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Re: Esercito Italiano

Ciao @Cheguevara ben ritrovato anche a te.
Sì abbiamo talvolta avuto opinioni divergenti ma sempre molto civili e interessanti come scambio di idee. A dire il vero forse io talvolta ho esagerato nell'esternare le mie opinioni, sia con te che con altri, ma riguarda un tempo dove ero più intransigente, dovuto sia al mio carattere impossibile che alla disciplina e vicende varie che ho vissuto anche nell'Esercito, ci ho passato tutta la vita, come se non bastassero le vicende di famiglia...
Ora sono in pensione da cinque anni, ho avuto tempo per guardarmi intorno; su molte cose, molte, sono diventato tollerante, comprensivo, interessato, non più polemico. Non serve a niente arrabbiarsi se il mondo va in un certo modo anziché in un altro.
Per quanto riguarda l'Esercito hai ragione. Nella mia carriera ho avuto a che fare con migliaia di ragazzi di leva, dall'incorporazione al congedo e ho visto davvero tutto. Concordo sul fatto che per molti ragazzi fu una buona scuola, per i motivi che hai detto tu e che conosci molto bene, avendo fatto l'Ufficiale di complemento. (Io per un periodo ho fatto anche l'istruttore di AUC a Roma, Cecchignola. Ho conosciuto tanti bravi ragazzi).
L'ordine, la disciplina, il rispetto delle regole, la pazienza, i sacrifici, il lavoro di squadra... dovrei citare una moltitudine di aggettivi per illustrare la Forza Armata, senza dimenticare naturalmente il servizio principale, quello alla Nazione.
Purtroppo, abolendo la leva in nome di idee che non ho mai capito (e non credo che capirò mai, pazienza. Sono testone) si è contribuito, non dico in toto ma in buona parte allo sfacelo e dispersione dei valori morali nei giovani. Un ex militare, a meno che non fosse un ribelle di natura, e ce n'erano, anche da civile sapeva ponderare le sue azioni nella vita civile, comprendendo che in tutti i casi sarebbero seguite delle conseguenze. Riconosceva che era normale esserci un'autorità anche nella vita civile, un ordine, una disciplina, c'era abituato, ne aveva vissuto gli effetti.
Vedo su Facebook molti gruppi di ex militari di leva che oggi hanno la mia età e anche più anziani e che postano foto, alcuni erano militari con me e li ho riconosciuti. Molti, tutti rimpiangono quei tempi di apparente sofferenza, un anno, quindici, diciotto mesi erano e sono un tempo infinito per dei giovani, ma tutti concordano che se ci fosse stato ancora il servizio di leva la gioventù ne avrebbe avuto molto da guadagnare.
Uno di questi ex militari postò una bella frase, alla fine di un lungo ragionamento ricordando i compagni della gioventù, le marce, i campi, sveglie e adunate, le punizioni, i superiori, la voglia di tornare alla vita borghese. Disse "... ma alla fine, a quell'età, e ricordando anche i superiori che sembravano dei "duri" ma non lo erano, e tanta nostalgia di loro, eravamo felici e non lo sapevamo".
Mi sembrano belle parole di qualcuno che ha capito appieno. Parole che si potrebbero estendere, ci sarebbe tanto da dire.

Un saluto.

Re: Esercito Italiano

Ti ringrazio @Silverwillow per aver citato queste mie scarse parole di parecchi anni fa.
Naturalmente l'argomento è molto più vasto, particolareggiato e tecnico, come tutti gli argomenti che riguardano la socialità umana seppure, per quanto riguarda l'Esercito, ci sono sempre state persone che hanno cercato, oltre che di disarmarlo, di eliminarlo, proponendo alternative poco credibili a mio parere.
È una vecchia storia. A cosa serve l'Esercito? Possiamo dire allora a cosa servono i Pompieri? Se si incendia la nostra casa lo spegniamo da soli l'incendio e ci pensiamo noi a salvare i nostri familiari, senza nessun aiuto? E ci pensiamo noi a organizzare soccorsi, messa in sicurezza, assistenza, accompagnamenti in luoghi di cura lontani... facciamo tutto da soli?
Avrei molto da dire, ma penso che intaserei il forum e so già che non tutti sarebbero entusiasti... Dico solo un episodio, fra innumerevoli, che mi rimase impresso. Da sergente frequentavo un corso NBC a Roma, assieme a molti romani, fra i quali un giovane medico appena arruolato come Sottotenente medico che entrando nella città militare della Cecchignola e vivendo dentro le caserme rimase quasi sconvolto dicendo: "Io conosco quasi tutta Roma ma qui non immaginavo che ci fosse un altro immenso mondo, a pochi passi da casa mia. Un altro mondo pieno di uomini e di lavoro e di aule e di palazzi, uffici, piazzali immensi e alberati, camerate, cucine, appartamenti, biblioteche, depositi, mense, sale convegno, cucine... un altro mondo che non basta tutta una vita per capirci... Non immaginavo... scriverò un libro, ma uno solo non basta..."
Poi non so se abbia scritto quel libro. E di libri ne sono stati scritti, alcuni anche belli oltre che giusti come credibilità ambientativa e psicologica dei personaggi. Cito solo fra i tantissimi: Il deserto dei Tartari di Dino Buzzati, il Sergente nella neve di Mario Rigoni Stern e Da quì all'eternità di James Ramon Jones.

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