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Re: Lacrime d’angelo

Ho apprezzato tantissimo l’assenza di punteggiatura, credo che sia davvero una bella scelta sia per l’immagine portante dei versi (le Lacrime d’angelo) sia per l’assenza vivida benché lavata via, che mi sembra emergere di più nella seconda e ultima terzine. Mi piace come questa poesia fluisca sia nel significato che nello stile, anche la allitterazione del primo verso introduce molto bene all’atmosfera che permea tutto il pezzo e mi ha colpito parecchio!

Ho pensato che la Vergine e il gessetto sul cielo del selciato (che bella immagine!) possano essere la dualità di un ricordo confuso fra il reale e l’ideale, visto che anche il cielo del selciato è un’immagine così bella proprio perché così ossimorica. Mi sembra ci sia una certa conflittualità fra il ricordo per come si vuole ricordare e il ricordo per come lo si racconta, me lo fa pensare la scelta delle parole (specie nella terza strofa), ma anche quel “confondono” in cima a tutta la poesia che mi sa un po’ di “chiave di lettura” per il pezzo.
E qui magari sono io che faccio violi pindarici, ma all'autore va l'ultima parola!

L’ultima strofa è forse un po’ “debole”, non perché sia brutta, tutt’altro, ma forse avrei preferito un’immagine più incisiva. Al contempo è una faccenda di puro gusto personale perché la “mondanità” dell’immagine credo sia voluta una volta raggiunta la strofa più intima, subito dopo il verso che rende concreti elementi di vita vissuta come gli echi nelle stanze e le lattine vuote. Anche quelle belle immagini che contengono ricordo di qualcosa di colmo-presente marcato dall’assenza.

Grazie di aver condiviso questi bei versi, ho imparato molto da essi!

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