Almissima ha scritto: In fondo cosa c'è di più rassicurante di un utero fatto di cuscini e lenzuola,Che bella definizione!
Grazie per il bel commento. Ognuno di voi ha percepito più sfumature, e non posso che esserne felice.
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Almissima ha scritto: In fondo cosa c'è di più rassicurante di un utero fatto di cuscini e lenzuola,Che bella definizione!
Zouks ha scritto:Che bel commento, grazie.
Credo volessi parlare un po' del fenomeno degli hikkikomori, giusto? Perché è quella la sensazione che ho avuto, specialmente con le ultime righe.
Aspetto altri racconti così , li adoro!
Cosa intendi per "punto più buio"?Per "punto più buio" intendevo il punto in cui il sonno prevale e lui abbassa le papebre (capisco che è una interpretazione difficile da individurare, potrei anche dire, infatti, che il punto più buio rappresenta la notte dell'universo, quel perdersi nel cercare nel "vuoto").
Poi, gusto personale, ma userei le caporali per i dialoghi.
Insomma, il racconto é ben scritto, ma aggiungerei alcuni dettagli in piú sul personaggio della madre, di lui.
Spero il mio commento sia stato d´aiuto
Adel J. Pellitteri ha scritto: “la vita è là fuori” dice con un tono stizzitoQui concordo sull'uso delle caporali e sull'eliminazione di "un".
Edu ha scritto: Bello, @Adel J. Pellitteri, nella sua brevità. Parli di una sorta di depressione "ideologica", direi, in cui il protagonista rivendica le ragioni del suo disinteresse per il mondoGrazie Edu, hai colto perfettamente, descrivo uno stato depressivo votato più al menefreghismo che al vittimismo.
Francis ha scritto: Racconto triste, grazioso e ben scritto. Da adolescente ( tardo adolescente in realtà) che sono , ti posso però dire che spesso i ragazzi che soffrono di condizioni simili a quelle descritte spesso hanno un desiderio represso di essere accettati dagli altri.Grazie per esserti fermato a leggere e commentare.
Brambilla Junior ha scritto: Premetto che sono tornato a rileggere questo testo ora dopo due settimane. Quello che mi ha riportato qui è un motivo semplice: mi è rimasto impresso, e questo non mi succede spesso. A me piace dire "mi ha lasciato qualcosa". Ecco, questo racconto effettivamente mi ha lasciato qualcosa. E quel qualcosa sono in realtà più cose:Già questo è più di un commento, più di un complimento, è ciò cui aspiriamo noi tutti: lasciare qualcosa al lettore, sia curiosità, una riflessione, un'inquietidine... va bene perfino lasciarlo per qualche minuto con la fronte corrugata, va bene tutto tranne l'indifferenza.
Brambilla Junior ha scritto: Hai scritto anche:Questa frase è decisamente superflua, e sono contenta che tu te ne sia accorto. Ti spiego subito: questo racconto è stato pubblicato sulla rivista letteraria Distruttori di terre del mese di novembre (la rivista propone ogni mese un argomento diverso), il tema del mese "metalli". Ecco, sebbene avessi puntato tutto sul lampadario ( il tipo da me descritto ha una struttura in metallo) la mia insicurezza ha prevalso e così mi sono sentita in "dovere" di aggiungere la "volontà d'acciao". Purtoppo l'insicurezza di noi autori è sempre in agguato e quindi pronta a farci commettere l'errorino.
"La mia volontà si fa come d’acciaio!"
E dato che non ho molto apprezzato il riferimento all'ego, anche questa frase personalmente l'ho trovata superflua.
Alberto Tosciri ha scritto:Sono contenta che il testo stimoli tante riflessioni. Grazie per l'apprezzamento e per il tempo che mi hai dedicato.Chi si adegua crede di vivere, di essere “normale”, chi non si adegua non ne vuole sapere più niente. Non cerca aiuto e non ne vuole. Forse, così, pensa di essere finalmente libero dal peso materiale di un’umanità nella quale si trova suo malgrado, dove non è riuscito a inserirsi.Grazie per aver postato questo racconto
Bob66 ha scritto: @Adel J. PellitteriGrazie per la lettura e il commento. Ciao e alla prossimaCiao Adelaide, mi serve un commento e ho fatto inutilmente lo slalom in sezione Racconti tra sbudellamenti, teste fracassate, sangue e fluidi a profusione, per approdare infine a questo tuo curioso e interessante racconto che mi tocca da vicino anche se, nel mio caso, le parti sono invertite. Credo che il tema sia molto attuale in quanto oggi non è poi così infrequente imbattersi nel pensiero di chi comincia a porsi domande su quanto la Vita valga effettivamente lo sforzo di essere vissuta. Non credo di dire un eresia se affermo che, in misure diverse, bene o male qualsiasi vita comporta un certo grado di fatica, di sacrificio, spesso di dolore. La riflessione immediatamente successiva è quella per cui settanta, ottanta, cent'anni fa la vita era probabilmente e mediamente molto più faticosa della nostra (per nostra intendo quella borghese di livello medio, o medio basso, insomma quella di chi ha un lavoro e guadagna quanto basta perlomeno a far sopravvivere una famiglia) e tuttavia certe questioni esistenziali credo non ce le si ponesse. Forse perché la normale sopravvivenza propria e dei propri figli non lasciava il tempo di porsi delle domande di carattere esistenziale? Forse perché i rapporti familiari e interpersonali si sono sfilacciati e la Vita al di fuori di quei rapporti perde significato? Forse perché la consapevolezza e la capacità introspettiva delle persone evolve di generazione in generazione?Non ho risposte in merito, e apprezzo molto che anche il tuo racconto non ne dia e lasci aperto l'argomento sollevato in maniera che ogni lettore possa trarne le dovute considerazioni e farsene un'opinione propria. Bella la chiusura che evidenzia come la determinazione con cui si persegue il proprio punto di vista sulle cose determini infine la realtà delle cose stesse, e quindi come le due realtà dei personaggi possano rivelarsi diametralmente opposte. A parte qualche piccolo refuso probabilmente dovuto al poco tempo a disposizione, il racconto a me sembra scritto bene.Grazie per la lettura, Adelaide. Alla prossima. Ciao.
Modea72 ha scritto: Ammetto che hai toccato temi a me cari: il rapporto genitori -È un tema cui presto molta attenzione. Sono il nocciolo di molti miei racconti.
Modea72 ha scritto: Questa frase non mi è chiara. A cosa si riferisce esattamenteGrazie Modea72, sono felice che tu abbia apprezzato il mio racconto. Per quanto riguarda la frase che non ti è chiara, la mia intenzione era quella di suggerire l'immagine desertica della luna passata in tv. Lo scenario di vuoto totale. Ma tu mi fai notare che la "mia" immagine non arriva al lettore, quindi riformulerò la frase così: La luna in TV ha gia mostrato il suo deserto inutile.
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