (né di scatenare chissà quali riflessioni); che chi riceve può tranquillamente trascurare.

E invece no: in Graziano (volutamente adesso confondo voce narrante e protagonista) il magma ha raggiunto pressioni elevatissime - penso, forse drammatizzando un poco - subito all'inizio della nota (e intanto noto in visione periferica che arrivano anche le note alle note :asd:  ). Ma non ho esagerato, perché il proseguimento è altamente drammatico. Non perché torni il lamentoso (pur se detto in modo ostentatamente asciutto) "la vita fa schifo", ma perché la deriva del pensiero porta al suicidio. Che, sì, può essere un interrogativo incomprensibile, ma nel momento in cui ci si ragiona può diventare un'eventualità che si contempla.
Eh.
Per il momento seguo le tue riflessioni e mi tengo le mie. Principalmente perché non ho un'idea del suicidio, che è uno degli argomenti dei quali posso dire di aver riflettuto di più (in risposta al favoloso elenco dei tuoi spiriti-guida, io calo il carico del mio: Primo Levi, la cui fine è solo superficialmente attribuibile ad una possibile malattia incurabile o al peso insostenibile del passato). Uno degli argomenti dei quali ho riflettuto di più, dicevo, con l'eccezione, rispetto ad altri temi, di non essere proprio riuscito a farmi un'idea.

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