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Re: Grandi e piccoli

   
Ciao @Kikki ,approfitto ancora del tuo racconto per commentare e magari postare.
Cogli una situazione che mi vedeva e mi vede ancora coinvolto negli interminabili pomeriggi aspettando che i bambini finiscano di giocare al parco, o trovare una mediazione tra chi vorrebbe andarsene e chi vorrebbe rimanere, proprio in un contesto simile a quello che descrivi: un nido e una materna adiacenti a un parco pubblico. Un racconto che riflette bene i momenti e le dinamiche che si possono sviluppare tra bambini, trattato in modo semplice e adatto alla fascia d'età a cui hai pensato. Trattandosi di uno spaccato, immagino, di una situazione reale, lo hai descritto in modo semplice e lineare e va benissimo, però per renderlo più stimolante all'attenzione dei piccoli ci sarebbe stata bene qualche situazione più attraente, con qualche aneddoto buffo, qualche imprevisto, qualche situazione più spiazzante. Qualche colore in più come ti è stato suggerito.
Kikki ha scritto: «Smettila di chiederlo, lo sai già che non ci puoi andare,» dice mamma.
Eva fissa le sue sorelle che corrono su e giù per lo scivolo insieme agli altri bambini.
«Qui ci sono solo i piccoli, mamma,» prova ancora. «Le mie amiche sono nel cortile della scuola. Perché loro sì e io no?»
«Forse loro non sanno che non si può entrare. Forse le loro mamme non gliel’hanno detto.»
Quest'inizio è perfetto, entra subito nel vivo e mantiene un po' di suspense sulla situazione che si sta descrivendo.
Kikki ha scritto: «Mi annoio senza le mie amiche.» Mamma non batte ciglio, non la guarda nemmeno. Le sorelle di Eva le gridano di andare a giocare con loro, lei scuote la testa e spera che non insistano. È troppo grande per fare lo scivolo con i bimbi dell’asilo.
Metterei due punti dopo insistano invece del punto
Kikki ha scritto: . Le sorelle di Eva le gridano di andare a giocare con loro, lei scuote la testa e spera che non insistano. È troppo grande per fare lo scivolo con i bimbi dell’asilo. Non per lo scivolo, quello le piace, sono i bambini a essere troppo piccoli.
Da qualche settimana le sue amiche si ritrovano nel cortile della scuola materna; da quando il comune l’ha rimesso a nuovo e hanno montato i giochi, è diventato il posto più bello del mondo. E così tutti ci vanno. Tutti a parte Eva. Perché è proibito. I maestri della scuola materna hanno appiccicato un cartello grande come una lavagna sul cancello: Proibito entrare in cortile e usare i giochi quando la scuola è chiusa. Cioè proibito sempre, perché quando la scuola è aperta i giochi li usano i piccoli.
Dopo le prime incursioni delle sue amiche,
Ho evidenziato in grassetto alcuni passaggi che non sono chiari. Il cartello attaccato al cancello segue una logica però, dopo, le amiche fanno le prime incursioni. In questo caso non è chiaro come le bambine possano aver fatto le incursioni se la scuola è chiusa. Normalmente i cortili delle materne sono delimitati da una rete rispetto ad un parco pubblico adiacente e il cancello giustamente è chiuso. Magari è irrilevante ma, avendo anche vissuto situazioni simili, spiegherei in che modo sono arrivate nella zona proibita. Forse attraverso un passaggio segreto, un buco nella rete o attraverso un albero cresciuto sul confine in modo che sarebbe bastato scavalcarlo per superare l'ostacolo? Anche quando la scuola è aperta, per motivi di sicurezza, bisogna suonare il campanello per farsi aprire.

