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Re: [LP15] Uno scialle di mandorli fioriti chiuso al petto da una rosa gialla

Ippolita ha scritto: Cara Adelaide, grazie per il bel commento puntuale. 
Nell'ultima strofe il mio intento era riferirmi alla morte. Ho immaginato i germogli di cocco venir su dalla terra che avvolge il corpo nudo, cioè senza bara, e nero, perché la terra lo colora del suo proprio colore. 
Le bare separano con mille accorgimenti i corpi dalla terra: qui pensavo a un corpo immerso nella terra così come, prima di nascere, è stato immerso nel liquido amniotico. Nudo. 
Ho immaginato inoltre il corpo che custodisce la terra, oltre a essere da essa custodito. 
Le mosche sono allo stesso tempo immagine di vita, perché svolazzano tra i germogli in riva al mare, e di morte, perché sentono l'odore della decomposizione.
Spero che questa mia spiegazione non ti abbia delusa! Ancora grazie e un abbraccio, @Adel J. Pellitteri.
Delusa? E perchè mai! Hai invece sciolto un nodo che svela del tutto la bellezza della tua poesia. I versi ispirano immagini e situazione che il lettore crea usando anche la propria fantasia, il proprio sentire, dimostrando che pochi versi aprono mondi sconfinati in ognuno di noi.  :love:

Re: [LP15] Uno scialle di mandorli fioriti chiuso al petto da una rosa gialla

Ciao @Ippolita, già dal titolo si capisce che sei una poetessa ribelle, amante della libertà d'espressione. E cosa non è la poesia se non puro impulso, istinto, visione singolare. Generata dal nostro profondo io la poesia è ciò che più ci rappresenta. 
Nella tua si leggono tante cose, la prima strofa la intuisco come la costruzione di qualcosa di bello. Lavorare a maglia significa creare da un filo senza identità.  Con impegno e costanza si può tirare fuori un "merletto"; la guarnizione del fiore giallo a chiusura, poi, rappresenta il completamento di questo lavoro.  Nella seconda strofa c'è l'apoteosi di ciò che hai creato, e la condivisione del sole (positività e calore) ne è la prova più tangibile. Anch'io come @L'illusoillusore, però, non riesco ad inquadrare bene la terza strofa, azzardo un'ipotesi: le mosche lucide di mare sulla pelle nera potrebbero essere le rughe? Le descrivi nate tra i germogli, che potrebbemmo identificare con le gioie della vita vissuta, ma non afferro proprio la chiusa: custode (la pelle nera) della terra scura. A quale terra ti riferisci? Perché parli di pelle nera?
Nel complesso rimane una bella poesia che cattura, incuriosisce e crea immagini danzanti in chi legge. Brava

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