Ti faccio prima qualche nota tecnica:
AnnaL. ha scritto: pelledocapelle d'oca
AnnaL. ha scritto: A ogni passo i polpacci sisi contraggonodoppio "si"
AnnaL. ha scritto: sull'avanpiedeavampiede
AnnaL. ha scritto: Con sforzo Guglielmo solleva lavirgola dopo sforzo
AnnaL. ha scritto: Se l'erba si bagna adesso la faticavirgola dopo adesso
AnnaL. ha scritto: né debolezza e né sentimentalismi.toglierei la congiunzione
AnnaL. ha scritto: Ho messo Guglielmo a letto con il prete, quello che c'è da fare lo sbrigo da solo.a letto con lo scaldino
AnnaL. ha scritto: «Appena smette voglio andare dai Dell'Eva,» dico porgendogli una scodella piena di minestra d'orzo.virgola dopo smette
AnnaL. ha scritto: Appena le infilo sentovirgola dopo infilo
AnnaL. ha scritto: E ancor di più mi rifiuto di sposare l'uomo che ama mia sorella mia sorella ama, che è poi lo stesso stupido che la ricambia, ma non se la piglia perché non capisce che lei vale molto più di un mucchio di pietre e un prato,» dice tutto d'un fiato, le guance paonazze di rabbia. Mi scocca uno sguardo che farebbe accapponare la pelle a un brigante e mi lascia lì come un allocco, in mezzo agli uccellini che ciangottano.Bellissimo questo pezzo, brava! Mi sono solo permessa di "girare" la frase evidenziata,
per fare capire il soggetto con più efficacia, credo.
AnnaL. ha scritto: fra me e Ada sia tutto a posto, ci conosciamo da una vita e non vorrei mai che ci guastassimo i rapporti.Meglio i due punti dopo "a posto".
AnnaL. ha scritto: Lui parla poco, sta circa sei mesi l'anno con le vacche e il Nero, il silenzio è la sua dimensione. (meglio due punti dopo Nero)
AnnaL. ha scritto: AnnaL.Non che io glielo abbia detto, mi sono limitato a stringerle la mano e a ringraziarla.
AnnaL. ha scritto: allaMara di sposarti e portala qui.alla Mara - ti è rimasto attaccato.
AnnaL. ha scritto: Mara sorride appena e le sue guance si tingono di rosso. Le tendo la mano e lei posa la sua nella mia.Bellissima scelta dell'epilogo: sobrio, tenero e in linea col pudore dei sentimenti di un'epoca lontana.
AnnaL. ha scritto: 1Nel dialetto solandro: grosso telo di stoffa grezza dove veniva riposto il fieno per trasportarlo.Perfetto il glossario, nel quale, però, a mio avviso va anteposto il vocabolo, anche se c'è il riferimento del numero vicino alla parola, nel testo. In tale maniera, il lettore non dovrebbe tornare sui suoi passi per capire quale parola riguardi.
2Nel dialetto solandro: parte del maso adibita all'essiccamento e allo stoccaggio del foraggio. Veniva usata anche per tenervi attrezzi agricoli o scorte alimentari.
3Nel dialetto solandro: canalina che convoglia l'acqua, spesso si butta in bacili di pietra o legno per la raccolta delle acque e viene usata come fonte.
Inoltre, dovresti lasciare un po' di spazio - almeno due interlinee - tra il racconto e il Glossario.
Cara Anna, hai scritto uno spaccato di vita contadina - vita dura e senza attrezzatura e macchine - senza animali da fatica - senza riposo - al freddo e agli stenti: come si viveva in montagna o in campagna un secolo fa o giù di lì. Molto ben fatto l'intreccio e ben sviluppata la psicologia e i caratteri dei protagonisti. Anche i sentimenti personali e l'attaccamento alla terra sono trattati con efficacia e con delicatezza.
Ti faccio i miei complimenti!
Un unico appunto sul titolo:
capisco che Mara sia determinante nel racconto, ma (questo è solo il mio modesto parere, per carità) non trovi che lo sia ancora di più la storia che tu hai scritto di questo attaccamento alla terra, al podere familiare, avito? Ossia, il senso del racconto stesso?
Ecco, in quest'ottica io lo chiamerei: Radici.
Ma è solo un esempio. Comunque, in generale io propendo sempre per dare un titolo ai racconti che, anche a distanza di tempo, facciano ricordare al lettore la storia.
A rileggerti, cara @AnnaL.