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Re: Senza motivo

Ciao @Tracker 

Questo tuo racconto si costruisce sul presupposto di una situazione paradossalmente “improbabile”, che la tua abilità di narratore riesce a rendere plausibile e ad avvincere il lettore.
Mi piace come sempre questo tuo stile descrittivo dal taglio secco e ruvido alla maniera degli hard boiled di James Ellroy, ma che nel tuo racconto,
per l’assurdità che la storia presenta, i porta ad assimilarlo a una sceneggiatura del tipo Quentin Tarantino: con la sua dissacrante ironia da Pulp Fiction.

Tutto il racconto è percorso da un ottimo clima di suspense, direi che nel crearla segui alla lettera i dettami per generare “attesa” nel lettore, dalla prima all’ ultima riga.

Come da regola, la voce narrante (e anche parte attiva nella storia) annuncia nelle premesse ciò che ineluttabilmente si andrà a compiere di lì a poco nella scena che ci illustra.
Ecco che parte immediata la suspense, che nei testi narrativi (ma anche drammatici e cinematografici), è il senso di sospensione e incertezza sull’ esito della vicenda, lasciando attendere, a conclusione del tutto, un risolutivo colpo di scena.

Ho trovato molto ben scritta tutta la parte di incipit, le gustose considerazioni sul genere di arma che sarà impiegata in questa fatale e stramba roulette russa, le considerazioni sui rumori del tamburo che ruota, gli accurati calcoli delle probabilità che ogni giocatore, nel suo turno, avrà di spararsi alla tempia.

Inutile dire che questo genere di calcolo matematico, per me che ho viva difficoltà a verificare che le cassiere al supermercato mi diano il resto giusto, rappresenta un esempio luminoso di sapienza e lucidità irragiungibili. Ho sempre invidiato quelli che giocando alle carte, sappiano dire, dopo poche mani, di quali carte e di quali semi siano in possesso gli altri giocatori.

La costruzione della suspanse la crei parola dopo parola, con l’osservazione minuta dei personaggi, mostrandoci con rapide  pennellate, caratteristiche salienti, tic e profili psicologici di ognuno.
Ognuno con la propria storia pregressa e la motivazione per togliersi la vita con quel gioco estremo.

Solo la voce narrante pare non avere un motivo sufficientemente grave o valido per partecipare alla roulette: nella chiusura, che non chiude, ma lascia in sospeso l’esito, lei propone al lettore la domanda: «Ma deve per forza esserci un motivo?».
Poi ci dice che “spara” , ma lasciandoci nell’ ambiguità del vocabolo, poiché potrebbe intendere che preme il grilletto, ma non è detto che ne consegua il fuoco dell’arma.

Sulle motivazioni del suicidio e vieppiù dell’ operarlo con un metodo tanto spettacolare, verrebbe da ragionare di nichilismo.

Così lo descrive Fernando Pessoa: «La vita è vuota, l’anima è vuota. Il mondo è vuoto. Tutti gli Dei muoiono di una morte più grande della morte. Tutto è più vuoto del vuoto. Tutto è un caos di nessuna cosa… Nulla mi dice nulla, il mondo si è perduto. E in fondo alla mia anima (unica realtà in questo momento) c’è una pena intensa e invisibile, simile al rumore di qualcuno che piange nel buio di una stanza».

Ma questo ci porterebbe lontani dal tema del tuo bel racconto, quindi passo direttamente a rinnovarti i miei complimenti e ad augurarmi di presto rileggerti.

Un saluto.

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