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Re: Senza motivo

ciao @Tracker . Dall'incipit si percepisce una situazione svincolata dalla consequenzialità logica. 


Il tamburo di un revolver non ticchetta quando ruota. È un mito cinematografico. Infatti, ora che Rebecca fa girare quello della sua Colt Python non esce suono, e non fosse per lei che mentre controlla i meccanismi ripete che la Python è la “Rolls Royce” dei revolver, saremmo in silenzio. 
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Gli occhi sono puntati sul protagonista giustiziere: la colt python. Buono l'inserimento a Hollywood; dà alla scena un taglio cinematografico.
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Altra invenzione di Hollywood è che in una situazione come la nostra fumino sigarette una via l'altra.
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Cogli un fatto che condivido, infatti, in ogni film di azione, o con un taglio drammatico, la sigaretta è parte integrante con l'attore. Non so se sia una pubblicità nascosta, o occulta, in favore delle case produttrici di tabacco, quelle che hanno bisogno di salvaguardare un certo stile di vita. Apprezzo molto questo passaggio, non è un elemento da poco, e ci si potrebbe discutere alla grande.
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«Si chiama roulette» risponde Giovanna.
«E allora?»
«È un gioco»
«La roulette normale non ti ammazza» ribatte Carla. 
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Non capisco perché Carla fa questa osservazione. In effetti è consapevole sin dall'inizio del gioco mortale. Carla appare titubante tra le quattro giocatrici. Forse è il modo tuo creare una contrapposizione realistica al gioco assurdo. 
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Rebecca ha scelto la pallottola. Se la solleva davanti agli occhi, la guarda, la bacia, Dio quanto odio questi suoi gesti scaramantici, la infila nel tamburo.
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Qui ti segnalo un piccolo elemento che avresti potuto usare per rendere al meglio il dettaglio sulla pallottola: il calibro 357 Magnium.
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«Tu sei qui perché ti sei rovinata alla roulette nomale, 
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forse  " ti sei rovinata con la roulette del Casinò" andava meglio; vede te se cambiarla.
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«Hai delle carte?» chiede Carla. Rebecca che alza, va in un'altra stanza, torna e butta un mazzo sul tavolo.
«Ma cos'è?» chiede Carla. Sulla scatola c'è un uomo nudo, un cappello da prestigiatore che copre l’inguine. 
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Anche questa scena mi piace molto; è accattivante e svela la complicità tra le donne, sicuramente dedite a uno stile di vita alla " desperate housewives" ...
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Giovanna tiene la pistola sul palmo, la rimira, poi la solleva. La manica, ritirandosi, rivela sul polso una macchia bianca. È l'unico punto in cui non ha l'abbronzatura, perché ci teneva il rolex, ma è andata che per pagarsi gli avvocati ha rinunciato prima a quello che alle lampade e insomma la pelle le sussulta appena intorno alla testa dell'ulna quado tira il grilletto. Si sente solo un piccolo scatto metallico e il primo colpo è andato. Si stacca l’arma dalla testa e la guarda, come per capire cosa non ha funzionato.
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Dovresti organizzare meglio la parte in neretto, credo.
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«Vaffanculo, va’» l’apostrofa l'altra, mentre mi porge la pistola. L'impugnatura è calda, unta di sudore. Mi tolgo di tasca un fazzoletto sgualcito, la asciugo.
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Siamo tra il tragico e il comico; come hanno osservato gli altri, alla Pulp Fiction..
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«Problemi di soldi, tuo marito ti tradisce?». No, no, e no.
«Tu tradisci lei?» insiste Giovanna. Ancora no. Mi guardano in silenzio.
«E allora perché?» mi chiedono all'unisono.
Mi premo la canna sulla tempia, tanto forte che mi trasmette alla mano il pulsare del sangue. Il grilletto è coperto di sudore, il dito scivola.
«Ma deve per forza esserci un motivo?»
Sparo
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Insomma, alla fine chi non ha un vero motivo per spararsi un colpo è proprio lei. Credo che sia la vera protagonista del racconto. Quella che mette insieme la morale della favola con l'incipit. Quella che fa il gioco mortale per assaporare l'ebrezza di una canna di pistola sulla tempia. Vi è qualcosa di masochistico in lei, qualcosa che lascia intendere una sorta di situazione psicologica importante. Un bel racconto, in definitiva. ciao a presto. (y)

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