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Re: Etruschi a merenda

   
Ciao @Kikki, provo a commentarti, con opinioni personali, quindi soggettive. 
Parto dal titolo: molto bello, intrigante e stimola la lettura.
La prima parte secondo me funziona bene, a parte qualche piccolo dettaglio che ti hanno segnalato. L'idea è bella. L'interruzione di un tranquillo momento tra due amici provocata da un boato crea delle aspettative che descrivi bene. A un certo punto però, sempre dal mio punto di vista, la storia non decolla, forse ci vorrebbe qualche sorpresa in più.
Leo e Marta sono in silenzio da quasi venti minuti; questo può significare che o il capitolo sugli Etruschi è più interessante del previsto o che stanno pensando ai fatti loro.
Succede spesso che i due amici studino insieme, in una casa o nell’altra, non importa quale; come dice sempre la mamma
Toglierei due amici giusto per lasciare un po' di attesa sul tipo di relazione tra i due.


[font="Liberation Serif", serif]«C’è qualcuno in casa, Marta!» sussurra Leo.[/font]
«Ma chi?»
«I ladri, chi altro?»
«Leo, siamo al quinto piano, come ci sono entrati qui?»
«Loro entrano dappertutto.»
«Siamo sempre stati al tavolo,» sbuffa Marta indicando il centro del salotto. «Non potevano passare senza che li vedessimo.»
Marta vede Leo cercare una risposta ragionevole, ma non la trova. I ladri sono entrati anche da sua nonna, però fuori dal palazzo c’erano le impalcature e i ladri l’avevano scalata per intrufolarsi in camera da letto: avevano rubato tutto quello che c’era. Non avevano preso altro perché la famiglia al completo stava pranzando in sala. Fuori dalla cucina di Leo non ci sono impalcature però, quindi o questi ladri volano o la spiegazione è un’altra.
[font="Liberation Serif", serif]Questo passaggio, dal mio punto di vista, si poteva sviluppare meglio. Mi mette un po' di tristezza il fatto che il primo pensiero dei bambini, pensando a un intruso, sia quello dei ladri: l'ossessione di tutti. Mi sembra che ne abbiamo già abbastanza di stress sulla paura dei ladri, tra allarmi e inferriate. Forse a dei bambini avrei trovato altro per motivare il rumore e la paura. Un po' più di ingenuità. Oppure se Leo pensa che siano i ladri, Marta potrebbe stemperare la paura dicendo per es. "Cosa vuoi che rubino in mezzo a tutto questo casino. Se venissero i ladri in mezzo a questa confusione, per pietà riordinerebbero la stanza. Stai tranquillo, non c'è niente da rubare”. E magari far salire la tensione con qualcosa di più profondo: qualche creatura alata misteriosa...un'aquila o un barbagianni. Un pipistrello sanguisuga o addirittura un drago. Ognuno potrebbe esprimere e rimandare la paura per qualcosa di sempre più inverosimile.[/font]

[font="Liberation Serif", serif]  [/font]
[font="Liberation Serif", serif]«Ora vado a vedere io. Non rimarremo qui nascosti.»
«Aspettiamo che torni la mamma; quanto vuoi che ci metta a fare la spesa?»

Però Marta ha deciso: Leo l’aiuta sempre con compiti e interrogazioni. Non importa se ha paura, questa volta sarà lei ad aiutarlo. Scioglie l’abbraccio e si alza in piedi. «Tu stai qua, vedrai che non è niente.»

Prima che Leo possa dire altro, Marta va verso la cucina. Si ripete che nessuno è entrato, l’avrebbero visto. Davanti alla porta si ferma e ascolta. Sente solo il ronzio del frigo. Marta allunga la mano, poi esita e si gira. «Aaah!»

Leo l’ha raggiunta senza fare rumore ed è in piedi dietro di lei.
«Scusa. Vengo con te.»[/font]

[font="Liberation Serif", serif]Questo passaggio mi piace, descrivi bene la tenerezza tra i due piccoli.  A questo punto, secondo me, ci poteva anche stare qualche rumorino, per far salire ancora di più la tensione. Un rumore che indichi la presenza di qualcuno, ma non si sa chi...[/font]


Una scheggia seguita da un miagolio schizza tra di loro, salta sulla ringhiera del balcone e poi nel vuoto. Marta e Leo si buttano dietro al gatto e guardano giù: non c’è traccia di lui.

Un gatto si è buttato dal quinto piano? Rimane anche un dubbio sul fatto di come abbia fatto ad arrivare in casa.


«Un gatto!» Marta scoppia a ridere in una di quelle risate che sembra continueranno per sempre. Poco dopo anche Leo esplode. Ridono così tanto che gli scendono le lacrime. Ridono così forte che che si tengono la pancia. Ridono così di gusto che si devono sedere per terra. «Un gatto!» ripete Leo quando riprendono fiato.


Non so, queste risate mi sembrano esagerate, solo per la presenza di un gatto che è scappato, anche se ha dato un bel po' di paura che giustamente devono scaricare. Dal mio punto di vista delle risate così fragorose dovrebbero essere più motivate e credibili. Non so...tipo il gatto ha infilato la testa in una tazza e non riesce più a toglierla finché sbatte la testa contro il muro e la tazza si rompe. Oppure sbatte contro il vetro pensando alla finestra aperta (un classico) o si porta dietro qualcosa che si è incastrato nelle unghie. Qualcosa magari di buffo e inconsueto che potrebbe fare un gatto in casa, per poter giustificare delle risa così forti.


Marta sorride. «Andiamo a fare merenda.»
I due amici si alzano e rientrano in cucina.
Buona idea di base. Una situazione tranquilla interrotta da un evento inaspettato che mette paura e tensione, fa affiorare i più svariati pensieri, fa nascere qualcosa tra i bimbi per poi scaricare il tutto con leggerezza e portare a termine l'idea che Marta aveva in mente: fare merenda. Con qualche sorpresa in più può diventare un ottimo racconto.
Ti dirò che da amante dei gatti non mi sarebbe dispiaciuto che l'ospite si fosse lasciato accarezzare e magari terminare con una merenda a tre. Come sempre, scritto molto bene.
A rileggerti

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