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Re: Pizza alla salsiccia

@Monica ha scritto: Di tutto ciò che hai scritto, la parte meno chiara è la motivazione dell’abbandono.
Ciao Monica, grazie per avermi letta e commentata con tanta attenzione! È stato lasciato poco chiaro di proposito questo punto, perché un cane abbandonato non sa cosa sta succedendo e non ne scoprirà mai la ragione. Avrebbe, probabilmente, funzionato meglio in prima persona, sarebbe stato più comprensibile.
Avevo pensato a un lieto fine con Tommi, ma poi ho preferito rimanere su una versione più realistica e io creod che Tilli sarà capace di ritrovare un suo equilibrio e anche una famiglia insieme al senza tetto che ha incontrato. Il che mi sembra già un volo pindarico abbastanza estremo perché era più facile che la storia finisse dopo le prime righe con Tilli investita e lasciata sul bordo della strada.
Grazie ancora per la tua lettura  :)

Re: Pizza alla salsiccia

Altro che poca memoria, @bwv582, il racconto che dici tu si chiamava Una pizza per Lola ed era questo in versione ridotta e poco curata. 
bwv582 ha scritto: In generale è "che cosa prova l'altro?" e in particolare si tratta di far vedere/capire il punto di vista di un cagnolino abbandonato.
molto bello questo, non ci avevo proprio pensato, ma hai ragione!
bwv582 ha scritto: Bisognerebbe proseguire e avere voce in un filone di "racconti sociali",
era proprio questa la mia idea, infatti per ora ho parlato, a modo mio, di abbandono degli animali domestici e di senza tetto, in questo e nel racconto che citi tu Manzo e patate. Poi ce ne sono stati degli altri che parlavano di inquinamento in mare, di rifugiati, di animali selvatici avvicinati dall'uomo, di spazzatura per le strade, di deforestazione, insomma, ci sto lavorando  :)
bwv582 ha scritto: Mi aspetto che accada altro, mi sembra un po' sacrificato questo finale che lascia aperta una miriade di opzioni.
anche questo può essere, ma non ne sono certa. La cosa più probabile è che prima o poi riesca a trovargli il taglio giusto e a farlo diventare un racconto fatto e finito così com'è. Insomma, c'è da togliere un po' di carne dal fuoco.
Grazie mille, caro bw, sempre prezioso e attento  :love:

Re: Pizza alla salsiccia

Sarano ha scritto: fin troppo ottimista e fiduciosa nel genere umano.
dici che è troppo?
Sarano ha scritto: e senza possibilità di cambiamento
perché dici questo? Tilli, non Trilli la fatina  :P , cambia, cresce, diventa autonoma, non si fida subito dell'umano che incontra ed è lei a decidere di andare da lui per aiutarlo, non aspetta che qualcuno le dia da mangiare, ma decide di condividere il suo cibo con qualcun altro. Secondo me la differenza c'è. Forse è il fatto che Tilli inizia la sua storia con un umano e torna di fianco a un altro umano alla fine e il messaggio diventa: da sola non ce la faccio, ho bisogno di persone al mio fianco? Forse. Ma non conosco molti cani autonomi, nel senso che vivono senza padroni o umani nelle vicinanze. In realtà, qui in Grecia il problema dei cani abbandonati è molto grosso, i cani si radunano in branchi e scorrazzano nei boschi e vicino alle città, spesso anche nei parchi cittadini. Molte persone sono state attaccate, e questo perché non hanno abbastanza da mangiare. 
Ippolita ha scritto: Significativo, e intelligente, il fatto che Tommi non sia più nominato. Per Tilli, quella parte di vita è finita; ora ne inizia un'altra, forse più intensa della prima. 
scusa se ti tiro in ballo, @Ippolita, volevo far notare a @Sarano che il vostro parere è discordante su questo punto
Sarano ha scritto: perché la cagnolina non si dispera e non si chiede la ragione dell'assenza del bambino suo compagno di giochi?
si dispera all'inizio, si chiede cosa sia successo e se sia colpa sua, ma è un cane, non avrà mai certe risposte, non comprenderà mai certi comportamenti e Tilli deve dare importanza ad altre priorità se vuole sopravvivere. Io almeno l'ho vista così, certo non sono un cane e non ho la più pallida idea se funzioni davvero così, ma ho pensato che in una situazione di necessità anche gli esseri umani non rimangono seduti a disperarsi e basta, fanno di tutto per sopravvivere e sopravvivere significa trovare cibo e adattarsi alla situazione in cui ci si ritrova. Forse quando Tilli avrà raggiunto una stabilità nella sua nuova situazione si chiederà cosa è successo, dov'è Tommi, forse partirà per andare a cercarlo e scoprire la verità  :love:

