La ricerca ha trovato 6 risultati

Torna a “Treccani”

Re: Treccani

ivalibri ha scritto: Magari tu sei un insegnante super affascinante

È la prima volta in vita mia che mi definiscono "affascinante". E pure con un "super" davanti. Ora come minimo mi sento Raoul Bova :-) :arrossire:
Grazie mille! No, anzi… Grazie un miliardo! :)  :love:

Re: Treccani

ivalibri ha scritto: in che tipo di scuola insegni?

Ho insegnato in due scuole private. Sinceramente lo rifarei: mi piace insegnare :-)



ivalibri ha scritto: Stabilire una gerarchia non significa mancare di rispetto o considerarsi superiori. Io rispetto i miei alunni e imparo molto da loro ma in classe, per potere lavorare e imparare, ci deve essere una situazione chiara e ordinata. Non sono un'alunna anch’io, altrimenti che mi pagano a fare? Per fare quattro chiacchiere in libertà?

Beh, a me non vanno proprio giù le gerarchie. Nemmeno io sono un alunno, però mi piace non stabilire gerarchie. La qualità del nostro insegnamento è cosa diversa dal livello di autorità che riusciamo a mantenere, a mio parere. Se io insegno bene e i miei allievi mi seguono interessati, il "tu" e il "lei" non contano. Io dico: "chiamatemi per nome, se ci riuscite", perché alcuni proprio non ci riescono a evitare il "professore". E allora vanno bene il "lei" e il "professore"/"prof". Altri riescono, talvolta a fatica, a evitare il "professore". Qualcuno oscilla e mi chiama un po' "prof", un po' Franco. Lo capisco e infatti non forzo nessuno.
In generale le persone che pretendono di essere chiamate per titolo mi fanno un po' antipatia. Una volta mi trovai a parlare al telefono con una persona sconosciuta. Io, con rispetto, la chiamavo "Signora", poiché l'unica cosa che sapevo era la voce femminile, ma lei a un certo punto mi urlò al telefono "E mi chiami dottoressa!". Per me "signora" è meglio di "dottoressa": signori si nasce e dottori si diventa, spesso a sproposito. Il medico per me è un mestiere nobile e mi dispiace immensamente quando alcuni (pochi) di essi rovinano la categoria.

Re: Treccani

ivalibri ha scritto: Ma dai lo dico io!
Farsi dare del lei è proprio il minimo sindacale.

Invece lo dico io ;-)
Niente, la pensiamo diversamente. Io sono uno del popolo. Sono nato da mia madre facendo "nguè nguè" come te. Poi sono cresciuto e ho preso un pezzo di carta, ma non sono diventato un c**** e mezzo o come diceva Alberto Sordi ("Io sono io e voi non siete un c****"). Io sono sempre io, sempre lo stesso deficiente e idiota di trenta anni fa. Quando sono uscito dal pancino della mia cara mamma, lei non mi chiamava "dottore", ma una cosa come "Francuccio bello".
Per me, "docente" e "discente" sono solo due convenzioni di comodo: io imparo tantissimo dai miei allievi; in altre parole, loro sono il mio docente. Siamo sullo stesso piano e detesto le gerarchie per carattere. Sono per una società senza piramidi, dove non c'è uno sopra, al vertice della piramide, e gli altri sotto a obbedire. So che qualche piramidina non si può eliminare, ma tendenzialmente dovrebbe essere cancellata.
Soprattutto non confondo – sto per dire una banalità ;-) – autorità e autorevolezza.

Tra l'altro, il "Lei" crea fraintendimenti. Una volta una persona mi dava del lei (o almeno pensavo così), ma poi ho capito che parlava di mia sorella. Un'altra volta un'infermiera mi disse: "Lei deve alzare il braccio". Io: "ma… ehmm… mia mamma ha le braccia paralizzate, non le può alzare". Lei: "ma non lei-lei" e indicava mia madre, "ma lei" e indicava me. Io: "Allora mi dia del tu, no?" ;-)

Re: Treccani

ivalibri ha scritto: Io insegno nelle scuole superiori da quindici anni e non mi sognerei mai di farmi dare del tu. Mi devono dare del lei
E perché no Sua Santità o Vostra Maestà? :-)
Ma dai! A me quelli che la pensano così fanno proprio antipatia. Penso subito a persone con la puzza sotto il naso. Io detesto essere chiamato "dottore" o "professore". Per me anche un semplice "ahòò" va benissimo e… non mi salta nessuno sulla testa: te lo assicuro :-)
Forse tutto deriva dalla mia naturale avversione verso le gerarchie.

Torna a “Treccani”