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Re: [Lab 9] La Legge di Eleonora cap 3 di 5

Zaza ha già segnalato alcune pulci. Nel resto del capitolo  noto  un gli prr il  femminile (non consentito) e manca un'acca (A sì?) e poche altre piccolezze. 
Mentre i primi due avrebbero richiesto  un editing pesante (mi sono limitata a un esempio), qui   la scrittura  è molto più asciutta e scorrevole. Bene.
Quanto allo stile, il "lei" che usi nei dialoghi fa la sua comparsa da noi verso la fine del Quattrocento (da usted ) e il fraseggio, corretto, suona troppo moderno e anodino. Anche nelle voci in rete su Eleonora si trovano espressioni d'epoca, qualcuna in bocca a  Torres avrebbe  giovato.
Ho letto intanto anche i capitoli rimanenti: peccato aver "sprecato" tanti caratteri nei primi!

Re: [Lab 9] La Legge di Eleonora cap 3 di 5

bestseller2020 ha scritto: Martino fu distolto(? ) dal rumore della porta di ingresso che sbatté contro lo stipite, annunciando il ritorno del padre, (l’avvocato Tullio Bellisai). Poi si sentì il suo nervoso camminare per il corridoio e la voce di una donna che si lamentava.
L'hai lasciato al nel primo cap., magari converrà ripetere cosa stava facendo. Il lettore sa già che il padre è avvocato, si può anche togliere.

Saprà bene che è la madre...

 Altre cosucce :  La moglie, Anna Maria Selce, ribatté ...Poi la donna lo squadrò e gli domandò   fa rima "e chiese "

In un dialogo a due si capisce dal contesto chi parla nè  occorrono i verbi i

“Niente. Ho avuto una mattina infernale. Martino è già a casa?” chiese.

“Deve essere in camera a studiare” rispose la donna; “Non si è nemmeno accorto quando sono arrivata a casa”.

L’uomo a sua volta( ?)  andò verso la stanza del figlio e senza bussare aprì con circospezione la porta.

Il giovane si irrigidì e fece finta di nulla.

“Ciao, che fai?” chiese il padre.

“Sto cercando spunti per la tesi” rispose senza distogliere lo sguardo dallo schermo.

“Questo lo immaginavo. Mi ha detto qualcosa al telefono Della Monaca e della tua idea
Meglio prima il soggetto

... rispose con un tono serio e smarcante che colpì il padre, che a sua volta non mancò di esternare quello che sentiva dentro: “Noi dovremmo parlare. Da un po’ di tempo stai in disparte e non mi rivolgi la parola. Cosa è che hai? Se ti preoccupa questa tesi possiamo comprarne una da gente fidata”.

Prolisso. Il tono serio e smarcante (che io sappia è solo calcistico, però rende bene,  lo metterei tra virgolette) colpi il padre: «Dovremmo parlare ecc.»  disse, esprimendo ciò che aveva dentro da giorni.

L’uomo notò la determinazione del figlio e il suo l’accento pungente delle sue parole. Immaginò che fossero dettate dallo suo spirito giovane e pieno di ideali che lui stesso aveva avuto  a quella  alla sua età: “Va bene, fai come credi”, disse richiudendo la porta della stanza



Devo lasciare. Leggo che la bozza conserva solo il corpo dei messaggi... Continuerò nel prossimo.

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