La ricerca ha trovato 1 risultato

Torna a “Grandi e piccoli”

Re: Grandi e piccoli

Ciao @Kikki, passo velocemente sperando di riuscire a restituirti un commento sostanzioso.
 Dal punto di vista formale non ho grandi considerazioni da fare mi sembra che la punteggiatura sia perfetta, c'è un solo refuso.
Kikki ha scritto: Eva vada a correre con lo loro
che appunto è sicuramente solo un refuso
Kikki ha scritto: La scuola materna è proprio lì a fianco, quindi non è proprio come disobbedire del tutto.
Questa ripetizione di "Proprio" stona un pochino, forse se avessi tolto il secondo proprio sarebbe filato meglio il senso della frase, oppure avessi sostituito con "esattamente". Ho capito che il tono del racconto vuole rispecchiare i pensieri di una bambina ma una ripetizione di proprio, pronunciato da lei forse si poteva mantenere solo se non fosse stata in grado di pronunciare la parola "proprio" e per esempio una delle due fosse stata scritta e quindi pronunciata come "poprio".
Kikki ha scritto: Ci andrò un altro giorno, pensa Eva e mentre pedala verso le altalene le passa il mal di pancia.
Penso che l'ultimo pensiero di Eva avresti potuto o renderlo graficamente in un altro modo, per esempio usando il corsivo , oppure renderlo in maniera indiretta, per esempio "A Eva passa il mal di pancia ed è sicura che ci tornerà un altro giorno"

Dal punto di vista contenutistico, ti faccio i miei complimenti perché attraverso un linguaggio "infantile" sei riuscita a rendere non solo il punto di vista di una ragazzina, ma anche il suo conflitto tra il dover dar retta alla mamma, dover badare alle sorelle e voler fare ciò che preferisce; inoltre hai reso magistralmente secondo me il suo desiderio di voler fare le cose che faceva da bambina ma l'obbligo di dover rispettare il divieto di non usare il parco giochi e quindi doversi adattare alla sua nuova condizione di "bambina in crescita" trovando nuovi passatempi.
Ammetto che all'inizio, forse il fatto che tu abbia sottolineato più volte il fatto che Eva volesse giocare sullo scivolo ma la mamma si fosse imposta, così come le risatine finali delle amiche, mi hanno fatto pensare che stessi descrivendo una persona con qualche ritardo.
In questo racconto ho trovato l'unica pecca di parlare della mamma non come "la mamma" come vorrebbe l'italiano ma semplicemente come "mamma" assimilando quindi il suo ruolo di madre al nome, facendocelo addirittura sparire dietro.



Ti faccio i miei complimenti, è una lettura molto piacevole

Torna a “Grandi e piccoli”