Re: Pizza alla salsiccia

Cara @Ippolita, questo è un racconto che mi fa penare e pensare; è un po' che gira e che io me lo rigiro e continuo a non mettere a fuoco bene. Mi piace, tengo all'argomento o forse agli argomenti, ma credo che manchi di focus, proprio perché gli argomenti sono troppi in uno spazio troppo ridotto. C'è l'abbandono di un animale domestico, ci sono i senza tetto, anche se rimane marginale, c'è la sopravvivenza, l'indipendenza... insomma, troppa carne al fuoco credo. Eppure non riesco a lasciare andare il racconto o a rivoluzionarlo in maniera funzionale.
Secondo me la parte iniziale è troppo lunga considerando la dimensione del racconto. In principio l'idea era far tornare Tilli da Tommi e far partire Tommi da casa alla ricerca di Tilli, ma credo che questa sia un'altra storia del tutto  :D
Grazie mille per le tue considerazioni, molto gradite  :flower:

Pizza alla salsiccia

Commento

Tilli è un beagle felice. Passa le giornate dormicchiando o spaparanzata in giardino. Quando Tommi torna da scuola, giocano insieme fino all'ora di cena. Mentre il bambino fa i compiti, Tilli sta seduta accanto a lui con la lingua fuori. Vorrebbe che lui si sbrigasse, così se ne andrebbero a correre dietro a qualcosa insieme. Ma Tommi morde labbra e matita, una mano a reggergli la testa, così Tilli aspetta. E mentre aspetta ogni tanto si appisola e quando si sveglia è già ora di mangiare.
Dopo cena si siedono tutti in salotto: mamma e papà sul divano, Tilli e Tommi sul tappeto. Guardano un film o si sfidano a un gioco di società, Tilli abbaia per fare il tifo e appoggia il muso sul corpo di Tommi quando perde e si arrabbia.
Quando per Tommi è ora di andare a dormire, Tilli rimane sveglia con papà ancora per un po', poi lui le apre la porta del giardino e lei va a fare due passi nella notte. Non le piace tanto il buio, ma il giardino lo conosce bene e la luce che viene dalla casa la fa sentire meno spaventata.
Qualche volta si chiede come sia la vita “fuori”; qualche volta pensa di andare a fare un viaggio da sola, per conoscere ed esplorare. Ma Tommi le mancherebbe troppo, così aspetta l'estate, quando partono tutti insieme verso il mare per andare a cercare nuovi odori.

Oggi mamma è molto affettuosa. Non che di solito non lo sia, ma oggi accarezza Tilli e le parla in continuazione. La cagnolina capisce che qualcosa non va come dovrebbe: mamma parla, parla, ma il suo tono non è quello di sempre. È preoccupata, è triste. Tilli non capisce il significato delle parole che dice mamma, ma il tuo tono è evidente come una scatoletta aperta.
Tilli la guarda da sotto in su, non le stacca gli occhi di dosso. Mamma si muove frenetica, ma Tilli non vcapisce cosa stia facendo. Come se mamma girasse a vuoto. Tilli le dà un colpetto umido sulla gamba. Mamma si ferma e la guarda. Poi scoppia in lacrime, si inginocchia e la abbraccia.
Tilli rimane immobile; guaisce piano e appoggia il muso sulla sua spalla. Ma mamma è inconsolabile.

