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Re: Il cappotto

@Poeta Zaza 
hahahahahaha... non sono coniugi, sono due bambini, fratello e sorella, per l'esattezza i miei figli.
Davvero non si capisce che sono bambini?
Cosa posso cambiare per fare in modo che si capisca?

Il cappotto

Questa è la volta buona, lo sente.
Ha progettato tutto con molta attenzione e nei minimi dettagli. Ha studiato con cura le abitudini e le debolezze della sua aguzzina.
Ha scelto il corridoio per il suo agguato, perché è lungo e vuoto. O meglio, sembra vuoto e così ci si passa in maniera rilassata. Non è come la cucina dove ci si aspetta qualcuno al bancone oppure il salotto che ha sempre il divano occupato.
Il corridoio è solo un passaggio veloce per mettersi e levarsi le scarpe, appendere le giacche. Inoltre è stretto e lei non potrà scappare.
Sceglie di nascondersi dietro al cappotto, cerca di fondersi con le pieghe del tessuto in modo che ricadano dando l’impressione del vuoto.
Nella semioscurità è quasi certo che non si vedano i piedi che spuntano. Li vede però il gatto che decide di strofinarsi attorno alle sue caviglie. Certo se arrivasse adesso, sarebbe fritto, ma la bestiaccia si trasforma in alleato sdraiandosi proprio sui suoi piedi.
Come morbido questo cappotto, ne sente il profumo, gli pare anche di soffocare un poco sotto al tessuto, ma decide di tenere duro. Questa sarà la sua vendetta definitiva per ogni umiliazione subita.
Un leggero formicolio al naso annuncia uno starnuto, alza molto lentamente la mano per strofinarsi con delicatezza le narici, respira piano grato che il prurito gli sia passato.
Forse si è appostato troppo presto.
Fa caldo e inizia a sudare.
Che la puzza del sudore la preavvisi della sua presenza. Anche se lei gli dice sempre che puzza come una capra, non crede l’odore lo tradirà, ma il pensiero lo preoccupa un po’.
Si appoggia alla parete senza muovere i piedi. Non sa da quanto è nascosto lì, però poteva pensare a portarsi uno sgabello. Magari non si vedeva nemmeno quello sotto il cappotto.
Per passare il tempo si mangia una caramella, facendo bene attenzione a scartarla in silenzio senza far scricchiolare la cartina nemmeno una volta. La succhia piano per farla durare a lungo. Sa di arancio, uno dei suoi gusti preferiti.
Dopo la caramella, però, ci vorrebbe un bicchiere d’acqua, si sente il palato tutto grinzoso. Decide di scivolare fuori dal suo nascondiglio, rasente il muro arriva in cucina, si beve tutto un bicchiere d’acqua ed ecco che vede le manette. Proprio sul tavolo le aveva dimenticate, se le infila in tasca e torna di corsa al suo nascondiglio.
Adesso era certo che l’avrebbe spezzata. Mai più avrebbe dovuto fare quello che voleva lei. Le avrebbe fatto sentire il sapore della sconfitta.
Sarà passato un minuto o un’ora, non importa, perché la vescica si fa sentire. Gli scappa una terribile pipì. Stringe le cosce, cerca di pensare ad altro, ma non può. Il bisogno lo sta sopraffacendo.
Lascia di nuovo il suo nascondiglio, corre più veloce che può al bagno, quasi nemmeno si ferma sulla tazza del water. Gli sembra di essere stato rapidissimo, meglio di Flash. Riprende posizione. Nel frattempo il gatto se n’è andato e i suoi piedi sono esposti.
Non importa, andrà bene lo stesso.
I passi.
Adesso li sente si avvicinarsi. Sbircia in corridoio e vede che lei sta arrivando.
Si sposta un po’ verso il bordo del cappotto e senza esitazione, appena lei è all’altezza giusta, balza fuori. La atterra, dopo una breve lotta ha la meglio e si trova seduto sulla sua schiena mentre la ammanetta.
Come urla, come strepita.
Non riesce a disarcionarlo.
Allora con decisione passa alla fase due del suo piano.
Le mette le mani sotto le ascelle.
“Smettila di farmi il solletico sto per farmela addosso!”
“Solo se prometti che per due mesi sparecchi sempre tu e che vai anche a buttare l’immondizia e che non mi chiami mai più piccoletto davanti ai miei amici; e devi anche smetterla di spaventarmi quando esco dal bagno. Promettilo o non smetto!”
“Prometto!”

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