La ricerca ha trovato 1 risultato

Torna a “[Lab 9] A sicut erat - Com'era prima (cap. 5 di 5)”

Re: [Lab 9] A sicut erat - Com'era prima (cap. 5 di 5)

ciao @Alberto Tosciri

Il titolo del tuo racconto mi ricorda la canzone dei Tazenda - A sicut erat non torrat mai.  Non so se ti sei rifatto a questa canzone, che poi, è una poesia di Peppinu Mereu. Ma in questa poesia si parla delle disgrazie della guerra e dei bei tempi, quelli lontani dalla fame, che mai più torneranno.

Dopo aver letto i cinque capitoli, devo osservare che la tua è solo una rappresentazione scenica di come i tempi poco abbiano cambiato nella vita degli abitanti di Bauflores. Stadera e Kaffetttera sono usciti indenni dai mali della vita e vivono con serenità il cambiamento epocale, messo in evidenza dai "turisti" che affollano il paese per la festa della Assunta, per noi tutti, il ferragosto. Ci sono tutti gli elementi per una storia malinconica ma allegra allo stesso tempo. Una sorta di commedia su usi e costumi della gente di paese. I santi da festeggiare alle ricorrenze, gli abiti per i riti religiosi da tirare fuori.
Ma la sorpresa finale è questo regalo a Virginia di questo rinnovo della festa come ai vecchi tempi. Hai speso tanto per caratterizzare i tuoi personaggi, e mettere in evidenza la loro filosofia di vita nel confronto col "nuovo che avanza".  Non hai fatto a meno di infilarci anche il buon maresciallo Jaddanu per condire la trama. La sua figura ricorda quella del maresciallo Carotenuto, interpretato da Vittorio De Sica in Pane , amore e fantasia. Complice in varie tresche, pronto a farsi gli affari suoi, rispettoso della legge ma senza strafare. Insomma, una storia di altri tempi, ma vissuta ai giorni nostri.
Buon lavoro, come sempre. Ciao a presto.

Torna a “[Lab 9] A sicut erat - Com'era prima (cap. 5 di 5)”