Oggi per colazione c'è il piatto preferito di Tilli: carne e riso. L'acquolina le annega la lingua non appena sente quel profumino delizioso. Cerca di trattenersi e rimanere seduta mentre mamma le riempie la ciotola, ma trema dalle zampe alla coda.
Quando ha il permesso di mangiare, Tilli si tuffa sui bocconi fumanti. Dopo si sente bella satolla e una piacevole debolezza le appesantisce le palpebre e le fa ciondolare la testa. Si sdraia soddisfatta sulla sua brandina e smette di fare resistenza al sonno che la bracca.

Tilli apre gli occhi impastati su un luogo sconosciuto: erba giallastra e secca e una latta vuota che puzza di olive rancide. Solleva la testa di scatto per guardarsi intorno, ma il mondo ondeggia e l’unica cosa che Tilli capisce è di trovarsi all’ombra di un ponte.
Appoggia di nuovo la testa sulle zampe anteriori e cerca di muoversi adagio. Ha molta sete e la nausea. Chiude gli occhi e aspetta che passi la sensazione di cadere, apre gli occhi ma il paesaggio non è ancora tornato al suo posto. In quel momento passa un camion che rimbomba tra l'asfalto e le travi del ponte. Tilli lo sente vibrare fin dentro le ossa. Dove si trova? E, soprattutto, come ci è arrivata? Le sue domande si perdono nel sonno che la assale di nuovo.

Sogna mamma che piange. Sogna un viaggio in macchina, si sente sballottata di qua e di là e riconosce il familiare borbottio del motore dell'auto di casa. Sogna papà che consola mamma, anche lui ha la voce triste. Cerca di avvicinarsi a loro per dargli una leccata, ma non riesce a raggiungerli. Li vede dietro una tenda di nebbia, come se non fossero reali.

Tilli si sveglia abbaiando, le sue zampe ancora corrono dietro al sogno. Niente di quello che ha visto è vero e lei è ancora sotto al ponte.

A quel punto le viene da piangere come ha fatto mamma. Di lacrime non ne ha, così guaisce e si ulula. Perché è sola? Ha fatto qualcosa di male? Questa è una punizione? Cosa farà da sola? Dove andrà? Chi le darà da mangiare? Pensa a Tommi, alla bella branda a scacchi verdi e rossi, usata al punto giusto da aver creato una comoda fossa, pensa all’enorme ciotola nera che si riempie puntuale due volte al giorno.
È colpa di quella pipì che le è scappata sul tappeto? Mamma si è arrabbiata molto, ma poi le è passata e lei non l'ha più fatto.
“Di scarpe non ne mangio da anni,” riflette Tilli e tira su col naso. “No, no, sono stata un cane molto ubbidiente.”
Tilli si dà una grattata dietro alle orecchie e guarda intorno a sé per la prima volta. Oltre il ponte, e oltre l’orizzonte, si stendono i campi: di case o di città non c’è traccia. Si gonfia i polmoni di aria, ma tutto fa odore di sconosciuto, a parte l’erba appena tagliata e i fiori gialli.