Kikki ha scritto: i maestri hanno avvertito le mamme che avrebbero chiamato la polizia se non avessero tenuto le figlie sotto controllo. 
Mi sembra un po' esagerato, ameno che sia una provocazione, ma in quel caso sarebbe stato meglio che uscisse da un discorso diretto.
Kikki ha scritto: «Un disastro,» hanno detto i maestri sconsolati. «Cartacce e lattine ovunque. L’altalena è già rotta. Questi giochi sono per i piccoli, non per i grandi.»
Se per grandi si intende delle coetanee di Eva e quindi di otto anni circa, forse lattine ovunque mi sembra esagerato, è più da adolescente. Per quello che è la mia esperienza i bambini al parco quando giocano bevono normalmente solo acqua. Anche le cartacce ancora non mi sembra che sia da bambini lasciarle in giro. Sul fatto che rompano le cose, anche involontariamente è verissimo.
Kikki ha scritto: La mamma di Eva ha preso l’avvertimento sul serio, così a Eva non è permesso andarci. Perché le sue amiche non hanno paura che le vedano i maestri? Perché non hanno paura che le sgridi la polizia? Perché non hanno paura di essere messe in punizione dai genitori?
Sono rimasto anch'io incuriosito, perché? Immagino perché tutti sono disinteressate a loro: i maestri con la scuola chiusa sono andati via, la polizia non viene sicuramente, e la mamma è impegnata a leggere il suo libro o a chiacchierare con altre mamme.
Kikki ha scritto: Le sorelle di Eva sono due e gridano come pazze insieme agli altri piccoli della materna e dell’asilo. Non c’è pericolo che Eva vada a correre con lo loro, se passasse qualcuno della sua classe e la vedesse penserebbe che fa giochi da bambina, mentre lei è una ragazzina.
Anche questo pensiero non mi convince pienamente, mi sembra più da adolescente. Credo che fino alle elementari i bambini hanno ancora una certa ingenuità ed è frequente che giochino insieme anche con i più piccoli.
Kikki ha scritto: Eva pedala lungo il sentiero verso la fontana al centro del parco, da lì girerà a sinistra, fino al cancello principale e uscirà sul marciapiede.
Forse metterei due punti dopo parco e toglierei la virgola dopo sinistra.

Kikki ha scritto: Si gira, mamma è già scomparsa dietro gli alberi e la gente che passeggia. Non la vedrà.
Arrivata al cancello principale frena, mette giù i piedi e guarda verso le inferriate che dividono il parco dalla scuola materna. Sente le risate delle amiche arrivare da dietro gli alberi. Di sicuro sono in altalena, quella nuova che al posto del sedile ha una ciambella nera su cui si può salire in due. Anche in tre. È così che si è rotta l’altra. Eva ha sentito che lo raccontavano a scuola e ridevano. Loro. Lei non ci è potuta andare.
Si ripresenta il dubbio che avevo espresso prima: come sono entrate? Forse quel giorno avevano dimenticato il cancello aperto. Normalmente sia che la scuola sia aperta o chiusa lo è anche il cancello
Kikki ha scritto: Inforca i pedali, esce dal cancello e copre i metri che la separano dalla scuola. Eva frena e si attacca alla ringhiera con le mani.
  Fa un po' strano inforcare i pedali, forse è più corretto inforcare le bicicletta oppure monta sui pedali.
Kikki ha scritto: «Ciao, ragazze!» Le sue amiche se ne stanno appollaiate sull’altalena, le gambe attorcigliate fanno pensare che non siano tre, ma una specie di mostro con tre corpi e tre teste.
Bella questa immagine del mostro.
Kikki ha scritto: «Eva! Finalmente! Vieni, ci stai anche tu.»
«Non posso.»
«La mamma non vuole?»
«Hai paura che la polizia ti metta in prigione?»
«Dai, Eva, non fare la fifona, non ci vede nessuno!»
È vero, nessuno dei passanti presta attenzione a quello che succede nel cortile della scuola; quelli che guardano sorridono e vanno per la loro strada.
Eva è tentata. Potrebbe entrare per qualche minuto.  Nessuno lo verrebbe a sapere, né la mamma né la polizia. Eva scende dal sellino e appoggia i piedi a terra, le fa male lo stomaco e non riesce a smettere di pensare a mamma. A cosa è giusto e a cosa è sbagliato. Non sa decidere, non riesce a capire. L’unica cosa certa è che mamma si arrabbierebbe se la scoprisse e a Eva non piace per niente essere sgridata. Risale sulla bici, gira il manubrio in direzione del parco.
«Oggi non posso, ragazze, devo badare alle mie sorelle, volevo solo salutarvi.» Eva saluta con la mano, le sue amiche rispondono ridacchiando e poi lei rientra nel parco.
Ci andrò un altro giorno, pensa Eva e mentre pedala verso le altalene le passa il mal di pancia.
 Il finale mi piace, mette in luce nella piccola bambina un grande senso di maturità. Forse alle amiche spavalde non sarebbe guastato un imprevisto che le avrebbe fatte riflettere...cadere dall'altalena o qualcos'altro, e attirare così anche l'attenzione delle mamme.
La storia è bella, qualche momento più spiritoso per renderla più accattivante a un bambino ci starebbe stato bene.

Sempre una piacevole lettura.
Alla prossima

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