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Re: Che libri hai sul comodino?

@Cheguevara
In verità ti suggerivo il libretto, ben più accattivante delle voci  wiki!

Il lettore "innocente"  non ha certo  l'obbligo di verificare la correttezza di quanto afferma  un'opera narrativa (chissà quante sciocchezze - che so, mediche, legali ecc.- ho mandato giù in allegria!) e tentare di farlo  gli rovinerebbe il gradimento. 

All'autore però non è concesso.  Liberissimo di  inventare personaggi e situazioni anche se scrive un romanzo storico, ma quando decide di inserire eventi reali, nomi e date, indicazioni topografiche e via elencando deve attenersi al vero.
Ma il lavoro di Scurati è piuttosto una biografia romanzata: «Ogni singolo accadimento, personaggio, dialogo o discorso qui narrato è storicamente documentato e/o autorevolmente testimoniato» dichiarò infatti  all'uscita del primo volume.  Ancor più grave dunque incappare in sviste banali, dare per vivo un morto e simili:   giuste le  reprimende! Pare non abbia interpellato uno storico di professione (ho anche cercato di verificare), che avrebbe con facilità emendato il testo.

Naturalmente un libro può riuscire valido, interessante, coinvolgente malgrado qualche errore, ed è importante che favorisca riflessioni storiche e sociologiche appropriate.

Re: Che libri hai sul comodino?

Propongo sempre agli studenti liceali questo simpatico libretto: lo troverai di sicuro "illuminante"1
Apologia della storia o Mestiere di storico è un'opera incompiuta di Marc Bloch. Si presenta come uno dei maggiori classici della riflessione di metodologia storica del Novecento.
https://it.wikipedia.org/wiki/Apologia_della_storia

Re: Che libri hai sul comodino?

Cheguevara ha scritto: Sono a tre quarti del voluminoso libro di Scurati, il secondo della trilogia "M", titolato "L'uomo della Provvidenza". Data la mia età, la cronaca dei fatti su cui è basato il libro mi era più o meno nota, eppure è sorprendente constatare come l'azzeramento della democrazia e l'abolizione dei diritti acquisiti sia stata al tempo resa possibile da divisioni, manipolazioni e false motivazioni nuovamente riscontrabili negli attuali populismi, risorti un po' ovunque come cadaveri dalle tombe. La cosa preoccupante è che del lezzo che emanano si accorgano in pochi.
La storia, è risaputo, non si ripete, ma conoscerla aiuta a capire meglio il presente ed già molto!
Sul  lavoro di Scurati ho però delle forti  perplessità: nel primo volume c'erano alcuni svarioni grossolani. Sono prof di storia, ne trovai alcuni, comunque  Galli della Loggia ne aveva stigmatizzati otto  da subito.  Trovi tutto facilmente in rete.  L'autore si giustificò dicendosi romanziere, non storico e la pezza, per metterla in proverbio,  si sembrò peggiore dello strappo. Nel mio piccolo, verifico o interpello un competente persino  se devo citare, che so,  la formula dell'acqua.

Re: Che libri hai sul comodino?

Per "assistere" un nipote maturando, ho riletto (credo per la quarta volta, ma la terza era remota) il Gattopardo, ritrovando in rete  la notissima lettera di Vittorini, il quale giudicò parecchio difettoso il romanzo, poi edito da Fetrinelli.
Amo il Gattopardo e trovo meritato il suo enorme successo. Tuttavia, ripensandoci  dopo molti anni, mi sembra che alcune critiche siano fondate... Il che nulla toglie al fascino dell'opera. Che ne pensate?

Milano, 2 luglio 1957
Egregio Signor Giuseppe Tomasi, via Butera, 28 – Palermo
Egregio Tomasi, il suo “Gattopardo” l'ho letto davvero con interesse e attenzione. Anche se come modi, tono, linguaggio e impostazione narrativa può apparire piuttosto Vecchiotto, da fine Ottocento, il suo è un libro molto serio e onesto, dove sincerità e impegno riescono a toccare il segno in momenti di acuta analisi psicologica, come nel capitolo quinto, forse il più convincente di tutto il romanzo. 
Tuttavia, devo dirle la verità, esso non mi pare sufficientemente equilibrato nelle sue parti, e io credo che questo "squilibrio" sia dovuto ai due interessi, saggistico (storia, sociologia, eccetera…) e narrativo, che si incontrano e scontrano nel libro con prevalenza, in gran parte, del primo sul secondo.
Per più d'una buona metà, ad esempio, il romanzo rasenta la prolissità nel descrivere la giornata del "giovane signore" siciliano (la recita quotidiana del Rosario, la passeggiata in giardino col cane Bendicò, la cena a Villa Salina, "il salto" a Palermo, dall'amante, eccetera...) mentre il resto finisce per risultare piuttosto schematico e affrettato.
Voglio dire che, seguendo passo passo il filo della storia di don Fabrizio Salina, il libro non riesce a diventare (come vorrebbe) il racconto d'un epoca e, insieme, il racconto della decadenza di quell'epoca, ma piuttosto la descrizione delle reazioni psicologiche del principe alle modificazioni politiche e sociali di quell'epoca.
E in questo senso, per la verità, non mi sembrano letterariamente nuovi i rapporti di don Fabrizio col nipote "garibaldino" Tancredi o col rappresentante della «nuova classe» in ascesa, don Calogero Sedara, o il matrimonio di Tancredi con Angelica, la figlia del Sedara, eccetera...

Il linguaggio, più che le scene e le situazioni, mi pare riveli meglio, qua e là, il prevalente interesse saggistico-sociologico del romanzo. Mi permetto di citarle qualche brano per maggiore chiarezza. “La parola snob era ignorata in Sicilia nel 1860: ma così come prima di Koch esistevano i tubercolotici, così in Sicilia, ecc. ecc. snob è il contrario dell'invidioso...” pag. 82; “Tutte le manifestazioni siciliane sono manifestazioni oniriche, anche le più violente: la nostra sensualità il desiderio di oblio, le schioppettate e le coltellate desiderio di morte... la nostra pigrizia, i nostri sorbetti di scorsonera e di cannella; il nostro aspetto meditativo è quello del nulla che volesse scrutare gli enigmi dal nirvana...” pago ,128, ecc… ecc…
Veda ancora in proposito il lungo colloquio di Don Fabrizio Salina con l’inviato piemontese Chevalley, da pagina 124 a pagina 133, e soprattutto i «discorsi» del principe al piemontese. Queste, in definitiva, sono le mie impressioni di lettore e gliele comunico pensando che, in qualche modo, potrebbero anche interessarle.

Per il resto, purtroppo, mi trovo nell'assoluta impossibilità di prendere impegni o fare promesse, perché il programma dei "Gettoni" è ormai chiuso per almeno quattro anni. Ho già in riserva, accettati per la pubblicazione, una ventina di manoscritti che potranno uscire al ritmo di non più di quattro l'anno. Il manoscritto glielo faccio avere con plico a parte.

Con i migliori saluti, suo Elio Vittorini.
 

 

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