Tilli decide di mettersi in cammino; non ha senso rimanere sotto al ponte, le macchine che passano la ignorano e lei non sa che fare. In mezzo alla campagna non può stare, non è una da spazi aperti lei, è una cagnolina di città, abituata ai palazzi con tante finestre e alle macchine che sfrecciano su e giù. Qui c'è troppa pace, troppo silenzio e Tilli è sicura che di notte ci sia troppo buio. E non c’è niente da mangiare. Dovrebbe imparare a cacciare.
Tilli dà un'occhiata al cielo per vedere se ci siano degli uccelli in arrivo, ma l'aria è immobile e il blu, limpido e vuoto. A terra rotolano solo cartacce e lattine. Deve trovare una città, là sarà più facile riempirsi la pancia.
Tilli si mette in marcia lungo la strada asfaltata che si snoda tra i campi come un interminabile serpente senza strisce.
Dopo ore di cammino, e di lingua a penzoloni, Tilli salta eccitata alla vista di un tetto che sbuca tra gli alberi. Non ci sono odori particolari. Tilli si avvicina. Che cos'ha da perdere? Non vede né macchine, né persone. Il posto pare abbandonato. Le porte e le finestre sono coperte di assi di legno, Tilli ne spinge qualcuna, ma è stanca e ha molta sete e niente si muove.
La terra è secca e polverosa come farina. “Dev'essere molto tempo che non piove da queste parti,” pensa Tilli mentre trascina le zampe nel cortile. Per fortuna qualcuno ha lasciato un secchio sotto la grondaia e dentro c'è ancora un po' d'acqua. Tilli ci immerge la lingua, disgustata dalla sfumatura verdognola che odora di rane. Ma bere bisogna bere.
Mentre lappa, cercando di perdere meno liquido possibile in spruzzi incontrollati, con la coda dell'occhio cattura un movimento. Una lunga fila di formiche grasse marcia verso la casa.
Tilli si avvicina alla colonna nera e ben sincronizzata e le osserva con interesse. Uno dietro l'altro, ognuno di quei puntolini scuri tiene sulla schiena una briciolina, un frammento di qualcosa. Ci sono dei gruppetti di due o tre che trasportano dei pezzetti più grossi aiutandosi l'una con l'altra. Addirittura un moscone morto stecchito e con le zampe per aria.
Tilli cerca l'inizio della fila per vedere dove vanno, ma la sottile carovana s'inerpica su per la parete e lei non riesce a vederne il capo. Così la segue al contrario, fino alla coda, osservandola così da vicino che a un certo punto, insieme a un respiro, risucchia una formichina dentro alla narice destra. Sente un solletico quasi insopportabile che le fa pizzicare un occhio e etciù, starnutisce.
Quando apre gli occhi, la formichina che ha sparato fuori dal naso sta cadendo verso terra a tutta velocità. Preoccupatissima Tilli si precipita da lei:
«Formichina,» chiama Tilli. «Stai bene? Ti sei fatta male?»
La formichina scuote le antenne un po' intontita dal volo, ma per niente ammaccata.
«Proprio un bel volo, cane.» La formichina guarda il beagle che, dalla sua prospettiva, appare alto come una montagna. Ma la formichina è abituata al fatto di essere sempre la più piccola. «Non ti ho mai visto da queste parti. Sei nuovo?»
«Mi chiamo Tilli», il beagle darebbe un'annusata conoscitiva alla sua nuova amica, ma ha paura di farle fare un nuovo volo, magari meno fortunato del primo. «Mi sono svegliata poco lontano da qui. Non so neanche come ci sono arrivata, fino a questa mattina ero a casa mia, con la mia famiglia».
La formichina intanto si è liberata del muco che le è rimasto appiccicato addosso dentro al naso del beagle.
«Mi dispiace, Tilli. Ora, scusami, devo tornare a lavorare». L'animaletto non aspetta risposte, si gira e si incammina veloce per tornare dalle sue sorelle.
«Aspetta, formichina.» Tilli non si muove. La formica nel suo correre, non ha coperto nemmeno la distanza di un suo passo. «È la prima volta che sono da sola e senza una casa. Non so dove andare a dormire e dove trovare cibo».
La formichina si è girata e la guarda.
«Io vivo in un formicaio, Tilli. Lavoro tutto il giorno e tutta la notte, non ho tempo di fare altro». Sembra pensarci un po' su. «In realtà non so fare altro. E senza le mie sorelle sarei perduta. Mi dispiace, ma non posso aiutarti». Detto ciò, la formichina gira le antenne, poi il resto del corpicino la segue e lei riprende la corsa per tornare al suo posto nella fila.
Per un po' Tilli rimane a osservare le formiche che lavorano senza interruzione. Un brontolio dello stomaco la riporta alla realtà, così si rimette in cammino.

