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Re: Labocontest n.3 - Discussione generale - Show don't tell

Ciao, mi unisco anche io a questa discussione, perché ho avuto io per prima gli stessi dubbi.
Puntavamo ad un uso il più possibile estensivo dello show don't tell, oppure a cercare un giusto bilanciamento? Io ho inteso la 1, altri partecipanti la 2.
Come detto, ho cercato di attenermi il più possibile allo "show, don't tell" e credo di esserci riuscita al 90% circa (@bestseller2020 se avrai voglia di leggere il mio racconto, potrai dirmi cosa ne pensi). Nella prima stesura del racconto, le ultimissime frasi erano viste attraverso gli occhi della protagonista (c'era proprio un'inversione di stile). Poi ho riletto il post iniziale di @Poldo che diceva di rinunciare ad ogni forma di lettura mentale, e ho riscritto il finale. Qualcosa di raccontato alla fine l'ho lasciato, ma ho cercato di ridurlo all'indispensabile.

Re: Labocontest n.3 - Discussione generale - Show don't tell

Anche il mio cuore sanguina per le sorti di Ilary senza la H (già questa mi sembra una disgrazia sufficiente per provare pena per lei) ;)

Tornando al discorso Show don't tell, al netto ovviamente degli eccessi che è quasi sempre meglio evitare (gli assoluti sono un'inutile gabbia) io lo preferisco da sempre come stile di scrittura. Citerò uno degli artisti che più apprezzo, Salvador Dalì, che ha detto "il fatto che io non conosca il significato delle mie opere quando le dipingo, non significa che non ne abbiano uno". Questo secondo me si allarga dicendo che, oltre alle chiavi di lettura che l'autore offre e/o ha in testa mentre scrive, ci sono n chiavi di lettura ulteriori che il lettore potrebbe trovarci, in base alla sua fantasia, al suo vissuto, ecc ecc.
Più io autore ti impongo una chiave di lettura, più tu lettore ti sentirai vincolato al mio punto di vista, e non ci troverai niente di tuo. A me è capitato di trovare chiavi di lettura in quello che io ho scritto solo rileggendolo; non avevo pensato di dare quel significato, però eccolo lì. 
Lo scrittore offre un mazzo che contiene tanti fiori diversi, il lettore deciderà quali cogliere; e, magari, ci aggiungerà un fiore pure lui.
Allo stesso tempo non sopporto le opere dove di chiavi di lettura sembra non essercene assolutamente nessuna (tipico di un certo filone di cinema italiano), perché se voglio conoscere eventi disordinati, apparentemente casuali e per lo più tristi, basta limitarsi a leggere il giornale.

Re: Labocontest n.3 - Discussione generale - Show don't tell

Ho sempre inteso lo "show, don't tell" come far sì che il lettore comprenda da solo quello che intendi dire, senza che tu debba metterglielo nero su bianco.
In questo senso trovo perfetto l'esempio di @Kikki, in cui è implicito il fatto che il bambino sia sovrappeso. 
Kikki ha scritto:Il bambino apre il frigo cercando di trattenere l'acquolina in gola, mette la mano sulla maniglia e prende un respirone pregustando quello che s'infilerà in bocca, così facendo la pancia gli solleva la maglia. Cerca di risistemarla come meglio può, ma il tessuto arriva a malapena a coprirgli l'ombelico sporgente
Si potrebbe persino togliere il riferimento all'ombelico sporgente, basterebbe la maglietta che non arriva ai pantaloni, combinata con la caccia all'interno del frigo e l'atteggiamento vorace (cose che in sé non ci dicono, nemmeno indirettamente, che il bambino è grasso - potrebbe indossare vestiti vecchi e non mangiare da due giorni), perché il lettore deduca dal contesto, dalla combinazione dei tre elementi e dalle proprie esperienze che il bambino è in sovrappeso.

Secondo me lo "show don't tell" non è necessariamente legato solo alle emozioni e all'interiorità (come dimostra l'esempio in questione), ma è spesso usato per far capire l'emotivo dei personaggi senza risultare troppo didascalici. Uno dei motivi per cui funziona lo "show, don't tell" è che la mente umana prova piacere quando riesce a capire qualcosa, quando mette insieme i pezzi, quindi il lettore resta molto più soddisfatto dalla lettura quando ci mette del suo per arrivare alle conclusioni.

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