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Re: Quattro centimetri e mezzo (cap. 2)

Ciao @Sakuminitan 

Questa seconda puntata del tuo racconto a capitoli, risulta certamente più esaustiva della prima, dove, come tu precisi, abbiamo letto solo una breve prefazione della storia che proponi.
Premetto che, come avevo già compreso da quella prima lettura fatta tempo fa, la tua scrittura è indubbiamente buona.
Il ritmo della narrazione e la sua fluidità rendono gradevole e interessante ciò che scrivi, quindi direi che sul piano tecnico non posso che complimentarmi.

Il racconto attiene al filone letterario della “Fantasy”, dove nello specifico la tua storia si posiziona in un’area che possiamo definire di moderna favolistica.

“Il passaggio dalla narrativa fiabesca e cavalleresca alla vera e propria letteratura speculativa si compì nel Diciottesimo secolo, allorché la cultura illuminista codificò il genere del romanzo realistico e, di conseguenza, attribuì uno spazio letterario specifico alla narrativa fantastica, in quanto rappresentazione di fenomeni non reali presentati come possibili. Fu dunque nel Regno Unito di età georgiana che vennero composti i primi testi speculativi in senso moderno, fra cui I viaggi di Gulliver (1725-1736) di Jonathan Swift, un testo satirico che parodiava i memoriali di viaggio.
Particolarmente importante in questo contesto fu il movimento romantico, che rispose al disagio sociale prodotto dalla Rivoluzione industriale con un rinnovato interesse per le tradizioni folkloriche pre-moderne; esemplari in ambito tedesco le Fiabe del focolare (1812-1815) raccolte dai fratelli Grimm.
Durante l'età vittoriana queste sperimentazioni, finalmente, si cristallizzarono nelle prime vere opere di letteratura fantasy, articolata sin dal principio in due filoni paralleli. Da un lato il recupero della fiaba popolare fu posto al servizio delle moderne teorie pedagogiche e risultò in romanzi fantasy dedicati all'infanzia, come Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie (1865) e Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò (1871) di Lewis Carroll, Il meraviglioso mago di Oz di Lyman Frank Baum (1900), Cinque bambini e la Cosa di Edith Nesbit (1902) e Peter Pan di James Matthew Barrie (1904).”

Ciò detto il tuo mi pare un esperimento stimolante, perché il collocare la vicenda nell’attualità del nostro tempo, creando situazioni a cavallo tra realtà e racconto favolistico, non è certo cosa agevole.
Non lo è, a mio avviso poiché è assai difficile far collimare i due piani narrativi in cui si ambienta la storia, facendoli convivere nello stesso racconto.
Un racconto interamente fantastico regge la propria ragion d’essere nelle regole interne che lo animano, ovvero viaggiando sul binario di una realtà propria, non pone al lettore la necessità di giustificare elementi surreali o poco credibili della vicenda raccontata.
Non ci sogneremo mai, ad esempio, di domandarci da dove provenga un drago che sputa fiamme, in una favola che parli di draghi, fate, streghe, principesse e cavalieri.
Perché ci viene facile in quel contesto di racconto che tali elementi siano possibili e giustificati dal genere (fantasia/favola) a cui appartiene la storia.
Ma se ambientiamo una lillipuziana in un contesto ambientale e temporale, che trova aderenza con la vita reale in cui il lettore è immerso, sarà inevitabile porsi una serie d' interrogativi che riguardano la plausibilità del racconto.

Il primo che personalmente mi sovviene è di domandarmi, posto che sia possibile che una bambina di quattro centmetri e mezzo risulti figlia di normali genitori, non trovo giustificato che questi facciano vivere la loro creatura in una condizione di quotidiana durissima difficoltà.
Mi viene da pensare che in qualità di genitore, la prima cosa di cui mi preoccuperei sarebbe di garantire l’incolumità e il comfort per la mia figliola.

Questo è solo uno dei dubbi che attentano alla sostenibilità del tuo racconto, ma possono essercene decine.
Il problema succede proprio perché il racconto viaggia contemporaneamente su due binari paralleli (fantasia e realtà concreta) che non possono convergere.

Perdona questa lunga sbrodolata, ti ho esposto i miei personalissimi dubbi, sono altresì certo che questa problematica l’hai già affrontata nel progettare la tua storia, quindi nelle prossime puntate riuscirai a fugare ogni perplessità.

Torno a dire che scrivi molto bene.
Ciao, alla prossima.

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