Dopo aver trotterellato per un po' sotto il sole cocente di mezzogiorno, Tilli avverte uno stuzzicante profumo di spazzatura calda. Allunga il passo fino a sbucare in una stazione di servizio dove troneggia un cassonetto verde e ben pasciuto. Il beagle si lascia scappare un sospiro di sollievo: si mangia.
Si affretta verso il bidone, salta su delle cassette ammucchiate alla rinfusa e si alza sulle zampe posteriori per affacciarsi sul bordo, prendere la spinta e saltarci dentro. Tre gatti sporchi e macilenti la fissano minacciosi dall'interno.
«Via di qua, cane. Ci siamo prima noi,» soffia un gatto pieno di cicatrici e con solo mezza coda. «Smamma,» rincara la dose quello con le orecchie smangiucchiate.
Il terzo si limita a fissare Tilli in gattesco, con tutti i peli dritti sulla schiena arcuata.
«Scusate, non volevo disturbare.» Tilli cerca di essere gentile, benché il suo istinto la spinga ad alzare la voce. «Ho sentito odore di cibo e sono venuta a vedere. Ho davvero molta fame, magari è rimasto qualcosa.»
«Qui non c'è niente per te, cane. Fila via!» Coda mozza è pronto a spiccare un balzo.
«Potete suggerirmi dove cercare qualcosa da mettere sotto i denti? Sono nuova sulla strada e non so come procurarmi cibo da sola».
I tre gatti riprendono a mangiare il pezzo di formaggio verde su cui erano impegnati al suo arrivo, come se lei non avesse detto una parola. Ma Tilli ha troppa fame, i brontolii dello stomaco hanno rimpiazzato i pensieri del cervello, così spicca un balzo dentro al cassonetto.
I gatti saltano tutti insieme; in un secondo Tilli si ritrova coperta di denti e di unghie che, veloci e appuntite come zanzare, si piantano un po' ovunque. Tilli agita le zampe di qua e di là cercando di togliersi i gatti di dosso. A un certo punto le capita una coda tra i denti, così la morde.
Ma si tratta di Coda mozza che è molto sensibile su quell'argomento. Il gattaccio si gira e la graffia sul muso più e più volte, mentre i suoi compagni si concentrano sulle zampe. Ferita e un po' sanguinante, Tilli ringhia tutta la sua disperazione e salta fuori dal bidone, corre senza fermarsi mentre i miagolii arrabbiati dei tre gatti si perdono dietro di lei.

Quando le sembra di essere abbastanza lontana e quando è ormai senza fiato, Tilli si ferma poco distante dalle prime case del centro abitato. Le ombre si allungano e l'aria si fa più fresca, almeno è arrivata in città prima di sera. Un brivido le corre lungo la schiena mentre le orecchie le accarezzano la testa. Non avrà paura. No! Troverà un posto per dormire e qualcosa da mangiare. Un rumore di piccoli passi veloci la fa girare su se stessa come una trottola.
«Chi c'è?» Tilli sussulta.
Una risata cattiva fa tremare una montagna di scatoloni che sembra franata addosso alla casa lì a fianco.
«Grande, grosso e spaventato dalla sua stessa ombra.» Un topo grigio coi baffi che vibrano sbuca da una grotta di cartone. Il roditore annusa l’aria intorno a Tilli e sogghigna. «Sento puzza di paura, cane».
«Signor Topo, cerco cibo e un posto per dormire,» spiega Tilli con molta educazione, ma il topo scoppia di nuovo a ridere come se avesse appena sentito una barzelletta micidiale.
«E chiedi aiuto a me?» sembra che il topo si stia divertendo un mondo, tutto il suo corpo è scosso dalle risate. «Per la strada ognuno pensa per sé, cavatela da solo, cane!» sentenzia il topo. Si infila di nuovo sotto ai cartoni e scompare.

