Ciao @Ippolita, già dal titolo si capisce che sei una poetessa ribelle, amante della libertà d'espressione. E cosa non è la poesia se non puro impulso, istinto, visione singolare. Generata dal nostro profondo io la poesia è ciò che più ci rappresenta.
Nella tua si leggono tante cose, la prima strofa la intuisco come la costruzione di qualcosa di bello. Lavorare a maglia significa creare da un filo senza identità. Con impegno e costanza si può tirare fuori un "merletto"; la guarnizione del fiore giallo a chiusura, poi, rappresenta il completamento di questo lavoro. Nella seconda strofa c'è l'apoteosi di ciò che hai creato, e la condivisione del sole (positività e calore) ne è la prova più tangibile. Anch'io come @L'illusoillusore, però, non riesco ad inquadrare bene la terza strofa, azzardo un'ipotesi: le mosche lucide di mare sulla pelle nera potrebbero essere le rughe? Le descrivi nate tra i germogli, che potrebbemmo identificare con le gioie della vita vissuta, ma non afferro proprio la chiusa: custode (la pelle nera) della terra scura. A quale terra ti riferisci? Perché parli di pelle nera?
Nel complesso rimane una bella poesia che cattura, incuriosisce e crea immagini danzanti in chi legge. Brava