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Re: [Lab 8] L’erede inconsapevole

@@Monica ciao.

James Phipps varca il cancello del cimitero e si incammina con passo deciso verso la tomba del dottor Edward Jenner. Un vento tagliente sferza il viso e fa lacrimare gli occhi.
È quasi mezzogiorno e il cielo, grigio come acciaio, minaccia pioggia; anche in primavera inoltrata a Berkley non ci si può aspettare un clima migliore. Il terreno umido attutisce il rumore dei passi e la figura robusta sfuma nella nebbia. Le lapidi, in lontananza, sembrano galleggiare sospese a mezz’aria.
Raggiunto il luogo della sepoltura, James si china e accarezza la lastra di pietra ruvida che mostra già i segni del tempo.
«Dottore, le ho portato calendula, asperula e menta» dice a voce alta mentre depone un mazzetto di erbe officinali sulla tomba «le ho raccolte nel suo giardino.» 
Fu in un giorno di maggio di tanti anni prima che la vita di James Phipps cambiò per sempre, una ricorrenza che, da allora, continua a onorare ogni anno. Immobile, resta a fissare quel tumulo incurante dell’umidità che gli penetra nelle ossa.
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La tua introduzione è quella classica. Io spesso la uso, anche perché cattura l'attenzione del lettore, a cui si è dato già alcune informazioni e si tratta di spiegarle col proseguo.
Arthur, in età adulta, si ritrova a pensare sulla tomba di quello che apparirà il protagonista. Il racconto si svilupperà portando al centro della storia l'argomento centrale, che in questo caso è un reale fatto storico. La conclusione poi si riallaccia a quella visita sulla tomba del famoso dottor Jenner. Semplice ed efficace, scorrevole.  :D
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«James, per favore continua tu a ripulire l’orto dalle erbacce. Il dottore mi ha chiamato e devo andare subito da lui.»
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Anche i dialoghi sono semplici ed efficaci. Buoni per rappresentare una storia ambientata nell'Ottocento. 
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«Certo, Sarah, la lattaia.»
«Si è ammalata di vaiolo mungendo le vacche. Una malattia terribile, mi creda. Quando ero in servizio a Londra ho visto morire tante persone, bambini soprattutto.»
«Mi spiace molto per quella ragazza. Le occorre qualche erba speciale per curarla?»
«No, Arthur, le erbe non servono a molto, in questo caso.»
«Ma qui non siamo a Londra. Anche William Chandler ha avuto il vaiolo qualche tempo fa, ma ora so che è guarito.»
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Ecco che attraverso l'intuito Jenner realizza la capacità straordinaria del nostro organismo a reagire alla malattia se adeguatamente preparato. Un pezzo della storia della medicina molto importante. Credo che lo spirito di Jenner sia finito in mera questione economica.
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«Siediti qui figliolo, non avere paura.» disse il dottore porgendogli uno sgabello.
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Ci voleva uno su cui sperimentare sottoponendolo al rischio. Arthur diventa un ignaro eroe di un risultato che cambierà le sorti della malattia. Io credo che fosse  tutto già scritto.
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Quanto mi piacciono le stelline. le trovo utilissime per spezzare e organizzare i tempi, evitando frammentazioni a livello di lettura.
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Inizia a piovere. Per James è ora di tornare a casa.
«Al prossimo anno, dottore. Se Dio vorrà.»
Alla sua morte, Edward Jenner, gli ha lasciato in eredità il cottage e il giardino delle erbe. In fondo, aveva rischiato la vita per la sua causa anche se di questo, James, aveva preso coscienza solo molti anni dopo.
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Mi rimane da chiederti: Ma è vero che Arthur portò i fiori sulla tomba di Jenner, o è una invenzione che ti sei studiata per avviare la storia? Se te la sei inventata sei stata brava: questo è organizzare la trama. Ciao  :hug:

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