Tilli si siede e rimugina sulle parole dell'animale. A quanto pare nessuno ha bisogno di lei e lei deve imparare a non aver bisogno di nessuno. Come fare?

Il beagle riprende il cammino e si inoltra nel parco che si apre al di là della strada. Cammina a testa bassa lungo il sentiero, ignorando persino le ombre scure degli alberi, quando un odore fa accendere le spie di tutti i suoi sensi.
“Pizza alla salsiccia!” pensa Tilli mentre la bava scivola da un angolo della bocca. Segue il profumo come se non esistesse altro nel mondo, lo stomaco le dà un coraggio sufficiente per conquistare le pizzerie dell'intera città.
La pizza se ne sta lì, sola e fumante, sopra una panchina. Incredibile. Le zampe di Tilli si stanno già dirigendo al bottino quando l'istinto le dice di frenare e dare un'occhiata in giro.
Il beagle ascolta il suggerimento a metà; senza fermarsi, guarda di qua e di là, ma senza perdere di vista la salsiccia. Con un ultimo balzo si getta sul pasto, azzanna la scatola tra i denti e corre verso gli alberi.
Mentre mastica soddisfatta il secondo pezzo di pizza ormai fredda, Tilli sente qualcuno che piange. Alza il muso ripescando con la lingua un pezzo di salsiccia che voleva scappare. Un uomo è seduto sulla panchina al posto della pizza. Tiene le mani tra le ginocchia e le spalle basse, piegate in avanti. Piange piano. Di fianco a lui un carrello da supermercato resta in attesa pieno di coperte e sacchettini.
“Ognuno pensa per sé, ha detto il topo,” riflette Tilli. “Non doveva abbandonare la cena sulla panchina.” Riprende a sgranocchiare un pezzo croccante di crosta. Ma ora che il suo stomaco non la fa più da padrone, il senso di colpa che le suggerisce la testa la costringe a lanciare un nuovo sguardo all'uomo con i vestiti sporchi. Tilli manda giù il boccone che ha in bocca che le cade nello stomaco come una pietra in un laghetto.
Guarda la pizza con affetto, guarda l'uomo sulla panchina cercando di farlo sparire con la forza del pensiero. Poi sospira. Afferra il cartone tra i denti e trotterella verso quello che probabilmente sarà lo sbaglio più grande della sua vita.

Tilli appoggia la pizza ai piedi dell'uomo e abbaia. Quello alza la testa sorpreso, mettendo in mostra la barba grigia, le unghie nere, gli occhi umidi. Si fissano un momento. Tilli è pronta a tuffarsi tra gli alberi e scomparire in un secondo. L'uomo sembra indeciso sul da farsi.
«Grazie, cane,» esclama infine l’uomo, poi protende la mano verso la pizza e ne raccoglie una fetta. «Tieni.» La mano e la pizza si allungano verso Tilli che le guarda diffidente. “Ognuno per sé ha detto il topo,” riflette ancora sentendo la risata di scherno del roditore. “Magari non vale per tutti.”
Tilli fa un passo verso l'uomo che ha un odore ancora più intenso di quello della salsiccia e afferra la fetta con i denti senza perderlo d'occhio. Ma l'uomo sta già addentando la sua parte e non si preoccupa più di lei. Mastica con la stessa voracità che aveva Tilli al primo boccone. “Anche lui ha molta fame.”
Decide di rischiare e di fidarsi, in fondo lei non ha un lavoro a cui dedicare anima e corpo come la formichina e non è furba come i gatti scheletrici che ha incontrato nel cassonetto. A quanto pare, non è nemmeno d'accordo con il topo.
Tilli si accuccia di fianco all'uomo e si rimette a mangiare.

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