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Re: Lacrime d’angelo

Una buona prova, @Nightafter, nella quale una metrica un po' irregolare si quadra “a orecchio”, con garbo e senza fronzoli e aiutata da un filo sottile di ironia. Certo, il transito dall’immagine della Madonnina dipinta con i gessetti a tutta la serie evocativa dello spleen del compagno abbandonato non è immediato, ma una volta tenuto presente, tutte le immagini della serie si incatenano. Se c’è un punto di debolezza, mi indirizzerei non tanto verso l’immagine delle lattine vuote, un po’ di maniera ma che, pel fatto di essere appena accennata, “regge”; lo indicherei, invece, in un elemento più complessivo, e cioè nell’andamento di elenco che percorre tutto il brano, una sorta di rosario sgranato di immagini del forse non doveva andare così: pare quasi, inoltre, che il soggetto del tuo pezzo voglia fermarsi sul limitare della materia infuocata che ha causato quelle immagini, nel timore di potervi precipitare nuovamente.
Il senso sotteso da questa tua costruzione, dal punto di vista della soggettività senziente, è che il dolore appartiene ai giovani, e i vecchi tutt’al più possono avere a che fare con la rassegnazione e il rimpianto (non conosco, ovviamente, la tua età, né so se ti identifichi nel soggetto che si confessa): troppo logorati dalla battaglia del tempo e della storia per voler di nuovo immergersi nel cratere pieno di magma ribollente dei sentimenti andati a male. Ma, dal punto di vista oggettivo, che è il solo a contare (e del quale l’autore può anche non essersi accorto), emerge come problema l’ordine della casa, della casa dove la donna se n’è andata: un ordine che provvede di senso l’abitare ma che, nelle condizioni date, più lo si agogna, meno lo si raggiunge, illudendosi di poterlo assicurare a sé stessi trattenendo il fantasma di chi se n’è andato astenendosi dal cancellare i segni residui della sua presenza. Magari senza volerlo, il nostro autore ci ha condotto di fronte al problema dei problemi della metafisica occidentale: che ciò che non è più presente di fronte ai nostri occhi, è rientrato nel niente da dove era casualmente sbucato. E che il pensiero di questo niente, letteralmente intollerabile, possa essere alleviato dal mantenere in vita la materialità (il rossetto sullo specchio ecc.) che ci resta del suo passaggio, della sua comparsa e successiva scomparsa dalla cerchia della nostra esperienza.
Ci sarebbe molto altro da dire sullo scrivere per immagini, ma annoierei l’autore e i lettori del forum, quindi è meglio rimandare a future occasioni, che certamente non mancheranno.

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